Recensione

Dead Secret

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a cura di JinChamp

La realtà virtuale è ormai all’orizzonte ma ha già spaccato in due l’opinione comune di milioni di videogiocatori: da una parte, tutti coloro che già hanno alleggerito le proprie finanze di svariate centinaia di euro per preordinare le prime unità ufficialmente vendute al grande pubblico; dall’altra, ci sono tutte quelle persone che sono convinte che questo tipo di tecnologia in arrivo è troppo cara, troppo acerba o che è semplicemente la moda passeggera del momento, destinata a fare la fine di altre periferiche che solo pochi anni fa promettevano di cambiare per sempre il modo di videogiocare. E sappiamo tutti com’è andata…C’è però un team di sviluppo che sulla realtà virtuale ha creduto molto. In particolare, ha pensato che fosse il medium perfetto per raccontare una storia misteriosa e particolare. Loro sono i Robot Invader e sono finalmente approdati su Steam con il loro Dead Secret, titolo in prima persona appositamente studiato per i visori della VR ma che è possibile tranquillamente giocare, come nel nostro caso, anche come qualsiasi altro gioco PC.

Che sia morto, non è certo un segreto…Avete mai giocato a Cluedo? Una casa, un omicidio e dei sospettati. L’incipit di Dead Secret è in pratica lo stesso. Vi ritroverete ad impersonare la giornalista Patricia Gable, avventuratasi in un paesino sperduto nel Kansas, in cerca del caso giusto da pubblicare per poter ambire a ben altri palcoscenici. Il caso in questione riguarda la morte del professor Harris Bullard, ritiratosi a vita privata lontano da sguardi indiscreti, intorno al quale girano quattro figure molto diverse tra loro: Josie Herrera, giovane ed avvenente assistente del professore, che ha scatenato i pettegolezzi degli abitanti del paese circa le motivazioni che la tenessero vicino al vecchio professore; Bobby Sawyer, il factotum del professore nonché aspirante scrittore e primo a rinvenire il corpo ed avvisare le autorità; Cynthia Peckman, la ex signora Bullard con dei vizi per il gioco e per gli alcolici; Graham Wellington, collega della vittima e già sospettato di essersi preso il merito del suo lavoro.Perché dunque è una giornalista a svolgere le indagini e non un detective o un agente di polizia? Perché le autorità hanno attribuito la causa del decesso ad una insufficienza pancreatica che, secondo loro, ne avrebbero causato una morte naturale. La giovane Gable invece, insospettita per una insolita e trascurata ipotermia durante i mesi caldi dell’anno, troverà subito degli indizi che porteranno verso un omicidio ben orchestrato, frugando in una casa che si rivela essere molto più intricata e misteriosa di quanto non appaia superficialmente. Vi ritroverete dunque sulle tracce di un fantomatico Woodcutter, principale indiziato dall’identità ignota.Il tutto si svolge come una classica avventura grafica, in cui bisogna cercare ogni possibile elemento utile per ottenere informazioni o risolvere dei piccoli puzzle che precludono inizialmente la completa esplorazione di tutte le stanze. Ci troviamo di fronte a una narrativa di tipo ambientale, già apprezzata in altre produzioni come Gone Home, nella quale ci sarà possibile scoprire tutti i particolari della vita del professor Bullard e degli altri sospettati attraverso il rinvenimento di lettere, documenti e quant’altro disseminati in ogni angolo della casa. La lettura dei testi è probabilmente l’operazione che vi porterà via più tempo, sia perché altrimenti sarà difficile – se non impossibile – proseguire nelle proprie indagini e sia per un reale interesse per i fatti narrati.Senza voler rovinare l’esperienza a nessuno con inopportuni spoiler sulla trama, i Robot Invader hanno riservato cinque possibili finali. Questi però possono essere tutti sbloccati anche nel corso di una sola run, che vi porterà via circa 3-4 ore, dopo le quali rimane ben poca voglia di rigiocare il titolo, visto che si è potuto fare qualsiasi cosa fosse possibile. Questo vuol dire che i cinque finali non sono per forza alternative basate sulle proprie scelte e le proprie scoperte ma, talvolta, anche frutto di un maldestro errore di valutazione. Fortunatamente il titolo prevede un sistema di checkpoint che permette al giocatore di riprendere la partita appena prima degli eventi che possono portare ad uno dei finali, dandogli dunque modo di agire diversamente per continuare le proprie indagini.

Risolvere un omicidio a colpo di clickLa struttura di gioco in Dead Secret, che sia per le meccaniche base, che sia per il gameplay o anche solo per il comparto tecnico, è tutta regolata in funzione dei nuovissimi visori della realtà virtuale. Già solo leggendo tra i requisiti consigliati, una GTX 970 fa abbastanza strano, ma non è invece una coincidenza se si tiene conto della premessa. Il lato tecnico non brilla e, anzi, la resa visiva appare molto spartana e minimalista, con in più l’aggravante che, strano ma vero, non esistono impostazioni grafiche tra cui scegliere. Dal lato gameplay vediamo infine l’impossibilità di muoversi a piacimento, che sia con i tasti WASD della tastiera o con lo stick analogico del controller. Per muoversi è necessario clickare nella direzione voluta centrando tutti i percorsi stabiliti indicati a schermo con un indicatore preciso, e l’incedere è sempre molto calmo e compassato. Anche la trovata di avere una protagonista con un braccio rotto avvolto da una ingessatura può sembrare una forzatura, ma è invece necessaria per giustificare alcuni puzzle che richiedono strumenti semplici come ad esempio un paio di comuni forbici. Anche in altre circostanze verrebbe automatico pensare a come mai non si ci possa arrangiare a mani nude, il tutto a scapito dell’esplorazione certosina degli ambienti, che è richiesta poiché si tratta della colonna portante di questo tipo di avventure.Con la giusta prospettiva è palese che il tentativo degli sviluppatori sia quello di tenere il loro prodotto in grado di girare nel modo più fluido possibile e togliere al giocatore ogni possibilità di “rompere il gioco”, riducendo all’osso in primis la possibilità di attivare eventuali glitch ma soprattutto, come poi confermato da loro stessi, eliminare la nausea dai possibili effetti collaterali che hanno afflitto in buona parte lo sviluppo di questi benedetti visori.Quello che ci ritroviamo tra le mani, su un PC dotato solo di uno normale schermo a 1080p come supporto video, è comunque un gioco in fin dei conti intrigante e dai temi mistici. Vi sono riferimenti alla cultura orientale ed elementi fantascientifici che aggiungono quel pizzico di horror al genere thriller, il che genera una commistione tutto sommato piacevole e a tratti calzante.Dispiace soprattutto che delle trovate che riescono a funzionare in modo così naturale siano invece rovinate in buona parte da una certa limitatezza, tecnica e di inventiva. Tecnica perché sarebbe stato gradito dare alla grande utenza PC, che non fa e non intende fare uso di visori, una maggiore libertà nelle impostazioni oltre che nelle meccaniche. Quanto all’inventiva, tutta la trama di Dead Secret pone le proprie basi su dei concetti talmente stupidi da sembrare assurdi, che esulano dalla fantascienza e scadono proprio nel banale. Riuscireste mai a credere che venga dichiarato il decesso di una persona per cause naturali in una casa che pullula di indizi che indicherebbero un omicidio, e che la polizia la lasci visitare da chiunque senza problemi e senza nessun agente di guardia? Sono proprio questi alcuni degli esempi – per non svelare dettagli più compromettenti della trama – che ci fanno credere che il tutto sia troppo inverosimile e mal ideato a monte.

– Ottima atmosfera con una trama interessante e ben snocciolata

– Con un visore VR probabilmente ottiene una marcia in più

– Un po’ troppo limitato tecnicamente

– Le basi narrative stonano con il plot generale

– Per sua natura sarà probabilmente apprezzato da una ristretta nicchia soltanto

6.5

Dead Secret nasce come un progetto interessante per l’imminente release della realtà virtuale e tenta un po’ goffamente di presentarsi su Steam anche per la maggioranza del pubblico, e con un approdo successivo su PlayStation 4 ancora da fissare. Senza voler puntare il dito sul fatto che sia disponibile solo in lingua inglese (e sarebbe anche ora che non fosse ritenuta sempre una limitazione), il titolo di Robot Invader presenta una dicotomia marcata come lo yin e lo yang. Da una parte una buona trovata sul genere e la trama principale, intricata e che fino alle ultime battute non risulta affatto scontata, mentre dall’altra troppe ombre che affliggono sia la trama stessa, con premesse improbabili, sia il gameplay con una legnosità e un comparto tecnico a dir poco sotto tono. Tenendo conto di tutti questi elementi, Dead Secret può considerarsi comunque un’esperienza peculiare che potrebbe appassionare una ristretta nicchia di videogiocatori, a patto che voi stessi vogliate dargli una possibilità e tanto più se siete tra coloro che hanno già prenotato un Oculus Rift o equivalente.

Voto Recensione di Dead Secret - Recensione


6.5