Recensione

Cradle

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Mongolia, anno 2076. Fuori dalla modesta iurta in cui vi risveglierete, si estendono a perdita d’occhio le steppe desolate di un luogo svuotato da ogni traccia di umanità. Sullo sfondo, la cupola di un vecchio parco giochi dismesso interrompe la visione di un cielo tutto uguale; ai suoi lati, le bandierine colorate appese ai vecchi fili si agitano e vibrano al vento, come per commemorare una gaia animosità ormai perduta nel tempo. L’interno della iurta è una festa di ammennicoli pressoché inservibili; il disordine regna sovrano, e agli oggetti più modesti se ne mescolano altri più complessi, ultimi ritrovati avveniristici dall’utilità segreta. Una ragazza meccanica privata delle gambe è seduta sopra a un tavolo, spenta, a capo chino, e reca sul petto una sorta di display che mostra un numero. La sua coscienza è stata trasferita su un vettore artificiale per preservare la sue vita e le sue emozioni; quest’ultime sono di vitale importanza per estrarre l’antidoto utile per combattere un virus che ha quasi portato all’estinzione l’umanità, rendendola progressivamente sterile. 
Al vostro risveglio non avrete ancora idea di chi siate veramente, né per quanto tempo abbiate dormito, né cosa sia accaduto lontano dai vostri occhi e dalla vostra memoria. Sarete costretti a esplorare e ad esaminare ogni cosa, nella speranza di ricostruire una storia apparentemente priva di ogni significato razionale.
Umani 2.0
All’affascinante premessa narrativa di Cradle si aggiungono dettagli fantascientifici legati ai nuovi sviluppi delle neuroscienze, grazie ai quali è stato possibile sconfiggere l’invecchiamento e la morte tramite lo sviluppo di un sistema che permette la prosecuzione della vita in corpi costituiti da parti robotiche, elettroniche e meccaniche. Il problema principale che mina l’entusiasmo degli scienziati è però rappresentato da un preoccupante fenomeno: alcuni soggetti risvegliatisi all’interno di dispositivi computazionali hanno cominciato ad autodistruggersi in seguito al sopravvento improvviso e violento di paure irrazionali. Tutto questo, oltre al misterioso virus che sta sconvolgendo la Mongolia – e probabilmente tutta l’umanità – dà vita a una trama dal potenziale esplosivo. Permette un’immersione completa all’interno di un immaginario sci-fi dai contorni ben definiti, che include enigmi morali e sottotesti a dir poco brillanti. 
È per questo che dopo le 4-5 ore di gioco previste resterete delusi da come tutto vada a (non) finire. Avrete la sensazione di aver giocato a un inizio, al prologo di una storia che si sarebbe potuta sviluppare in maniera davvero eccelsa, incredibile. Eppure non è così, perché in Cradle troppe cose restano irrisolte, accennate, incomplete. Cradle è appunto una culla capace di accogliere un ottimo spunto, ma inadatta a contenere le dimensioni più generose di una stesura più articolata. È la meraviglia di un’ottima idea che resta tale, privata del suo completo sviluppo; e non tanto per mancanza di risorse, ma per paura che l’intuizione fosse più grande di chi l’ha avuta. Gli autori si sono sentiti frenati, e ciò è evidente anche dalla struttura di gioco: un dichiarato open world che è in realtà un sandbox striminzito, che prevede spostamenti dalla iurta al parco dei divertimenti, passando per una steppa che non ha quasi nulla da offrire – a parte qualche stralcio di documento da raccogliere facoltativamente. 
Il fatto che dei trafiletti di giornale possano cambiare in parte il senso della storyline non è poi un pregio, soprattutto perché non è il modo migliore di far sapere al giocatore ciò che è accaduto. Non si parla delle modalità di narrazione, sia chiaro, ma della scelta errata di affidare a delle informazioni discrezionali parte del racconto. Racconto che è tuttavia molto profondo, evocativo e pieno di suggestioni. È insomma qualcosa che riesce a parlare di sé anche senza fare aprire la bocca agli androidi, che comunica con la sua profonda desolazione, il vuoto naturalistico e il caos di mille oggetti nell’unico posto dove la vita – in qualche modo – sta ancora proseguendo.
Tesori interiori
Gli autori hanno definito Cradle una sci-fi first-person-view quest. In realtà, a tratti sembra più l’evoluzione naturale di un’avventura grafica, con l’unica differenza che è possibile esplorare gli scenari con grande libertà. Il punto è che il gioco non vuole che lo facciate fino in fondo, perché per gran parte dell’avventura farete avanti e indietro dalla vostra abitazione di fortuna al parco giochi, ignorando una steppa arida di attrattive. 
Oltre a parlare con un paio di NPC per scoprire lentamente i dettagli della storia, dovrete risolvere delle missioni apparentemente semplici; trattandosi però di un titolo che si basa sulla progressione tipica dei punta e clicca più complessi, trovare le giuste combinazioni e soluzioni non è affatto il più semplice dei compiti. Considerate innanzitutto che gli oggetti coi quali potrete interagire sono veramente troppi; vi ritroverete pertanto a cliccare ossessivamente su qualunque cosa possa essere afferrata ed esaminata, soprattutto sui dispositivi futuristici di cui non riuscirete nemmeno a indovinare il reale utilizzo. Il gioco, in questo senso, non vi dà davvero alcun tipo di aiuto che non sia la solita linea guida che già avevate bene in mente. Ecco dunque che vi ritroverete a sperimentare accostamenti arditi con la speranza di azzeccare quelli giusti. 
Ci vuole insomma molta pazienza per riuscire ad andare avanti in Cradle, in particolar modo perché  la maggior parte del tempo la trascorrerete cercando di capire cosa andrebbe fatto per proseguire, ricevere altre informazioni e soddisfare la richiesta successiva.
Ci sono anche dei minigiochi che ad onor del vero appaiono completamente fuori contesto e sembrano essere più dei riempitivi di poco conto, che non delle sfide che si collegano in qualche modo alla trama o a ciò che si sta seguendo. E questo è un vero peccato, perché anziché diluire in questo modo la durata dell’opera, gli sviluppatori avrebbero dovuto prodigarsi per arricchire in modo soddisfacente un progetto che dà la netta sensazione di essere stato portato a termine con molta fretta e senza la giusta attenzione. Basti guardare anche il comparto tecnico, che riesce solo a essere buono, nella media, senza particolari meriti. I modelli sono di buona fattura, ma persiste qualche problema di aliasing e drop di frame anche con PC di fascia alta, a dimostrazione del fatto che l’eccellenza non è una qualità che Cradle può permettersi di avere. E ciò vale grossomodo per ogni aspetto della produzione, a eccezione forse della colonna sonora, che include novanta minuti di ambient meditativo, musica eterea e composizioni vocali ricercate, capace di creare un’atmosfera di misterioso incanto che volge al termine troppo presto.

– Premessa narrativa originale ed estremamente interessante

– Riesce a incuriosire e a immergere l’utente fin da subito

– Ambientazione peculiare; sci-fi di classe

– Trama poco sviluppata

– Scelte di game design che imbrigliano la progressione

– Struttura di gioco desueta, con troppe limitazioni da punta e clicca classico

7.0

Le prime ore nel mondo di Cradle hanno la rara capacità di coinvolgere totalmente l’utente e lasciarlo in balia di una serie di interrogativi su cui non potrà fare a meno di indagare all’istante. La science-fiction dei ragazzi di Flying Cafè for Semianimals parte da un’idea brillante e si sviluppa appena, rivelandosi infine un colpo potenzialmente micidiale che resta però in canna. La narrazione è inceppata, bloccata da una durata non adeguata per spiegare le dozzine di implicazioni morali, fantascientiche e metafisiche che il gioco si porta inevitabilmente dietro. Non solo: Cradle è sostanzialmente un punta e clicca moderno incapace di sfruttare le evoluzioni che vorrebbe proporre e la densità dei suoi ampi spazi. L’area di gioco della steppa è eccessivamente disadorna e desolante, mentre capire in che modo bisogna proseguire è spesso poco intuitivo e talvolta anche frustrante. Se siete amanti del genere, tuttavia, riuscirete ad apprezzarlo non poco, ma vedere così tanto potenziale sprecato vi farà venire davvero tanta rabbia. Oh, se lo farà.

Voto Recensione di Cradle - Recensione


7