Recensione

Conflict: Global Storm

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a cura di Darkzibo

La serie Conflict, basata su avvenimenti bellici statunitensi dall’Iraq dei primi anni 90 al Vietnam, ha sempre riscosso un buon successo. Forse per la sua immediatezza (quasi da arcade) o forse per il multiplayer, i lavori di Pivotal Games sono sempre stati apprezzati. Forse, l’ultimo episodio, quello riguardante il Vietnam, ha deluso parecchio l’utenza, anche per un’ambientazione troppo primordiale (si combatteva quasi sempre nelle foreste, con trappole capaci di annientare ogni premessa tattica) e orfana di quel senso di esplorazione cittadina, volta alla ricerca di soldati nemici, che tanto era stata gradita negli episodi Destert storm 1 e 2. Un’altra perdita che aveva subito Conflict: Vietnam (per l’ovvio divario temporale), erano i protagonisti: Bradley, Connors, James e Foley. A fronte dell’ultima sconfitta, come si comporterà questo Conflict: Global Storm ?

Il mondo è in pericoloA quasi 15 anni dagli avvenimenti iracheni nella guerra del Golfo, il quartetto capeggiato da Bradley si ritrova alle prese con una nuova minaccia per l’umanità: il terrorismo. Riprendendo un argomento strettamente attuale, Eidos ci propone una caccia ai terroristi che, nel 2006, minano l’incolumità del genere umano. Il nostro team, come detto precedentemente, ripropone gli eroi virtuali del Golfo: Bradley, Connors, James e Foley. La prima missione si svolge in Colombia e i nostri, come era avvenuto nel primo Conflict: Desert Storm, sono stati imprigionati dal nemico. A Connors, ribellatosi al proprio aguzzino, il compito di liberare i compagni di (s)ventura. Purtroppo il manipolo di eroi perderà, durante la missione colombiana, il povero Foley, che rimarrà ucciso. La compagnia deve, però, essere composta da quattro soldati: ecco l’ingresso in scena di Carrie Sherman, la prima donna presente nel gruppo. Come da buona abitudine della serie Eidos, ogni componente della squadra speciale ha le propria peculiarità in cui eccellere: Bradley, il leader del gruppo, è capace di gestire un po’ tutto, dalle armi pesanti a quelle d’assalto (è il personaggio più completo, in questo caso); Connors è l’esperto nelle armi pesanti; James è il medico ma sa anche cavarsela più che egregiamente con gli strumenti elettronici; infine Foley, sostituito immediatamente da Carrie Sherman, cecchino professionista. Il gioco di per sé rimane invariato nella struttura, anche se cerca di fondere due elementi: quello tattico e quello arcade. Il titolo non disturba mai per l’eccessiva tatticità (come ad esempio Full Spectrum Warriors) e non si banalizza ad una semplice azione arcade. Il tutto è abilmente mescolato, in modo da attirare sempre di più l’attenzione del giocatore. La tattica è garantita dalle abilità di ogni soldato (per esempio mentre il cecchino resta appostato a una finestra, gli altri possono attaccare i soldati assalitori) e l’arcade dall’immediatezza dei comandi. Non aspettatevi, infatti, spiegazioni prolisse: il tasto X serve per compiere diverse azioni (per ‘salire’ se appostati vicino a un dislivello, per ‘volteggiare’ entrando attraverso una finestra, in stile Resident Evil 4); cerchio per accucciarsi o sdraiarsi a terra, triangolo abbinato al direzionale per selezionare l’arma o il kit medico, R1 per sparare e R2 per lanciare granate o fumogeni. Come da buona consuetudine, potrete impartire ordini alla vostra squadra: premendo L1 apparirà una lista di comandi collegati, ognuno, ad un pulsante del pad; basterà selezionare l’ordine indicato e i vostri compagni vi ubbidiranno subito. Un modo veloce e intelligente per creare tattiche in pochi istanti. Il pad direzionale è impiegato altresì per la scelta, effettuabile in ogni istante, del soldato che volete governare in un determinato frangente dell’azione (mentre per muovere il vostro alter–ego sarà necessario l’analogico sinistro). Non è presente, per la felicità degli aspiranti cecchini, la possibilità di mirare automaticamente: un mirino, manovrato con l’analogico destro, cambierà solamente di colore una volta individuato il nemico (arancione), mentre se punterete erroneamente un vostro commilitone diverrà verde. Tramite la pressione di R3 verrà effettuato uno zoom sulla zona osservata (nel caso del cecchino l’ingrandimento sarà ancora maggiore, visto l’impiego del fucile di precisione). Sono presenti anche i mezzi di trasporto e di assalto dove, allo stesso modo degli altri episodi, ogni soldato avrà una funzione ben precisa: guidare oppure sparare con l’artiglieria di turno per sgomberare la strada dagli assalitori. Le armi sono varie: si passa dal fucile di precisione WA2000 alla Beretta con il silenziatore, dalla mitragliatrice leggera M60Me3 al fucile d’assalto M4a1, dalle granate ai fumogeni, al c4. Tutte le armi producono effetti diversi e sono riprodotte, funzionalmente, in maniera valente.Da sottolineare la I.A. dei nemici, nettamente migliorata: se scavalcate una finestra, vi inseguiranno e organizzeranno attacchi di massa o più studiati in modo da cogliervi di sorpresa. In alcuni casi saranno pure troppo intelligenti (questo è un difetto abbastanza grosso): se silenziosi vi introdurrete in un anonimo palazzo sperando di cogliere di sorpresa i soldati sottostanti, altri nemici vi individueranno all’istante. Purtroppo l’ I.A. si alterna con preoccupanti momenti di stupidità totale: capiterà, a volte, che un nemico che vi ha inseguito fin di fronte alla finestra, si blocchi di fronte ad essa abbandonando ogni tentativo di cattura.

La forza di quattroUno degli elementi che ha reso famosa la serie è sicuramente la possibilità di cooperare per portare a termine le missioni. A parere personale, questo Conflict: Global Storm dovrebbe essere sempre giocato in multiplayer perché guadagna sia dal punto di vista del divertimento, sia da quello strettamente gestionale: è più facile governare uno o due personaggi che non quattro. La cooperazione può essere effettuata tramite il collegamento online, oppure tramite LAN. Sicuramente la maggior parte di voi, anche a causa di una scarsa diffusione dell’online Sony, preferirà la classica partita in split screen, con lo schermo diviso in verticale (o a quattro sezioni). Vi potrete divertire ad impostare un attacco, a pianificare la strategia di assalto oppure a ‘ripulire’ un palazzo dalla feccia che lo occupa. La longevità, oltre a essere garantita dal multi, vanterà anche 15 missioni formate da vasti livelli.

In tutto il mondoIl comparto tecnico, rispetto alle precedenti versioni, ha subito dei notevoli miglioramenti. I filmati introduttivi ad ogni missione sono realizzati con buoni filmati in computer grafica, mentre il gioco vero e proprio ha subito notevoli cambiamenti estetici. I protagonisti sono ridisegnati e composti da molti più poligoni rispetto alle versioni precedenti: le tute mimetiche sono più definite, riprodotte con precise texture, così come le armi e i mezzi d’assalto. Le ambientazioni, favorite dal contesto di guerra globale al terrorismo, sono numerose: si va dalla fredda Cecenia, alle città coreane e alla già citata Colombia. Queste regioni permettono una grande varietà di situazioni. Se in Vietnam eravamo soffocati dalla vegetazione, o in Iraq annoiati dal paesaggio sabbioso, qui non accadrà: ogni livello è stato sapientemente studiato, analizzato e ricreato con una buona definizione. Purtroppo, se in alcuni casi potrete muovervi liberamente, in altri, vi sembrerà di partecipare a una visita guidata per l’eccessiva linearità del percorso. I nemici sono ben riprodotti anche se poco vari (non troverete molte facce diverse), mentre la gestione delle esplosioni, davvero ben simulate, genererà incendi in tempo reale e macchie oscure sugli ambienti.Il comparto sonoro, per quanto riguarda la soundtrack, è soddisfacente, anche se, in diversi casi, la musica è assente. Il titolo vanta un parlato completamente italiano, con doppiaggi adeguati anche durante le battaglie (solo i vostri soldati parleranno la lingua italica, mentre, per esempio, i colombiani, impiegheranno solo lo spagnolo). Realizzati con grande perizia sono i rumori dei colpi generati dall’artiglieria, con le granate che, se esplose nei pressi della vostra posizione, vi causeranno una momentanea sordità.

– Divertente e immediato

– Graficamente ben realizzato

– Multiplayer sempre accattivante

– Livelli vari

– Tattiche realizzate velocemente

– I.A. dei nemci altalenante

– Complicato gestire 4 soldati in single

– Muore Foley !

7.2

Conflict: Global Storm è sicuramente il miglior episodio della serie Conflict. Tecnicamente ristrutturato, anche con alcuni tocchi di classe, come la claudicanza dei soldati dopo essere stati feriti, guadagna soprattutto per il multiplayer. Ci si può divertire a impostare azioni, a insultare l’amico che non ha eseguito gli ordini oppure vi ha accidentalmente colpito. Fatto sta che ciò che accompagna questo ibrido tattico–arcade è il puro divertimento, minato a volte dall’intelligenza artificiale dei vostri avversari forse troppo sproporzionata tra momenti di lucidità e altri di smarrimento totale. Nonostante questo difetto, sia per la varietà di azione che di ambientazione, dove le missioni sono risolvibili in diverse maniere, sfruttando la locazione, consiglio Conflict: Global Storm a chi ha apprezzato i vecchi titoli (a parte Conflict: Vietnam, a mio parere terribile, ludicamente parlando) e a tutti quelli che gradiscono i giochi bellici che siano immediati e divertenti.

Voto Recensione di Conflict: Global Storm - Recensione


7.2