Recensione

Diabolik: Original Sin

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a cura di Threepwood

Riuscire a trasportare le gesta di un personaggio fuori dal contesto che lo ha reso famoso è sempre un impresa da titani. Nel corso degli anni abbiamo assistito a molti tentativi di “convertire” personaggi dei fumetti al cinema o ai videogiochi e, spesso e volentieri, nonostante i buoni propositi, con risultati solo sufficienti e, in alcuni casi, disastrosi. Dopo questa piccola premessa introduciamo finalmente il personaggio che l’italianissima Artematica ha strappato dalle sue pagine in bianco e nero per portarlo sui nostri PC, Diabolik, il leggendario ladro creato dalle sorelle Giussani nel 1962. Il fumetto è uno dei motivi di vanto della nostra cultura, insieme a Tex Willer, Dylan Dog, Martin Mystère e Zagor, che hanno dato al mercato italiano del fumetto un’importanza notevole.

Lezione di storia videoludica/cinematograficaPrima di entrare nel vivo della recensione torniamo indietro nel tempo, considerando che abbiamo citato dei personaggi importanti. A Diabolik è stato dedicato un film nel 1968. La pellicola fu prodotta da Italia e Francia e godette di un cast di fama internazionale. Fu diretto da uno dei registi più invidiati al nostro paese, il mitico Mario Bava, che sfruttò il talento di Ennio Morriconeper realizzare la colonna sonora del film. La pellicola non meritava di certo l’oscar, ma non fu un’opera deludente. Abbandonando la cinematografia ritorniamo al nostro argomento preferito, i videogiochi per l’appunto, ricordando che il ladro in nero fu protagonista di una serie di videogames in stile punta e clicca, nei primi anni novanta, grazie ad un’altra software house italiana, la Simulmondo. Insieme a Diabolik anche Tex e Dylan Dog ebbero una loro collana, che usciva regolarmente in edicola, su floppy disk (di solito più di uno e anche in versione Amiga) a prezzi accessibili, offrendo dei titoli non troppo elaborati, ma abbastanza divertenti. Dopo un’ottima partenza seguì un calo delle vendite che non ebbe però il tempo di degenerare, considerata la decisione da parte della software house di dare un taglio al progetto. Per concludere il nostro corso di storia videoludica, citiamo l’ultima opera di Artematica, ovvero Martin Mystère: Operation Dorian Gray. Quest’ultimo è un punta e clicca in 3D di discreta fattura in grado di accontentare solo i fedelissimi ma nel complesso un’avventura grafica sufficientemente realizzata e niente più.

La carta fedeltàGli sviluppatori hanno giocato la “carta fedeltà”, realizzando un gioco in grado di non evadere troppo dai confini del fumetto, con trama e personaggi fedeli alle controparti cartacee. Fin dai primi minuti di gioco si ha la sensazione di stringere fra le mani uno degli albi che escono regolarmente in edicola. Il gioco ci veste inizialmente dei panni della bella Eva Kant, la quale si ritrova imprigionata fra le mura umide di una cella, ma non di una stazione di polizia, bensì quella di un non meglio descritto malfattore. Qui inizia un primo scorcio di gameplay, difatti dopo aver preso confidenza con i facili comandi di base e esserci liberati dalle corde che ci tenevano legati i polsi, tentando di aprire la porta, si verificherà un fatto imprevisto. I nostri carcerieri irromperanno nella cella, scaraventando al suolo di fianco a noi il corpo di un uomo apparentemente svenuto. Eva, tremante, si accovaccerà al fianco del corpo esanime e, ispezionandolo, si accorgerà di una maschera facciale, sotto la quale si nasconde…Diabolik. Dopo questa scoperta scioccante il filmato andrà sfumando con l’immagine di una grossa pozza di sangue che si espande sotto il corpo del mitico ladro. A questo punto, con nostra grande sorpresa, il filmato prosegue non con il resto della storia, ma con un ben realizzato intro in stile 007. L’idea è alquanto originale, anche se questa trovata l’avevamo già vista in Metal Gear Solid 3: Snake Eater, e il risultato è senz’altro di pregevole fattura. Dopo questa introduzione, ricomincia l’esposizione della trama, quindi vedremo che il nostro “eroe”, 72 ore prima, era stato contattato da un’organizzazione la quale aveva rapito Eva e come riscatto per la libertà della sua bella, chiedeva a Diabolik un lavoretto dei suoi, ovvero il furto del quadro Original Sin. A questo punto cominciamo a giocare.

Diabolik è morto, cos’è successo 72 ore prima?Il titolo offre inizialmente la possibilità di selezionare due livelli di difficoltà diversi. Optando per Più azione, affronteremo l’avventura grafica arricchita da alcuni elementi “action”, mentre scegliendo Solo avventura vivremo l’esperienza classica di un punta e clicca, senza particolari aggiunte. In alcune fasi di gioco sono stati inseriti dei mini giochi che richiedono solamente un pizzico di velocità nella pressione dei tasti del mouse o nel movimento di quest’ultimo. Ad esempio, in alcuni casi apparirà un simbolo diviso in spicchi e noi dovremo spostare velocemente il cursore verso la parte che si illuminerà. Questi mini-game sono paragonabili alle fasi cineactives già viste in titoli come God of War o Spiderman 3. Lo stile di gioco in certi casi diventa anche frenetico, visto che esistono delle fasi in cui dovremo arrivare alla soluzione di un problema entro un tempo breve, per evitare di essere scoperti dalle guardie. Il titolo sotto il punto di vista del gameplay non ha molto da offrire rispetto alle tradizionali avventure grafiche, visto che la struttura è in linea di massima riconducibile a quella di un classico punta e clicca. Avremo un menù con gli oggetti raccolti, potremo analizzare gli oggetti utili nello scenario, raccoglierli quando saranno utili, insomma un punta e clicca come piace a noi, semplice e immediato. Parlando di enigmi, dobbiamo invece puntualizzare che il lavoro di Artematica è solo sufficiente. Per arrivare alla risoluzione dei puzzle e proseguire con la storia non dovremo affaticare più del dovuto il nostro cervello. Molte azioni sono di facile intuizione, e i veterani di questo genere, abituati magari a giocare a vecchie pietre miliari come Monkey Island, Broken Sword o Day of the Tentacle, rischiano di annoiarsi e di crollare dal sonno sulla tastiera dopo qualche ora di gioco. Come se non bastasse il titolo sembra mostrare alcuni piccoli, ma non per questo trascurabili, bug. Ad esempio in una fase a tempo, nella quale avevamo circa dieci secondi per nasconderci dalle guardie, tentando di combinare (ovviamente senza l’aspettativa di un buon esito) un oggetto con un elemento dello schermo, abbiamo annullato il timer. A quel punto abbiamo avuto tutto il tempo per prenderci un tè e nasconderci per bene. In un’altra fase, per colpa di un difetto di sviluppo, da un punto di vista, passando con il cursore su un oggetto, vedevamo che questo cambiava assumendo l’icona con la mascherina di Diabolik, ma cliccandoci sopra non succedeva nulla, impedendoci così di procedere con la nostra avventura. Alcune inquadrature e la scelta, ingiustificata, di inserire la schermata di caricamento quasi ad ogni respiro del personaggio, rende, in alcuni frangenti, il gameplay insopportabile.

Per fortuna il nero snellisceI difetti legati ai bug e agli enigmi troppo intuitivi sono in un certo senso il vero problema di Diabolik, ma non l’unico. Considerando l’aspetto legato al lato grafico e al comparto sonoro non abbiamo di che lamentarci. I filmati sono realizzati in cell-shading, trasformando lo schermo in un vero e proprio fumetto in movimento, con tanto di swish che appare a caratteri cubitali sul monitor. Le musiche inserite sono grandiose e fanno da buon collante tra le situazioni da affrontare, e il doppiaggio è ottimo. I problemi sorgono quando abbandoniamo il cuore e scordiamo il fumettista che sta dentro di noi lasciando posto al redattore impietoso. Graficamente parlando non possiamo che rimanere negativamente colpiti, poiché, nonostante i buoni propositi, sembra di giocare ad un titolo del 1997, piuttosto che a un prodotto che dovrebbe quantomeno rimanere al passo coi tempi. Il cell-shading dei filmati di intermezzo è sgranato, torbido e complessivamente non troppo convincente. Passando al comparto sonoro ribadiamo che le intenzioni sono ottime, le musiche sono adatte, il doppiaggio è perfetto, ma anche in questo settore abbiamo trovato un errore. In più di un caso la musica di sottofondo scompare, come se “saltasse il disco”, lasciandoci così nel più inquietante dei silenzi.

– Molto fedele al fumetto

– Buon doppiaggio e buone musiche

– Rappresentazione dei filmati come le tavole dei fumetti

– Economici

– Qualche fastidioso bug

– Grafica fin troppo retrò

6.0

Artematica con il suo Diabolik: Original Sin, ci aveva inizialmente ammaliati, e le premesse ci avevano lasciato ben sperare, ma il risultato finale ci ha deluso. Lo sviluppo del gioco sembra essere stato frettoloso e superficiale e lo dimostrano i piccoli ma tanti bug presenti, il comparto tecnico insufficiente e la spaventosa banalità degli enigmi. I pregi di questo titolo risiedono solo nel costo budget, nella fedeltà al fumetto e nel comparto sonoro. Ad ogni buon conto, ci sentiamo di consigliare questo titolo ai soli fan del sempreverde eroe mascherato.

Voto Recensione di Diabolik: Original Sin - Recensione


6