Recensione

Dead to rights

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a cura di Upe

Diverso tempo fa un genere che spopolava, soprattutto in sala giochi, era quello denominato a “scorrimento”, vuoi che si trattasse di uno sparatutto o di un picchiaduro. L’azione principale si dipanava su schemi rigidi, legati appunto all’avanzare per scenari sequenziali e seguendo la via orizzontale dello schermo (ma a volte anche verticale). Fatto uno, sotto con il successivo. L’introduzione della terza dimensione, e dei sistemi di programmazione più evoluti, ha fatto in modo che le situazioni evolvessero verso più ampi lidi di libertà. Quale sarebbe il risultato se, prese le singole caratteristiche (sistema a scorrimento e tridimensionalità), si decidesse di unirle sotto un unico prodotto? La risposta è sotto i nostri occhi…e fra le nostre avide mani.

Una storia un po’ così, tanto per menareIl concetto potrebbe riassumersi nella suddetta frase, almeno per la gran parte dei giochi in circolazione. Dead to rights non fa eccezione, pur traendo spunto da una base narrativa di un certo interesse. Siamo nei panni di Jack Slate, poliziotto integerrimo, duro, violento ma di sani principi. La sua lotta alla criminalità non conosce soste e, col tempo, diversi malavitosi lo hanno aggiunto sul loro libro nero. Come spesso accade, in tali frangenti, a farne le spese è sempre qualcuno che non centra niente. Una chiamata mette Jack in azione; una sparatoria è i corso presso un cantiere edile. Inizia così la nostra missione, tra macerie e attrezzature varie, dove muoveremo i primi passi condotti per mano da un esaustivo tutorial. Verremo introdotti alle peculiarità del sistema di controllo ed alle possibilità di utilizzo. Faremo, inoltre, conoscenza con il nostro compagno di avventura: Shadow. Un simpatico, quanto utile, cane Husky. Alla fine del percorso di “allenamento” ci aspetta una brutta sorpresa. Il padre di Jack giace a terra esanime. Chi sarà stato ad ucciderlo? Ora l’unico sentimento è la vendetta, e la ricerca dell’assassino assume toni da vera ossessione. Le indagini conducono verso un’unica direzione, un boss locale dalle manie di grandezza. Il faccia a faccia non tarda ad arrivare, ma qualcosa và storto. Una strana figura ci sorprende alle spalle rendendoci inoffensivi. Il boss viene freddato (e non siamo stati noi), la polizia interviene accusandoci della sua morte. Siamo stati incastrati! Avremo modo di riflettere…in prigione.

Vai per la tua stradaTralasciamo la parte grafica, per adesso, concentrandoci maggiormente sull’aspetto legato al gameplay. Una meccanica di gioco che strizza l’occhio, come detto in apertura, a produzione del passato. Per cominciare la linearità del percorso e la suddivisione in capitoli ben distinti tra loro seppur legati da un nesso logico. Ma non è solo questo. Si assiste perfino ad una mescolanza di generi. Un mix di sparatutto, picchiaduro, con deviazioni verso i puzzle games. Predominanti i primi due, rilegato a sporadiche apparizioni l’ultimo, presente in determinate situazioni contingenti (ad esempio l’apertura di serrature o il disinnesco di una bomba). Per tale motivo, proprio in considerazione dello spirito “battagliero”, grande attenzione è stata data al sistema di controllo. Le mosse performabili sono numerose, logicamente differenti per l’uso delle armi da fuoco o per le scazzottate. Partiamo dalle sparatorie e dall’opportunità di lock sul nemico. Una volta impugnata un’arma, infatti, sarà ben visibile un mirino che va ad agganciarsi all’avversario. A seconda del colore (rosso, giallo o verde) sapremo l’efficacia, o meno, del colpo che andremo a mettere a segno. Naturalmente si può cambiare il bersaglio selezionato semplicemente premendo un tasto, R1 nello specifico. La mira automatica risulta certamente comoda, ma necessita di pratica per essere sfruttata al meglio. Prese le giuste misure si scoprono ulteriori “frecce” nell’arco, come il potersi riparare dietro gli angoli, l’abbassarsi o il prendere ostaggi per farsi scudo con i loro corpi. Scenografica, per finire, la sequenza legata al disarmo di un malfattore, visualizzata con un effetto slow motion niente male. Il volume di fuoco ha certo la sua importanza, però anche a mani nude non siamo certo messi male. Come nei migliori beat’m up le combinazioni di offesa sono affidate a pugni e calci. Niente di particolarmente eclatante, per carità, ma di certo funzionale ed efficace. Si possono tirare combinazioni destro-sinistro, far volare pedate degne del miglior Bruce Lee o, per chiudere la partita, far presa al collo del malcapitato di turno. Stavo quasi per dimenticare il nostro amico quadrupede. Shadow rappresenta un’ulteriore risorsa, anche se i suoi interventi sono limitati e combinanti al riempimento di un’apposita barra energetica. Alla stessa stregua di una qualsiasi arma presente in inventario, lo si può selezionare e mandare all’attacco. Risulta molto utile soprattutto per disarmare i nemici più ostici, ai quali sottrae l’arma che poi, diligentemente, consegna a noi.

Pareri contrastantiEccoci giunti all’analisi tecnica del gioco, relativamente a quello che si muove sullo schermo. Graficamente non possiamo dire di trovarci di fronte ad un capolavoro. Si alternano aspetti convincenti ad altri meno ispirati. Ottime, sicuramente, le animazioni con particolare riguardo a quelle del protagonista principale, o meglio quelle legate alle sue numerose mosse d’attacco. Di qualità nettamente inferiore l’implementazione delle ambientazioni, avare di particolari e con texure a volte povere e sgranate. In generale, comunque, il livello di dettaglio si attesta su valori sufficienti. Veloce ed affidabile l’engine grafico, che non perde colpi anche in situazioni di affollamento. Pesante da digerire, di contro, la presenza massiccia di fastidiose scalettature dovute ad una totale assenza dell’anti-aliasing. Ma questa è la penale dovuta e necessaria per avere il giusto compromesso tra velocità e poligoni a video.

– Immediato e frenetico

– Buon sistema di controllo

– Interessanti sottogiochi

– Graficamente non il massimo

– Molto lineare

– Fin troppo semplice da completare

6

In definitiva Dead to rights si è dimostrato un buon gioco. Non si avvale di una trama da Oscar e non si eleva nell’olimpo degli indimenticabili. Resta comunque un titolo divertente, frenetico e abbastanza coinvolgente. Deve molto ai classici del passato, sia per struttura che per schema di gioco. Piacerà di certo ai patiti dell’azione pura. L’unico dubbio, semmai, può venire da quel senso di reiterazione di fondo: si spara, si corre, si picchia…

Voto Recensione di Dead to rights - Recensione


6