Recensione

Dead Man's Hand

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a cura di umbojami

Ed eccoci nuovamente assieme per parlare dell’ennesimo sparatutto in prima persona su console Microsoft, genere che ultimamente riscuote davvero un notevole successo e riempie le release list di tutto il mondo. Produzioni più o meno buone si succedono ad un ritmo davvero impressionante. Questo è positivo, se pensiamo che una concorrenza elevata può alzare l’impegno profuso nella realizzazione ma, d’altro canto, rischia di creare una situazione in cui molti giochi si somigliano, saturando le idee e il tutto va a scapito dell’originalità. Per fortuna la nuova opera di Atari cerca di staccarsi da questa tendenza provando a portare una ventata d’aria fresca in questo genere di giochi. Dead Man’s Hand (DMH) ci permetterà di indossare i panni di El Tejan e vivere le atmosfere del vecchio west. Il nostro obiettivo è vendicarci del gruppo di banditi al quale appartenevamo e che ora ci ha tradito. Partendo dalla fuga dalla prigione in cui siamo rinchiusi incontreremo quasi esclusivamente nemici che non aspettano altro che ucciderci; questo non significa però che la trama è del tutto assente a favore del solo “spara spara”, tant’è vero che una storia d’amore affiorerà nel corso dell’avventura…

Spaghetti WesternAvete mai visto i film di Sergio Leone? Se la risposta è no allora dovreste farlo, mentre in caso affermativo vi dico subito che se li avete apprezzati non potrete non gradire lo spirito di DMH e in particolare dei personaggi con cui confrontarci nelle venti missioni in single player. I protagonisti sono tutti davvero ben realizzati nel loro modo di fare e mai troppo “moderni”: per essere più chiaro posso dirvi che i combattenti rivoluzionari, parlandovi, useranno un lessico unico e accattivante, così come assassini e gente comune, capace di dare una forte connotazione storica all’intera opera. Lo stesso vale per le ambientazioni: saloon, canyon, cittadine e ruderi sono come li potreste vedere nel deserto del Texas e del Messico. Dopo aver iniziato la prima partita si impiegherà davvero poco a capire come funzionano le cose, giusto il tempo di prendere confidenza con le leve analogiche per il movimento e di apprendere i rudimenti di combattimento. L’armamentario che col passare del tempo verrà messo a nostra disposizione è abbastanza vario e comprende un totale di venti armi tra cui pistole e fucili, normali e a canne mozze, oltre alla dinamite e al non efficacissimo coltello che risulta essere l’ultima, disperata possibilità d’offesa. Queste vanno scelte prima di ogni impegno ed è presente una barra su schermo che indica quando poter sfruttare il colpo secondario, il cui effetto è decisamente più devastante rispetto a quello primario. Il sistema di controllo nella sua semplicità è abbastanza completo e garantisce soprattutto con le leve analogiche ben calibrate una sensibilità ed un’immediatezza notevoli. Con la leva posteriore destra spariamo un colpo normale mentre con quella sinistra attiviamo il colpo secondario. Premendo lo stick analogico con cui spostiamo lo sguardo ci possiamo abbassare per raggiungere zone altrimenti inaccessibili, mentre con A salteremo per superare gli ostacoli. Per il resto tutto è conforme agli stilemi classici del genere in modo da non sconvolgere la coordinazione e l’abilità acquistata in anni di duro videogiocare.Come input ulteriore ad impegnarci potremo accumulare punti eseguendo dei virtuosismi degni dei migliori pistoleri – i più prolifichi in termini di punteggio riguardano l’abbattimento del nemico con un colpo secco. La varietà è garantita anche dal level design: i programmatori per rendere più interessante il gioco hanno introdotto stage di maggior azione come quelli che si svolgono interamente a cavallo. Prima di acquistare DMH vi consiglio poi di rispolverare le vostre conoscenze nel gioco del poker perché il mini game che è stato scelto per farci svagare e conquistare bonus utili per sopravvivere consiste proprio nel giocare una o più “mani” cercando le combinazioni più utili. Per carità, non siamo di fronte alla quinta essenza dell’originalità e del coinvolgimento, ma certamente è meglio che niente!Un punto negativo va invece all’intelligenza artificiale degli avversari: per quanto siano stati posizionati negli ambienti in modo da risultare molto pericolosi e colpirci di sorpresa, spesso sembrano spaesati nel vederci, tardando così nei tempi di reazione e non rivelandosi un rischio per la nostra incolumità. Ne consegue anche un eccessivo abbassamento della difficoltà che comunque viene in parte controbilanciato dall’impossibilità di salvare a missione in corso. L’esperienza in singolo offre una discreta longevità che però con un piccolo sforzo avrebbe potuto essere innalzata a ben altri livelli, magari introducendo dei bonus o dei livelli aggiuntivi, ottenibili solo attraverso il completamento in più momenti dell’avventura. Così com’è, l’impressione è che non si avrà una gran voglia di rivedere gli stessi nemici e percorre gli stessi territori senza stimolo alcuno.

Il pistolero più veloce del WebLeggendo le dichiarazioni rilasciate da Atari alla vigilia dell’annuncio del gioco si intuiva chiaramente come gran parte degli sforzi sarebbero dovuti convergere nell’ideazione di una modalità di gioco online che potesse sfruttare alcune buone idee e un’ambientazione quasi inedita nell’esperienza via linea telefonica, per garantirsi un buon successo senza troppa concorrenza. Il problema ora sta nel capire se le innovazioni introdotte sono sufficienti ad attirare gli utenti verso la produzione Atari o più semplicemente la lasceranno nell’oblio dei giochi non troppo brutti ma ugualmente incapaci di diventare un vero punto di riferimento. Vi anticipo che purtroppo è stata tristemente imboccata la seconda strada, anche se la mia – personalissima – idea è che si sia voluto effettuare un tentativo dal quale poter ricavare esperienza per un futuro, eventuale seguito.Si parte dall’immancabile deathmatch con il quale sfogare i vostri più violenti istinti. Fino a sedici giocatori potranno affrontarsi nelle grandi ambientazioni adibite al compito; la struttura stessa del gioco, con la sua impostazione palesemente arcade sembra un invito a staccare il cervello per sparare all’impazzata contro qualsiasi cosa si muova. Più originale la possibilità di impersonare un cowboy contro il quale dovranno avventarsi i cacciatori di taglie; purtroppo ognuno a livello di punteggio combatte solo per se stesso, sarebbe stato più bello se il compito di catturare lo sfortunato “ragazzo della mucca” fosse stato legato alla cooperazione tra tutti gli altri in modo da dare un briciolo di strategia alla modalità. Se poi in ultimo, magari a fine serata sentiste la necessita di allearvi con chi fino a quel momento ha cercato di cancellarvi dalla faccia della terra, non dovete fare altro che schierarvi contro orde nemiche gestite interamente dalla non comunque eccelsa IA.

Tecnicamente parlandoGraficamente il gioco Atari è un insieme di alti e bassi, ci sono elementi positivi ma il bicchiere risulta comunque essere mezzo vuoto!L’orizzonte visivo è piuttosto vasto così come sono ben realizzate le diverse condizioni ambientali grazie ad effetti luce e di rifrazione buoni. Le animazioni non sono malvagie ma dopo non molto vi accorgerete come si somiglino tutte, e se è vero che nell’impugnare l’arma e sparare non sono molti i movimenti immaginabili, lo è anche che un piccolo sforzo in più avrebbe ad esempio portato a pensare dei movimenti più naturali nelle camminate o nelle cadute a terra. Le texture non sono molto rifinite e anche la palette dei colori è un po’ piatta; le tonalità cupe sono azzeccate ma presentano poca varietà. I poligoni su schermo sono nella media e per fortuna non c’è penetrazione tra gli oggetti. Tragicomica la fisica che è stata adottata, in alcuni casi sembrerà di essere sulla luna: un esempio per tutti salta all’occhio quando, dopo aver colpito un nemico in sella ad un cavallo, lo vedrete rimbalzare e poi volare come un aquilone. L’interattività con gli oggetti è impressionante, sicuramente l’aspetto meglio riuscito: bottiglie, cartelli, porte e perfino frutta e verdura, si polverizzeranno sotto i vostri colpi.Il sonoro è decisamente d’atmosfera con musiche evocative che aiutano molto ad immedesimarsi in un’ambientazione così affascinante: certo il massimo sarebbe stato se fossero stati comprati i diritti per le musiche di Ennio Morricone, ma non si può avere tutto nella vita. Gli effetti vanno nella stessa direzione con rumori diversi prodotti da tutti i materiali; questo vale ovviamente anche per le armi che dopo poco riuscirete a riconoscere ad occhi chiusi solamente sentendone lo sparo.

– Buon sonoro

– Giocabilità semplice ma efficace

– Tentativi d’innovazione…

– …non sempre ben riusciti

– Non molto longevo

– Grafica bruttina

6.7

A cosa siamo di fronte alla fine della fiera? Ad un gioco sufficiente, con un single player forse non eccessivamente longevo, anche a causa della bassa rigiocabilità, e con la modalità per più partecipanti, via Xbox live, che forse non riesce nell’intento iniziale di essere così innovativa ma che – quantomeno – assicura un po’ di ore di divertimento in compagnia. Per il resto il gameplay è buono mentre tecnicamente fanno attrito sonoro e grafica, il primo buono e il secondo più approssimativo, con errori anche grossolani.

In conclusione il consiglio è di comprare il prodotto Atari solo ed esclusivamente se si è veri appassionati dell’ambientazione o del genere stesso.

Voto Recensione di Dead Man's Hand - Recensione


6.7