Anteprima

Dead Rising 3

Avatar

a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Dopo le nostre approfondite anteprime di Dead Rising 3, a pochissimi giorni dalla sua uscita torniamo ancora una volta a parlare di uno dei più attesi titoli di lancio di Xbox One. Come già evidenziato nei precedenti articoli, durante le nostre prove alle fiere il gioco era riuscito a convincerci davvero, ma erano tuttavia emersi alcuni problemi legati alla stabilità del frame rate che, a tratti, rendeva addirittura difficoltoso il semplice avanzare lungo gli scenari. Oggi, quei singhiozzi tecnici sembrano essere spariti e si è arrivati a un compromesso in grado di garantire una buona fluidità anche nei momenti in cui la quantità di nemici su schermo diventa semplicemente impressionante. Per far sì che ciò accada con continuità, Dead Rising 3 girerà a 720p con 30 fotogrammi al secondo, che da quanto affermato proprio pochi giorni fa dal produttore esecutivo rimarranno stabili e non andranno diminuendo nelle sezioni più affollate. Da quanto abbiamo visto dai minuti iniziali del gioco, la stabilità e la resa visiva priva di balbuzie sembrano infatti essere garantite e non si notano affaticamenti particolari anche in presenza di una mole poligonale esagerata. Dopo questi appunti tecnici necessari, che sembrano far dileguare le ombre che si erano assiepate attorno a questo terzo capitolo, possiamo finalmente darvi le ultime impressioni prima dell’arrivo della nostra recensione.

Deadly trip
La storia di Dead Rising 3 si colloca temporalmente dieci anni dopo gli eventi del precedente episodio e prende il via dopo tre giorni dal contagio avvenuto a Los Perdidos, una città fittizia messa sotto quarantena per via della rapida diffusione del virus che ha tramutato gran parte della popolazione locale in un esercito ubriaco di non morti. Nick, il nostro nuovo protagonista, si troverà improvvisamente catapultato in una realtà dove per sopravvivere dovrà escogitare di tutto. E quando diciamo di tutto, ci riferiamo alle folli possibilità che Capcom Vancouver ci metterà a disposizione, alcune delle quali ci sono sembrate assolutamente fuori di testa e ancora più esagerate e marcatamente pacchiane di quanto visto in passato. Le soluzioni con cui andremo a sterminare gli zombi sono infatti molteplici e sfruttano delle facilitazioni messe a punto dagli sviluppatori, che spingono il giocatore alla creazione immediata di nuove armi tramite delle combinazioni che danno vita a strumenti di difesa davvero devastanti ed esilaranti da vedere e usare. Queste armi, in larga misura più potenti di quelle standard, riescono a mutilare gli zombi e a ucciderne parecchi contemporaneamente, facendo sì che Nick possa aprirsi più agevolmente la strada in mezzo alla fetente calca di cadaveri ambulanti. Considerando le dimensioni della mappa, di parecchie volte più grande di quelle viste nei due Dead Rising messi insieme, è normale doversi spostare più rapidamente per raggiungere alcune zone. Per questo motivo (e per aumentare a dismisura l’enorme gaudio provato nello sterminio di zombi), anche i veicoli possono essere personalizzati e trasformati in qualcosa di semplicemente assurdo – come in un mezzo che sembra uscito da un luna park dell’orrore che fagocita i nemici e li risputa in cumuli organici. In questi momenti, vi sentirete i padroni della strada, e attraversare una zona infestata diventerà improvvisamente meno difficoltoso del previsto. Tornando alle stramberie delle armi, non possiamo fare a meno di segnalare anche una sorta di piccolo elicottero telecomandabile che trancia arti e budella con l’elica e crivella di colpi i corpi flaccidi con un mini mitragliatore pesante. Questa menzione, è giusto per darvi un’idea di cosa troverete in Dead Rising 3. E avendo per le mani un’arma super combo, la soddisfazione e il senso di onnipotenza non fa altro che crescere esponenzialmente.

Kill ’m all
La struttura di Dead Rising 3 è pienamente in linea coi canoni della serie, pertanto aspettatevi pure delle missioni non troppo complesse da portare a termine, i salvataggi degli immancabili superstiti, alcune quest secondarie e tutta una serie di situazioni che vi metteranno inevitabilmente il sorriso sulle labbra. Pur rimanendo dunque sulla falsariga dei precedenti capitoli, l’avanzamento lungo le diverse aree sarà giocoforza più impegnativo e aperto per via delle proporzioni di Los Perdidos. Proprio all’inizio del gioco, una volta usciti fuori nella prima area all’aperto, vi renderete finalmente conto di quanta differenza ci sia rispetto al passato. La scena si apre con uno schianto aereo che muta il terreno di fronte a voi, squassando le strade e riducendole a una sequela di avvallamenti e depressioni su cui sostano una marea di zombi. A un certo punto in cui si presentava un rialzamento del terreno che offriva un colpo d’occhio pazzesco sulla zona sottostante, è sembrato quasi che Nick fosse una rockstar in cima a un palco, con una folla di fan in pieno delirio da idolatria, ma ovviamente, nel nostro caso, anziché strepitare per riuscire anche solo a sfiorare l’artista amato,  lì sotto c’erano delle belve che bramavano le nostre carni sode. Una volta scesi, eseguendo alcuni sprint era possibile evitare l’aggressione dei nemici, ma è evidente come il level design di questa sezione in particolare, ricca di veicoli ribaltati e posizionati disordinatamente lungo l’asfalto, invitava a saltare da un mezzo all’altro per mantenere le debite distanze dagli zombi. Come a rimarcare ulteriormente la fortissima impronta arcade del gioco, i salti non rispettavano minimamente la fisica: dopo aver effettuato un balzo da un punto all’altro, infatti, è possibile spostare per aria Nick da una direzione all’altra in maniera poco realistica. E questo, volendo, può anche essere accettato in un titolo che punta a divertire in tutti i modi possibili senza curarsi minimamente del realismo. Ciò che invece ci fa storcere il naso, sono alcuni problemi di compenetrazione che speriamo vengano risolti. Qualche esempio? Capita che colpendo uno zombi in pieno volto, con un capitombolo, questo vada a finire all’interno di un muro facendo completamente perdere le sue tracce, o che alcuni bug minori diano l’impressione che i confini delimitatori siano attraversabili. 

Outbreak
Anche alcune costruzioni esterne non ci sono sembrate esattamente il massimo, ma questo va imputato chiaramente alla spaventosa quantità di nemici presenti su schermo, a tratti veramente impressionante, al punto da lasciare spesso avviliti e inermi sul posto mentre si decide il da farsi. Per garantire sempre una grande varietà, gli zombi sono replicati tramite una generazione procedurale che abbina in modo diverso le differenti parti del corpo e del vestiario realizzate dagli sviluppatori, così da evitare una massa di cloni poco credibile. Inoltre, Capcom ha curato la varietà dei nemici non solo dal punto di vista estetico, ma anche comportamentale. Oltre agli zombi standard, infatti, ci imbatteremo a più riprese contro delle varianti da dover affrontare in modo intelligente: è il caso ad esempio dei giocatori di football americano, molto più coriacei, o dei pompieri, immuni al fuoco e armati coi propri “attrezzi” del mestiere, e tante altre sorprese che non mancheranno di stupirvi, come anche dei boss che richiedono un impegno maggiore rispetto alle solite orde impazzite di non morti. Anche per quanto riguarda le ambientazioni, da quanto visto fino a oggi, la varietà non sembra mancare: ai grandi spazi aperti esplorabili e ricchi elementi distruttibili vengono alternate delle location al chiuso in cui il ritmo diventa per ovvie ragioni meno frenetico. Ci sono poi delle zone completamente sicure dove poter trovare i nostri simili, delle armi particolari e gli armadietti che permettono di indossare gli altrettanti strambi costumi. Non potevano naturalmente mancare alcune funzionalità del Kinect, non ancora completamente svelate. Ciò che sappiamo per certo, intanto, è che sarà possibile attirare l’attenzione degli zombi attraverso un richiamo audio riprodotto dalla nostra voce. Stupidi come sono, ci cascheranno senz’altro.

– Armi e veicoli personalizzabili e folli

– Mappa di gioco molto ampia

– Sa come far divertire i giocatori

Dead Rising 3 conferma tutto quanto di buono mostrato finora: si tratta di un titolo in grado di divertire con la sua insana dose di follia, nonsense a palate e sessioni in puro stile arcade. Sebbene visivamente possa dare l’impressione di prendersi un po’ più sul serio rispetto al passato, nel momento in cui combinerete armi e veicoli vi renderete conto di quanto Capcom Vancouver si sia superata e abbia raggiunto un livello superiore.

Nonostante sembra si siano assestati i problemi col frame rate, permangono alcuni dubbi a livello tecnico, che speriamo si dissolvano nella versione definitiva che recensiremo a breve. Titubanze a parte, Dead Rising 3 sembra avere tutte le caratteristiche per essere in grado di divertire tutti. E anche molto.