Recensione

Death by Degrees

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a cura di Fabfab

In attesa di poter sfasciare i nostri pad con la versione Pal dell’attesissimo Tekken 5, Namco e Sony hanno pensato bene di allietare la nostra fame di botte videoludiche con questo curioso prodotto sulle gesta extra-Iron Fist Tournament di Nina Williams, sexy assassina che, vittima dell’ormai imperante politically correct, si trova questa volta a combattere dalla parte dei buoni contro un gruppo dei soliti terroristi psicopatici con brame di dominio mondiale…forse era meglio passare direttamente a Tekken, senza preamboli!

Bionda e letaleDel gioco in questione si parla ormai da diversi mesi e – mea culpa – per qualche strana ragione mi ero fatto l’idea che si trattasse di uno di quegli action/stealth che vanno per la maggiore in questo periodo: dopo i primi minuti di gioco, invece, mi sono reso conto che il prodotto è assai più vicino a Tekken che non ad un Metal Gear, risolvendosi essenzialmente in un picchiaduro a scorrimento condito da qualche enigma e pochi ed imbarazzanti momenti stealth.La trama non offre nulla di particolarmente originale: CIA ed MI6 hanno scoperto che un gruppo di terroristi sta per mettere le mani su un’arma molto pericolosa. Per sventare il pericolo mandano un paio di agenti infiltrati ed incaricano Nina di coprire loro le spalle: purtroppo la loro posizione verrà compromessa fin da subito ed alla letale ragazza non rimarrà che passare alle vie di fatto, agendo come meglio le riesce, vale a dire abbattendo chiunque le si pari davanti! Non esattamente una sceneggiatura profonda e credibile dunque, in parte minata anche da troppa superficialità nella narrazione che lascia in sospeso troppe cose. D’altronde la trama banale non rappresenterebbe un problema se almeno il gameplay fosse all’altezza…

Sola contro tuttiCominciamo analizzando le fasi di combattimento, che rappresentano il 90% del gioco.Nina dispone di un vasto set di mosse e combo, essenziali per sopravvivere a combattimenti in cui si troverà praticamente sempre in inferiorità numerica. Purtroppo il sistema di combattimento ripropone quello fallimentare già sperimentato in “Rise to Honor” senza riuscire a risolvere i problemi che lo affliggevano: in pratica al posto dei tasti, per combattere si usano prevalentemente le levette analogiche destra e sinistra. La levetta sinistra oltre che per muoversi serve anche per parare i colpi, la destra serve per ordinare alla protagonista di attaccare automaticamente verso la direzione verso cui è inclinata: in teoria tale sistema serve per meglio gestire le situazioni in cui ci si trova circondati da avversari (e in Death by Degreese accade spesso), ma in pratica è un sistema di controllo atipico che richiede un lungo e difficoltoso apprendistato per venire padroneggiato, ma che alla fine non regala comunque quella naturalezza di movimento che si prefiggeva a causa di una cronica imprecisione che rende difficile colpire l’obiettivo prefissato e rende gli scontri piuttosto caotici.Non del tutto privi di utilità risultano comunque gli altri tasti, con i quali è possibile afferrare gli avversari, impugnare le armi, consultare la mappa (pessima). Per quanto riguarda le armi potete trovarne sia da mischia (coltelli, katane) che da fuoco (pistole, mitra…), ma si utilizzano allo stesso modo di pugni e calci: inoltre la loro durata è assai limitata, si deteriorano con l’utilizzo e le munizioni sono poche.Durante il combattimento l’unica cosa da tenere d’occhio, oltre ai nemici, è l’energia vitale di Nina, parzialmente recuperabile bevendo o mangiando le ricariche che si trovano in giro. Per ogni combattimento vinto, inoltre, la nostra protagonista viene ricompensata con punti abilità da spendere per aumentare la propria energia, ma anche per sbloccare nuove combo, schivate e prese.Concludo parlando dell’unica vera novità del sistema di combattimento, il colpo mirato: dopo aver riempito – combattendo – un apposito indicatore, Nina potrà prodursi in un letale attacco. La visuale passa in prima persona, mentre davanti a noi si muove la figura rallentata e “radiografata” dell’avversario: a questo punto occorre spostare velocemente il cursore su un punto vulnerabile del suo corpo e colpire, dopodichè vedremo Nina esibirsi in un letale attacco!Per quanto riguarda la fase esplorativa del gioco, questa si sviluppa in maniera fin troppo classica, alla “Resident Evil” per capirci, al punto da adottare un identico sistema di inquadrature fisse (ma è possibile, da fermi, passare temporaneamente alla visuale in prima persona). L’avventura si svolge a bordo di una nave da crociera presidiata dai nemici, sulla quale non avremo fin da subito libero accesso ad ogni zona. Il passaggio all’area successiva richiede la risoluzione di alcuni enigmi, come il recupero delle chiavi apposite, il ripristino dell’energia, il suonare un pianoforte…insomma, nulla che non si sia già visto almeno qualche volta. Il tutto è complicato da una mappa davvero troppo confusionaria, dal continuo respawn dei nemici e dalla geniale trovata di “nascondere” i punti di salvataggio, che vanno scovati per poter essere utilizzati.Da segnalare, infine, che l’unica variante nel gameplay è rappresentata da brevi minigiochi in cui, ad esempio, calarci nei panni di cecchino oppure pilotare un telecamera volante per intrufolarsi in zone altrimenti inaccessibili: si tratta comunque di situazioni non gestibili liberamente dal giocatore, ma che entrano in ballo solo quando previsto dalla sceneggiatura.

Una pupa mozzafiatoTecnicamente Namco ha fatto un buon lavoro.I filmati, in puro stile Tekken, sono spettacolari e davvero molto belli e risaltano al massimo le forme e la bellezza di Nina (oltre alla sua pericolosità). La protagonista è ben riprodotta e cambia d’abito diverse volte nel corso della storia, per la gioia dei fan; i movimenti, un poco legnosi nella fase di esplorazione, offrono il meglio durante i combattimenti, che risultano fluidi e ben coreografati. Lo stesso discorso vale anche per i nemici principali, mentre la marmaglia generica è vestita tutta uguale e serve solo a far numero. Belli e molto dettagliati gli ambienti, ricchi di particolari e di effetti di riflessione (in effetti ogni ambiente pare tirato a lucido), ma tremendamente limitati per quanto riguarda le possibilità di interazione. Il motore di gioco regge senza problemi i numerosi personaggi su schermo, mantenendosi costante sui 30fps; le inquadrature fisse, invece, non sempre aiutano a capire esattamente la strada da intraprendere (specie se nel frattempo siamo circondati dai nemici).Per quanto riguarda il sonoro possiamo dire che il titolo è stato interamente localizzato in italiano e, una volta tanto, il doppiaggio è discreto (la voce di Nina è molto adatta al personaggio): peccato solo per la colonna sonora da mal di testa assicurato!

– Bella grafica

– La letale Nina

– Gameplay noioso e datato

– Storia confusionaria

– Controlli imprecisi

6.0

Nina abbandona temporaneamente i ring di Tekken per concedersi un’avventura in solitario, ma purtroppo con scarsi risultati: la commistione di generi non ha dato i frutti sperati e quel che resta è un gioco accettabile nel suo insieme, ma privo di un vero punto di forza che non sia la discreta grafica. Il sistema dei due stick analogici per i combattimenti fallisce come aveva fallito con Rise to Honour: difficile da padroneggiare e troppo impreciso per dare veramente soddisfazione. Purtroppo anche la fase di esplorazione finisce col non convincere, riproponendo soluzioni già viste troppe volte. Se a questo si aggiunge una trama poco chiara e non certo appassionante, ecco che l’unico possibile target per un prodotto di questo tipo rimane l’appassionato di Tekken, il fan sfegatato che non può esimersi dal vestire i panni di una giovane Nina e svelare alcuni retroscena della sua carriera di killer: peccato che portare a termine l’avventura risulti impresa ardua, ostacolata dalla noia imperante…

Voto Recensione di Death by Degrees - Recensione


6