Recensione

Dark Souls 2: Crown of the Old Iron King

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a cura di Pregianza

Dev’essere un’esperienza interessante farsi un giro nel cervello degli sviluppatori di From Software. Nella testa di un essere umano medio probabilmente si trova un misto di Youporn, voglia di vacanze e problemi più o meno grandi da risolvere, ma la mente di uno dei designer della serie Souls… oh, è di certo qualcosa di seriamente contorto. Noi qua ce li immaginiamo così, continuamente a pensare a mappe sempre più articolate, a nemici sempre più infami e a dar vita a storie e background oscuri e ricchi di fascino. Potrà sembrare un eccesso, ma abbiamo le prove: basta giocare agli ultimi DLC di Dark Souls 2. Crown of the Sunken King è stato un successo, una bellissima e labirintica mappa nelle profondità abissali, condita da boss cattivelli e zeppa di novità lodevoli. Oggi, finalmente, arriva l’atteso secondo episodio della trilogia delle corone, Crown of the Old Iron King. Fuoco e fiamme ragazzi. Fuoco e fiamme.
Don’t stand in the fire
L’Old Iron King è una vecchia conoscenza per chi ha completato Dark Souls 2, e non sorprende quindi che il nuovo portale per il secondo DLC si trovi proprio nella zona dove l’incandescente antico andava affrontato. Una volta entrati dal solito portone cigolante, vi ritroverete in un’ambientazione che sembra una versione 2.0 della fortezza di ferro, con avversari seriamente incacchiati e una struttura molto più ramificata. Il colpo d’occhio forse è meno impressionante rispetto alla città sommersa in un primo momento, ma la nuova mappa non delude minimamente. Anche qui siamo di fronte e un mezzo ritorno al passato, con ramificazioni costanti, numerose zone da esplorare liberamente, trappole inaspettate e scorciatoie da sbloccare. I falò sono meno radi e non ci sono colonne mobili come nel predecessore, ma non mancano spunti brillanti. Troverete ad esempio nemici da affrontare da una debita distanza, perché esplosivi o tendenti al suicido col botto, Statue sputafuoco utilizzabili contro gli antagonisti se spostate al momento giusto, e una lunga serie di ascensori da attivare per raggiungere stanze inizialmente inaccessibili. La varietà, insomma, è superiore a quella vista nel gioco originale anche in questo caso, così come più elevato è il livello di sfida. La ricchezza di locazioni va inoltre elogiata senza se e senza ma: i From sono riusciti ancora una volta a mantenere uno stile uniforme per tutta la durata del DLC, e contemporaneamente a stupire di continuo con nuove meraviglie architettoniche. C’è un motivo se ce li immaginiamo con la testa ripiena di formule matematiche e visioni che farebbero impallidire Escher.
Per certi versi in Crown of the Old Iron King gli avversari sono sullo stesso piano di quelli visti in Sunken, ma qui persino i soldati semplici fanno danni mostruosi e, seppur meno resistenti agli attacchi ravvicinati, bastano un paio di sviste a segnare la fine del vostro alter ego. Non mancano nemmeno i nemici da imprecazione tonante, tra cui i nostri preferiti sono probabilmente dei maghi con la tendenza al teletrasporto e il pallino del backstab, da eliminare pian piano e con grazia per evitare di spaccare lo schermo a testate. Passati questi ostacoli i boss non saranno da meno, e sembrano stati calcolati per spingere a giocare con uno stile aggressivo e senza paura. Sul serio, tergiversate troppo e vi faranno a pezzi, un po’ come accadeva con il Demone della Forgia. La loro pecca? Mancano ancora una volta un po’ di originalità ed escluso un singolo incontro (il meno originale della combriccola, per di più), sono meno impegnativi del previsto.
Gli amanti dell’equipaggiamento avanzato non hanno di che temere, peraltro: anche nell’ultimo DLC ci sono svariate chicche, tra cui una pletora di anelli sfiziosi (uno in particolare, che rende la schivata molto più “ninja” ci ha conquistato), qualche armatura dal look stilosissimo, e un paio di armi di quelle che fanno male solo a guardarle. Dovrete sudarvi ogni singolo oggetto conquistato, ma ne varrà la pena.
Non molto da dire infine per quanto riguarda la longevità, che si attesta più o meno sulla durata di Sunken, anche se le fasi “post-corona” ci sono parse un pochino più elaborate.

– Ambientazione affascinante e ricca di segreti

– Mappa complessa e ramificata

– Impegnativo

– I boss non sono particolarmente originali

8.0

Crown of the Iron King conferma la genialità dei From nella strutturazione delle mappe, e offre ancora una volta una nuova ambientazione ricca di fascino, nemici brutali e cose da scoprire. La qualità è più o meno quella vista nel predecessore, senza cali preoccupanti o perdite di originalità. In pratica, è un altro pezzo di mondo che vale la pena esplorare, e dimostra la maestria della casa nipponica nella creazione di contenuti extra. Ora manca solo l’ultimo tassello del puzzle, chissà cosa ci aspetta.

Voto Recensione di Dark Souls 2: Crown of the Old Iron King - Recensione


8