Recensione

Call of Duty

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a cura di pWi

Il vero seguito di Medal of Honor Tutti noi ricordiamo, non certo senza un briciolo di nostalgia, lo sparatutto 3D che, per certi versi, ha cambiato il modo di intendere il concetto stesso di sparatutto 3D. Medal of Honor, per la prima volta nella storia del videoludo, ci calava alla perfezione (o quasi) nella realtà fatta di sangue, morte, coraggio, doveri, paure e speranze di una vera e propria guerra; anzi della più terribile delle guerre. La seconda guerra mondiale era così ricostruita al meglio delle possibilità che un videogioco poteva avere nel 2001. La sensazione di ritrovarsi da solo in mezzo a moltissimi proiettili che spaccavano l’aria e i corpi dei soldati era veramente forte e il fatto di poter influire, per quello che si poteva, su un conflitto che avrebbe segnato in maniera così massiccia la storia era un’altra sensazione che i più non avranno certamente dimenticato. Ovviamente, oltre a questo, Medal of Honor: Allied Assault aveva tanti altri pregi, legati questa volta alla sua natura stessa di gioco. Questi vanno quindi ricercati nel divertimento, nella precisione della realizzazione delle armi, nell’intelligenza artificiale, in un motore grafico capace di gestire spazi praticamente sconfinati e così via in una lista certamente molto lunga. Ebbene, Call of Duty ha ben più di un’analogia con quel Medal of Honor. Per prima cosa, dovete sapere che molti dei programmatori di Medal of Honor, e quindi della sua software house, la 2015, adesso lavorano per la Infinity Ward. Se a questo aggiungiamo che Call of Duty si prefigge di raggiungere tutte quelle sensazioni avute con Medal of Honor e che, ancora una volta, è ambientato nel secondo conflitto mondiale, vi renderete certamente conto che i due giochi sono strettamente legati fra di loro al punto che si possa considerare questo Call of Duty il vero seguito di Medal of Honor. Pensate anche che i ragazzi della 2015, che vantano comunque i diritti sul nome Medal of Honor, stanno lavorando su un nuovo gioco di guerra, ma questo stavolta sarà ambientato nel Vietnam; insomma, sarà certamente molto meno simile a Medal of Honor di quando non lo sia questo Call of Duty. Spero di avervi convinto con la mia arringa, ma quello che più importa è toccare con mano cosa ci offrono i ragazzi della Infinity Ward. Ah a proposito di Infinity Ward, credo che sia importante sapere dell’acquisizione da parte di Activision di questa piccola società, acquisizione avvenuta appena Call of Duty è entrato in fase di masterizzazione e quindi nel momento in cui i capoccia di Activision l’hanno visto per la prima volta in azione nella versione completa. Cosa vi fa pensare tutto questo? Semplice, quelli di Activision sono rimasti talmente impressionati dal gioco da decidere di volere sempre con loro Infinity Ward facendola, addirittura, diventare parte della stessa associazione centrale della società. Insomma, come vedete, le premesse per un grande capolavoro ci sono tute, non ci resta che analizzarle e valorizzarle.

Nella guerra che ha cambiato il mondo, nessuno combatteva da solo Come abbiamo già abbondantemente detto, Call of Duty è ambientato nella seconda guerra mondiale. Per l’esattezza ricalca due precisi filoni di questa terribile ed angosciante guerra. Infatti, la prima e la terza parte di gioco si affronteranno con gli Alleati, mentre la seconda e la quarta con i Russi. Le parti con gli Alleati ci vedono prima preparare il celebre D-Day, o lo sbarco in Normandia se preferite (comunque questo non sarà mai riprodotto nel gioco, cosa che invece accadde con Medal of Honor), e dopo attaccare i tedeschi nelle loro basi missilistiche nel Belgio. Le parti con i Russi invece ci vedono riconquistare Stalingrado (in quella che è certamente la miglior parte dell’intero gioco) e attaccare, infine, Berlino. Insomma, Call of Duty è un’alternarsi di missioni con l’una e con l’altra fazione (per i più smemorati ricordiamo che Americani e Russi sono alleati nella seconda guerra mondiale, anche se in realtà il tutto è un tantino più complesso), ma tutti hanno gli stessi obiettivi. Obiettivi che vanno ricercati nel tentativo estremo di riportare la pelle a casa e, soprattutto, in quello di aiutare i propri compagni per fare in modo che anche loro ci aiutino. Insomma, non è una guerra di individualità, ma di squadre. Infatti, saremo sempre accerchiati da un manipolo di compagni e con il loro aiuto dovremo cercare di raggiungere l’obiettivo che, di volta in volta, ci viene assegnato. Non aiutare i compagni in un momento di difficoltà, lasciarli nelle mani del nemico, farli uccidere non solo non sarà conveniente per il prosieguo del gioco ma, spesso, ci costringerà a combattere da soli contro decine e decine di nemici e, questo, come prima abbiamo sottolineato, non è assolutamente possibile in questa guerra. In ogni caso, non potremo mai impartire ordini agli altri membri del nostro team ma potremo sfruttare strategicamente le loro iniziative. Spesso, infatti, ci copriranno le spalle in modo che possiamo raggiungere un determinato avamposto o controlleranno se un passaggio è libero prima di ordinarci di entrarvi o, ancora, ci apriranno dei varchi che da soli non saremmo mai riusciti a valicare. Insomma, il collaborare con la squadra, lo ripetiamo, è il fulcro di Call of Duty. Inoltre, per dare ancor di più la sensazione che non si combatta da soli, i personaggi che di volta in volta impersoneremo sono sempre diversi e questo ci suggerisce che, in una situazione come quella, non ci sono eroi e schiappe ma tutti sono veri eroi. Personaggi come il sergente Waters o il soldato semplice Martin entreranno, insomma, ben presto nelle vostre menti in modo che possiate apprezzare le loro gesta (non che siano soldati realmente esistiti ma, certamente, rappresentano chi per loro è stato realmente lì). Per chiudere questo discorso, diciamo che Call of Duty punta molto anche sul significato di quello che racconta con un preciso obiettivo di fondo: la guerra non si combatte da soli.

Una guerra di eroiLa prima cosa che salta subito agli occhi di Call of Duty è la velocità, la frenesia e, pertanto, la confusione che regnano sovrane sul campo di battaglia. La sensazione di essere veramente lì è elevatissima e la tendenza ad agire comunque sempre in maniera accorta è continuamente presente. Sullo sfondo soldati che si picchiano, che si sparano accanitamente quasi non fossero persone ma semplici animali, il roboante suono dei cigolati e delle loro cannonate, lo scoppiettare di ogni tipo di fucile, le urla degli uomini feriti e di quelli che cercando di trovare gli ultimi residui del loro coraggio è tutto quello che contribuisce a suggerirci quella sensazione di paura, di tensione, di forza ma di debolezza, in una parola di esserci. Insomma, Call of Duty è veramente molto immersivo, probabilmente anche più di Medal of Honor e, per dirla tutta, è proprio questo che costituisce quel “quid” in più che separa ancora i shooter 3D bellici dagli shooter 3D normali.Come abbiamo detto, sul campo di battaglia succede veramente di tutto e questo evidenzia la grandissima varietà di situazioni che il gioco ci mette a disposizione e, soprattutto, un livello di intelligenza artificiale sicuramente superiore alla media. Ma come dicevamo quello che salta subito agli occhi è la velocità e, in termini più strettamente videoludici, la fluidità di tutto quello che ci sta intorno. Non so come abbiano fatto i ragazzi della Infinity Ward, ma Call of Duty è molto più fluido di qualsiasi cosa abbiate visto in precedenza e, cosa ancor più importante, questa fluidità si ripercuote anche sul gameplay vero e proprio. Insomma, il tutto è veramente velocissimo, quasi irraggiungibile, sfuggente, inarrestabile, proprio come una vera guerra. Vedere soldati amici e nemici cadere sul campo di battaglia con una velocità “realistica” è uno spettacolo truce ma che testimonia, ancora una volta, la realtà storica degli avvenimenti. Ne parleremo più approfonditamente quando toccheremo il discorso relativo alla grafica, ma dobbiamo comunque dire che il motore riesce a gestire praticamente spazi sconfinati e un numero di poligoni impressionante (le foto lo confermano) senza perdere un frame, ma mantenendo quella sensazione di velocità e di frenesia che abbiamo sin qui descritto. Pensate anche che alcune missioni si svolgono su mezzi come camion, carro armati, aerei, automobili e che, quindi, il tutto guadagna un nuovo livello di velocità. Se il primo ingrediente per la sensazione di essere veramente sul campo di battaglia è la velocità, il secondo è certamente l’audio. La riproduzione degli effetti generati dagli spari o dal motore dei vari mezzi o, ancora, delle urla degli uomini che combattono è veramente realizzata in maniera minuziosa. Il tutto ci coinvolge in un’atmosfera da grande confusione e, quindi, di immedesimazione in quello che è un combattimento che di regole prefissate e di ordine ha ben poco. Pensate, addirittura, che ogni arma produce un effetto sonoro individuale e capirete quanta attenzione è stata infusa in questo aspetto del gioco. Il tutto, inoltre, è veramente roboante e spesso diviene anche fastidioso (come quando gli allarmi dei nazisti vengono attivati) perché di silenzioso e di tranquillizzante non c’è niente in una guerra che produce solamente morte. Altra cosa che contribuisce al livello di immedesimazione generale è lo stato di smarrimento in cui si può cadere allorché siamo troppo vicini ad un’esplosione. Per spiegarvelo meglio non posso che ricorrere a “Salvate il Soldato Ryan”. Ricordate le scene in cui il capitano Miller perdeva la cognizione di quello che gli succedeva intorno? Ebbene, il tutto è simulato, in maniera del tutto analoga al film, anche in Call of Duty. Altre citazioni le abbiamo riconosciute nei confronti di un altro film di Steven Spielberg, Indiana Jones e l’Ultima Crociata. Nella fattispecie ci è capitato di rivedere la scena del passaggio segreto al centro di controllo dei nazisti e la moto a due posti che Indiana Jones e suo padre usano per scappare dagli stessi nazisti.Chiuso il discorso relativo all’immedesimazione, passiamo ad aspetti un po’ più tecnici. Come abbiamo detto il gioco si svolge quasi sempre in squadre. Una cosa molto importante è che difendere i nostri compagni sarà fondamentale anche per la nostra sopravvivenza. Infatti, non solo loro saranno ancora più incentivati ad aiutarci ma anche perché restare da soli è veramente un suicidio. Se da una parte è vero che è stata diminuita la difficoltà per uccidere un singolo soldato rispetto a Medal of Honor, è anche vero che i soldati nemici presenti contemporaneamente sullo schermo saranno molti di più. Cadere in imboscate sarà, così, molto facile e quando si è circondati non è assolutamente possibile uscirne vivi. Come dicevo, la difficoltà nell’uccidere un singolo nemico è diminuita: infatti, basta colpire un nemico in testa per farlo fuori subito (anche se è comunque difficile fare una cosa del genere, in quanto nel caos generale è già difficile centrare la sua sagoma), ma lui per ucciderci dovrà faticare molto di più. Insomma, è stato leggermente spostato il livello di difficoltà. In ogni caso, è molto importante la procedura con la quale si affrontano questi scontri. Esattamente come in Medal of Honor, è impensabile sia di far fuori tutti i nemici da soli sia di farlo in maniera del tutto avventata. Proteggersi con muri, veicoli, rocce e quant’altro la mappa ci mette a disposizione è, infatti, assolutamente fondamentale. Altra cosa molto importante è, inoltre, quella di tenere l’arma carica di proiettili e trovare i giusti momenti per ricaricarla. Se, infatti, ci troviamo dinnanzi un soldato nemico e questi ha a disposizione anche un solo proiettile in più di noi il tutto potrebbe divenire letale per noi e per la missione che stiamo portando avanti. Come abbiamo prima accennato, sarà possibile gestire anche delle postazioni di fuoco o dei veicoli. Nel primo caso è possibile utilizzare mitragliatori, postazioni anti-carro, postazioni per la contraerea e così via. E’ inutile dire che queste fasi sono assolutamente divertentissime e, in particolar modo, sarà difficile dimenticare la fase in cui si è in possesso della postazione per la contraerea e nella quale si devono far fuori degli aerei pronti a bombardare sopra la nostra testa. Inoltre, le esplosioni avvengono così vicine alla nostra postazione che la sensazione che i primi spettatori del cinema ebbero alla proiezione del primo film dei fratelli Lumiere non ci sarà poi così tanto sconosciuta (del resto, anche una foto dovrebbe un po’ confermare quanto stiamo dicendo). Quasi tutti i mezzi mobili a disposizione saranno, comunque carri armati. Saranno ben due le missioni che dovremo affrontare a bordo di questi pachidermici cingolati. Vi dico subito che si tratta anche delle sezioni più noiose del gioco in quanto i carri hanno una fisica molto approssimativa e si muovono con una lentezza impressionante. L’unica cosa che ci consola in queste sezioni sono le splendide esplosioni dei carri nemici una volta che riusciremo a colpirli. Per quanto riguarda i veicoli il discorso non si chiude certamente qui, infatti in molte sezioni del gioco saremo a bordo di veicoli guidati da altri soldati e dovremo cercare di far fuori chi vorrà contrastarci con le armi che, di volta in volta, troveremo a bordo del veicolo stesso.In uno sparatutto come Call of Duty, ovviamente, quello che conta più di tutto è soprattutto la conformazione delle varie missioni. Innanzitutto, dobbiamo fare una suddivisione tra missioni a campo aperto e missioni in edifici. Infatti, il gioco è suddiviso praticamente a metà tra questi due tipi di approcci. Nelle missioni a campo aperto solitamente dobbiamo cercare di conquistare una determinata postazione facendo fuori i soldati nemici e cercando di difenderci, in un modo o nell’altro, dall’attacco a distanza dell’artiglieria pesante. Tra queste appartiene quella che possiamo definire senza dubbio la migliore missione dell’intero gioco, la riconquista di Stalingrado. Questa, infatti, inizia con lo sbarco nelle rive del Volga. Su queste enormi barche vi sono decine e decine di soldati che sentono i loro comandanti gridare parole come coraggio, comunismo, ribellione, riconquista e che, invece, sono completamente soli al loro destino. Fra loro ci siamo anche noi. Una volta scesi, degli addetti distribuiscono armi e proiettili. Pensate, però, che le armi non bastano e, pertanto, uno riceve un’arma e l’altro solo dei proiettili: a noi toccheranno i proiettili. Cercate di immaginare, quindi, che sensazione potremo avere in questi frangenti, nei quali saremo soli sotto l’attacco di cannoni e di quant’altro e soprattutto senza alcun tipo di arma, indifesi. La missione consiste ovviamente nel raggiungere il centro della città ma questo avverrà solo dopo tantissime morti e tantissimo coraggio. Tra le missioni a campo aperto potremo trovare anche missioni in cui ci verrà chiesto di conquistare e di difendere un ponte o un particolare edificio, di raggiungere o di liberare un determinato comandante nostro alleato e così via. Le missioni in edifici, invece, sono molto più tranquille e ci vedono impegnati in operazioni di spionaggio come il rubare alcuni documenti importanti, distruggere alcuni mezzi di comunicazione o infiltrarci in una nave nemica travestiti da generali nazisti (qualcuno ha urlato Medal of Honor?).In tutto questo, tuttavia, è impossibile non parlare di armi. Diciamo, innanzitutto, che queste sono estremamente accurate e rispondono, in tutto e per tutto, alle loro controparti reali. La sensazione di agire con un’arma più o meno potente o più o meno veloce, vi garantisco, è molto elevata e il tutto non può che contribuire al fattore realismo che più volte, nel corso di questa recensione, abbiamo chiamato in causa. Per i più esperti citiamo alcune delle armi presenti nel gioco: M1A1 Carbine, M1 Garand, il Thompson, Browning Automatic Rifle, Springfield M1903. In ogni caso, il numero di queste è veramente elevatissimo e difficilmente ci capiterà di giocare per molto tempo con la stessa arma. Principalmente, esse si dividono in due tronconi: arme veloci ma imprecise ed armi lente ma precise. Tuttavia, è quasi obbligatorio propendere per le prime nella maggior parte dei casi ed usare le seconde solo in particolari situazioni. Una scelta, invece, abbastanza strana ma che contribuisce ancora una volta al fattore realismo è quella di consentire di portare solamente due armi per volta, un po’ come avviene in Halo. Questo ci costringe a fare determinate scelte e a portare con noi solo lo stretto indispensabile. Insomma, il discorso armi si chiude in maniera senz’altro positiva, considerandone il numero elevatissimo e l’accuratezza con la quale ricalcano le loro controparti reali. Unico neo in questo discorso riguarda il fucile da cecchino. Infatti, questo non solo è disponibile in tantissime parti di gioco ma, per di più, è sempre dotato di un numero di proiettili considerevole. Questo, troppo spesso, porta all’utilizzarlo più delle altre armi, contribuendo a facilitare ancor più il gioco stesso. Liberarsi dalla distanza di un avversario è così sin troppo semplice, mentre in caso contrario avremmo dovuto studiare una tattica per avvicinarlo e aggirarlo. Insomma, gli amanti del “cecchinare” saranno ripagati, ma quelli della strategia storceranno un po’ il naso perché il tutto, così, diventa più facile. Dato che siamo nel discorso, diciamo che comunque Call of Duty è un gioco mediamente troppo facile e non solo per quanto esposto fino ad ora. Un altro aspetto abbastanza inquietante è costituito dal numero veramente spropositato di medikit a disposizione. In pratica, è veramente difficile non ritrovarsi sempre con il massimo di energia. Se a questo aggiungete che il gioco è molto breve, capite che sta proprio qui quello che è praticamente l’unico difetto di Call of Duty. Due parole, infine, vanno spese anche sull’intelligenza artificiale. Con questa torniamo su toni sicuramente lusinghieri. I nostri compagni sanno, infatti, come aiutarci e quando farlo. Inoltre, attaccano il nemico in maniera molto realistica e accurata, cercando di non commettere errori e tentando di coglierlo impreparato. A volte il loro comportamento risulta addirittura imprevedibile, come quando a corto di proiettili cercano il corpo a corpo con l’avversario. D’altra parte, anche i nostri nemici sono molto intelligenti e spesso ci costringono ad usare la materia grigia per aggirarli e per avere la meglio su di loro. Insomma, l’intelligenza artificiale costituisce senza alcun dubbio uno degli aspetti meglio realizzati di Call of Duty.

Mai visto niente di così fluido! Come abbiamo già detto quello che colpisce più di tutto in Call of Duty è la sua incredibile fluidità. Questo, inoltre, costituisce, nelle modalità che abbiamo descritto, un bell’aiuto allo stesso gameplay. Pensate che il gioco rimane molto fluido anche quando gestisce moltissimi poligoni, quando ci sono esplosioni ed effetti di luce vari e anche quando molti nemici ci attaccano contemporaneamente: in una parola, sempre. Insomma, non mi era mai capitato di vedere un gioco così costantemente fluido. Purtroppo, però, il discorso relativo alla grafica non è sempre positivo, infatti si ha la sensazione che in alcune sezioni non sia stata riposta la stessa attenzione che invece si riscontra in altre. Questo si evince, in particolar modo, dalla qualità molto scadente di alcune texture, la quale rende queste sezioni veramente molto brutte, dando addirittura la sensazione di essere in un gioco di 2-3 anni fa. Fortunatamente, la maggior parte delle locazioni è realizzata splendidamente e questo, aggiunto agli stupendi effetti di luce e alla presenza degli ormai immancabili pixel shader che formano stupende superfici d’acqua, rende comunque il voto relativo a questo aspetto molto alto. Di audio abbiamo già abbondantemente discusso. Qui ci limitiamo a confermare le nostre sensazioni molto positive e di citare anche le stupende musiche che ben si addicono all’atmosfera generale (anche se, ancora una volta come tanti aspetti del gioco, non sembrano molto distanti da quelle di Salvate il Soldato Ryan). Infine, non manca un ottimo supporto multiplayer con ben cinque modalità di gioco: Deathmatch, Team Deathmatch, Behind Enemy Lines, Search And Destroy e Retrieval. Tra questi il più interessante è Behind Enemy Lines, il quale ci vedrà impegnati a sopravvivere all’attacco dei nazisti: chi rimane più a lungo in vita vince. Search And Destroy e Retrieval ci vedono invece impegnati in tutta una serie di missioni. Concludiamo dicendo che il gioco è disponibile in Italia in una versione completamente localizzata nel nostro idioma.

HARDWARE

Requisiti Minimi: Pentium III 700 Mhz o equivalente, 128 MB RAM, scheda video con almeno 32 MB di RAM, scheda audio Windows compatibile.

MULTIPLAYER

Sono disponibili cinque modalità di gioco online: Deathmatch, Team Deathmatch, Behind Enemy Lines, Search And Destroy e Retrieval. Tra questi il più interessante è Behind Enemy Lines, il quale ci vedrà impegnati a sopravvivede all’attacco dei nazisti: chi rimane più a lungo in vita vince. Search And Destroy e Retrieval ci vedono invece impegnati in tutta una serie di missioni.

– Immersivo

– Armi molto realistiche

– Ottima intelligenza artificiale

– Grafica estremamente fluida

– Breve

8.9

Call of Duty è certamente uno dei migliori shooter 3D attualmente disponibili sul mercato. Come Medal of Honor, trova una delle sue armi più forti nell’immedesimazione. Questa è ricostruita grazie ad un fluidità senza precedenti che ricrea la sensazione di frenesia e di confusione e grazie ad un sistema sonoro veramente molto ben realizzato e che riesce a riprodurre suoni molto vicini alla realtà. Aggiungiamo a tutto questo un gioco comunque divertente e frenetico, armi molto realistiche e un livello di intelligenza artificiale assolutamente sopra la media. Insomma Call of Duty è un gioco divertente e immersivo: cosa si può voler di più? Semplice, che tutto questo duri il più a lungo possibile. Purtroppo ciò non accade. Il gioco della Infinity Ward è, infatti, terribilmente breve: non è difficile completarlo in un quantitativo di ore non superiore alle 6-7. Se a questo aggiungete che il tutto è anche mediamente molto facile, capirete certamente qual è il punto debole di questo gioco. E’ vero che si ha a disposizione un’ottima modalità multiplayer, ma i fan del gioco in singolo potrebbero restare ugualmente scottati. Insomma, per chiudere, tutti gli appassionati di Medal of Honor non possono certamente lasciarsi sfuggire questo Call of Duty anche se, probabilmente, devono aspettarsi un ottimo gioco ma non un eccellente gioco qual era lo stesso Medal of Honor. Per tutti gli altri rimane comunque un acquisto consigliato, a meno che non odino i giochi che non siano più lunghi di Max Payne 2.

Voto Recensione di Call of Duty - Recensione


8.9