Recensione

Coraline

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a cura di Krauron

Spesso di fronte ad un tie-in compaiono particolari paradossi ironici: un gioco ispirato ad un film che è a sua volta tratto da un romanzo, oppure un titolo immortalato su pellicola che funge da ispirazione per un altro titolo videoludico. Insomma, pur di far soldi si venderebbe l’anima al diavolo, considerando che spesso e volentieri questi esperimenti non sono altro che delle esorbitanti trovate commerciali, dove l’unica abilità degli sviluppatori è quella di lavorare di copia ed incolla per riproporci stereotipi ed idee di successo che qualcheduno un po’ più voglioso aveva proposto per primo. Spesso questi “riferimenti d’autore” sono camuffati da un contesto cinematografico, ma altrettanto frequentemente non ci si sforza nemmeno di agire secondo questa direttiva, lasciando che sia il traino del film a trascinarne le vendite.Coraline rientra nella seconda categoria, macchiandosi di tutta una serie di problematiche e di difetti che andremo ad analizzare. Tenetevi forte, si comincia.

Oltre il realeCoraline nasce come romanzo dalla mente di Neil Gaiman, che grazie a questa opera si portò a casa il prestigioso premio Hugo come migliore romanzo breve. Definito come un Alice nel paese delle Meraviglie dark, la storia narra di una giovane bambina (Coraline appunto), che trova nella sua nuova abitazione un piccolo passaggio segreto capace di condurla in un mondo parallelo e speculare al nostro. In questa nuova realtà, tutti i personaggi che lei ha conosciuto appaiono sotto nuove e brillanti vesti, uomini e donne a cui la vita ha reso tangibili i propri desideri più nascosti. Ma oltrepassando il velo di Maya forgiato da gingilli e false soddisfazioni, si denota una realtà cupa e sinistra dove non tutto è ciò che appare. Un intreccio narrativo potenzialmente interessante, ma che nel gioco viene frammentato e disunito, cosicché si perde quella considerazione di insieme che avrebbe sicuramente giovato all’intera produzione. Non a caso il filo conduttore è immerso in un contesto ludico poco adatto a risaltarlo, e spetta unicamente al giocatore riunire i pezzi di puzzle della storia per arrivare ad una visione di insieme. Con questa stessa modalità è stato concepito il gameplay, frutto di un’accozzaglia di minigiochi assolutamente insensati. Se proprio ci tenete alle etichette, Coraline è definibile come un adventure che si muove in maniera totalmente lineare tra le due dimensioni spaziali succitate. L’epicentro delle vostre gesta è rappresentato dalla casa della ragazzina, mentre tutto intorno si dipaneranno una manciata di altre locations significative che accolgono simpatici comprimari della vicenda. Per il resto, preparatevi ad un numero spropositato di piccole missioni da affrontare senza troppi problemi considerata la sua natura elementare e priva di ogni stimolo. Si cercano oggetti per la casa, si raccolgono informazioni, si procede in un percorso unilaterale spostando casse per creare sporgenze sulle quali salire e innumerevoli azioni di questo stampo. L’abilità (negativa) di questa produzione è quella di rendere monotoni e ripetitivi obiettivi che apparentemente possono sembrare diversificati. Tutto ciò porta a fare in modo che il divertimento non decolli mai, né mai inizia a presentarsi, se non in alcune simpatiche scenette grazie al carisma e allo stile di certi personaggi.

Noia, questa conosciutaUn elemento in un certo senso originale c’è: nulla per cui gridare al miracolo sia ben chiaro, forse nemmeno volutamente sottolineato, ma che ci permette di considerare una recente tendenza dei videogames. Come citato poco fa, la giocabilità di Coraline è caratterizzata dal forte uso di minigames. Si trovano dappertutto, anche per strada, e una volta completati nella maniera corretta, si ottengono dei bottoni da spendere in un apposito negozio. Una delle “merci” di quest’ultimo, è una sorta di pass che permette al giocatore di saltare qualsiasi missione. Tralasciando che il suo reale funzionamento non è ben esplicato, questa possibilità è molto più sensata rispetto alla pressione di un tasto per superare le fasi più ostiche. Insomma, se volete vita facile ed essere completamente autonomi di avanzare nel gioco come desiderate, allora pagherete un’ingente somma ottenibile con il sudore della vostra fronte. Concettualmente è un’idea abbastanza positiva, ma nell’atto pratico del titolo in questione questo esperimento si perde in un bicchier d’acqua a causa di alcuni minigiochi che elargiscono, con il minimo sforzo, fior fior di bottoni; uno dei più utili in questo senso, è quello sotto forma di quiz che vi proporrà una serie (molto povera) di domande inerenti alla vostra attività e le gesta che avete compiuto. In questo ciclone di insufficienza rientra anche il comparto grafico, che non riesce a brillare in alcuna caratteristica propria. Se è vero che lo stile che permea il titolo è lodevole, con un character design che ricorda lontanamente la vena artistica di Tim Burton, il resto è tutto da buttare: le animazioni risultano estremamente legnose, i poligoni mal definiti e sulle textures è meglio soprassedere per non risultare crudeli. Le stesse ambientazioni che in partenza avrebbero potuto conferire quel senso di angoscia ed humor nero, si perdono in paesaggi assolutamente inespressivi. Il sonoro invece presenta alcune composizioni positive ma che tendono a susseguirsi in maniera fastidiosamente insistente, mentre nulla da ridire ad un doppiaggio molto superiore alla media. Giusto una magra consolazione insomma.Nel complesso si tratta di una produzione poco coinvolgente e fin troppo lineare nella sua struttura, che attingendo ad una meccanica vecchio stile e povera di idee non riesce a rendere la produzione apprezzabile, se non per un target d’età davvero basso. Se proprio volete approfondire la storia vi consigliamo di leggervi il romanzo o di recarvi al cinema per assistere al film, esperienze decisamente più coinvolgenti rispetto a questa produzione ludica.

-Character design interessante

-Doppiaggio apprezzabile

-Il gameplay fa acqua da tutti i pori

-Tecnicamente insufficiente

-Si finisce in poche ore

4.0

Coraline è esattamente quel titolo che nessuna tipologia di giocatore vorrebbe trovare nella sua ludoteca. Troppo semplicistico per le vecchie guardie, troppo lento per i casual gamers, il titolo dei Papaya Studios fallisce ogni aspirazione qualitativa. Ciò che ci resta tra le mani è un tie-in di bassa lega, minato da un numero tanto elevato di problemi da affossarlo nella mediocrità più nera. Rimane il rammarico per un concetto di partenza estremamente interessante, grazie all’opera cartacea, e a uno stile dei personaggi e un loro doppiaggio degni almeno di nota. Ci troveremmo davvero in difficoltà nel consigliarlo a qualcuno, però se proprio brillate di cattiveria, tenetelo a mente casomai vi capitasse l’occasione di dover rifilare uno scherzo di cattivo gusto al vostro peggior nemico.

Voto Recensione di Coraline - Recensione


4