Recensione

Day of Infamy

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a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Dopo l’apprezzato Insurgency, sparatutto realistico nato inizialmente come mod del Source Engine e diventato poi un gioco vero e proprio, New World Interactive si è messa al lavoro su un altro sparatutto ispirato alla seconda guerra mondiale, Day of Infamy. Uscito solo di recente dalla fase Early Access, siamo pronti a darvi le nostre definitive impressioni su questo interessante titolo.
Tieni gli occhi aperti, soldato
Come lascia intuire il nome stesso del titolo, Day of Infamy, il gioco nasce come seguito spirituale di Day of Defeat, sparatutto a squadre di Valve ambientato nella medesima epoca storica. Proprio come il precedente gioco realizzato dai ragazzi di New World Interactive, anche questo sparatutto è estremamente crudo e dai contorni realistici: per fare un esempio non è presente una killcam per vedere chi ha ucciso chi, tanto che spesso faticheremo a riconoscere i compagni di squadra dai nemici (solo puntandoli apparirà il loro nome sopra se sono compagni e spesso, sopratutto agli inizi,  potremmo trovarci a piantare qualche pallottola su un nostro alleato prima di realizzare l’errore commesso), né esiste una minimappa di qualunque genere. Bisognerà tenere gli occhi sempre aperti, cercando di imparare il prima possibile le meccaniche di gioco.
Buttati nella mischia
Nel gioco non è infatti presente un tutorial, né una campagna single player in cui poter apprendere i comandi: per capire il più velocemente possibile il gameplay dovremo dunque dirigerci verso un’apposita modalità di gioco in cui incontreremo giocatori alle prime armi esattamente come noi, insieme a dei bot controllati dalla cpu; sia bot che giocatori saranno divisi egregiamente tra entrambe le squadre. Una volta “kickati” dal server, il gioco ci riterrà pronti per affrontare il multiplayer vero e proprio, e questa volta incontreremo giocatori molto più navigati, riscontrando notevoli difficoltà di adattamento. La curva di apprendimento è infatti molto ripida, e non riteniamo sufficientemente adeguato il sistema di “prova” pensato dagli sviluppatori.
Attieniti agli ordini, o muori
Le missioni stesse si basano su 10 diverse varianti di cattura dei checkpoint; vi sono molteplici regole tra cui scegliere, come la quantità di munizioni a disposizione o la quantità di punti da effettuare, ma la sostanza è generalmente invariata: un team deve conquistare le aree di controllo e l’altro difenderle o conquistarne più dell’avversario. A differenza degli sparatutto moderni, ricaricando le munizioni sprecheremo anche quelle che non avremo ancora consumato, proprio come accadrebbe nella realtà. Le squadre avranno a disposizione diverse “wave” in cui inviare rinforzi: se moriremo, potremo respawnare solamente come una di queste nuove truppe, il cui numero di ondate a disposizione è limitato, e per poterne avere altre bisognerà raggrupparsi tutti al proprio punto di respawn: ciò significa naturalmente abbandonare i conseguenti punti di controllo, e quindi sarà necessario organizzarsi per decidere l’azione migliore da farsi. Potremo scegliere tra 9 diverse classi, ognuna dotata di un proprio arsenale e una discreta possibilità di personalizzazione (scegliendo di rinunciare a una delle armi secondarie per potenziare la primaria, trasformando per esempio un fucile in un lanciarazzi), e tra queste la più interessante è quella dell’ufficiale, che potrà dare gli ordini sul campo di battaglia e chiamare anche assalti aerei, a patto di avere un altro giocatore come “radioman” sempre al suo fianco; le classi sono sicuramente varie e ai nostri occhi anche abbastanza bilanciate tra di loro. A causa dell’estrema difficoltà di adattamento, è consigliabile non agire come il “Rambo” di turno, ma decidere un piano insieme ai proprio compagni e agire secondo le istruzioni, senza prendersi troppe libertà.
La guerra non cambia mai
Vi sono a disposizione 3 diversi fazioni (l’esercito americano, il Commonwealth e la Wehrmacht) e avanzando di livello potremo sbloccare anche diverse subfazioni (come l’esercito canadese); si tratta semplicemente di cambiamenti cosmetici, che includono un diverso abbigliamento e voci per i nostri personaggi, ma a livello di gameplay non cambierà assolutamente nulla. Possiamo considerarli dei piccoli bonus per invogliare il giocatore a continuare a investire tempo all’interno delle lotte online; si potrà scegliere se giocare in cooperativa (tanti giocatori contro una squadra di bot, abbastanza intelligenti da garantire una sfida adeguata) o se combattere la classica sfida a squadre. Se per le battaglie standard cooperative e competitive abbiamo trovato un buon numero di utenti fin dal “day-one” del titolo, complice anche la buona fanbase stabilita grazie all’Early Access, non possiamo dire altrettanto degli “special assignments”, le varianti di gameplay decisamente più impegnative e toste, con un numero ancora più limitato di vite e munizioni. Di sicuro avrò influenzato la natura giovane del titolo, ma il nostro augurio è che il supporto a queste attività possa continuare al di là di questi vizi di forma. Rimane possibile per coloro che lo desiderano usufruire di una modalità in single player con soli bot, sia nella propria squadra che in quella avversaria; utile per chi non si sentisse ancora pronto a buttarsi nella mischia con altri giocatori. Un’ultima nota va spesa per il comparto tecnico, decisamente non paragonabile alla media delle produzioni moderne, ma che speriamo possa essere migliorato dalle mod della community.

– Realistico ed impegnativo

– Classi varie e bilanciate

– Server stabili

– Supporto ufficiale alle mod

– Curva di apprendimento ripida

– Tecnicamente datato

– Traduzione incosistente

7.0

Day of Infamy è un titolo chiaramente indirizzato a coloro che hanno amato Day of Defeat e che sono alla ricerca di uno sparatutto impegnativo e realistico. La curva di apprendimento decisamente ripida e un comparto tecnico datato non lo rendono un titolo alla portata di tutti, ma si rivelerà un videogioco solido per chi avrà voglia di dedicarci abbastanza tempo.

Voto Recensione di Day of Infamy - Recensione


7