Recensione

Bulletstorm

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a cura di andymonza

Ci sono ormai così tanti metri di valutazione coinvolti nella critica legata ad un videogioco, che può capitare di dimenticare quale sia il vero ed unico scopo del prodotto: persi tra interminabili discussioni sul dettaglio grafico o la qualità dell’intelligenza artificiale, si finisce talvolta per trascurare il fattore più importante, ovvero il divertimento offerto. Per quanto l’evoluzione tecnologica ed il progressivo miglioramento degli strumenti narrativi siano fattori importanti, lo scopo di qualunque gioco, video o meno, è intrattenere. Proprio questo sembrano volerci ricordare i ragazzi di People Can Fly, team che dopo l’esordio con Painkiller nel 2002 ha avuto la fortuna di farsi notare da Epic Games (Unreal, Gears of War) grazie all’abilità nell’utilizzo del motore proprietario Unreal Engine. Un’acquisizione che porta oggi i suoi frutti sotto forma di un irriverente sparatutto: Bulletstorm dà un poderoso colpo di spugna al tono serio e drammatico che ha caratterizzato la maggioranza degli sparatutto negli ultimi anni, dissacrando tutti i possibili dogmi ed eleggendo il puro svago a scopo unico del suo esistere.

Questo karma ci uccideràSe è vero che essere esperti in qualcosa è sempre molto importante, di certo Grayson Hunt può dirsi un artista dell’uccisione: lunghi anni al servizio del Generale Sarrano in compagnia della squadra Dead Echo e di Ishi Sato, suo inseparabile compagno d’arme, l’hanno trasformato in un navigato ed abilissimo sicario. Eppure il destino, come si sa, è crudele ed imprevedibile. Il longevo e remunerativo sodalizio si interrompe bruscamente in seguito alla scoperta che le intenzioni del diretto superiore non erano poi così innocenti, ed il tentativo di incriminarlo sfocia nell’inevitabile accusa di diserzione e relativo congedo con disonore. Per i successivi dieci anni, Grayson e Sato danno fondo ad un gran numero di bottiglie ed istinti animaleschi, impazzando su e giù per il cosmo a bordo di un’astronave pirata. Ci penserà ancora una volta il crudele karma a fermare l’idillio di ultraviolenza ed alcoolismo, facendo “casualmente” incrociare la rotta della nave di Hunt con quella della Ulysses, l’imponente vascello del Generale. La bruciante voglia di vendetta ed i vapori del whiskey non permetteranno al mercenario di tirarsi indietro all’idea di un’assurda rivalsa, che porterà entrambe le navi spaziali a schiantarsi sulla superficie del remoto pianeta Stygia. L’incipit di Bulletstorm svela in pochi istanti la grande importanza dell’elemento narrativo all’interno dell’economia di gioco: per quanto il plot non sia (volutamente) complesso o denso di significati, la narrativa del titolo si presenta molto stratificata – procede infatti su tre binari: le classiche cut scene, gli interludi narrativi in game ed i dialoghi che si accompagnano in tempo reale all’azione – aggiungendo spessore all’esperienza per tutta la durata dell’avventura.

Kill with skill!Senza dubbio lo humour non è l’unica qualità che caratterizza le avventure del pirata spaziale Grayson Hunt: in puro stile Epic, l’impianto di gameplay da sparatutto lineare si accompagna ad una semplice idea in grado di cambiare completamente l’approccio al combattimento. A ridosso dell’ispirata sequenza introduttiva gli sviluppatori svelano la vera natura di Bulletstorm, mettendo a disposizione del giocatore tre semplici strumenti in grado di trasformare letteralmente non solo la struttura di gameplay, ma anche gli scopi per cui si combatte. Motore trascinante dell’azione è un grosso contatore posto in basso a sinistra della schermata, il quale si assume il compito di tenere il conteggio dei punti accumulati con le uccisioni: ogni eliminazione restituirà infatti un bonus in Skill Point commisurato alla qualità del colpo ferale. Scordatevi completamente coperture e tattiche, nei panni di Grayson Hunt dovrete darvi da fare per dipingere i muri con le interiora dei nemici nella maniera più fantasiosa possibile, grazie alla frusta elettromagnetica, al calcio ed alla scivolata. Questi tre attacchi speciali serviranno non solo a disorientare il nemico e ad interromperne il fuoco, ma anche a sollevare in aria il malcapitato ed a rallentarne i movimenti, dandovi tutto il tempo per sfogare la vostra creatività. Con il bersaglio sospeso a mezz’aria potrete infatti dare vita a vere e proprie combo, i cui irriverenti nomi compariranno in sovraimpressione sulla testa della vittima, eventualmente alternandole con ulteriori mosse da corpo a corpo al fine di prolungare il rallentamento temporale – nonché l’agonia dell’avversario. Gli Skill Shot riconosciuti e premiati dal sistema sono oltre 160, una varietà possibile solo grazie al vastissimo arsenale ed alla possibilità di eseguire divertenti eliminazioni ambientali: muri ricoperti di spuntoni, quadri elettrici in cortocircuito, grosse ventole d’areazione e cactus dalle spine particolarmente acuminate popolano ogni angolo dei vasti scenari, dandovi ampie occasioni di sfruttarli per tritare, friggere o impalare chiunque si pari sul vostro cammino. Non meno creative saranno le possibilità offerte dalle straordinarie armi a disposizione di Grayson: si comincerà l’avventura imbracciando un fucile che per aspetto e cadenza di fuoco non può non ricordare il Lancer di Gears of War, ma ben presto potrete riempire i quattro slot a disposizione con ferri decisamente più efficaci. Il più evocativo è senza dubbio il Flailgun, fucile in grado di sparare simultaneamente due granate collegate ad un catena, le quali andranno ad avvolgersi attorno agli arti degli avversari, o occasionalmente ad attaccarsi alle pareti, concedendo ampie possibilità al vostro spirito d’improvvisazione. Lo stesso può dirsi dell’imponente fucile da cecchino, il quale vi darà occasione di controllare direttamente la traiettoria della pallottola poco prima che raggiunga il destinatario, e di molti altri strumenti di morte che vi lasciamo il piacere di scoprire. Sempre in tema di varietà, vero elemento portante dell’originale combat system, non si può non citare il vasto comparto upgrade: presso specifici terminali sarà sempre possibile spendere gli Skill Point accumulati con le uccisioni creative, acquistando sia semplici munizioni, sia miglioramenti per le singole armi: ampliamenti per i caricatori, diverse tipologie di fuoco secondario ed un efficacissimo colpo caricato per la frusta elettromagnetica sapranno rendervi non solo più efficaci in battaglia, ma anche in grado di sbloccare uccisioni inedite da aggiungere al vostro carnet. Nel complesso, l’originale battle system funziona grazie ad un ottimo bilanciamento, colpendo grazie all’effetto novità nelle prime fasi di gioco, ed aggiungendo profondità via via che ci si abitua alle meccaniche: invece di avanzare a testa bassa come solitamente accade nello sparatutto medio, Bulletstorm vi abituerà a studiare gli scenari ed a improvvisare per mettere in scena il miglior massacro possibile, regalando spesso grandi soddisfazioni. Per quanto l’incedere sia assolutamente lineare, la filosofia del Kill with Skill aggiunge un notevole fattore varietà, rendendo ogni sessione di gioco diversa dalla precedente grazie all’approccio creativo al combattimento. Molto accurata la programmazione dell’intelligenza artificiale delle diverse tipologie di nemici: per quanto la maggior parte di essi si limiti a fare la parte della “carne da cannone”, soprattutto nelle fasi più avanzate di gioco si faranno i conti con tattiche più complesse e con avversari immuni alla frusta, costringendo il giocatore a trovare nuovi approcci. Ben orchestrate e sopra le righe anche le sporadiche boss fight: divertono senza frustrare, e si presentano sempre con la giusta cadenza. Considerata la difficoltà media degli scontri, non molto alta, il consiglio per i giocatori più navigati è quello di impostare il livello a Difficile, così da ottenere sin da subito un livello di sfida adeguato.

Fatemi prendere fiato!Per quanto le uccisioni creative costituiscano un ottimo diversivo per gli appassionati di sparatutto tradizionali, il lavoro di People Can Fly si è spinto ben oltre: la campagna singolo giocatore di Bulletstorm riesce nella prima metà a proporre una varietà di situazioni mozzafiato e siparietti sopra le righe tale da far dimenticare completamente lo scorrere del tempo, in grado di risucchiare letteralmente il giocatore in un folle otto volante grazie a interludi scriptati davvero indimenticabili. Sarebbe un vero peccato descrivere a parole e nel dettaglio le singole sequenze: tutto quello che occorre sapere è che si tratterà di una corsa a rotta di collo e con il fiato sospeso, e che girerete ogni angolo in ansiosa attesa del successivo colpo di scena. Buona parte di questo successo è dovuta all’eccezionale design dei livelli, che alterna sapientemente zone ampissime a sezioni indoor, proponendo inoltre continui cambi di scenario. E’ di conseguenza un peccato che questo perfetto bilanciamento di contenuti e gameplay non riesca a mantenersi intatto per tutta la durata della campagna: soprattutto da metà in poi, l’aumentare della difficoltà degli scontri a fuoco renderà il sistema di uccisioni creative meno efficace, finendo per costringere il giocatore a mettere da parte la fantasia in favore di eliminazioni più rapide a dirette, snaturando a tratti i fondamenti del peculiare gameplay; un peccato in parte veniale, che tuttavia stona con il bilanciamento quasi perfetto che caratterizza la prima metà dell’opera. Gli scontri finali ne escono irrimediabilmente appesantiti, rovinando in parte il climax abilmente costruito in precedenza. A questo si accompagna un netto calo nella verve contenutistica di cui sopra, evidente soprattutto nel banalizzarsi delle ambientazioni e nell’eccessivo prolungarsi di certi combattimenti. Una situazione che si riprende solo nelle ultimissime battute, permettendovi di giungere ai titoli di coda senza dubbio soddisfatti dell’esperienza, eppure consapevoli che la magia delle prime ore di gioco non si è saputa rinnovare fino alla conclusione. La longevità complessiva della modalità storia si attesta sulle 7/8 ore, con una discreta rigiocabilità in parte supportata dal sistema di uccisioni creative, che potrebbe convincere il giocatore più perfezionista a fare un secondo giro per accumulare punteggi migliori.

Skill Party Per quanto il delicato bilanciamento delle meccaniche di gioco non abbia concesso lo sviluppo di un comparto multigiocatore competitivo o di una cooperativa per la campagna singolo giocatore, i ragazzi di People Can Fly si sono ispirati alla modalità Orda di Gears of War 2 per proporre l’Anarchy Mode, dove fino a quattro giocatori potranno lavorare insieme per sconfiggere ondata dopo ondata di nemici su un totale di sei mappe appositamente disegnate. Ancora una volta sarà il contatore dei punti a scandire il ritmo dell’azione, invitando i partecipanti a scatenare tutta la loro creatività per accumulare un certo punteggio prima dello scadere del tempo. Interessante la presenza di uccisioni creative da portare a termine insieme, completando le combo in cooperativa: richiederanno un po’ di comunicazione, e regaleranno grande soddisfazione quando portate a termine con successo. Nella pausa tra un round e l’altro sarà possibile spendere gli skillshot accumulati per acquistare munizioni, armi ed upgrade come già visto durante la campagna: il fatto che questi miglioramenti non siano permanenti, ovvero vengano completamente azzerati alla fine di ogni sessione, identificano l’Anarchy Mode come un vero e proprio passatempo, perfetto per partite brevi e senza troppi pensieri, peraltro destinato a mantenere alto l’interesse per un tempo ovviamente limitato. Per quanto il futuro supporto tramite DLC sia piuttosto scontato, non si tratta di un comparto multigiocatore in grado di mantenere una presa prolungata sul giocatore, laddove l’unico progresso permanente è costituito da una progressione scandita da livelli piuttosto fine a sè stessa. Altra piccola aggiunta alla campagna è la modalità Echo, dedicata esclusivamente ai giocatori più achiever: essa permetterà di ripetere piccole porzioni di livello della modalità storia con il solo scopo di accumulare più punti possibile, pubblicando poi il risultato sulle leaderboard online. Per quanto si tratti di un’opzione coerente con lo spirito del gioco, difficilmente vi spenderete molto tempo una volta completata la campagna.

Cartoline da Stygia Per quanto Bulletstorm sia evidentemente farina del sacco di People Can Fly, il tocco di Epic Games si fa notare in un gran numero di dettagli, e non si può certo dire che i ragazzi del Colorado siano conosciuti per la loro sottigliezza. Esagerazione è la parola d’ordine, distribuita a piene mani in tutti i comparti, dal gameplay, a quello narrativo, al design. Soprattutto quest’ultimo riesce a distinguere il titolo dalla massa: la varietà di paesaggi e strutture proposta dal pianeta Stygia è notevole, e si nota sempre un occhio di riguardo per i campi lunghi, talvolta in grado di stupire per la bellezza di certi scorci. Meno ispirato invece il design dei personaggi, che si espone a più riprese a qualche caduta di stile. Su queste basi poggia un comparto tecnico che presenta tutti i pregi e difetti dell’Unreal Engine 3: alla generale pulizia e modellazione accurata si affiancano il consueto ritardo nel caricamento di certe texture e sporadici eccessi di shader. Nel complesso, un comparto tecnico al passo coi tempi, il cui design rimane senza dubbio la carta vincente. Buono anche il comparto sonoro, caratterizzato da una colonna sonora che mixa efficacemente epiche orchestrali a pezzi decisamente più aggressivi. Deludente invece il doppiaggio in italiano, soprattutto se confrontato all’ottima versione inglese.

– Combat system divertente e profondo

– Umorismo irresistibile

– Ritmo altissimo nella prima metà

– Comparto multigiocatore divertente ma accessorio

– Longevità non eccezionale

– Qualche calo di ritmo

8.8

Bulletstorm riesce con successo a rinnovare la formula degli sparatutto tradizionali, proponendo una meccanica di gameplay allo stesso tempo classica ed innovativa, basata sul puro accumulo di punti. Il tutto supportato da belle idee a livello di design ed offerta ludica, e da un umorismo irriverente e molto godibile. Il rovescio della medaglia è costituito da una longevità non eccezionale, supportata solo in parte da una cooperativa destinata a non durare per più di qualche sessione, e da una seconda metà della campagna singolo giocatore che tende a più riprese a rallentare il forsennato ritmo dell’inizio, perdendo di mordente poco prima di risollevarsi sul finale. Nonostante questi difetti non permettano al titolo di raggiungere la fascia di voto più alta, il lavoro di People Can Fly vi offrirà ore di puro e spensierato divertimento, proponendo una nuova filosofia per tutti gli appassionati di sparatutto, ai quali naturalmente il prodotto è consigliatissimo.

Voto Recensione di Bulletstorm - Recensione


8.8