Recensione

Darkness Within 2 - La stirpe oscura

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a cura di Francesco Ursino

Zoetrope Interactive continua il suo viaggio nel mondo horror dello scrittore H.P Lovecraft con la saga Darkness Within; dopo il primo capitolo, intitolato Sulle tracce di Loath Nolder, questa volta è il turno di La stirpe Oscura, avventura grafica oggetto di questa recensione che arriva in Italia completamente localizzata ad un anno di distanza dall’uscita della versione originale. Vediamo allora se la software house con sede a Istambul ha saputo imprimere al proprio prodotto lo stessa caratura dei libri dello scrittore statunitense

Un torbido passato ed una pazzia serpeggianteIn Darkness Within 2 – La stirpe oscura il giocatore prenderà il controllo del detective Howard Loreid, già protagonista del primo capitolo della serie. Il nostro, svegliatosi in una stanza anonima e tetra, dovrà indagare sul suo passato e scoprire se le sue visioni distorte abbiano un certo fondamento; la sua indagine lo porterà nel piccolo villaggio di Arkhamend, dove dovrà scontrarsi contro oscure e ambigue presenze, che lo faranno dubitare della sua stessa sanità mentale. Senza addentrarci ulteriormente nelle vicende del plot narrativo, bisogna comunque dire che la trama rappresenta uno dei punti più positivi del gioco, e prevede situazioni e locazioni interessanti e dall’atmosfera decisamente peculiare; il misto tra mistero e tensione narrativa il più delle volte risulta essere azzeccato, anche se è giusto dire che il ritmo della narrazione è spesso lento e compassato

Una penna per sottolineare ed una lampada per illuminareIl gameplay di Darkness Within 2 – La stirpe oscura poggia su due elementi fondamentali: la visuale in prima persona e la possibilità di muoversi liberamente (attraverso la classica combinazione di tasti WASD) attraverso gli ambienti tridimensionali. Queste caratteristiche donano al gioco una certa dinamicità e profondità in fase di esplorazione degli ambienti: molte volte infatti sarà necessario accucciarsi per poter raggiungere un determinato oggetto, cosi come spesso e volentieri il giocatore dovrà trascinare e spostare casse, sedie o altri oggetti (sfruttando in questo modo il supporto ai driver PhysX di nVidia). La fase esplorativa, dunque, rivestirà una certa importanza, cosi come quella relativa all’ interazione con gli oggetti trovati; in questo senso la feature più originale sembra essere quella riguardante le azioni eseguibili con documenti e testi: durante questi frangenti infatti il giocatore sarà chiamato a sottolineare la frasi più importanti e pertinenti alle vicende narrate. Una volta selezionata una frase interessante il protagonista si produrrà in una breve riflessione, che verrà archiviata nell’inventario. Queste sessioni di gioco, presenti in numero tutt’altro che esiguo, potrebbero risultare frustranti, anche se in ogni caso è presente la possibilità di evitarle scegliendo il più facile dei tre livelli di difficoltà previsti (rispettivamente Standard, Detective e Senior detective). L’inventario quindi riveste un ruolo decisamente importante nell’economia del gioco: oltre a proporre infatti l’elenco di tutti gli elementi raccolti nel corso dell’avventura, risulterà fondamentale nel momento in cui bisognerà combinare più oggetti; la caratteristica più interessante però consiste nell’interazione fra gli oggetti e le riflessioni raccolte durante la fase di lettura dei documenti, che consentiranno di ottenere informazioni indispensabili per procedere nell’avventura. Tutti questi elementi donano al gioco, è stato già detto, un ritmo ragionato e lento, visto che il giocatore dovrà necessariamente spendere del tempo per leggere tutti i documenti, trovare i diversi oggetti richiesti e far interagire tutto ciò nel modo corretto. A questi elementi si aggiungono i dialoghi, per la verità quasi mai incisivi, e gli enigmi proposti; questi ultimi, presenti in numero non elevato, si sono attestati su una difficolta medio-alta. Il titolo quindi obbligherà il giocatore non tanto ad affrontare sfide cervellotiche ma ad analizzare ed osservare diversi ambienti, ed in questo contesto esplorativo la caratteristica più impotante del gioco è costituita sicuramente dall’uso delle fonti di luce. Infatti le locazioni in cui Howard sarà chiamato ad investigare saranno cupe, tetre, avvolte nel mistero e spesso e volentieri nella suspense. Sarà solo grazie a delle lampade ad olio e a delle torce che il nostro potrà farsi strada tra questi luoghi impervi. Vero è che la presenza massiccia di luoghi bui ed oscuri è uno degli espedienti più abusati nel genere horror, sia nei videogiochi che nel cinema, tuttavia questi elementi donano al gioco una connotazione decisamente peculiare e coerente con il genere di libri a cui si ispira; c’è da dire però che, nell’arco delle undici, dodici ore necessarie al completamento del gioco, tutte queste fasi di esplorazioni al buio potrebbero scoraggiare i giocatori che prediligono avventure più veloci e dinamiche

E luce fuTecnicamente parlando, Darkness Within 2 – La stirpe oscura si è dimostrato essere un gioco perlopiù sufficiente. L’aspetto grafico, che si basa sul motore proprietario CPAGE, si è rivelato tutto sommato leggero e performante, anche se sono presenti alcuni difetti; la realizzazione degli ambienti, soprattutto esterni, è costituita da texture in bassa risoluzione e modelli tridimensionali non sempre all’altezza, mentre la situazione migliora riferendosi alla realizzazione dei personaggi. In un titolo dove il gioco di luci ed ombre la fa da padrone, il sistema di illuminazione si è rivelato essere più che buono, cosi come i piacevoli effetti particellari (relativi soprattutto alla neve). Parlando del design degli ambienti proposti, invece, la sensazione è che il motore tridimensionale del gioco non sia stato sfruttato a dovere, visto che spesso e volentieri il giocatore andrà a sbattere contro muri invisibili che delineano le locazioni visitabili. Per ultimo il sonoro: la versione da noi analizzata, completamente in italiano, prevedeva un doppiaggio nella media, senza punte di eccellenza. L’accompagnamento sonoro invece presenta alcuni effetti tipici delle produzioni horror, come porte che cigolano ed assi di legno che scricchiolano, e sottofondi musicali azzeccati ed adatti a far salire la tensione nei punti giusti della narrazione

HARDWARE

Requisiti minimi:Windows XP, Vista, Windows 7Processore a 1.8ghz Pentium o AMD equivalenteScheda Video 256 mb compatibile DirextX 9.0 (dall Geforce 7/ Ati X1600 in sù)512 Mb di RamScheda audio compatibile DirectX 9.03 gb di spazio di hard disk

– Feeling narrativo in linea con i libri di Lovecraft

– Discreta gestione dell’illuminazione

– Enigmi dalla difficoltà medio-alta…

– …ma presenti in quantità non elevata

– Alcune sequenze di gioco non proprio riuscite

– Il ritmo lento della narrazione potrebbe non piacere a tutti

7.0

Darkness Within 2 – La stirpe oscura è un’avventura grafica discretamente solida in tutti i suoi aspetti. Le atmosfere cupe e terrificanti dei libri di Lovecraft sono restiuite in modo sufficiente, grazie soprattutto ad alcuni espedienti non molto originali ma azzeccati come la gestione del gioco fra luci ed ombre e la tensione narrativa tenuta sempre alta. I punti negativi sono da ricercarsi in alcune sequenze di gioco, forse troppo farraginose, e nel numero di enigmi, dalla difficoltà media ma presenti in quantità esigua. Tirando le somme, dunque, si tratta di un’avventura grafica dal ritmo lento, da giocare come se si stesse leggendo un libro: spetterà ai gusti del giocatore giudicare se queste dinamiche siano piacevoli o meno, anche se, in ogni caso, il giudizio complessivo non può che essere più che sufficiente

Voto Recensione di Darkness Within 2 - La stirpe oscura - Recensione


7