Recensione

Dengeki Bunko Fighting Climax

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a cura di Pregianza

Ormai dovreste saperlo: quando si tratta di videogiochi il Giappone è un pianeta a parte, un luogo dove generi estremamente di nicchia possono contare uscite costanti a noi completamente ignote. In particolare il Giappone è la patria dei picchiaduro, una tipologia di titoli che nella terra del sol levante conta una numero elevato di fan e giocatori di alto livello, e può peraltro avvalersi sia di un pubblico appassionato che delle sale giochi, lì ancora vive e vegete.
Ogni tanto, dunque, spuntano nei negozi nipponici picchiaduro tecnicissimi che dalle nostre parti farebbero una fatica boia a piazzare qualche copia, e titoli strettamente legati a prodotti che da noi il 99% delle persone nemmeno conosce. L’esempio recente più ovvio è quasi di certo Dengeki Bunko Fighting Climax, l’anime fighter più anime di sempre, perché ha per combattenti, appunto, i protagonisti di alcune light novel giapponesi poi tramutatesi in serie animate.
Non vi intimorisce l’idea di vedere ragazze vestite da scolaretta che si riempiono di botte? Perfetto, anche a noi sembra una cosa naturalissima. Quindi ci siam fatti mandare una copia del gioco dai nostri amici di Play-Asia.com per farci una import review sopra. Non potrà essere completa, perché purtroppo il giapponese non lo sappiamo leggere, ma il gameplay è abbastanza cristallino e almeno una valutazione su quello la possiamo fare. Round 1, start!
Carta stampata, carta pestata
A livello di modalità Dengeki Bunko Fighting Climax non è esattamente un fulmine a ciel sereno nel genere. Contiene un Arcade Mode e un Dream Duel Mode, dove duelli tra personaggi noti sono intervallati da brevi dialoghi. Vorremmo potervi dare un’opinione sulla validità della narrativa, ma la barriera linguistica ci impedisce di farlo (e sinceramente dubitiamo che possa essere memorabile). Al di fuori di ciò ci sono modalità secondarie abbastanza classiche, con l’unico elemento “unico” rappresentato dall’aggiunta di estratti delle light novel da cui sono presi i personaggi del roster tra gli extra. Se sapete leggere gli ideogrammi potrebbe trattarsi di una graditissima aggiunta per voi, in caso contrario potreste sempre fissare intensamente le pagine virtuali fingendo di sapere cosa c’è scritto per bullarvi con gli amici (pro tip: si consiglia di non invitare a casa amici che studiano lingue orientali per l’occasione).
Ma balziamo sopra le modalità con una capriolona e atterriamo con grazia ed eleganza sulla sodezza del gameplay, che in questi titoli raramente delude. Non è il caso di esser tristi anche in Dengeki Bunko, nonostante il suo combat system sia un po’ diverso dal solito e pensato per palati atipici. Cerchiamo di esser più precisi: la base è quella dei soliti anime fighter, con tre tipi di attacco (leggero, medio e potente) e un chain combo system che permette di legare i colpi normali con facilità. Nel sistema è nascosto anche il solito espediente per i neofiti, che permette di eseguire combinazioni base con la pressione ripetuta dell’attacco leggero, ma chiunque bazzichi nel genere sa che si tratta di una limitazione enorme per chi vuole eseguire serie di colpi davvero poderose.
La prima peculiarità dipende dal quarto tasto di attacco, dedicato esclusivamente all’assist. Assieme al personaggio principale dovremo infatti selezionare un compagno esterno al roster base, che potrà essere saltuariamente richiamato per eseguire un’azione offensiva o difensiva. L’assist è richiamabile a metà di una combo, per allungarla o garantire l’esecuzione di manovre più o meno importanti senza pericolo, ma se usato in questo modo consuma una barra dell’immancabile indicatore delle super. Le meccaniche avanzate, sono estremamente uniche a loro volta, perché ruotano principalmente attorno all’uso oculato dei Blast, che altro non sono se non una variante dei Burst già visti in molti titoli Arc System. Queste esplosioni di energia attivabili con la pressione di tre tasti hanno però funzioni multiple in Dengeki, poiché in base a quando vengono utilizzate sortiscono effetti variabili.
Usare un Blast in posizione neutrale o con il tempismo giusto dopo certe combo permette di attivare il Power Up Blast, un poderoso potenziamento che restituisce una barra di indicatore super, dona il 15% di bonus al danno, e aumenta la difesa. Gli assists permettono a loro volta di piazzare questa tecnica con una discreta sicurezza ed è in generale il Blast a cui si deve sempre puntare, trattandosi del più vantaggioso. Utilizzare la meccanica a metà di una combo attiva invece il Combo Blast, che lancia l’avversario in aria per aumentare con facilità i colpi di una combinazione e restituisce a sua volta una barra. Essenzialmente un utile cancel. Il Blast finale è l’Escape Blast, quello più pericoloso, perché non dà bonus e si ricarica più lentamente degli altri, ma indispensabile in situazioni di pericolo in quanto unica tecnica che permette di interrompere le combo del nemico. 
Considerando che l’uso di tecniche speciali rende più rapido il recupero dei Blast e praticamente tutte le combo avanzate ne fanno uso, si tratta del sistema attorno a cui ruota l’intero gameplay, dunque se non amate questo genere di struttura nei picchiaduro è il caso di lasciar perdere. Per tutti gli altri le chicche invece non sono finite: i personaggi sono infatti diversificati a dovere, e possiedono una tecnica chiamata Last Resort che può essere rispettivamente un attacco poderoso o un risveglio che aumenta danni e cambia il moveset (Kirito da Sword Art Online, ad esempio, inizia ad usare due spade). Ce ne sono due per match, sono a loro volta strumenti importantissimi per dominare una partita, e si uniscono a delle passive chiamate Potential, che danno bonus ai combattenti una volta scesi sotto al 30% dei punti vita o rispettate certe condizioni. In parole povere, non fatevi ingannare dalle basi apparentemente accessibili di Fighting Climax, è tutt’altro che un picchiaduro per novellini. 
Non sfidare mai una ragazzina pucciosa con i boccoli. MAI!
Noi abbiamo apprezzato il combat system, molto veloce e improntato all’attacco senza respiro. Non è il miglior esempio di picchiaduro 2D uscito dal Giappone, ma resta un titolo tecnico, ricco di sfaccettature, e difficile da padroneggiare a dovere. Tenete però a mente che, trattandosi di un gioco importato, online la vostra esperienza potrebbe essere traumatica per quanto riguarda la latenza. Certo, il netcode è abbastanza solido, dunque se avete una connessione di un certo livello e volete tentare la fortuna siete i benvenuti. 
Tecnicamente il titolo non brilla moltissimo, anche se gli sprite sono di qualità degna e gli sfondi, nella loro semplicità, funzionano. Da elogiare invece il rispetto del materiale originario nel roster. Chi ha visto anime come Durarara!, Strike the Blood o Sword Art Online si gusterà sicuramente certe mosse speciali azzeccatissime.

– Pensato per gli anime fan, con un roster ricco di personaggi noti

– Combat System tecnico, veloce e non privo di peculiarità

– Un po’ spoglio a livello tecnico e di contenuti

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Dengeki Bunko Fighting Climax non è il miglior picchiaduro 2D in circolazione, ma il suo combat system diverte ed esalta con la sua velocità. Tenete a mente che, come gran parte dei fighting game nipponici, anche in questo caso siamo davanti a un prodotto dove l’inserimento di meccaniche semplificate è solo una facciata, chiaramente pensato per chi mangia pane e frame list a colazione. Un must have quindi solo per chi apprezza tali titoli, o è un fan sfegatato degli anime.