Deus Ex: Revision

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a cura di ParyKon

L’industria videoludica è cambiata.
Nel giro di una quindicina d’anni il media si è diffuso a macchia d’olio: il videogioco è passato dall’essere quasi di nicchia ad un prodotto di massa, superando persino il fatturato di Hollywood. Tutto ha però un costo; per allargare il proprio target, i videogiochi hanno dovuto inevitabilmente puntare all’accessibilità, perdendo spesso fattori tipici della simulazione (come un’interazione con il mondo circostante ed una difficoltà ad oggi impensabili) nonché profondità generale. Come risultato, si è creata un’intera generazione di giocatori totalmente ignara dello spessore dei giochi di un tempo. A questa, però, si affianca anche una folta cerchia di estimatori dei classici di una volta: innumerevoli community ancora oggi si dedicano alla ricerca dei valori che caratterizzavano i capolavori del passato, cercando di adattare giochi recenti ai vecchi standard o rifinendo le opere che hanno fatto la storia (per mezzo di mod più o meno elaborate). Inoltre, spinti dalla curiosità, sempre più giovani hanno tentato di affacciarsi al mondo del retrogaming: Deus Ex – Revision nasce tentando di venire incontro ad entrambi i suddetti target. Peccato che l’attesissima mod sembri macchiarsi di pratiche senza precedenti capaci potenzialmente di cambiare per sempre (e non in positivo) l’intero ambiente del modding su pc.
Il titolo originale
Deus Ex è considerato una pietra miliare nella storia dei videogiochi: più volte definito “il miglior gioco per PC di sempre” dalla stampa specializzata, il titolo vanta ancor oggi di un posto speciale nel cuore di tutti coloro che l’hanno completato almeno una volta.
All’apparenza uno shooter in prima persona, Deus Ex affianca per la prima volta alla struttura FPS solide meccaniche stealth ed una profonda componente RPG, rivelandosi molto più che un banale sparatutto. Il titolo integra poi le meccaniche più riuscite di System Shock 2, “nonno” di Bioshock (che ne rappresenta un erede spirituale). La struttura intricata e complessa, la spiazzante libertà che il titolo garantisce, nonché la storyline dinamica e costantemente influenzata dalle scelte del giocatore, hanno contribuito a creare un anomalo ibrido di generi straordinariamente ben riuscito.
Se siete già più che familiari con le meccaniche e la natura di Deus Ex, saltate pure la parte che segue; per gli altri, un riassunto degli aspetti chiave del titolo non può che far bene per dare anche solo un’idea riguardo al soggetto in questione.
Il titolo resta probabilmente il maggiore esponente del genere cyberpunk in questo settore: ci si ritrova catapultati in un distopico mondo futuristico sulla falsariga di opere come Ghost in the Shell. L’estetica chiaramente influenzata da film del calibro di Matrix e Blade Runner contribuisce poi al plasmarsi di atmosfere davvero memorabili e sorprendentemente immersive.
Il gioco narra la storia di JC Denton, agente speciale dell’UNATCO (un’organizzazione antiterroristica attiva su scala internazionale), che ben presto si ritroverà ad abbandonare il proprio posto per prendere parte alla resistenza affrontata fino a poco prima. I giocatori di vecchia data sanno bene che Deus Ex è sinonimo di complotto: durante il corso del gioco ci ritroveremo infatti a dover far luce su una gigantesca cospirazione a livello globale. La trama mette volutamente in mezzo una quantità spiazzante di teorie complottistiche popolari negli anni 90; dai piani per il controllo globale agli Illuminati, dai contatti con gli alieni grigi ai Men in Black, dai virus creati per la riduzione della popolazione agli auto-attacchi terroristici pianificati dal governo, dall’Area 51 ai rettiliani, dai finti atterraggi sulla Luna agli esperimenti genetici segreti delle corporazioni. Il tutto, ambientato nell’eterna notte di un futuro cyberpunk tipico dell’immaginario di due decenni fa.
Insieme al fratello maggiore Paul, JC è tra i primissimi esseri umani compatibili con le iconiche augmentations: non si tratta di protesi o potenziamenti meccanici come quelli visti nel recente prequel Human Revolution, bensì di modifiche alla struttura fisica dell’agente causate da nanomacchine integrate direttamente nell’organismo. Durante il corso del gioco si ha dunque modo di upgradare i poteri del nostro alter ego (di cui selezioneremo etnia ed aspetto all’inizio della partita), aumentando considerevolmente le nostre possibilità d’azione. Corsa silenziosa o super velocità, filtri per i polmoni o respirazione subacquea, forza nel combattimento o microfibre muscolari, visione aumentata o targeting digitale, ce n’è davvero per tutti i gusti: durante l’avventura non sarà comunque possibile ottenere tutti i potenziamenti, risulterà dunque essenziale decidere su quali focalizzarsi a seconda del proprio stile di gioco.
Sì, perché ai tempi della release uno dei punti di forza del titolo era proprio rappresentato dalla libertà che proponeva: l’intera esperienza varia infatti profondamente a seconda del proprio approccio, e le scelte che si decide di intraprendere (tanto a livello di trama quanto comportamentali/morali) non possono che ripercuotersi in maniera anche radicale sul gioco. Ad esempio, alcune sezioni risultano affrontabili anche in sei/sette modi differenti, e le azioni del giocatore (volontarie o meno) rischiano costantemente di influenzare marcatamente lo svolgersi della storia. Come se non bastasse, è possibile completare il gioco senza uccidere nessuno -diventando maestri dello stealth capaci di muoversi come ombre viventi-, massacrare chiunque -tramutandosi in macchine da guerra, killer senza pietà dalla potenza offensiva inarrestabile- o trovando il compromesso tra i due approcci che più si adatta al nostro stile di gioco preferito.
Per quanto riguarda il gameplay, ci troviamo essenzialmente di fronte ad un RPG in prima persona: la cosa si ripercuote sulla caratterizzazione della componente dello shooting, molto differente da quella a cui gli sparatutto attuali ci hanno abituati. Dimenticate l’autoaim; giocare con tastiera e mouse è indispensabile per avere qualche speranza (anche nella modalità più facile, dunque lasciate perdere programmi per il mapping del controller): il classico modello “punta e spara” risulta infatti piuttosto singolare. Realisticamente, la mira di JC non è perfetta né infallibile: le possibilità di colpire un bersaglio sulla lunga distanza mentre ci si muove sono molto basse (se non nulle), in quanto le probabilità di fare centro aumentano solo proporzionalmente all’attenzione dedicata al bersaglio. Ergo, più sono i secondi passati a pazientare sul posto (o muovendosi lentamente) tenendo sott’occhio l’avversario, più preciso risulterà il colpo. La cosa non influenza ovviamente le svariate armi corpo a corpo (coltelli, manganelli, piedi di porco, sciabole, spade laser ecc.) recuperabili durante il gioco.
La mira (suddivisa in tre specializzazioni), così come la forza fisica, le proprie abilità nell’hacking, nei computer e nell’elettronica, la propria velocità e via dicendo, sono skills potenziabili singolarmente in un apposito menù. Per upgradarsi è dunque necessario spendere punti ottenibili con lo svolgimento di missioni o determinate azioni, il che contribuisce a rendere ulteriormente rolplay-esco il titolo.
Impossibile dimenticare poi lo stealth, componente di spicco della produzione: buttarsi di sfondamento contro nemici o verso il nostro obiettivo risulta molto spesso fatale, dunque è costantemente (specie nelle prime fasi) necessario cercare vie alternative, sgattaiolare in cunicoli e buie condutture dell’aria tentando un approccio furtivo. Ovviamente, sperando che l’IA nemica non ci noti chiamando alleati o dando l’allarme.
Il gioco ci porta ad esplorare numerose ambientazioni differenti, da Liberty Island (con la propria base militare) ai laboratori biotecnologici più all’avanguardia del pianeta, dai quartieri di Hong Kong a quelli di New York, da Parigi all’Area 51. La struttura è essenzialmente la stessa ripresa recentemente a piene mani da Human Revolution: svolgendosi, la plotline principale permette di muoversi tra le location, che risultano però ricche di missioni secondarie da scovare e completare, oggetti da trovare e segreti (anche internazionali) da svelare. Badate, le ambientazioni non sono gigantesche, ma quantomai dense: gli edifici sono spesso esplorabili, è possibile insediarsi in basi abbandonate e scoprire zone nascoste apparentemente inaccessibili, recuperando nel mentre succulenti bottini (come armi, potenziamenti, tute o armature speciali, consumabili ed informazioni). Niente mappe, salvo quelle recuperate in giro o consegnate da qualche npc (e rigorosamente in forma di immagine statica): è necessario sviluppare un senso dell’orientamento notevole per potersi muovere con disinvoltura nei livelli, e spesso risulta indispensabile ragionare anche parecchio su come procedere nell’avventura. È vero: i giochi di oggi ci hanno viziato prendendoci per mano ed indicandoci la via e gli obbiettivi, ma un tempo era tutta un’altra storia. Ci troveremo spesso a dover seguire le tracce del nostro target sulla base di vaghe informazioni, interrogando i locali, investigando sul posto oppure origliando conversazioni sullo sfondo. Il tutto giova all’immersione, cercando di far sentire il giocatore un vero agente in missione.
La lore di Deus Ex è estremamente profonda e perennemente presente: le ambientazioni sono cosparse di libri e giornali da leggere, datacube (tablet molto sci-fi anni 90) ricchi di informazioni e pannelli delle news da consultare. Non solo: troveremo computer -piazzati un po’ ovunque- da hackerare al fine di scoprire retroscena storici, politici, o anche solo gossip locale, oltre che ovviamente password e codici d’accesso per terminali da localizzare.
Nonostante la mole di contenuti e possibilità già davvero impressionate, la longevità del titolo riesce a rivelarsi più ampia di quanto si possa immaginare, garantendo decine di ore di gioco anche solo scegliendo di dedicarsi unicamente alla trama principale. La costante possibilità di influenzare la storia con le proprie scelte ed azioni regala poi una rigiocabilità davvero notevole: oltre alla presenza di finali multipli, è possibile giocare anche tre o quattro volte il titolo senza godere di tutti i contenuti che può offrire. Il che permette ovviamente di scoprire sempre qualcosa di nuovo ad ogni playthrough, cosa ben rara nei titoli odierni.
Una menzione poi alla soundtrack, composta da nomi del calibro di A. Brandon (Thief, Unreal, Unreal Tournament, Skyrim) e R. Gabrels (membro dei The Cure ed ex chitarrista di David Bowie): le sonorità jazz si alternano a tracce ambient e techno, passando per la musica classica e mutando a seconda della località e delle azioni del giocatore. Il tutto contribuisce ulteriormente a plasmare ambientazioni uniche e memorabili: basterà riascoltare una traccia per rievocare particolari momenti spesi nel mondo di gioco.
Nonostante tutto, Deus Ex resta un titolo di 15 anni fa, e si vede. È inutile nasconderlo: a prescindere dalle innovazioni portate ai tempi della release, il sistema di controllo può sembrare ad oggi a tratti legnoso e macchinoso, l’impatto grafico è tutto fuorché invecchiato nel migliore dei modi, l’IA risulta piuttosto datata ed il level design non può che mostrare i segni del tempo. Ed è proprio tenendo conto di queste mancanze che la mod Revision è stata concepita e plasmata, lentamente, nel corso degli anni.
…E poi?
Il successo del titolo generò un sequel più o meno diretto, Invisible War, accolto generalmente in maniera positiva dalla critica (seppur non ai livelli del predecessore) ma notevolmente detestato dal pubblico -o meglio, dai fans del primo capitolo. Il secondo Deus Ex è infatti spesso ritenuto un indegno seguito, principalmente per via della marcata casualizzazione delle meccaniche che resero popolare ed amato il primo capitolo: le possibilità del giocatore subirono tagli e ridimensionamenti (così come la scala dell’intera produzione), il tutto allo scopo di allargare la propria utenza al mercato console.
Dopo qualche anno di silenzio, Deus Ex tornò alla ribalta con un terzo capitolo, Human Revolution. Pur non essendo “hardcore” quanto il titolo originale, HR è da molti considerato come la rinascita della serie, la degna continuazione di una saga apparentemente affossata in un limbo produttivo. Il terzo Deus Ex (primo, se consideriamo l’ordine cronologico) è sì un prodotto figlio dei propri tempi (venendo dunque incontro al giocatore per mezzo di mappe ed indicatori degli obbiettivi), ma anche un ritorno in grande stile di tutti i punti di forza più apprezzati del franchise. Human Revolution aggiorna, svecchia ed in certi punti semplifica una formula amata e collaudata, ma senza snaturarla né privarla degli elementi necessari a regalare un’esperienza profonda ed appagante. A condannare Human Revolution allo status di “capolavoro mancato” non sono infatti il gameplay o la struttura, quanto elementi come la longevità (che ha subito tagli per via dei limitati tempi e costi di produzione, pur restandi impressionante rispetto agli standard attuali), le bossfight (completamente fuori posto ed aggiunte forzatamente da un team esterno) ed i finali multipli piuttosto poveri (per cui gli sviluppatori si sono persino scusati successivamente alla release). Ciò non impedì comunque a Human Revolution di far toccare nuovi apici alla serie, andando persino a generare una nuova fanbase indipendente dai primi due capitoli.
Un nuovo titolo -sequel diretto di HR- è tuttora in porto, sebbene il rinvio di circa sei mesi abbia lasciato parecchio a bocca asciutta i fans: a colmare il vuoto viene però in soccorso Revision, mod dell’originale Deus Ex creata per ampliare e migliorare il capitolo originale (dando ai vecchi fans un buon motivo per tornare nei panni di JC), rendendolo contemporaneamente più appetibile anche a coloro che non hanno mai dato una chance al titolo o alla serie.
La mod tanto attesa
Deus Ex: Revision è il frutto di circa 7-8 anni di lavoro: lo scopo del progetto era quello di offrire un’esperienza fresca anche ai veterani del titolo, dando la possibilità di giocarlo “come se fosse la prima volta”. 
Revision non è frutto del lavoro di un singolo team, bensì integra un pacchetto dei migliori contenuti creati dalla sorprendente florida community di Deus Ex. Come New Vision, popolare mod -sviluppata nel corso di 5 anni- che sostituisce le texture del gioco con una versione in alta definizione, qui affiancate a quelle originali ideate appositamente per Revision; o BioMod, che ribilancia le augmentations di JC rendendole più comode da gestire. Sono inoltre inclusi i contenuti di Shifter, mod che introduce nuovi potenziamenti, armi uniche, un sistema di skills addizionale, la possibilità di rimpiazzare le proprie augmentations ed un’intelligenza artificiale nemica più letale e rapida.
Al pacchetto si aggiunge poi HDTP, mod che sostituisce i modelli dei protagonisti e degli npc più ricorrenti (come i soldati UNATCO, poliziotti e terroristi) con versioni aggiornate, più ricche di dettagli e di poligoni.
L’impatto grafico è notevolmente differente da come lo si può ricordare. Niente più bassa risoluzione: il supporto per l’HD ed il widescreen si affianca a texture più definite di quelle della stragrande maggioranza di titoli moderni, ringiovanendo non di poco l’aspetto della produzione. Nuovi elementi, come poster, insegne, banner e decorazioni varie arricchiscono le location, da adesso provviste di un’illuminazione notevolmente migliorata atta ad accentuare le atmosfere delle già caratteristiche ambientazioni. Luci colorate si alterneranno quindi a neon luminescenti, laser da discoteca, fari notturni ed una serie di trovate incluse allo scopo di trasmettere ed intensificare quanto più possibile le tipiche vibrazioni cyberpunk dell’opera.
Graficamente, Revision rende al meglio utilizzando il celebre Direct3D 10 renderer, scaricabile dal sito di Kentie (noto modder del gioco) e per qualche ragione non incluso nel pacchetto; l’amato Kentie’s Launcher (sempre disponibile sul suddetto sito), applicativo utilizzato praticamente da qualunque giocatore contemporaneo di Deus Ex -che permette di accedere ad una vasta gamma di settaggi prima di iniziare a giocare-, è stato recentemente reso compatibile da un update, per la gioia di molti fans. Usare entrambi permette di spingere l’ormai datato Unreal Engine ai propri limiti e dona all’utente un controllo totale sul gioco, regalando probabilmente la miglior esperienza possibile con il titolo.
I miglioramenti tecnici non sono l’unico ritocco alle ambientazioni: sono stati aggiunti, ad esempio, elementi utili all’economia del gameplay, come coperture in zone di battaglia atte a ribilanciare la difficoltà (non a diminuirla, sia chiaro). Non solo; sono state apportate diverse modifiche strutturali anche allo scopo di rendere più credibili particolari dettagli (ad esempio, il riposizionamento di un contrabbandiere di armi in un nascondiglio sotterraneo, non più in bella vista -in tempi di legge marziale- come nel gioco originale).
Svariate locations sono state poi completamente ridisegnate, rendendo le ambientazioni più dinamiche, organiche e gradevoli da esplorare. I contenuti sono stati diluiti in mappe ampie anche il doppio di prima, ma certamente più naturali e credibili.
Ad esempio, il mercato di Hong Kong (più zone circostanti) è stato suddiviso in due aree distinte, dove case popolari, parcheggi, negozi e strade si alternano all’accozzaglia di elementi chiave “schiacciati” nella manciata di metri quadrati del titolo originale. In fondo, trovare le sedi di due importanti triadi cinesi rivali a qualche metro l’una dall’altra, una discoteca a pochi passi da un tempio buddista ed un ristorante nel cuore di un mercato popolare (il tutto nel raggio di circa 50 metri) non donava proprio un gran senso di coerenza al tutto. In definitiva il mondo di gioco appare meno vuoto e desolato (per quanto meno denso), ed addentrarcisi alla ricerca di tesori, informazioni e dialoghi risulta decisamente più piacevole.
Se le locations di Deus Ex vi sono ormai più che familiari allora è tempo di ricredervi: muoversi con la convinzione di conoscere l’ambiente circostante darà la sensazione di trovare il vostro mobilio ad arredare una casa diversa e più grande di quella a cui eravate abituati, il che per certi versi può risultare frustante. Contemporaneamente però, permette al gioco di far riaffiorare l’elemento esplorativo caratteristico della serie, che si suppone aver perso d’impatto agli occhi dei veterani dell’opera ormai troppo esperti per lasciarsi sorprendere.
Non è tutto: il mondo di gioco è stato arricchito di nuovi oggetti da trovare sparsi nei livelli, nonchè di aggiunte contenutistiche (come nuovi articoli, libri, email e messaggi) atte ad ampliare la lore del gioco, pur restando pienamente fedeli allo spirito dell’opera.
Infine, la mod presenta una nuova colonna sonora composta per l’occasione (rigorosamente sulla base di quella originale), donando al titolo una OST rivisitata ed aggiornata, indirizzata volutamente su sonorità più ambient. I puristi non avranno di che temere: in qualunque momento sarà possibile switchare tra nuovi e vecchi brani attraverso il menù delle opzioni. Allo stesso modo, è possibile disattivare i contenuti delle mod Shifter e Biomod, nel caso in cui si voglia rivivere un’esperienza più classica e fedele all’originale.
Insomma, tra modifiche al gameplay, agginte alla lore, texture rifatte, mappe ridisegnate, l’uso di un engine aggiornato, modelli più densi di poligoni, un nuovo comparto grafico ed una soundtrack rifatta da zero, Deus Ex Revision batte in contenuti qualunque remaster mai rilasciata finora, pur trattandosi dello stesso gioco di un tempo rivisto da (e per) i fans.
Dunque, cos’è andato storto esattamente?
Che il modding sia destinato a cambiare per sempre? 
Non è un segreto, il mercato videoludico su PC ha ormai voltato le spalle al proprio periodo più buio: il pc gaming sta registrando picchi d’utenza mai visti prima, vantando un bacino di users sempre più vario e vasto. Gli sviluppatori se ne sono indubbiamente resi conto; quello che prima rappresentava l’ultima ruota del carro è ora campo d’interesse di sempre più developer, anche riluttanti a considerare il computer come piattaforma profittabile fino a qualche anno fa. Di conseguenza, ambiti ed aspetti tipici del gaming su pc hanno iniziato ad attirare l’attenzione di nomi più o meno importanti all’interno dell’industria: sempre più fangames e fan-remakes si sono ritrovati interrotti dai detentori del copyright, e l’importanza delle mod sembra aver recentemente subito un’impennata. Col supporto di Steam, le mod hanno iniziato a prendere parte integrante della rinascita del gaming su computer, e la popolarità indiscussa del fenomeno deve aver convinto qualche software house/publisher a cercare in ciò un profitto. Dopotutto, è piuttosto recente il tentativo (disastroso) di monetizzare i contenuti della community di Skyrim su Steam, supportato inizialmente a gran voce da Gabe Newell stesso. Forse, a far desistere ulteriori software house -nel cercare di lucrare sulle mod- è stato proprio il fallimento nell’imporre la presenza di un prezzo per i contenuti dell’utenza; sfortunatamente però, sembra che qualcuno abbia intrapreso una strada differente, sebbene non troppo distante.
Far pagare ai giocatori un contenuto che fino a qualche giorno prima era gratis non può che alienare l’utenza; al contrario, offrire qualcosa di nuovo, mai visto prima e tanto atteso può generare risposte parecchio differenti.
Revision, come già detto, è rimasto in cantiere per oltre 7 anni. Nel corso del tempo, tra passaparola, demo ed anteprime, la mod è riuscita a generare una folta cerchia di estimatori in costante attesa della release: le premesse rendevano il tutto estremamente appetibile alla fanbase del primo Deus Ex, che ha aspettato con trepidazione di poter mettere le mani sul progetto concluso. La mod si è fatta attendere parecchio, più del previsto, considerando come sia stata rimandata di circa un anno rispetto ai piani inizialmente annunciati. Insomma, i fans non ne potevano più di aspettare, specie dopo il rinvio del prossimo capitolo canonico della saga. Alla fine, Revision è arrivato, ma in veste parecchio differente da come i fans si immaginavano.
La sorpresa è stata davvero spiazzante quando, nel giorno della release, il neonato sito della mod riportò a caratteri cubitali la dicitura “Disponibile su Steam”. Straniti dall’anomalia della cosa, molti fans si sono recati su Mod DB, sito di riferimento per la community del modding e per la mod stessa.
…Trovando al posto dei files, però, un installer che richiede specificatamente la registrazione della mod tramite la piattaforma Valve. Revision infatti non funziona su copie del gioco differenti dalla versione GOTY venduta su Steam.
Centinaia e centinaia di utenti contrariati si sono dunque riversati sui forum degli store digitali, sui siti di modding, su Reddit e nella sezione commenti di Steam e GoG, discutendo la questione e chiedendo a gran voce una soluzione da parte degli sviluppatori quanto (se non fosse possibile) dagli utenti. In fondo, buona parte di coloro che attendevano la mod era già fan di Deus Ex da tempo, dunque essenzialmente tutti possedevano già una copia del gioco; il problema è che solo una frazione di essi l’ha acquistata (relativamente di recente) sullo store Valve. Non pochi veterani hanno ancora infatti la copia inscatolata del titolo, mentre molti hanno acquistato la versione digitale senza DRM dallo store di GoG.com.
Dunque, perché tagliare fuori questo enorme bacino di utenza? Forse proprio perchè ancora privi di quella determinata versione, rendendo necessario acquistare -di nuovo- il titolo per poter accedere ai nuovi contenuti.
Senza che nessuno ne fosse al corrente, Square Enix ha preso Revision e il team annesso sotto la propria ala. Stando ai modder, Square si è avvicinata durante le ultime fasi dello sviluppo; il publisher ha infatti, di fatto, garantito una promozione della mod sulle piattaforme dedicate ed i social, portando l’attenzione della critica (quindi anche del grande pubblico) sull’encomiabile lavoro. Dopotutto non è proprio consueto che una semplice mod finisca per fare notizia, eppure, a conti fatti non è la prima volta che si legge questo nome, sia per quanto riguarda SpazioGames che per altri siti specializzati.
Il team di Revision ha assicurato come Square non sia stata coinvolta in alcun modo nella gestione del progetto, eppure ha ammesso in seguito di non aver accennato fino all’ultimo alla questione “Steam-only” proprio per via di incertezze riguardanti la restrizione, stabilita proprio dal publisher della serie. La giustificazione data agli utenti lascia il tempo che trova: apparentemente infatti, la mod funziona solo con l’edizione di Steam in quanto unica versione per il quale il team potesse garantire un corretto funzionamento e compatibilità. La cosa fa sorgere comunque diversi dubbi; in fondo, c’è una differenza tra supportare principalmente una determinata versione del gioco e privare i contenuti a tutti i possessori delle altre.
Come molti utenti hanno fatto notare, durante il giorno della release il prezzo del gioco è sceso a poco più di un euro, nullificando in larga parte eventuali critiche circa la natura economica dell’intera questione. Certo, dover pagare un euro per accedere ad una simile mole di contenuti è persino riduttivo, nessuno dovrebbe potersene lamentale; peccato che in sostanza si tratti di un euro da spendere in un gioco che potenzialmente si possiede già, al solo scopo di utilizzare un contenuto che per natura è e deve essere gratuito (sempre che non siano gli effettivi creatori a ricevere un compenso, ma non pare questo il caso).
Complotto (per restare in tema) o astuta mossa commerciale? Poco importa se consideriamo che a conti fatti, Square risulta la prima software house ad aver introdotto nell’industria quello che essenzialmente è il concetto di mod col DRM.
Ovviamente il malcontento si è fatto sentire, con un’accoglienza piuttosto tiepida da parte del pubblico (diviso tra utenti entusiasti, puristi intransigenti e feroci detrattori del DRM), approvazione e sostegno sempre minori da parte dei fans ed un’acceso tentativo di “fixare” la mod. Consapevoli del fatto che una versione aperta a tutte le edizioni del gioco non sarebbe (probabilmente) mai arrivata, diversi utenti si sono dedicati alla ricerca di metodi alternativi allo scopo di far funzionare a dovere la mod con il gioco retail e comprato su GoG. Al momento un’installer standalone è apparentemente in lavorazione, mentre smanettando un po’ coi files è già possibile far funzionare il tutto con la versione di Good old Games; peccato, però, che la cosa dia per un motivo o per l’altro problemi a parecchi utenti (alcuni non riescono a far funzionare correttamente la musica, altri trovano difficoltà nell’applicazione di lingue differenti dall’inglese alla mod, per esempio). In ogni caso, se si ha la pazienza di dare uno sguardo ai files ed un minimo di cognizione di causa è possibile far funzionare la versione di Steam con i files dell’adattamento italiano che circolano da tempo per il web, per nostra fortuna.
Qualche domanda comunque resta, come fanno notare gli utenti più pessimisti e scettici. E se le vendite del gioco (generate dal boom relativo a Revision) spingessero Square a fare altrettanto con altre mod ed altri titoli? Agli occhi della società giapponese, risulterebbe semplicemente la nascente possibilità di piazzare vendite altrimenti inesistenti sfruttando contenuti creati a costo zero. E se altre software house prendessero esempio?
Dal punto di vista dell’utente, comunque, il dilemma resta un altro: vale la pena di accantonare la questione morale per procurarsi legittimamente un gioco il cui acquisto promuove potenzialmente una pratica che forse nessuno vorrebbe, allo scopo di garantirsi l’accesso ai succulenti contenuti che regala?
Visto ciò che ha da offrire, se siete fan sfegatati del gioco -o se non l’avete mai provato-, probabilmente sì.

In definitiva Deus Ex si conferma ancora il capolavoro di una volta, con meccaniche, contenuti ed una profondità capaci di fare invidia alla stragrande maggioranza delle produzioni attuali; il titolo soffre però dei 15 lunghi anni che porta sulle spalle, rischiando di alienare inesorabilmente un’utenza più fresca. Per trovare un compromesso tra novizi e veterani è stato dunque ideato Revision, mastodontica mod che rivede praticamente tutti i fattori principali della produzione; dal gameplay ad level design, dall’impatto grafico all’impianto sonoro, dai modelli poligonali alla lore, tutto è ripensato per apparire più gradevole e fruibile – sebbene non più semplice. La mole di contenuti, migliorie e modifiche apportate fa impallidire praticamente qualunque remaster mai rilasciata, ed il titolo resta consigliatissimo a tutti i giocatori (non casual) alla ricerca di un’esperienza profonda e appagante; tuttavia la scelta di limitare l’uso della mod agli utenti di Steam resta assai controversa. Che Square sia effettivamente preoccupata per la compatibilità della mod o che si tratti solo di un’intelligente mossa (o “colpo basso”) commerciale, poco importa; il reale dubbio è, che Revision possa rappresentare l’inizio di una nuova, spiacevole tendenza tra i publisher dei giochi più di spicco nelle community dei modder? Le mod col DRM sono il futuro?