Anteprima

Company Of Heroes 2

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a cura di Pregianza

Negli strategici spesso la campagna assume un’importanza secondaria. Snobbata dai puristi, che vogliono solo mettere alla prova le loro capacità tattiche online, viene vista comunemente come un espediente atto a far comprare il gioco alle masse, un’aggiunta carina ma scarsamente importante per un titolo la cui essenza risiede quasi esclusivamente nel gameplay.
Il primo Company of Heroes, tuttavia, era riuscito a mettere in campo un’esperienza diversa dal solito, priva delle spettacolarizzazioni di un background fantascientifico e strutturata su una visione più o meno realistica della guerra, supportata anche dall’ambientazione del gioco. Per questo motivo dal suo seguito diretto ci aspettavamo una campagna estremamente curata e peculiare, senza le semplificazioni viste solitamente nel singleplayer del genere. 
Relic non ci ha deluso.
La dura vita di un “compagno”
Scrivendo a caldo, dopo aver lasciato il gioco da qualche minuto, vogliamo iniziare con un veloce avvertimento: “non sottovalutate la campagna di Company of Heroes 2, o vi strapperà le gambe e le userà per suonarvi la cassa toracica come uno xilofono”. Come avevamo già avuto modo di osservare durante la nostra prima prova, nella quale abbiamo affrontato la modalità Skirmish, il gioco non calcola nemmeno la possibilità che il giocatore davanti allo schermo sia un novellino quando si seleziona la difficoltà normal. Le missioni disponibili nel nostro codice stampa erano cinque (in ordine parzialmente sparso), e solo le prime due si sono rivelate semplici e piuttosto guidate. Già dal terzo compito le cose si sono fatte complesse e abbiamo dovuto sudare per ottenere la vittoria. 
Il gameplay è quello analizzato in precedenza, fortemente incentrato sulla microgestione delle truppe e sul loro posizionamento in locazioni dove la copertura è sicura. Ogni tipologia di soldato o mezzo ha abilità specifiche utili e spesso indispensabili per avanzare. Sfornare truppe su truppe e lanciarle all’assalto senza un piano non solo è impossibile, poiché la popolazione utilizzabile per la loro produzione è sempre limitata,  ma risulta un vero suicidio, visto che anche il gruppo di soldati più veterano in assoluto si disintegra in campo aperto se bersagliato dal fuoco nemico. 
L’inizio della campagna è classico, e mette il giocatore nei panni di Lev Abramovich Isakovich, sottotenente russo durante la seconda guerra mondiale, rinchiuso in una cella per aver apparentemente tradito la sua patria. Dopo la visita di un ufficiale, tuttavia, si intuisce come Lev abbia avuto delle ottime ragioni per fare ciò che ha fatto, turbato dalla brutalità del conflitto e dalla mancanza di scrupoli dei piani alti. Inizia così a narrare la sua storia con dei flashback, che rappresentano le varie missioni. 
Come detto prima, all’inizio il gioco tenta di far imparare almeno le basi al giocatore, indicando come muovere le truppe in copertura, dove produrre le unità, di quali trucchetti dispongono gli ingegneri, e quali abilità sono utili per stanare i nemici nascosti in case o bunker. Passate le prime dritte, però, ogni elemento passa in mano nostra. Le missioni sono una continua corsa contro il tempo e chiaramente pensate per rappresentare nel miglior modo possibile la disperata situazione dell’esercito russo durante l’avanzata del Reich. Buona parte delle mappe vi vedrà impegnati  a difendere o riconquistare zone specifiche, mentre gli avversari vi lanciano addosso dozzine e dozzine di truppe ben addestrate. 
Il feeling è perfetto e l’immersione totale: anche a difficoltà normale ci è parso più e più volte di cavarcela per il rotto della cuffia, salvando il salvabile in visione di un nuovo scontro. 
Questa sensazione si è fatta particolarmente concreta nell’ultima missione disponibile, l’ottava, che abbiamo scioccamente selezionato per prima e ci ha ribaltato sulla sedia nel giro di qualche minuto. Costretti a mettere fuori uso un tank con delle truppe di fanteria, abbiamo dapprima tentato un approccio diretto, riuscendo nell’impresa con una squadra sopravvissuta a malapena, e fallendo in seguito la seconda fase, che ci chiedeva di riportare il tank a inizio mappa con le truppe tedesche ormai stabilmente posizionate nel villaggio tra noi e l’obiettivo. E’ bastato riaffrontare la missione con un po’ di furbizia, sfruttando le abilità di ogni truppa e tenendoci fuori dal campo visivo del corazzato per trovarci in una situazione ben più vantaggiosa, che ci ha in seguito dato modo di fuggire (seppur sempre con una certa fatica, visto il numero e l’aggressività dei nemici).
Non ci sono parse meno complesse le missioni in mappe più estese, dove invece il gioco ci ha chiesto di utilizzare furbescamente gli ordini di ritirata per mantenere costante l’arrivo di nuove truppe e limitare le perdite, e un esercito accuratamente diviso e piazzato ci ha garantito un significativo vantaggio sulle forze tedesche. 
Guerra vera
L’abbiamo già affermato più volte, e non senza una buona dose di subdola soddisfazione personale,  ma è il caso di ripeterlo ancora: Relic ha creato la campagna di Company of Heroes 2 con i giocatori navigati in mente. La difficoltà minima faciliterà il compito ai nuovi arrivati, ma è evidente come lo scopo delle missioni sia far scoprire volta per volta le opzioni tattiche migliori in ogni mappa. Svelare all’utente che può far affondare i corazzati nei laghi ghiacciati con una granata ben piazzata, l’importanza di un cannone anti corazzato contro eserciti ricchi di mezzi, la differenza tra l’avere un esplosivo a disposizione e l’essere a secco di preziosissime munizioni, tutte cose che qui non rappresentano il contorno, bensì l’essenza degli scontri. Company of Heroes 2 è un titolo nel quale i fattori da tenere in considerazione sono innumerevoli, uno strategico “vero”, che non perdona. E la cosa ci piace moltissimo. 
Persino tecnicamente l’opera di Relic ci ha stupito, con un motore grafico pulito e molto dettagliato che vanta effetti particellari di altissima qualità, animazioni ottime delle truppe e specialmente effetti molto curati nelle zone innevate e ghiacciate. Il motore è anche abbastanza flessibile da offrire una buona resa durante filmati e inquadrature ravvicinate, pur non rendendo altrettanto bene in questi casi.
L’I.A. è a sua volta da elogiare, e già al livello di sfida base utilizza strategie piuttosto furbe, è aggressiva, posiziona accuratamente le sue truppe in copertura e modifica le strategie in base alle nostre mosse. Rigiocando una missione, ad esempio, abbiamo notato la cpu variare la direzione di un assalto, in base a dove avevamo posizionato le truppe per difendere la zona. 

– Gameplay profondo e appassionante, che non perdona

– Campagna senza facilitazioni pensata anche per i veterani del genere

– Estremamente curato

Company Of Heroes 2 sembra sempre di più un titolo pensato per gli appassionati inossidabili del genere strategico, quelli cresciuti a pane, mouse e microgestione, a cui viene la pelle d’oca dall’emozione quando si parla di competizioni. Chiaro, l’opera dei Relic non abbandona del tutto l’utente meno smaliziato, ma la software house dà l’impressione di essersi impegnata al massimo per offrire un’esperienza curata, complessa e profondissima, con buona pace di chi vorrebbe buttarsi negli rts a piccoli passi. E’ una scelta coraggiosa, che quasi sicuramente soddisferà tutta la fanbase del marchio. Ora non ci resta che mettere le mani sul prodotto finito. Per una volta, è il caso di aspettare l’arrivo del freddo inverno.