Recensione

Dead or Alive 5: Last Round

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Sono rimaste davvero pochissime le software house in grado di resistere al dubbio fascino delle remastered, che continuano ormai a spuntare sul mercato con una frequenza a dir poco preoccupante. Quando la riproposizione degli stessi giochi in alta definizione tocca il genere dei picchiaduro, la questione diventa però ancora più complessa, soprattutto per via di edizioni multiple che promettono di aggiungere piccole – e talvolta insignificanti – migliorie al titolo che magari avevamo appena messo da parte. Le numerose versioni di Street Fighter e di altri franchise dello stesso genere rappresentano una cartina di tornasole della situazione che si è venuta a creare, e sebbene i puristi siano in grado di apprezzare le limature effettuate al sistema di combattimento, a tutti gli altri risulterà solo un modo come un altro per avvicinarsi a un gioco che era stato saltato a piè pari.
L’ultimo Round
D’altra parte, Tecmo Koei ci ha abituato alle continue riproposizioni degli stessi giochi già con la saga di Dynasty Warriors, e Dead or Alive non rappresenta di certo un’eccezione. Dopo la versione Ultimate e quella dedicata a PS Vita, arriva dunque sulle nuove console Last Round, che colma il vuoto lasciato dai picchiaduro su current gen poco prima dell’arrivo del nuovo Mortal Kombat e del già annunciato Tekken 7
Bisogna innanzitutto dire che questo quinto capitolo è senz’altro il migliore della saga, sia dal punto di vista dei contenuti, sia per quanto riguarda il sistema di combattimento, che risulta essere senza dubbio il più affinato tra tutti. Naturalmente, Dead or Alive non è mai stato il più fulgido esempio di tecnicismo, ed è al contrario uno dei picchiaduro più accessibili per i neofiti. Non siate però tratti in inganno da questa dichiarazione, perché per raggiungere un livello adeguato di esperienza bisognerà allenarsi per una quantità di ore davvero spropositata, a dimostrazione del fatto che quando il livello di competizione – soprattutto online – si fa proibitivo, affidarsi al caso significherà semplicemente fallire ogni round. Il Triangle System di Dead or Alive, sebbene si basi su colpi, prese e diverse contromosse direzionali in una struttura da “sasso-carta-forbice”, riesce a essere sufficientemente profondo e appagante, premiando gli utenti che sanno come sfruttare a dovere la varietà e il perfetto tempismo. In questo senso, bisogna segnalare piccole e influenti migliorie che tagliano le gambe agli utenti meno precisi, in favore di chi è abituato sfruttare i modi ideali per portare a segno delle contromosse perfette o ripetuti juggle. Anche il bilanciamento presenta meno lacune, ma è innegabile che il divario tra alcuni personaggi sia ancora piuttosto evidente, soprattutto quando si vanno a scontrare lottatori agili e più deboli come LeiFang e Hitomi, contro colossi lenti e devastanti come Bass e Bayman. Inoltre, anche tra i combattenti per così dire “alla pari” sarebbe impossibile negare la maggiore versatilità messa disposizione da Zack o da Hayabusa. Se è vero che in Last Round potrete trovare il meglio che finora la saga è stata in grado di offrire, è vero anche che siamo ancora distanti da un bilanciamento del roster che sia in grado di convincere pienamente, fermo restando che ad elevati livelli di abilità da parte degli utenti più esperti, le disparità vanno assottigliandosi sensibilmente. A proposito di margini di miglioramento per chi è alle prime armi, va indubbiamente elogiata la modalità allenamento, semplicemente la più completa in assoluto tra tutti i picchiaduro presenti sul mercato. Oltre al training libero, è possibile eseguire tutte le mosse che vengono di volta in volta indicate su schermo, e anche le combo più complesse, così da essere virtualmente pronti per gli incontri più difficili.
Boobs fest
La modalità Avventura ha come di consueto una narrativa davvero pessima, utile solo per essere un pretesto per menare le mani. La scelta adottata è stata di avere una storia unica che potesse coinvolgere tutti i personaggi, risultando in fin dei conti un minestrone che di invitante ha solo la struttura. Il punto, però, è che quelli inseriti dopo l’originale Dead or Alive 5 non fanno la loro apparizione nella timeline, pertanto il pacchetto appare più come una scatola dentro cui è stato inserito a forza tutto ciò che mancava inizialmente. I lottatori aggiunti sono Raidou, conosciuto ai più per essere apparso nel primo DoA, e Honoka, abbastanza anonima sia per caratterizzazione, sia per il moveset che è un miscuglio delle tecniche già usate da altri. Tra le arene disponibili, invece, non c’è nulla di nuovo, ma solo due stage che fanno rispettivamente ritorno da DoA e DoA 2: Danger Zone e The Crimson. Da segnalare è anche l’utilizzo di un motore grafico che introduce un nuovo sistema di renderizzazione della pelle e del movimento di seni e natiche, da sempre elementi chiave per la popolarità della serie. 
Gli utenti che hanno già acquistato una delle versioni del gioco, potranno importare i salvataggi e ottenere gli elementi o i DLC (camuffati e non) che hanno comprato separatamente, mentre tutti gli altri potranno affidarsi alle microtransazioni su PSN o sul Live. 
Nelle precedenti versioni abbiamo anche elogiato il netcode, ma fino al momento della chiusura di questa recensione non è stato possibile effettuare alcun tipo di prova per verificare la stabilità dei server. Confidiamo in un porting privo di intoppi, ma visto come si sono comportati gli altri giochi quando gli utenti si sono riversati in massa online, ci riserviamo il diritto di non esprimere alcun tipo di giudizio su questa componente almeno fin quando tutto non sarà a pieno regime. 
Tecnicamente ci sono ottimi scorci visivi, specialmente nelle arene più strutturate ed elaborate, ma in alcuni filmati realizzati col motore di gioco si nota una disparità nella qualità delle texture che è congenita in quasi tutti i porting di giochi che provengono da una generazione passata. Se non altro, ci si può consolare con la presenza dei 1080p e dei 60 fps; almeno su PS4, dove il titolo è stato provato.

– Tanti piccoli miglioramenti al combat system

– Due nuovi lottatori e due arene che ritornano dai vecchi capitoli

– Diverse migliorie grafiche

– Possibilità di caricare i salvataggi e gli acquisti effettuati

– Ennesima riedizione che non aggiunge praticamente nulla di nuovo

– Il bilanciamento tra i personaggi è lontano dalla perfezione

– La storia non tiene conto delle new entry

– Prezzi fuori di testa per i contenuti extra

7.5

Dead or Alive 5: Last Round è una riedizione non esattamente curatissima, con aggiunte minime e in gran parte trascurabili. L’acquisto è consigliato solo a chi non ha mai avuto la possibilità di giocare a questo quinto capitolo della serie, mentre tutti gli altri non troveranno davvero nessun motivo per portarsi a casa un gioco che in fin dei conti è rimasto lo stesso di prima. Gioco a cui tra l’altro potrete aggiungere tranquillamente mezzo voto se avete saltato le precedenti versioni, ma visto che qui va valutata una riedizione, bisogna ammettere che lo sforzo di Tecmo Koei non è stato generoso nemmeno la metà dei décolleté delle protagoniste.

Voto Recensione di Dead or Alive 5: Last Round - Recensione


7.5