Recensione

CSI: Omicidio in 3 Dimensioni

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a cura di A bbbello

L’E3 di quest’anno – che definirei epocale – ha appena chiuso i battenti. Le software house si sono date battaglia a suon di annunci o teaser… Il tutto all’insegna dei seguiti: il nuovo Tekken, il quarto capitolo di Metal Gear Solid, l’ennesimo – ormai non si contano più – titolo dedicato all’universo mariesco, l’ultima incarnazione di Zelda su GameCube che scatena un’hype che più hype non si può e potrei continuare per ore. Ubisoft è sulla stessa lunghezza d’onda, e in un mercato saturo sfruttare una licenza di successo è d’obbligo; CSI è uno dei telefilm più popolari, non solo tra gli Yankee. Ecco spiegato perchè oggi ci troviamo a parlare di Omicidio in 3 Dimensioni, quarto capitolo – il primo affidato alle cure di Telltale Games – della serie.

Crime scene. Do not crossOra del decesso: 17:30 circa. Il corpo era riverso supino sul pavimento in un pozza di sangue. L’anello e la borsetta erano ancora lì, quindi la rapina sfociata in tragedia era da escludere. Nel luogo del delitto, un solo teste. Questa è una scena di ordinaria amministrazione per chi lavora nel CSI; ci conviene abituarci, siamo una recluta e di casi come questi in quel di Las Vegas – paradiso dei voluttuosi – dovremo affrontarne tanti (cinque per la precisione, quindi non sono poi così tanti). Come era lecito attendersi, dunque, il gameplay è rimasto tale e quale: saremo noi a doverci occupare dell’ennesimo omicidio, visionando i primi elementi sulla scena del crimine (d’altronde le prime ore sono sempre quelle cruciali), interrogando gli eventuali presenti ed esaminando quanto raccolto all’interno del laboratorio. Il campionario a disposizione, come da consuetudine, non lesina certo gadget avveniristici: dal Mikrosil (un materiale per calchi da utilizzare sulle ferite) alla telecamera digitale, dalla polvere magnetica al Ninhydrin (una sostanza chimica per scovare le impronte su superfici porose), dalla lampada a raggi ultravioletti ai più comuni guanti. Insomma, anche questa volta i programmatori si sono sbizzarriti. Ovviamente, l’esame autoptico ci raggueglierà sulle modalità della “esecuzione” per chiarirci (o confonderci?) le idee. A farci da mentore ci sarà sempre il nostro fido collega Warrick Brown: qualora dovessimo trovarci in difficoltà e non riuscissimo a sbrogliare la matassa, potremo chiedergli lumi in qualsiasi momento. Tutto ciò andrà ad inficiare la nostra valutazione finale una volta risolto il caso, ma poco importa, la cosa non ha risvolti sui casi successivi. Per i meno smaliziati in avventure investigative, è possibile settare la difficoltà: più bassa è, più l’inventario ci viene in aiuto rivelandoci se una prova, un luogo o una traccia sono da riesaminare o meno. Certo, è pur vero che “siamo nel mondo dell’arte, e se non sappiamo guardare non possiamo capirne il significato”, ma “il criminale è un artista creativo, l’investigatore è solo un critico”. Lasciando da parte le citazioni e passando ad una disamina più critica, questo Omicidio in 3 Dimensioni pare più un’espansione dei capitoli precedenti che un gioco rivisto ex novo, nonostante siano cambiati gli sviluppatori. Come detto, il gameplay è esattamente lo stesso, e quel che più fa storcere il naso è l’intrinseca semplicità di fondo del titolo: di solito si dice che niente è come sembra, ma questa volta invece è così. Gli eventi sono molto lineari e, sebbene ci sia qualche colpo di scena, incastrare il colpevole ricostruendo la “trinità delle prove” non sarà impresa titanica, anzi. Il discorso non vale solamente per coloro che sono avvezzi alle avventure simil-Sherlock Holmes, ma anche per i neofiti. Peccato, qualche problemino in più non avrebbe guastato, considerato anche che sono sempre i nostri collaboratori a tirare le conclusioni e a mettere con le spalle al muro i sospetti. Il mio consiglio, quindi, è quello di utilizzare meno aiuti possibili se volete godervi appieno il gioco.

Il personale del CSI in 3DNon appena si inizia a giocare, balza immediatamente all’occhio il nuovo motore in tre dimensioni. La “conversione” sembra riuscita, con ambientazioni piuttosto dettagliate (anche se va detto che il raggio d’azione è decisamente limitato non potendoci muovere) e modelli poligonali ben fatti, ma con qualche eccezione: i nostri colleghi (Gil Grissom, Catherine Williams, Nick Stokes, Warrick Brown, Sara Sidle, Greg Sanders, Jim Brass e il Dottor Robbins) sono molto ben realizzati e assomigliano molto alle loro controparti reali; un buon lavoro è stato fatto anche per gli altri “protagonisti”, vale a dire i sospettati. Le espressioni del viso sono convincenti e ben si adattano alle situazioni, in buona sostanza non c’è da lamentarsi per il texturing facciale. Molti giocatori, non avendo familiarità con la lingua inglese (il gioco è solamente sottotitolato nel nostro idioma) si concentreranno sulla lettura dei dialoghi – tra l’altro ben tradotti e con qualche pregevole espressione forbita – perdendosi purtroppo le smorfie o la fronte aggrottata del nostro collega non troppo soddisfatto – diciamo così – dalle risposte dei nostri interlocutori messi alle strette. Forse si poteva fare qualcosina di più con le animazioni che, a onor del vero, sono poche. Le pecche maggiori dal punto di vista grafico sono da ricercare in qualche poligono troppo squadrato e “plasticoso” (mi vengono in mente i piedi del cadavere del primo caso). Nel comparto audio non brillano particolarmente gli effetti sonori, e le musiche accompagnano bene l’avventura imprimendo il giusto ritmo anche se non vi rimarrano impresse indelebili nella mente. Le voci dei protagonisti sono le stesse della serie televisiva, quindi una garanzia.

HARDWARE

Requisiti di sistema:Processore da 1 GHz (2 GHz raccomandato), 256 MB di RAM (512 MB raccomandati), scheda video con 64 MB (schede video supportate: ATI RADEON 7500/8500/9000/ X series; NVIDIA GEFORCE 3/4/FX/6/7 series; NVIDIA QUADRO 2/4 series), 1.4 GB liberi su Hard Disk.

MULTIPLAYER

Assente

– Nuova grafica 3D

– Cinque nuovi casi intriganti…

-… ma troppo “logici” e lineari

– Sembra quasi un’espansione

6.3

CSI: Omicidio in 3 Dimensioni è un titolo consigliato senza riserve ai fan della serie televisiva fanatici del venerdì sera all’insegna di poltrona e televisione: l’aria del CSI si respira appieno. Peccato che i nodi non tardano ad arrivare al pettine: trame interessanti ma troppo semplici e logiche da dipanare e un gameplay di conseguenza troppo facile. Per tutti gli altri – hardcore gamers e non – questo potrebbe rivelarsi un gioco piacevole all’inizio ma che nelle ore successive causa una prematura perdita di mordente. In parole povere, non sarà difficile trovare di meglio di un titolo che – a conti fatti – non si discosta per niente dai predecessori sembrando quasi un’espansione.

Voto Recensione di CSI: Omicidio in 3 Dimensioni - Recensione


6.3