Recensione

Consortium

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a cura di Francesco Ursino

Il ruolo della scelta, nei videogiochi, ha sempre assunto un’importanza primaria: i titoli che consentono di modellare la storia attraverso le decisioni del giocatore, infatti, riescono spesso ad avere un certo fascino, regalando una sensazione di immersività notevole. Non è un caso che uno dei titoli indie più riusciti dello scorso anno, The Stanley Parable, possa essere definito come una riflessione originale e brillante proprio sul rapporto tra scelta e conseguenze in ambito videoludico (ma non solo). Come visto, dunque, creare un sistema di gioco di questo tipo, con varie ramificazioni che accompagnano le decisioni del giocatore, non è più una prerogativa delle grandi produzioni, ma rappresenta invece una delle tante strade che gli sviluppatori indipendenti possono percorrere sulla via che porta alla notorietà; in questo ambito, dunque, si va a incastonare il titolo di cui parleremo diffusamente in questa recensione: si tratta di Consortium, primo capitolo di quella che vuole essere una trilogia sviluppata da Interdimensional Games, in vendita su Steam a € 18,99, e tutta incentrata sul potere delle decisioni del giocatore.

Un incipit complessoAmbientato nel dicembre del 2042, in Consortium il giocatore prenderà il controllo di Bishop Six, un agente operativo che si ritroverà a bordo del C-3800-D Zenlil, un jumbo jet impegnato in un tranquillo viaggio di ritorno dopo una missione in Bulgaria. Le cose, però, sono un po’ più complicate di quello che possa sembrare: avviando la partita, infatti, il giocatore si ritroverà davanti a un vero e proprio contratto di licenza, e soltanto spulciando bene le numerose linee di testo (purtroppo solo in inglese), si capirà bene quale sia stata l’idea di fondo degli sviluppatori. In quella che è possibile definire come una soluzione meta-narrativa spinta a livelli decisamente complessi, Consortium non è da considerare come un vero e proprio videogioco, ma come uno strumento creato da Interdimensional Games il quale, attraverso il satellite iDGi-1, è capace di aprire un portale verso un’altra dimensione. In questo senso il giocatore, seduto comodamente davanti al proprio monitor, rivestirà sì i panni di Bishop Six, ma nel contempo rimarrà sé stesso, estraneo alla vicenda ma parte integrante di essa. E’ in questo modo, dunque, che deve essere intesa l’espressione “prendere il controllo” di Bishop Six, perché nel fare ciò il giocatore rimarrà sé stesso, e il gioco lo riconoscerà come entità allo stesso tempo uguale e diversa da quella del protagonista ed estranea sia nel tempo che nello spazio. Ma qual è il senso di tutto ciò, e perché è così importante conoscere adesso, nel 2014, in anticipo di una trentina d’anni, quali sono state le mosse di Bishop Six? Per scoprirne di più sarà indispensabile prendere il controllo del protagonista e ricalcare le sue azioni, interagendo con l’equipaggio della nave e affrontando le varie problematiche che verranno proposte.

Sveglia, Bishop Six!In buona sostanza, quindi, in Consortium il giocatore impersonerà sé stesso ma avrà il controllo di Bishop Six: questa trovata meta-videoludica ha permesso agli sviluppatori di creare alcune situazioni tutto sommato interessanti, a cominciare dai primi istanti di gioco. Già a partire dal dialogo con il primo membro dell’equipaggio, il giocatore capirà di non avere alcuna idea relativa al passato di Bishop Six. Tutto ciò comporta che nel momento in cui verrà investigato un qualsiasi particolare dell’agente protagonista della storia, dal nome alla fede religiosa, il giocatore dovrà improvvisare ma al tempo stesso agire in modo coerente e lineare, anche perché tutto quello che diremo sarà ricordato dai personaggi non giocanti.L’importanza della coerenza delle proprie scelte assume pertanto un ruolo centrale: Consortium, infatti, può essere definito come un titolo piuttosto ibrido, al limite tra action adventure, FPS e gioco di ruolo. Gli stessi sviluppatori lo descrivono come un first person science-fiction role-playing, una definizione che in qualche modo riflette la vera natura del titolo. Nel concreto l’attività principale del gioco sarà quella di parlare con tutti i personaggi, e risolvere le varie quest secondarie e primarie che scaturiranno dalle differenti interazioni. Come già detto in precedenza, i dialoghi saranno il fulcro dell’esperienza di gioco: ogni scelta potrebbe potenzialmente portare a delle conseguenze differenti la quali potrebbero sbloccare, ad esempio, nuove quest secondarie, e far comprendere particolari interessanti della trama.

Appare interessante, in questo senso, la scelta di voler introdurre una schermata che riassume il rapporto tra Bishop Six e i numerosi membri dell’equipaggio: ogni personaggio, valutando le nostre azioni, potrà infatti prenderci in simpatia o no, determinando conseguenze più o meno incisive sul corso della storia. Accanto ai dialoghi con i personaggi, che rimangono comunque il fulcro centrale del gioco, si accompagnano poi altre dinamiche di gioco che avvicinano Consortium, tanto per fare qualche paragone, a Mass Effect ma anche a Deus Ex: in alcuni frangenti bisognerà imbracciare le armi e risolvere situazioni spinose, mentre in altri momenti il giocatore potrà prendersi del tempo per aggiornare il proprio inventario, socializzare con l’equipaggio e conoscere maggiormente il mondo di gioco grazie ai numerosi documenti consultabili sul jumbo jet.Dobbiamo dire però che tutte queste sfumature, queste piccole derive verso un genere piuttosto che di un altro, avranno sempre un carattere limitato. Non si può dire difatti che Consortium sia un vero e proprio RPG, visto che mancano un qualsivoglia sistema di evoluzione delle abilità del personaggio e una minima scelta di classi giocabili; l’unico elemento che avvicina il titolo al genere in oggetto, dunque, sembra essere la gestione del proprio armamentario, attività peraltro spesso inutile considerate le poche sequenze di azione. Allo stesso tempo il titolo non è di sicuro un FPS, visto che le sezioni dove bisognerà premere il grilletto saranno poche (o nulle, a seconda delle linee di dialogo che si andranno a scegliere), e peraltro non così soddisfacenti a livello di gameplay.Insomma, considerato anche il fatto che l’intera esperienza, inclusa la risoluzione delle missioni secondarie, non porterà via più di quattro ore, è possibile dire che il gioco Interdimensional Games sia un concentrato di dinamiche differenti più o meno amalgamate in modo corretto, cui va ad aggiungersi il complesso comparto meta-narrativo analizzato prima.Nel corso delle sue peregrinazioni per lo Zenlil, unica ambientazione disponibile, Bishop Six dovrà dunque far fronte a diverse emergenze e situazioni, che vanno dalla misteriosa uccisione di un membro dell’equipaggio, all’assalto di un gruppo di mercenari, alla scoperta del traditore che si nasconde tra le facce amiche dell’equipaggio e che ha favorito la maggioranza delle problematiche sorte (un pretesto narrativo, questo, tutt’altro che originale, ma che ha sempre il suo innegabile fascino). Si potrà scegliere di volta in volta un approccio spavaldo oppure più riflessivo, oppure si potrà rimanere muti per l’intera durata del gioco, scegliendo di non parlare mai quando interpellati. Le possibilità di gioco sono molte, e non c’è dubbio che i giocatori interessati a questo tipo di dinamiche potranno trovare in Consortium un titolo rigiocabile in modi differenti e che soddisferà la loro voglia di essere parte attiva del gioco.

Bug futuristiciCercando di sintetizzare quanto detto finora, è giusto dire che Consortium è un titolo che, sebbene nei limiti dati da un budget ristrettissimo (circa $ 70.000), riesce in qualche modo ad avere qualche motivo di interesse a livello di gameplay a causa del sistema di dialoghi e delle conseguenze dettate dalle azioni del giocatore. Non stiamo parlando di un livello di profondità e intensità narrativa estremamente alto, né per quanto riguarda i personaggi né per la vicenda narrata o per il modo in cui il tutto viene raccontato (soprattutto se si pensa al finale, che taglia di netto la narrazione rimandando il tutto a un presunto secondo capitolo), ma comunque le vicende di Bishop Six scorrono via in modo abbastanza piacevole.

Quella che potrebbe essere la base più che buona per un giudizio tranquillamente posto sopra la piena sufficienza, però, poggia su due fondamenta estremamente legate tra di loro e abbastanza traballanti. Ci riferiamo, per prima cosa, al prezzo: € 18,99 per un titolo di quattro ore, inteso peraltro come il primo di una trilogia, sembrano essere un po’ troppi non tanto per la tipologia di gioco offerto (spiegheremo meglio tra poco cosa significhi nel dettaglio tutto ciò), ma per la scarsa pulizia e le tante problematiche tecniche.Tralasciando il fatto che, nel momento in cui scriviamo, sembra sia in arrivo una nuova patch correttiva, che si aggiunge ai già numerosi aggiornamenti già rilasciati, dobbiamo dire che la nostra esperienza per i corridoi dello Zenlil è stata resa un po’ meno piacevole di quanto sarebbe dovuto essere a causa di alcuni problemi; il primo intoppo riscontrato, per esempio, è stato quello relativo all’impossibilità di poter ridimensionare il gioco per poter passare al desktop grazie alla consueta combinazione ALT+TAB. Se si gioca a tutto schermo, infatti, la pressione dei due tasti obbligherà la maggior parte delle volte a riavviare il titolo, sebbene sia possibile aggirare il problema scegliendo la modalità in finestra. Le magagne più gravi, però, riguardano le dinamiche di gioco vere e proprie: in un’occasione, ad esempio, non siamo stati in grado di completare una quest secondaria per il semplice fatto che l’interazione con l’elemento oggetto della missione era avvenuta prima che la stessa ci fosse stata assegnata; in una delle fasi più concitate di gioco, poi, lo scontro con un particolare nemico si è risolto a nostro favore perché abbiamo iniziato a far piovere proiettili prima che il nostro avversario, rimasto bloccato e inerme, avesse finito di parlare. Ma anche senza continuare a elencare i problemi avuti nella nostra prova, basta fare un giro sullo stesso forum di Steam dedicato al gioco per poter rendersi conto di giocatori rimasti “incastrati” in particolari sezioni della nave, di dialoghi che non partono al momento opportuno, di porte che invece di essere aperte rimangono chiuse, e via di questo passo.Ripetiamo, gli ultimi update hanno migliorato la situazione e una ulteriore patch è in via di lavorazione, ma la situazione riscontrata durante la nostra prova è quella appena descritta, e di tutto ciò, sebbene tutte le attenuanti del caso, non possiamo non tener conto in sede di valutazione complessiva del titolo.

Blu profondoDicevamo poco fa che il prezzo di Consortium, considerata la durata e la scarsa pulizia di alcuni frangenti di gioco, potrebbe far storcere il naso ai più: quali sono, allora, gli elementi che hanno fatto alzare il costo? Il discorso si allaccia strettamente al comparto tecnico del titolo, e ai suoi numeri: basato su una versione modificata del motore grafico Source, il gioco conta sull’apporto di diversi doppiatori, i quali hanno dato vita ai circa venti personaggi e alle quattromila linee di dialogo proposte. Si tratta di numeri tutto sommato importanti per una produzione indipendente, cui vanno ad aggiungersi la colonna sonora composta da Jeremy Soule e tutta la mole di testi consultabili durante il gioco, relativi agli avvenimenti trascorsi (buoni per farsi un’idea di quanto avvenuto prima dell’avventura di Bishop Six), e alle reazioni del mondo di gioco alle azioni del giocatore.

Parlando proprio del comparto grafico, dobbiamo dire che l’aspetto di Consortium non è proprio dei più curati: tra ombre scalettate e una certa mancanza di dettaglio generale, la scelta degli sviluppatori è stata quella di virare su un aspetto a metà tra l’effetto nostalgia dei giochi di qualche anno fa e il cartone animato, imperniato delle tonalità blu e azzurre dello Zenlil. C’è da dire che, contestualizzando il tutto, il risultato non è sempre così malvagio, sebbene non si stia parlando di un titolo costantemente bello da vedere. Il comparto audio, invece, propone un doppiaggio integrale in inglese piacevole, capace anche di regalare qualche sfumatura “esotica” grazie ai diversi accenti dei personaggi che si incontreranno durante l’avventura; anche qui, dobbiamo dire che la mancanza di una qualsivoglia localizzazione in italiano renderà l’esperienza un po’ indigesta ai meno avvezzi alla lingua inglese, considerato il fatto che l’attività principale, ovvero la scelta delle linee di dialogo, avviene proprio attraverso la lettura dei numerosi testi.

HARDWARE

Requisiti minimi: OS: Windows Vista o Windows 7 32bit Processore: Intel Core 2 Duo 2.5GHz, AMD Athlon X2 64 2.7GHz Memoria RAM: 4 GB Scheda grafica: NVIDIA GTX 260 | AMD Radeon HD 4890 series DirectX: Versione 9.0c Spazio su HDD: 7 GB

Requisiti raccomandati: OS: Windows 7 x64 Processore: Intel i3 2100T | AMD Phenom II x4 o superiore Memoria RAM: 4 GB Scheda Grafica: NVIDIA GTX 460 | AMD Radeon HD 5830 series o superiore DirectX: Versione 9.0c Spazio su HDD: 7 GB

– Sistema di dialoghi che plasma la storia attorno alle decisioni del giocatore

– Pretesto meta-narrativo originale

– Potenzialmente rigiocabile seguendo diversi approcci

– Numerosi bug e glitch

– Sezioni FPS poco convincenti

– La storia si interrompe abbastanza bruscamente alla fine dell’episodio

– Prezzo un po’ troppo elevato

6.5

Consortium è di sicuro un titolo peculiare, una produzione indie capace di creare un universo approfondito e basato su un sistema di gioco che si adatta alle scelte del giocatore, parte integrante di un comparto meta-narrativo dalle premesse originali e complesse. In questo senso, il gioco fa il suo dovere, e consente di vivere la breve avventura proposta in modo estremamente personale e, se si vuole, garantendo anche una certa rigiocabilità.

I problemi sono da ricercare nella pochezza delle sezioni più movimentate, nei continui problemi di bug e glitch che si incontreranno durante il gioco, e nella generale sensazione che questo primo atto di gioco sia stato soltanto preparatorio a quello che potrebbe succedere nei prossimi capitoli; se a tutto ciò si somma il fatto che il prezzo a cui viene proposto il tutto non è proprio così economico, e che l’interesse nel seguire la storia viene difatti stroncato dal finale provvisorio, si può comprendere come si abbia tra le mani un gioco il cui giudizio sia estremamente complesso. Trattandosi di una piccola produzione indie, dal budget esiguo, tenderemmo a dare fiducia agli sviluppatori, ma è pur vero che un’esperienza di quattro ore, per quanto rigiocabile e profonda, meriterebbe se non altro una maggior pulizia. Nella speranza che le prossime patch possano risolvere tutti i problemi riscontrati, la sufficienza piena sembra essere il giusto compromesso tra i pro e i contro della creazione Interdimensional Games.

Voto Recensione di Consortium - Recensione


6.5