Recensione

Destructopus

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

A parte uno storico sceneggiato televisivo trasmesso a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e qualche recente comparsata nella saga de I Pirati dei Caraibi (con il nome assai più minaccioso di Kraken), la piovra non può certo dirsi tra gli animali preferiti dell’industria culturale, vestendo spesso i panni del cattivo e risultando nella quasi totalità dei casi alquanto repellente alla vista.Destructopus concede invece i fatidici 15 minuti di gloria anche a questo bistrattato animale, protagonista di una distruzione indiscriminata e immotivata come non se ne vedevano dai tempi di Rampage.

Pretese eccessivePochi giochi presenti su App Store possono vantare un comparto narrativo che esuli dalla difesa di postazioni fisse per i motivi più nobili, piuttosto che dalla sparatoria a tutto ciò che si muove per salvare la pellaccia: le produzioni tripla A offrono un plot rapportabile a quelli di cui sono dotate alcuni dei prodotti per il tradizionale mercato delle console, ma la massa punta sul gameplay, sull’immediatezza, sulla facilità dell’interfaccia.Destructopus non fa eccezione: l’esile filo narrativo si avvolge attorno a un enorme polipo rosso tremendamente incazzato per la condotta degli umani, che, incuranti della natura e dei suoi amici animali, continuano a gettare cemento dove c’erano alberi, a inquinare, insomma a distruggere il nostro bel pianeta.Il messaggio naturalistico è chiaro, ma solo velato, e il tutto scorre liscio senza troppi pensieri.

Quando le dimensioni contanoIbrahimovic e Rocco Siffredi, seppur in ambiti molto diversi, sanno bene che le dimensioni contano. Eccome. I ragazzi di Glitchsoft, autori del titolo, hanno fatto di questa massima un dogma, dato che l’enormità del loro tentacolare protagonista rappresenta, nel contempo, il principale punto di forza del gioco e il suo più grande limite: il nostro alter ego, posizionato a sinistra dello schermo e costretto da uno scrolling che non lascia troppo spazio a ripensamenti e backtracking, farà infatti delle sue dimensioni la sua arma migliore, la quale gli permetterà di schiacciare umani come moscerini e addentare grattacieli come fossero baguette.Allo stesso tempo le dimensioni dello sprite principale si riveleranno spesso un handicap notevole, limitandone la mobilità e rendendo praticamente impossibile schivare la maggior parte dei proiettili che gli verranno sparati contro: se a questo si aggiunge la scelta dei programmatori di consentire sì di accucciarsi, ma non di saltare, appare evidente come la strategia più redditizia (per non dire l’unica) consista nel radere al suolo tutto e tutti nel minor tempo possibile, meglio ancora se prima dell’inizio della pioggia di proiettili e corpi contundenti che, con l’avanzare dei livelli, si farà sempre più pressante.Intendiamoci: non che Destructopus sia eccessivamente difficile né tantomeno frustrante, ma ci è capitato di morire più per l’elefantiaca mole del nostro personaggio che per reali errori a noi imputabili, e la cosa a lungo andare può annoiare.A tentare di tenere la noia a bada ci pensa la grande quantità di oggetti (e esseri viventi…) distruttibili e commestibili, che, soprattutto alla fine di una noiosa giornata in ufficio, restituiscono innegabilmente una sadica soddisfazione, la stessa che decretò il successo del succitato Rampage eoni fa e la passione (invero più nipponica che italiana) per i robottoni alti come un palazzo di venti piani e per i simil – Godzilla atti a devastare tutto il devastabile e anche di più.Finché dura (una quindicina di livelli escluso il primo, che funge perlopiù da tutorial), il gioco funziona discretamente, nonostante il sistema di controllo. Quest’ultimo è affidato a uno stick analogico a sinistra e ai due tasti deputati, rispettivamente, al morso e al colpo di tentacolo, cui si unirà, più avanti, un raggio laser che dispenserà morte, a patto che si riesca a sopravvivere abbastanza a lungo per vederlo partire, dato che va segnalato un inspiegabile ritardo tra l’input e l’azione a schermo.

Retrò, ma non troppoL’estetica di Destructopus è gradevole quanto basta, potendo vantare su disegni degli sprite simpatici e ben animati, in nome dei quali si è probabilmente scelto di sacrificare la varietà degli ambienti, che si ripetono già dopo pochi livelli con una frequenza preoccupante.Ma, tanto quanto un comparto audio fracassone e privo di spunti degni di nota, il comparto tecnico del gioco va valutato relativamente al costo dell’applicazione (appena 0,79 centesimi, comprensivi di supporto a Game Center) e al target, che è formato, in maniera piuttosto chiara, da coloro i quali ad un’applicazione chiedono pochi minuti di adrenalina e divertimento in luogo di trame intricate e sistemi di controllo complessi.In definitiva, soprattutto grazie al buon rapporto qualità/prezzo, il titolo è consigliato per una partitina senza pensieri all’insegna della distruzione più barbara.

– Spaccare tutto rilassa e diverte

– Solo 0,79 cents

– Discreta realizzazione tecnica

– Controlli tutt’altro che impeccabili

– Scrolling “costrittivo”

– Ripetitivo

7.1

Il 7, per Destructopus, è quasi politico: diverte, soprattutto a piccole dosi, nonostante un sistema di controllo a tratti un po’ legnoso e una certa ripetitività di fondo, riscontrata in ambientazioni, nemici e soprattutto tattiche per proseguire.

Appare d’altronde innegabile l’appagamento derivante dalla devastazione più indiscriminata e dalla possibilità di confrontare i propri punteggi con quelli di centinaia di altri utenti (a tanto ammontano al momento del nostro test) per vedere chi è il più degno successore di Attila l’Unno in salsa tentacolare.

Voto Recensione di Destructopus - Recensione


7.1