Recensione

Deus Ex: Invisible War

Avatar

a cura di Redbaron

Ne è passato ormai di tempo da quando ho posato le mani sulla prima versione di Deus Ex, un’esperienza semplicemente unica in grado di stravolgere chiunque si fosse avvicinato al gioco targato Eidos. E non che fosse una mia personale convinzione, dato che il gioco ha ricevuto così tanti riconoscimenti che ricordarli tutti adesso mi è quasi impossibile. Sicuramente ha vinto il premio come gioco dell’anno da parte di PC Gamer, inoltre aveva preso dei voti da capogiro da tutte le principali testate (on-line o off-line che siano). Insomma tutto faceva presupporre a dei livelli di vendita elevatissimi, eppure all’epoca si parlava di sole 8000 copie vendute in tutta Italia. Certo la pirateria ha fatto il suo dannato lavoro ma vendere un numero così ridotto di pezzi per un titolo tripla A (classificazione usata all’interno del settore videogames e che contraddistingue i titoli più importanti) è un evento che richiedeva una sua interpretazione. Interpretazione che ho dato soltanto ora giocando a Deus Ex: Invisible War.

Difficile questo Deus ExDeus Ex è un gioco dannatamente difficile e superare l’iniziale diffidenza non è affatto facile. Faccio un esempio chiarificatore. Giocando i primi minuti di Deus Ex: IW la tentazione di lasciare tutto lì dentro la scatola è stata devastante un po’ come quei film che nei primi venti minuti non riescono a decollare. Abituarsi all’ambientazione estremamente dark, superare la piattezza dei dialoghi iniziali è un passaggio frustrante ma, una volta superato il momento critico, ecco a voi signori e signore (anche se credo sempre che le ragazze videogiocatrici siano al massimo l’1% del totale) un gioco veramente di spessore, un gioco che lo stesso creatore Warren Spector ha definito un gioco di scelte. Si perché anche in questo Deus Ex potremmo rigiocare all’infinito e tutte le volte sarà una storia completamente diversa e determinata in base soltanto alle nostre scelte. L’assoluta assenza di tattiche vincenti a priori, come la possibilità di avere più di un approccio allo stesso ostacolo è una libertà che sbalordisce. Sia positivamente che negativamente però, perché questa stessa libertà per alcuni giocatori può essere anche deleteria, togliendo qualsiasi punto di riferimento nel proseguire il gioco. Non credevo potesse essere questo un problema però leggendo qua e là nei vari forum mi sono sempre più convinto di questo particolare aspetto. Figurarsi poi la procedura di assegnazione delle missioni che in Deus Ex: IW rasenta il massimo della scelta. Nel vostro girovagare infatti vi imbatterete in vari personaggi che potranno darvi le più svariate missioni una magari in contrasto con l’altra, ossia mentre una parte vi dirà di dover salvare un ambasciatore un altro soggetto vi dirà di uccidere lo stesso ambasciatore. Vi troverete quindi nella scomoda situazione di dover scegliere con tutte le conseguenze che una tale azione porterà alle vostre azioni future.

Le cose semplici non sempre sono le migliori Vi chiederete allora a questo punto in cosa differisce il primo capitolo da questo, beh in alcuni aspetti sostanzialmente come ad esempio la completa rimozione della componente RPG. Nel primo Deus Ex infatti l’impostazione tipica dell’FPS era stata implementata dalla componente Gioco di Ruolo, con un avanzamento simile a Diablo, in questa versione però è stato tutto alleggerito in un’ottica di migliorare la giocabilità, puntando all’utilizzo del solo modulo Biomod, ora infatti non sono i punti esperienza a modificare il nostro stile di gioco ma è l’implementazione dei vari moduli all’interno della rete di innesti biogenetici realizzata nel corpo del nostro protagonista Alex D.: ogni impianto è installabile poi solo in una specifica parte del corpo ed inoltre quest’ultima può ospitare soltanto un impianto. Delle condizioni che rendono strategica, nell’evoluzione del gioco, l’individuazione del componente chiave da installare di volta in volta; tutto questo, però, toglie al contempo dallo stile di gioco quella remunerazione per la fase tamagochi del videogame, dove per tamagochi intendo quell’attività tipica degli MMORPG durante la quale si valorizza il “bighellonare” per i vari schemi.

Liberi di fare qualsiasi cosaDeus Ex: IW quindi risulta essere per eccellenza il gioco della libertà assoluta, un valore profondo se ci pensate bene ma non finisce qui perchè in un momento di politica internazionale così teso a causa degli eventi che, in una continua escalation, hanno portato prima all’attentato dell’11 settembre, per passare alla guerra in Afghanistan e in Iraq e finire con l’attentato dell’11 marzo di Madrid, anche la trama del gioco assume dei risvolti sicuramente di spicco. Per il secondo capitolo infatti la Ion Storm ha previsto un’ambientazione immersa in un futuro dove il protagonista del gioco inizia la sua azione fuggendo da Chicago, appena colpita da un attentato terroristico compiuto ad opera di una setta di fanatici religiosi, costringendolo a riparare a Seattle. Un parallelo sicuramente forte che rende l’esperienza di gioco a Deus Ex superiore rispetto alla totalità degli altri videogames, per quanto riguarda alcune tematiche trattate.

Il gioco non incontra le aspettativeCi sono però degli aspetti negativi nella creazione di Warren Spector, elementi che più che essere delle vere pecche nello sviluppo del gioco sono in realtà degli aspetti mancanti. Mi spiego meglio, oggettivamente Deus Ex: IW è un gran bel gioco con l’unico difetto di mostrare in alcuni frangenti basse routine di IA da parte dei nemici, ma sono casi sporadici che nel contesto generale non portano via molto; i detrattori del gioco però spesso elencano pagine e pagine di elementi che ci si aspettava di trovare o meglio di vedere ampliati mentre alle volte non ci sono proprio. E’ questo il caso della componente RPG, che non solo non è stata migliorata ma è stata proprio tolta, oppure è la grafica criticata perchè non apporta soluzioni tecniche innovative o comunque degne di nota, anzi il comparto risulta essere un filo sotto la media. Ed alla fine è proprio questo che si “rimprovera” al gioco, ossia di deludere le aspettative. Un errore assolutamente da ascrivere all’accoppiata software house – publisher perché è compito del produttore rendere il cliente soddisfatto. Un risultato raggiungibile sia con un prodotto oggettivamente buono ma allo stesso tempo anche in linea con le aspettative del mercato. Per questo credo che, gestire le aspettative, dovrà essere il prossimo passo per i publisher altrimenti tra qualche mese i clienti vorranno solo giochi con IA degni dei più sofisticati elaboratori o con grafica fotorealistica. Insomma un aspetto da non sottovalutare in un’ottica futura.

Eidos attenta la prossima voltaInfine ultima considerazione dell’articolo per Eidos, editore di Deus Ex: IW che negli ultimi anni sta mostrando proprio di aver imboccato una pericolosa strada in discesa tanto da abbandonare rapidamente la top five dei publisher più importanti sorpassata da concorrenti sempre più agguerriti mentre la casa inglese sembra incapace di reagire. Sono infatti sempre più frequenti casi di videogiochi targati Eidos fatti uscire sul mercato ma con gravi bug che ne minano la giocabilità, è stato il caso dell’ultimo capitolo di Tomb Raider, di Republic e da ultimo di Deus Ex: IW che quando è uscito in America è stato aspramente criticato, riprova ne è il fatto che il codice da me provato è arrivato già aggiornato alla versione 1.2; per carità viviamo nel mondo della pezza (le famose patch) però da parte di una soggetto importante come Eidos e degli altri publisher maggiori (EA, Atari, Vivendi, Microsoft, Ubisoft, Take2, ecc.), questa pratica non dovrebbe essere più portata avanti in maniera così sistematica, anche perché pur di prendere subito i soldi della vendita rovinano qualsiasi rapporto di fiducia instaurato con il cliente ossia con noi.

HARDWARE

Richieste minime: Intel P4 o equivalente AMD da 1.5GHZ, 256MB di RAM, 2GB di spazio libero su HD, la scheda grafica deve supportare Pixel Shader

MULTIPLAYER

Assente

– Un gioco virtualmente infinito

– Motore evoluto per la gestione della fisica

– Un’esperienza che può trascendere il videogame tradizionale

– IA in alcuni casi bassa

– Non incontra le aspettative

– Manca l’aspetto RPG

– “Affievolisce” il lavoro fatto dal primo capitolo

7.9

Il gioco è immenso per quanto riguarda la giocabilità ma purtroppo deve scontare il paragone con una pietra miliare nel mondo dei videogiochi qual è stato il primo Deus Ex. Spesso ne esce fuori con le ossa rotte e fa passare in secondo piano quanto di bello c’è al suo interno. Fate così… cambiategli nome e giocateci! Vi assicuro che non deluderà.

Voto Recensione di Deus Ex: Invisible War - Recensione


7.9