Recensione

CounterSpy

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a cura di Aeffe87

Indipendentemente dal medium che ne ospita la messinscena, non possiamo negare che le storie che utilizzano la Storia – quella con la S maiuscola – quale proprio background narrativo emanino sempre un fascino particolare. L’incedere del tempo testimonia in continuazione come dal connubio tra vicende realmente accadute e fiction possano nascere racconti complessi e profondi. Valiant Hearts, per fare un esempio, ha di recente dimostrato quanto un’opera digitale possa toccare le corde dell’anima proprio perché legata a doppio filo a eventi tristemente radicati nel passato della nostra specie. O ancora, quanto appeal perderebbero le leggendarie gesta di Naked Snake narrate in Metal Gear Solid 3 se poste in un contesto differente da quello della Guerra Fredda? Proprio la Cold War, sfondo del titolo che andremo ad analizzare, è tra i momenti storici più singolari e sfaccettati, sia sotto il profilo della creazione di strategie tensive tra nazioni che da quello di pura comunicazione politica. Non stupisce quindi che i ragazzi del team indipendente Dynamighty abbiano preso libera ispirazione da un episodio strettamente collegato a quegli anni. Il Progetto A119, piano top-secret predisposto dall’Air Force americana durante gli anni Cinquanta e poi annullato e secretato di tutta fretta, è stato reso noto solo in anni recenti, e prevedeva il lancio di una bomba nucleare sul volto coperto della superficie lunare; una folle manovra ideata per dimostrare al mondo la superiorità militare a stelle e strisce in un periodo dove il deciso svantaggio nella “corsa allo spazio” rispetto all’allora Unione Sovietica preoccupava non poco le più alte cariche statunitensi. Plasmando questo episodio a proprio uso e consumo, gli sviluppatori hanno posto le basi narrative per la loro fatica d’esordio, una spy story videoludica caratterizzata da tinte satiriche piuttosto marcate. Dopo aver debuttato su iOS, CounterSpy arricchisce l’offerta PSN con la sua recente versione Cross-Buy, in digital delivery al prezzo di € 12,99 . Ne varrà la pena?

Defense readiness ConditionNegli anni della Guerra Fredda di un ipotetico universo parallelo al nostro, gli Stati Imperialisti e la Repubblica Socialista – nomi fittizi che celano maldestramente nazioni assai note – sono ormai ai ferri corti, e hanno scelto di dimostrare la propria supremazia direzionando missili nucleari verso il satellite naturale preferito da tutti gli amanti delle cenette romantiche all’aperto. I super calcolatori dislocati all’interno delle basi militari di ciascuna nazione sono stati infatti programmati per lanciare automaticamente le testate al primo grido d’allarme. In una situazione di così precario equilibrio, l’organizzazione segreta C.O.U.N.T.E.R scende in campo nella persona di una glaciale spia di nero vestita al fine di recuperare i codici di lancio e scongiurare l’imminente disastro. È proprio a questo punto che il giocatore viene chiamato direttamente in causa, costretto a compiere una serie di scelte di fronte a una carta geografica con due sole aree selezionabili, una blu e una rossa. Per decidere su quale fronte agire di volta in volta, è sempre buona cosa considerare la quantità di piani di lancio reperibili in ciascun’area, che ospita una location generata proceduralmente nella quale è possibile recuperare un numero variabile di documenti. Si aggiunga a questo primo fattore di valutazione una seconda, importantissima variabile: il contatore DEFCON. Definito da un valore compreso tra uno e cinque, questo indice sottolinea costantemente lo stato d’allerta vigente in ciascun territorio; con un valore numericamente alto, l’attacco nucleare sarà lontano dall’essere sferrato e, di conseguenza, per la nostra spia sarà più facile portare a compimento il suo scopo. In termini di meccaniche è di certo questo l’aspetto di più alta rilevanza. Scegliere di esplorare la fazione più “tesa” potrebbe presto rivelarsi un azzardo, poiché, una volta in-game, ogni uccisione del protagonista o segnalazione nemica di sospetta intrusione porta ad abbassare il livello di difesa progressivamente, fino a varcare la soglia dell’allarme rosso. Ciò attiva immediatamente un countdown della durata di un minuto, terminato il quale la scritta game over appare inesorabile sullo schermo. Ma in fondo, qual è il problema? Siamo spie addestrate appositamente per evitare tale accadimento. Eppure, bastano pochi minuti di gioco per rendersi conto di come il furto d’informazioni sarà più complesso di quanto si possa pensare.

Zona pericoloInterpellato nel corso di diverse interviste, David Nottingham, ex dipendente LucasArts nonché attuale creative director del team di sviluppo in oggetto, non ha nascosto il suo profondo amore per i platformer sidescroller anni Ottanta, annoverando tra le principali fonti d’ispirazione alla base di CounterSpy un vecchio classico per Commodore 64, Impossible Mission. In effetti, sono sufficienti pochi istanti di longplay comparato per rendersi conto di come le due esperienze poggino su fondamenta comuni, benché poi si ramifichino in maniera assai personale. Dunque, il titolo Dynamighty è prima di tutto un platform bidimensionale con livelli suddivisi in stanze adiacenti strutturate su uno o più piani orizzontali. Come in ogni spy-story che si rispetti, ciascuna roccaforte pullula di sentinelle armate fino ai denti, dalle quali è necessario svicolare per giungere al computer di fine percorso, stabilizzare il DEFCON e completare quindi lo stage con successo. Prima d’iniziare la missione, sarà possibile equipaggiare il protagonista con un massimo di quattro armi da fuoco, sbloccabili man mano durante l’avventura tramite raccoglimento di particolari cianografie e successivo acquisto dal menù principale, nonché assegnare fino a tre formule speciali, anch’esse da raccogliere in gioco e utili a incrementare specifici valori stealth. Optando per un’azione silenziosa è possibile eliminare gli avversari alle spalle o, in alternativa, coprirsi dietro specifiche sporgenze nella speranza che qualche sbadato malcapitato passi nelle vicinanze per poi stenderlo con una letale mossa di karate. Solamente in modalità cover, la camera virtuale abbandona la posizione laterale per spostarsi di fronte al personaggio, a mostrare l’ambiente circostante in un’inedita veste 3D; l’utente può così beneficiare di uno spettro visivo molto più ampio, fondamentale per valutare gli spostamenti delle milizie e decidere quindi se far rumore per attirare a sé qualche soggetto ostile oppure mirare con la propria arma silenziata e fare terra bruciata a suon di headshot.

Nonostante i buoni propositi, le sezioni in cui è praticamente impossibile applicare un approccio ragionato sono invero molto frequenti. Non senza un velo di disappunto, segnaliamo che la componente TPS rappresenta una fetta dell’offerta molto più corposa di quanto si possa pensare. Soprattutto nelle stanze di fine livello, dove le forze avverse sono perennemente troppo nutrite o resistenti, l’approccio stealth appare difatti del tutto inefficace, ed è quindi inevitabile passare alle maniere forti quanto prima. Ma anche il cover shooting in CounterSpy non fa gridare al miracolo. L’abbattere primariamente gli NPC dotati di artiglieria pesante per poi dedicarsi ai pesci piccoli, schema tattico ricorrente per la buona riuscita di ogni agguato, non è una sfida particolarmente stimolante, e l’esito degli scontri sembra essere spesso legato a circostanze fortunate o all’aver inizialmente munito il personaggio dei marchingegni offensivi più devastanti. Tutto questo cozza sensibilmente con l’essenza furtiva del tipo d’esperienza promessa, la quale, a conti fatti, si riduce a un gameplay piuttosto incolore, privo di sostanziali guizzi d’originalità. Ne risente la freschezza del gioco, la cui prima run può essere facilmente completata in tre o quattro ore, nel corso delle quali la struttura di gioco diventa a breve ripetitiva e coinvolgente solo in parte.È invece decisamente più convincente il lato esplorativo della produzione. Come detto, collezionare quante più formule, cianografie e dossier possibili sarà una pratica decisiva per aumentare le proprie capacità tattico-offensive nonché guadagnare denaro utile all’acquisto di nuove apparecchiature per gli scontri a distanza. Andare a caccia di casseforti, armadietti e postazioni da manomettere consente di setacciare i livelli in lungo e in largo, impresa che, secondo quanto spiegheremo nelle prossime righe, consente di apprezzare il comparto artistico dell’opera in tutto il suo splendore.

Dal filmico al ludicoC’è tanto citazionismo cinematografico alla base di CounterSpy. Non ci siamo affatto stupiti nell’apprendere che il character design del gioco sia stato curato da Mark Holmes, per anni collaboratore presso gli studi Pixar. Gli appassionati di film d’animazione non faticheranno a intravedere nei modelli dei personaggi quel tocco fumettistico e caricaturale che contraddistingue i protagonisti de Gli Incredibili, ben lontano dal fotorealismo e, proprio per questo, più che consono al generale humor che permea l’intera produzione. Non solo: il design dei livelli condivide evidentemente gran parte del suo fascino con i set di Ken Adam, scenografo de Il dottor Stranamore, lungometraggio ambientato non a caso in piena Guerra Fredda, e di alcuni film di 007, le cui analogie con il videogioco Dynamighty si sprecano. A questo proposito, il numero piuttosto esiguo di location disponibili ci ha lasciato l’amaro in bocca, e ci porta a valutare la generazione procedurale tanto sbandierata nei titoli di testa come poco più di uno specchietto per le allodole. Completa il tutto una splendida colonna sonora jazzata, dove note nerissime s’intrecciano nel creare un sottofondo tra il misterioso e il sensuale, tipicamente da Bond-movie anni Sessanta.

– Affascinanti riferimenti alla storia contemporanea

– Artisticamente ispirato

– Buona varietà di armi e formule

– Il Cross-Buy ne permette la fruizione su Ps4, Ps3 e Ps Vita

– Componente stealth sacrificata a favore di meccaniche da shooter di bassa lega

– Generazione procedurale assoggettata a una varietà di livelli risibile

– Alla lunga ripetitivo

6.5

Se c’è qualcosa da rimproverare a Dynamighty è di aver peccato di troppa superficialità. A conti fatti, CounterSpy non è niente più che un modesto platformer, dotato di una premessa narrativa interessante, abbellito con cura a suon di riferimenti e rimandi ad altre opere audiovisive e, se accettato nella sua semplicità, capace di offrire buoni momenti di svago nel breve periodo. Non possiamo però celare la nostra delusione di fronte a un gameplay potenzialmente valido, dove però la promessa di un’esperienza stealth si frantuma più volte su meccaniche action-shooter un po’ troppo abusate e, peraltro, realizzate in modo goffo e approssimativo. E siccome il concept del gioco è totalmente incentrato sullo spionaggio, la questione ci suona come un paradosso bello e buono.

Voto Recensione di CounterSpy - Recensione


6.5