Recensione

Devil May Cry HD Collection

Avatar

a cura di Pregianza

Negli ultimi anni le software house stanno sfornando remake HD di tutti i più grandi classici del mondo videoludico. Non è difficile capire perché: dopotutto, nonostante l’evoluzione costante dei videogames, alcuni titoli leggendari si sono guadagnati un posto fisso nei cuori dei videogiocatori veterani e ogni tanto ricompaiono nelle loro memorie, chiedendo di essere recuperati dopo eoni per vedere se possono regalare ancora le stesse emozioni della prima volta. Con tale nutrita utenza praticamente servita su un piatto d’argento e solo un ritocco grafico necessario, rilasciare collezioni ricche di classici indimenticabili risulta un’operazione furba e poco dispendiosa per ogni casa di sviluppo, in grado di portare grossi guadagni con facilità. Tolto dall’equazione il vil denaro però, è innegabile che le collection HD siano molto apprezzate in redazione, se non altro per la loro capacità di farci riassaporare bei ricordi del passato. Gli ultimi a buttarsi nel turbine della memoria sono stati i capoccia di Capcom, che hanno deciso di riportare nelle case una delle loro serie più significative, quella di Devil May Cry. Le avventure di Dante hanno segnato profondamente il genere degli action games, e a tutt’oggi sono osannate da una schiera di fan (ultimamente un po’ imbufaliti a causa del radicale reboot della serie in arrivo, a opera di Ninja Theory).  Il loro ritorno è stato affidato ai ragazzi di Pipeworks Software, un team dalla lunga storia e dotato delle capacità necessarie per fare un ottimo lavoro. Nel pacchetto sono presenti il primo Devil May Cry, il secondo Capitolo e la special edition di Devil May Cry 3. Saranno tornati in tutto il loro splendore o questo remake non rende giustizia al figlio di Sparda? Vediamo

Devil May Cry, ammazzare demoni non è mai stato così figoQuando Hideki Kamiya si mise al lavoro sul primo Devil May Cry, inizialmente aveva in mente di creare un seguito di Resident Evil. Lo sviluppatore si rese tuttavia pian piano conto di avere per le mani un progetto totalmente diverso dalla serie di survival horror di Capcom, e decise di trasformarlo in un nuovo ip. Il protagonista scelto per il curioso pargolo di Kamiya era Dante, un cacciatore di demoni con sangue demoniaco, discendente di Sparda, leggendario cavaliere infernale che in passato aveva salvato la terra dal terribile signore degli inferi Mundus. La narrativa del gioco era piuttosto basilare, i personaggi mostruosamente over the top, e la narrazione spesso un po’ ridicola, ma Devil May Cry riuscì comunque a conquistare fan a destra e manca con facilità. Il motivo? Un gameplay stratosferico. Il gioco manteneva la telecamera fissa dei Resident Evil, e una struttura basata sull’esplorazione e il ritrovamento di oggetti necessari per avanzare, ma introdusse un sistema di combattimento spettacolare e solidissimo, grazie al quale gli avversari potevano venir eliminati con un misto di combattimento corpo a corpo, armi da fuoco e poteri speciali derivanti da una temporanea trasformazione in demone del protagonista o dalle armi mistiche equipaggiate. Mai prima d’ora si era visto un personaggio principale eliminare orde di mostri con tanto stile, e l’impatto fu tale da mutare completamente il volto degli action games hack n‘ slash. Il successo delle scorribande di Dante portò a una diffusione spaventosa delle combinazioni complesse legate al tempismo dei colpi e alla direzione, e a una notevole diversificazione di armi e tecniche utilizzabili nelle battaglie. Devil May Cry è stato un pilastro del gaming moderno, e ancora oggi risulta godibilissimo e dannatamente divertente, anche perché si tratta di uno dei giochi più impegnativi in circolazione, la cui difficoltà normal può facilmente superare le massime di gran parte della concorrenza. Un vero capolavoro, ancora in grado di dare la paga a tanti nuovi arrivati. In questa collection HD il primo capitolo è stato sicuramente curato a dovere, tanto da risultare più che piacevole alla vista. Certo, ambientazioni e personaggi mancano di poligoni, ma il level design del gioco riesce ancora a stupire a tratti, i comandi rispondono alla perfezione, e i personaggi sono più dettagliati di quanto era lecito sperare. Un buon lavoro, rovinato solo in parte dalla scelta di non rimodernare i menu del gioco e alcuni dei filmati, rimasti in bassa risoluzione. Strana mossa, ma non influisce più di tanto sull’esperienza.

Devil May Cry 2, quando a piangere sono stati i fanDopo un inizio col botto i fan si aspettavano un’esplosione atomica con Devil May Cry 2. Il botto effettivamente ci fu, ma non in positivo. Con il passaggio di testimone da Kamiya a Hideaki Itsuno, arrivò un netto cambio di direzione. Il gioco non era più un impegnativo titolo dai controlli impeccabili, bensì un action game facilotto e ripetitivo, con nemici poco ispirati, grossi problemi di telecamera, scarsa varietà nelle armi, e un combattimento in generale meno fluido rispetto al predecessore. Neppure la trama si salvava, con personaggi di una piattezza unica e un Dante meno naturale del solito. Il secondo Devil May Cry fu dunque la pecora nera della serie, anche se non tutto nella sua struttura era da buttare. Dante nel gioco acquisì infatti nuove capacità, come quella di correre sui muri, di sparare contemporaneamente in varie direzioni e di eseguire complesse combinazioni in aria. Tutti tocchi di classe che sarebbero tornati utili in seguito. Interessanti anche le varie abilità legate al Devil Trigger, divenuto un utile mezzo per raggiungere luoghi inaccessibili grazie al volo o alla super velocità, e la presenza di un secondo personaggio giocabile. Queste qualità non bastarono però a risollevare un prodotto davvero scialbo. Anche Devil May Cry 2 ha ricevuto un ottimo trattamento in questa collection, specialmente per quanto riguarda i personaggi, i cui modelli tridimensionali erano il punto di forza del motore grafico. Un remake HD non può però fare miracoli, quindi rimangono tutti i problemi visivi dell’originale, tra cui ambientazioni più ampie ma meno dettagliate ed evocative, modelli banali dei nemici, e qualche bug legato all’interpolazione poligonale. Anche in questo caso i menu non sono stati toccati (la cosa porta a una strana dualità tra opzioni in inglese e traduzione in italiano). Se deciderete di voler riscoprire questo titolo, almeno potrete farlo sapendo che è stato ripulito a dovere.

Devil May Cry 3, tamarro che più tamarro non si puote, e più non dimandareIl terzo Devil May Cry non fu accolto con l’esaltazione del secondo, bensì con sospetto e grande paura. Kamiya non c’era più, e la ferita di Devil May Cry 2 era ancora fresca. Itsuno dimostrò tuttavia una caratteristica rara tra gli sviluppatori giapponesi, la capacità di ascoltare i feedback degli appassionati. Con Devil May Cry 3 tutti i problemi del predecessore scomparvero, e lasciarono il posto a un titolo assolutamente fuori di testa, in grado di raggiungere le vette del primo grandissimo capitolo, e di migliorarne addirittura il gameplay. Il personaggio principale era sempre Dante, ma in una versione più giovane e sbruffona, dovuta alla natura di prequel del gioco. La trama anche in questo caso non brillava per bellezza, ma personaggi come Vergil e Lady, e il carisma di un Dante ancora ragazzo, la resero molto più godibile rispetto ai capitoli passati.  L’evoluzione principale riguardò il gameplay, nettamente più complesso e molto più slegato dalla meccanica del Devil Trigger. In Devil May Cry 3 vennero introdotti gli “stili” che, selezionabili prima di ogni missione, permettevano di utilizzare varie mosse aggiuntive di grande utilità, tra cui combinazioni più complesse con le armi, o acrobazie utili per schivare i colpi. Una delle idee migliori fu l’inserimento del cambio istantaneo dell’equipaggiamento durante gli scontri, che permetteva di eseguire scenografiche serie di colpi. Le stesse armi aumentarono vertiginosamente di numero e varietà. Persino il livello di sfida tornò altino, seppur non al livello del primo illustre antenato. Fu giustamente un successo su tutta la linea, tanto da meritarsi una Special Edition, ed è proprio quella l’edizione presente in questa collection, con vari contenuti aggiuntivi e la possibilità di giocare con Vergil. Dei tre titoli questo è il più recente, e dunque il più piacevole graficamente. Anche in questo caso menu e alcuni filmati sono rimasti invariati, ma l’effetto stona di meno rispetto a quanto visto negli altri due capitoli. Per il resto è l’impeccabile ritorno di un gioco che ha a sua volta pesantemente influenzato il genere, e ha riportato il cacciatore di demoni più amato dai gamer sulla vetta dei giochi d’azione.

– Devil May Cry e la Special Edition di Devil May Cry 3, ancora oggi due giochi incredibili

– Ottimo porting di tutti e tre i capitoli

– I menu e alcuni filmati dei tre giochi sono rimasti inalterati

– C’è anche Devil May Cry 2

8.0

Capcom ha scelto bene a chi affidare la Devil May Cry HD Collection. Pipeworks Software ha reso giustizia a questa straordinaria serie curando in modo certosino il port di tutti e tre i capitoli. Certo, si poteva fare qualcosa in più, visto che l’unico contenuto aggiuntivo è una gallery e né i menu né l’audio sono stati ritoccati. Ciononostante il primo e il terzo capitolo sono a tutt’oggi titoli straordinari, più che sufficienti a costringere qualunque amante degli action games all’acquisto, e persino Devil May Cry 2 ha un valore, se non altro per aggiungere qualche ora di gioco in più e apprezzare meglio i cambiamenti apportati in ciò che è venuto dopo. Questa è un’altra collection da non perdere.

Voto Recensione di Devil May Cry HD Collection - Recensione


8