Recensione

Danganronpa 2

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Al culmine di un’estate schizoide, climaticamente degna di un remake de “Il Corvo”, e a pochi mesi dalla release europea del primo episodio, quel Danganronpa che ha saputo meritarsi un sonante 8,5 qui sulle pagine di Spaziogames, ecco arrivare, ancora sullo schermo della fida PSVita, Danganronpa 2 – Goodbye Despair, ultima fatica dei ragazzi di Spike Chunsoft.Varrà la pena di farsi un altro giro tra le grinfie del diabolico Monokuma?

Fuga dal paradisoDanganronpa fu una delle sorprese dello scorso inverno, con il suo cast di personaggi tanto eccentrici quanto complessi e una riuscitissima atmosfera a metà tra il Grande Fratello e un romanzo di Agatha Christie: a così pochi mesi di distanza, era difficile aspettarsi una rivoluzione.Danganronpa 2, infatti, si propone da subito come il più classico dei more of the same, collegandosi indirettamente agli avvenimenti dell’episodio precedente: il nostro alter ego, Hajime Hinata, è stato selezionato per le sue brillanti abilità, insieme ad altri quindici ragazzi, per frequentare la prestigiosa Hope Peak Academy, culla dei migliori talenti del Giappone.Come durante le prime battute dell’episodio precedente, però, qualcosa va storto…terribilmente storto, tanto che il nostro uomo, insieme agli ignari compagni di classe, si troverà prigioniero dell’oceano su un’isola caraibica, alla mercè di Monokuma, l’orso psicopatico simbolo della serie: l’unico modo di fuggire dall’isola, apparentemente, è assassinare un compagno di classe senza che gli altri lo scoprano, condannandoli tutti a morte nel processo.Nonostante la verbosità a tratti eccessiva ed un cast che vive di luce riflessa rispetto a quello del primo Danganronpa, la maestria degli autori di Spike Chunsoft emerge prepotente già dopo il primo omicidio, con personalità disturbate tratteggiate con grande perizia, alternate ad altre che sembrano invece uscite da un qualsiasi manga giapponese degli ultimi dieci anni.La narrazione resta il fulcro dell’esperienza, e, nonostante non raggiunga le vette del capostipite, raramente vi deluderà lungo le quindici – venti ore necessarie a vedere i titoli di coda.

Minigiochi ed assassiniA livello puramente ludico, questo secondo episodio si rivela molto timido nel proporre sostanziali novità, e la cosa, forse, finisce con il rivelarsi positiva, visto che nessuno dei nuovi minigiochi inseriti convince a pieno.Alle fasi libere dove ci si limita ad interagire con gli altri personaggi, si alternano quelle investigative, in cui setacciare la scena del crimine, e quelle del processo vero e proprio (Class Trial), che si rivelano presto quelle più coinvolgenti e stimolanti.Rispetto al passato, è stato aggiunto un duello con un altro degli astanti (Rebuttal Showdown), che si risolve però in un button mashing forsennato, e la possibilità di concordare con una tesi altrui piuttosto che muovere obiezioni: poca roba, ma sconvolgere una formula così oliata sarebbe stata una mossa poco furba, quasi come cambiare gli ingredienti della Coca Cola.Alcuni degli aggiustamenti apportati agli altri minigiochi, su tutti quello dell’impiccato (Hangman Gambit), si sono invece rivelati più che azzeccati: adesso questa fase di gioco ricalca i classici puzzle game da console, rivelandosi un gioco nel gioco assai piacevole, sebbene ancora più condizionato da una fluida conoscenza della lingua inglese.Il livello di difficoltà standard, come anche in passato, rimane tutt’altro che proibitivo, ma al livello massimo alcuni dei minigames vi faranno sudare le proverbiali sette camicie, giovando alla durata complessiva e al senso di soddisfazione ottenuto alla fine di ognuno dei casi proposti.Il cuore del titolo Spike Chunsoft risiede, ancora una volta, nei dialoghi, nell’imprevedibilità di ognuno dei personaggi e nei numerosi colpi di scena (alcuni al limite dell’incredibile, a dire il vero), e quindi, come già sottolineato in occasione della recensione del primo episodio, i giocatori più avvezzi all’azione e meno alla lettura dovrebbero tenersi alla larga: per gli altri, però, c’è molto di cui godere.Una sola raccomandazione: scegliete bene a quali personaggi affezionarvi, e con quali spendere il vostro tempo libero per approfondire legami di varia natura (dall’amicizia all’amore), perché sull’isola di Jabberwock, la morte (violenta) è sempre dietro l’angolo.

Character design al comandoAl netto di fasi giocate che denunciano la limitatezza del budget a disposizione della software house nipponica, confermata anche dal riciclo forse eccessivo di voci e asset, ho trovato magnifico il character design di Danganronpa 2: le talking heads danno vita mirabilmente ai sentimenti dei personaggi, e contribuiscono a vivacizzare le lunghe fasi dialogiche che inframezzano i vari casi, e, sebbene non faccia nulla per nascondere le proprie origini giapponesi ( o forse proprio per questo…), il tratto di ognuno dei sedici protagonisti è sensatamente esagerato, dosatamente folle.Ecco quindi che la legnosità delle animazioni del protagonista durante le fasi di spostamento e qualche rallentamento qua e là, pur presenti, vengono facilmente perdonate, a fronte dell’amore infuso in ogni artwork del gioco (sbloccabili ad avventura finita).Promuoverei a pieni voti anche la colonna sonora, se non risentisse più del versante grafico di un riciclo notevole di temi e motivi, che, pur riusciti, suoneranno troppo familiari ai giocatori che si sono già cimentati con il titolo originale.

– Dialoghi brillanti e spesso esilaranti…

– Casi ben strutturati e logicamente impegnativi

– Narrativa degna di nota

– Character design di alto livello

– …ma a tratti estenuanti

– Niente di nuovo rispetto al primo capitolo

8.0

Danganronpa 2 esce ridimensionato dal solo confronto con l’ingombrante predecessore, che qualche mese fa giovò del fattore novità, su cui, ovviamente, questo secondo episodio non può contare.

Il cast di personaggi prende in prestito diverse personalità dal passato, distinguendosi solo per un paio di personaggi e, complice il riciclo eccessivo di situazioni, musiche ed elementi grafici, non aiuta questa seconda produzione a brillare di luce propria.

Ciononostante, Danganronpa 2, con i suoi dialoghi brillanti ed una storyline malata e appassionante, è un titolo che non dovrebbe mancare nella ludoteca di ogni appassionato del Sol Levante, né tantomeno in quella di quanti tengono in alta considerazione la narrazione in ambito videoludico.

Voto Recensione di Danganronpa 2 - Recensione


8