Anteprima

Dirt 4

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a cura di Matteo Bussani

L’estate 2017 si avvicina, ma prima di essa e addirittura prima dell’E3, hanno da venire ancora parecchi titoli che faranno sicuramente la gioia di tutti coloro che si definiscono appassionati di motori. In particolare uno di essi ci ha portato alla Microsoft House per un’ultima prova in anteprima, così da rinfrescarne la memoria risalente all’hands on londinese di qualche mese fa, in vista dell’imminente recensione. Ci stiamo riferendo chiaramente a Dirt 4, titolo automobilistico dedicato al mondo del Rally secondo Codemasters, nonché quarto capitolo della serie discendente dalla progenitrice Colin McRae Rally. 
Stavolta la build messaci a disposizione è risultata praticamente definitiva, perlomeno a livello contenutistico, e ci ha permesso, nell’ora e mezza a disposizione, di prendere tra le nostre mani pad e volante, per tuffarci dritti nei tracciati off-road nelle diverse competizioni possibili.
Dirt 4, infatti, come già mostrato a più riprese, è sicuramente un gioco dalla duplice anima, ciascuna intenta a far rivivere ai giocatori le due facce videoludiche di questo sport: da una parte quella più divertente, immediata ed esplosiva richiamata a gran voce dai fasti di Dirt 3, e dall’altra quella tecnica fatta di precisione e pulizia nella guida, assaporata con Dirt Rally
Cerchiamo, dunque, di capire in che modo possano trovare un punto d’incontro in questo nuovo titolo targato Codemasters.
Un gioco aperto a tutti…
Partiamo dalla prima delle due appena citate, ovvero quella che rende il titolo un gioco sostanzialmente per tutti, accessibile e potenzialmente divertente anche a patto di non dover passare ore di allenamento su di esso. Per affrontare Dirt 4 in questa maniera basterà selezionare la relativa opzione subito dopo la schermata iniziale, a cui si contrapporà quella dedicata alla simulazione: niente di più semplice. A quel punto il motore di gioco interverrà per colmare le nostre mancanze, agendo con gli aiuti qualora non fossimo in grado di affrontare nella maniera più opportuna le curve dei tracciati. Questa ci è sembrata un’idea efficace per non obbligare il giocatore ad accettare un ruolo troppo invasivo dell’intelligenza artificiale e con esso una sensazione di impaccio durante le fasi di guida. 
L’altro aspetto in grado avvicinare il giocatore meno avvezzo alla disciplina del rally classico, è sicuramente la quantità di contenuti, con molte differenti tipologie di gare disponibili, tra cui Rally, Rally Cross, Land Rush e  Historic Rally, per quanto riguarda le modalità relative alla carriera, ma a cui se ne aggiungono tante altre in qualità di sfide a tempo, oppure sfide di tecnica. Oltre ad essere molto divertenti e neanche troppo facili, queste sono di sicuro un’ottima maniera per impratichirsi in manovre complesse, e per allenarsi in vista delle competizioni standard.
Sempre per allenarsi, ma in maniera ancora più didascalica, sarà presente una vera e propria modalità accademica, in cui, spiegazione dopo spiegazione, ci verranno mostrate le tecniche per affrontare tutte le asperità dei tracciati e divenire così dei veri professionisti: dopo un video introduttivo sarà nostro compito ripetere quanto visto nel circuito creato appositamente per metterci alla prova, fino al padroneggiamento della relativa abilità.
 
… ma che sa diventare per pochi
Una volta capito come mettere a terra i cavalli dei nostri veicoli quattroruote, sarà nostra premura passare dalla modalità arcade a quella simulativa, in grado di sfoderare le impostazioni del motore di gioco di Dirt Rally, addirittura migliorato. Alla domanda: ”un giocatore che cerca un’esperienza totalmente simulativa deve scegliere Dirt Rally o Dirt 4?” il chief game designer Paul Coleman ha infatti risposto: “Assolutamente Dirt 4, perché ha tutto quello che c’era in Dirt Rally ma più evoluto”. Noi dal canto nostro ci riserviamo di valutare l’affermazione con più calma in sede di recensione, ma la convinzione del designer e la bontà del feeling con l’auto, una volta disattivati tutti gli aiuti, ci hanno sicuramente lasciato una buona impressione. 
Per questo motivo, rimanendo in ottica simulativa, passiamo all’altra grande novità di questo Dirt 4, ovvero la generazione procedurale dei circuiti. Il sistema sviluppato da Codemasters sfrutta un meccanismo tale per cui all’interno di una superficie morfologicamente varia, si va a creare un percorso a partire dalle centinaia di curve prefatte messe a disposizione dell’engine. In questa maniera impostando solamente tre parametri (lunghezza, difficoltà e luogo geografico) è possibile creare centinaia e centinaia di circuiti, sempre diversi. L’obiettivo che si erano prefissati gli sviluppatori era quello di obbligare il giocatore a rivivere realisticamente l’esperienza del rally dove un pilota non può ricordarsi tutte le curve, ma deve affidarsi al suo co-pilota e alla sua vista per scoprire cosa lo aspetta di lì a pochi metri: indubbiamente un aspetto da tenere in considerazione e che potrebbe rivalutare la giocabilità di Dirt 4 sul lungo periodo.
Passando all’argomento multiplayer, la build non aveva ancora nessuna funzionalità attiva, ma sempre il lead designer del gioco ci ha anticipato che le leaderboard saranno gestite da server indipendenti e quindi crossplatform. Si potranno dunque confrontare i propri risultati con quelli di molti più giocatori che in passato. 
Per chiudere, un piccolo accenno al comparto sonoro, che ha visto il ricampionamento dell’audio del motore di alcune auto storiche, ora decisamente più fedele e dunque immersivo.

– Per tutti, ma non dimentica i giocatori hardcore

– Tracciati procedurali

– Tante modalità

Dirt 4 potrebbe essere il giusto metodo per riuscire ad avere un gioco di rally che intrattenga sia chi cerca un’esperienza arcade sia chi non può prescindere dalla sfida della simulazione. La cosa più interessante è che esso, tramite le diverse modalità e l’accademy appositamente studiata, crea un ponte tra queste due realtà, permettendo, a chiunque lo voglia, di imparare a dominare i tracciati off-road procedurali che il gioco mette a disposizione, dando la possibilità a tanti talenti in erba di poter crescere senza dover sbattere contro una curva della difficoltà troppo ripida.