Anteprima

Dark Void

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a cura di Folken

Tra i numerosi titoli rimandati agli inizi del 2010, vi è un action prodotto da Capcom, ma sviluppato in occidente dagli Airtight, software house in parte composta da ex-membri degli studi FASA. (Ai più attenti, questo nome dovrebbe riportare alla mente la serie di Mechwarrior e Crimson Skies.) Il titolo in questione è una nuova proprietà intellettuale, chiamata Dark Void che sin dalla sua prima apparizione ha saputo attirare su di sé più di qualche attenzione, grazie alla particolare formula che mette nelle mani del giocatore un protagonista in grado di volare grazie ad un jet pack che porta sulla schiena. Giunta in redazione un versione non ancora completa, ci siamo approcciati con grande curiosità a questo nuovo titolo d’azione che tenta di proporre qualcosa di fresco in un genere da tempo ancorato ai medesimi dogmi.

Verso l’infinito e oltreLa trama creata dagli sviluppatori si caratterizza per un piacevole gusto retrò, grazie ad un’ambientazione che richiama da vicino per epoca e design classici come Indiana Jones ma soprattutto Rocketeer, titolo dal quale Dark Void prende più di qualche ispirazione nella caratterizzazione del protagonista. La storia vi metterà nei panni di William Agustus Grey, un aviatore che viaggiando con la sua amica Ava si vedrà precipitare passando sul triangolo delle Bermude. Questo incidente li trasporterà in una sorta di realtà parallela, dove una razza di robot “semiorganici” domina su una terra desolata e un manipolo di umani superstiti, ha dato vita ad un gruppo di resistenza. Non ci vorrà molto prima che Will e Ava si sobbarchino il fardello di condurre la ribellione, aiutati niente meno che dal genio della fisica ed inventore Nikola Tesla. Sarà proprio l’ingegnere a fornire al nostro eroe il jet pack, equipaggiamento centrale nell’economia del gameplay. Si denota sin dalle prime cut-scene, la volontà di creare uno scenario per certi versi caricaturale, dando vita a personaggi dai lineamenti quasi da cartone animato. La stessa trama non assurge certamente alla profondità di altri titoli di fantascienza già visti nel mondo videoludico, limitandosi a citare svariati cliché, talvolta varcando la soglia del plagio per quanto riguarda il design delle creature. Giocando a fondo il primo episodio, composto di sei capitoli e giunti finalmente nel Void (il vuoto), la sensazione è che, sebbene pecchi in personalità, il plot che fa da sfondo al titolo è comunque in grado di intrattenere un pubblico non troppo esigente in termini di trama. Ci ha accompagnati per tutto l’arco della nostra prova la sensazione di avere un titolo frutto di uno strano amalgama di elementi presi dalla concorrenza, sebbene fortunatamente qualche cosa di nuovo e di estremamente interessante ci sia.

Gears of War verticalizzaIl gameplay si presenta come quello di un classico action post-Gears of War, ovvero in terza persona e strettamente legato al sistema di coperture. Premendo l’apposito pulsante potrete infatti nascondervi dietro a più o meno qualsiasi elemento presente a schermo, per potervi così difendere dal fuoco nemico. il sistema è stato realizzando con discreta competenza, rivelandosi sufficientemente versatile e soprattutto preciso nel rispondere ai comandi. Quando però Tesla vi metterà in spalla il jet pack, la vera anima di Dark Void comincerà finalmente a mostrarsi. I livelli di gioco, spesso, si svilupperanno moltissimo anche in verticale, costringendovi ad imparare a padroneggiare il vostro nuovo equipaggiamento e soprattutto il vertical cover system. Questo è la trasposizione sull’asse Y di quanto siamo già abituati a vedere e vi permetterà di appendervi e nascondervi dietro a svariate sporgenze, passando dall’una all’altra con grande agilità grazie ai reattori che vi portate in spalla. Se è vero che a livello di gameplay la meccanica cambi molto poco, ne giova enormemente la spettacolarità e varietà degli scontri. Quando il vostro jet pack da semplice ausilio utile per compiere balzi più lunghi verrà sostituito da uno molto più potente finalmente adeguato per poter volare, potrete per alcuni livelli abbandonare la terra ferma e divertirvi in scontri aerei. Anche in questi frangenti il sistema di controllo ci è parso ben studiato, previa una certa pratica necessaria per poterne assimilare a fondo le diverse caratteristiche. Non mancano piccole varianti, quali scontri ravvicinati conditi da brevi quick time event, che nelle boss fight si faranno più prolungati, risultando, per quanto abbiamo potuto provare, godibili. Resta chiaramente il dubbio in merito a quanta varietà, sia in termini di ambientazioni che di sfide proposte, saranno in grado garantire gli Airtight nella versione finale del proprio prodotto.

Unreal Engine nel vuotoEsteticamente il titolo Capcom mette purtroppo in evidenza in questa versione non ancora completa, tutta una serie di mancanze che ne limitano le potenzialità. Il motore su cui Dark Void è stato programmato è l’Unreal Engine 3.0. Nonostante la parentela con Gears of War anche in termini di gameplay, a livello tecnico siamo veramente distanti, ma non mancano, fortunatamente, diverse caratteristiche più che apprezzabili. Le fasi più riuscite, a nostro parere, sono quelle in volo, grazie ad una buona resa degli ambienti dalla distanza, ma soprattutto alle eccellenti animazioni del protagonista, che sballottato dalla potenza del piccolo reattore che si porta appresso, reagisce in maniera decisamente convincente. In definitiva, la nostra impressione, basata su di un codice che ha davanti ancora diversi mesi di sviluppo, è comunque di un titolo graficamente gradevole, che però si ritrova tarpato da un livello di dettaglio, soprattutto delle texture, spesso troppo basso, ma ancora di più dalla mancanza di una forte personalità, che, se riuscisse a venire fuori, potrebbe far soprassedere su certe mancanze tecniche. Il comparto sonoro non ci è parso particolarmente carismatico, fortunatamente risollevato da delle ottime composizioni ad opera di Bear McCreary, già sentito nella spettacolare serie fantascientifica Battlestar Galcatica. Speriamo solo nella versione finale vengano inclusi più brani, in quanto nel codice in nostro possesso si potevano contare sulle dita di una mano. Non è prevista alcuna componente multiplayer ne è noto quanto sarà necessario per portare a termine l’avventura, a sua volta priva di elementi che ne incentivino in qualche modo la rigiocabilità. Tutto ciò gioca purtroppo a sfavore della longevità, che, se comunque il titolo godrà di una campagna single player solida e soprattutto varia, dovrebbe assestarsi su livelli accettabili.

– Coperture verticali ben realizzate e accattivanti

– Fasi in volo molto divertenti

– Ottime musiche

Dopo la lunga sessione di prova su questo codice non definitivo, Dark Void ci ha convinto per alcuni aspetti, e lasciati perplessi su molti altri. La giocabilità ci è parsa già molto buona e, nonostante in molte sezioni risulti ancora troppo ancorato ai canoni del genere, la buona implementazione delle sezioni in volo ci ha favorevolmente impressionato grazie alla sua capacità di fare una cosa molto semplice: divertire. È chiaro come la vera sfida sarà riuscire a mantenere alto il livello di coinvolgimento e varietà, fattore che anche più dell’aspetto estetico, condizionerà il giudizio finale sul prodotto Capcom. Quest’ultimo merita sicuramente di essere approfondito in queste ultime fasi di sviluppo, soprattutto visto l’ottimo livello raggiunto in alcuni aspetti quali le animazioni del protagonista in volo e nel sistema di illuminazione. Appuntamento quindi ai primi mesi del 2010, su queste stesse pagine con la recensione di Dark Void.