Anteprima

Child of Eden

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a cura di Krauron

Il medium videoludico è spesso al centro di una diatriba senza una possibile soluzione tra chi lo vede come una vera e propria forma d’arte e chi invece lo trova semplicemente un mero solluchero per palati più o meno fini. Indubbiamente fornire una risposta adeguata a questo quesito è difficile e soprattutto non di nostra competenza. Tuttavia seprovassimo a dimostrare la tesi di forma d’arte, non potremmo non portare come esempio Tetsuya Mizuguchi, il papà di tutti quei giochi come Rez o Space Channel 5, posti in maniera diametralmente opposta alle mode del momento. Quindi se un giorno i nostri nipoti impareranno mai tra i banchi di scuola la storia dei più grandi sviluppatori di videogiochi, il talento asiatico avrebbe lo stesso peso artistico di un Gaudì nella storia dell’arte. Anche perché Mizuguchi è uno dei pochi(ssimi) a voler e saper osare, senza mai cadere nel banale, ma anzi privilegiando un approccio ai giochi sensoriale, basato molto più sulle emozioni che sulla mera interpretazione personale di esse, come va di moda al giorno d’oggi. E questo Child of Eden non è da meno.

Destinazione paradisoMa da dove deriva il titolo? Una domanda interessante e non di scontata né facile risposta, in quanto la trama non ci chiarisce completamente le idee. Sappiamo infatti che siamo chiamati a liberare una intelligenza artificiale estremamente evoluta (e, per di più, di sesso femminile) che rischia di decadere a causa di tutta una serie di virus pronti ad infettarla. Tuttavia questo “Eden”, presente nel titolo richiama tanto il famoso riferimento biblico quanto lo stesso Rez, di cui questo Child of Eden è decisamente l’erede spirituale. Un paradiso tuttavia lontano da quelli che sono i concetti cattolici e molto più vicino ad una visione intimista e assolutamente personale di “aldilà”, fatto di stabilità psichica unita a quella interiore, per una complessa unione di elementi che caratterizza ogni persona vivente. Questi virus dunque possono rappresentare tutte le minacce esterne che possono alterare il nostro universo interno, e che quindi dobbiamo prontamente eliminare. Come? La risposta ad un gioco così “complesso”, paradossalmente arriva dalla periferica più commerciale, cioè il Kinect. In questo caso la nuova idea di Microsoft si presta in maniera eccelsa a quello che è lo spirito del gioco, facendoci immedesimare nel titolo in maniera molto più “sentita” di quanto hanno fatto i prodotti dedicati fino ad oggi usciti sul mercato. A nostra disposizione abbiamo ben tre modalità di attacco diverso contro i famelici virus: il primo è essenzialmente quello di base, basato su un semplice tocco della mano che attiva una sorta di lock-on verso gli avversari distruggendoli in maniera abbastanza rapida e indolore. Con la seconda mossa di offesa invece passiamo all’artiglieria pesante: basta agitare il braccio ed ecco che parte una scarica di vero e proprio fuoco a ripetizione, lasciando poco spazio a qualunque contromisura nemica.

Psichedelico divertimentoLa terza ed ultima modalità di attacco assistiamo ad una vera e propria deflagrazione in grande stile, mediante l’uso di apposite smart bomb che fanno piazza pulita di tutto e di tutti, da utilizzare però solo dopo aver riempito un apposito indicatore posto su schermo. Il passaggio da uno strumento bellico ad un altro avviene tramite il semplice gesto di battere le mani (non serve dunque produrre anche il consequenziale rumore), anche se sarebbe bello se dovessimo comunque modulare la nostra potenza di fuoco per evitare danni al sistema informatico. Tuttavia non è di ragionamento che è fatta la pasta di Child of Eden, bensì di una multimedialità di sensazioni che toccano ogni nostro senso. Da tradizione Mizuguchi infatti, dobbiamo aspettarci anche stavolta un festival assolutamente inebriante di luci, giochi di colori, musiche ipnotiche e livelli (ben cinque scenari rigiocabili) ricchi di elementi del tutto privi di una qualsivoglia razionalità. Di solito nelle anteprime esprimiamo a parole ciò che i vari video offrono di bello, ma in questo caso sarebbe un compito tanto arduo quanto assurdo proprio per via di una struttura ludica completamente priva di qualsivoglia “punto di riferimento” mentale. Prima di concludere è nostro dovere specificare che, anche se il titolo strizza di molto l’occhio al Kinect, sarà assolutamente godibile anche con il Move di Sony, oltre che con i classici controller. Ovviamente, considerata la bontà del titolo, ogni periferica che userete vi darà emozioni diverse. Come è giusto che sia, tra l’altro.

– Seguito spirituale di Rez, basta questo

– Uso più “hardcore” per Kinect e Move

– Su Mizuguchi metteremmo la mano sul fuoco

Child of Eden sarà indubbiamente uno dei titoli più originali e folli che faranno capolino nel corso del 2011. Se effettivamente Move e Kinect non richiederanno prestazioni fisicamente stancanti, state pur pronti a rivivere emozioni “stranianti” e straordinariamente non ordinarie. In fondo questa generazione di console non è fatta di solo muscoli e tecnica, e il nuovo lavoro di Mizuguchi è qui presente proprio per ricordarcelo. Chi è pronto a farsi un giro nell’Eden?