Recensione

Bullet Run

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a cura di Ctekcop

Negli ultimi tempi il mercato dei videogiochi online per PC ha visto un sempre maggior numero di titoli free to play: ciascuno di essi ha il preciso scopo di catturare nel proprio mondo il maggior numero possibile di giocatori per poi incentivarli a sborsare qualcosina attraverso le microtransazioni. Ciò che impressiona di più però è stato il progressivo, e ormai innegabile, trend di continuo progresso in termini di investimenti e qualità finali di questo genere di giochi che sempre più spesso nulla hanno da invidiare alle cosidette produzioni tripla A.

Con questa premessa, dopo titoli usciti in tempi recenti di un certo calibro come Blacklight Retribution o Tribes: Ascend che si sono affiancati a evergreen come Team Fortress 2, giunge ora su Steam un nuovo sparatutto multigiocatore gratuito prodotto e pubblicato da Sony Online Enterteinment. Bullet Run, questo il titolo, si propone come un FPS voglioso di fare bene in un mercato ricco di concorrenti tra cui è sempre più difficile farsi largo.
It’s Showtime!
Senza alcun barlume di originalità, Bullet Run prende forma nella trita e ritrita ambientazione pseudo-futuristica dove i reality-show diventano la rappresentazione stessa della violenza. Lo scopo è difatti uccidere brutalmente i propri avversari e quando possibile farlo con stile. Almeno in teoria.
A livello di gameplay il titolo si rivela subito piatto, limitato, sciatto, ripetitivo, povero, superato e decisamente poco entusiasmante o divertente.
Solo due le modalità in cui è possibile cimentarsi: il tradizionale Teamdeathmatch e la modalità Domination ovvero una sorta di re della collina nella quale bisogna conquistare un piccolo rettangolo di territorio il maggior numero di volte e poi successivamente difenderli nel secondo round o viceversa. Le partite durano 15 minuti e non sembrano mai coinvolgere veramente, annoiando quasi istantaneamente. Non è sufficiente elargire un maggior numero di punti esperienza nel caso di colpi alla testa o altre mosse spettacolari per sganciarsi dalla massa di shooter anonimi. Scelte drammatiche come la possibilità di curarsi solo una manciata di punti vita mediante kit medico rendono gli scontri a fuoco spesso risolti già in partenza. Anche il non sempre riuscito design delle mappe ci mette del proprio costringendo spesso a frenetici e confusionari scontri a breve distanza. Le armi non regalano soddisfazioni considerando le timide differenze tra le varie bocche da fuoco e di come siano disponibili in numero estremamente risicato nelle fasi iniziali di gioco. Non bastano gadget ipertecnologici o armoni da sbloccare nel corso della partita per rompere la triste monotonia di fondo che caratterizza tutte le partite. Solo il sistema di ricarica attiva che scimmiotta pesantemente Gears of War sembra essere qualcosa di relativamente unico e interessante. In sostanza niente di nuovo o di eclatante sotto il sole.
Modello di business per tutti o per nessuno
Estremamente spinosa la questione riguardo al sistema scelto dagli sviluppatori per monetizzare il loro titolo. Come al solito vi sono due valute: una da guadagnare giocando, l’altra disponibile solo pagando.
Il Marketplace è effettivamente ricco di oggetti. Si passa dalle pose di esultanza e costose quanto inutili personalizzazione estetiche a un nutrito numero di armi, skills o accessori vari. Il vero problema è che la maggior parte di tutto ciò può essere acquistato solo dopo aver sbloccato suddetto oggetto raggiungendo l’avanzato grado richiesto: fino a quel momento non si può aggiungere al carrello neppure per pagarlo con denaro reale fin da subito. Ovviamente l’eventuale cifra richiesta di crediti accumulati pazientemente per armi o accessori di queste ultime è semplicemente a dir poco sproporzionata; il senso del progresso è risicato e a meno di comprare qualche costoso booster d’esperienza bisogna mettere in conto molte ore di gioco prima di raggiungere gli oggetti e le armi più ambiti nel caso in cui non si sia disposti a spendere. 
Non fosse abbastanza sono pure disponibili dei pacchetti da acquistare su Steam estremamente costosi che uniscono armi e oggetti senza risultare particolarmente convenienti e contribuiscono anch’essi a sbilanciare l’esperienza ludica a favore di chi sia disposto a pagare visto che mettono a disposizione di questi ultimi armi in teoria disponibili solo nelle fasi avanzate di gioco.
Tecnica scialba
Tecnicamente parlando, il titolo di Sony Online Enterteinment non brilla affatto lasciando facilmente credere che si tratti di un videogioco sviluppato in fretta e furia con uno scarso budget a disposizione, in linea coi vecchi dettami dei titoli free to play che finivano per risultare inesorabilmente degli economici titoli di serie B.
Il motore grafico non fa mai gridare al miracolo: l’Unreal Engine non è sfruttato a dovere. I modelli poligonali non impressionano in nessun caso, le texture sono nella media, le animazioni latitano pesantemente, l’orizzonte non è mai vastissimo, pure gli effetti speciali come il motion blur o le esplosioni non sembrano convincere. Per fortuna i requisiti sono complessivamente bassi eppure a voler dirla tutta non sembra sufficientemente ben ottimizzato per girare senza problemi su configurazioni non eccezionali; concorrenti basati sullo stesso motore grafico riescono o sono riusciti a fare di meglio. Le mappe, disponibili non in gran numero a dirla tutta, vantano diverse ambientazioni che toccano quelli che sono ormai i clichè del genere: si passa da magazzini a set cinematografici, dal deserto a piattaforme petrolifere site nel mezzo dell’oceano. Il design di queste è abbastanza altalenante: in alcune sono presenti numerose scorciatoie e arditi passaggi in grado di rendere un filo più emozionanti e imprevedibili le partite mentre altre risultano più lineari con scontri concentrati e limitati sempre nelle solite zone a prescindere dalla modalità.
A livello audio le musiche non si fanno notare, le armi sembrano delle ridicole pistolette ad aria compressa, le voci inglesi dei commentatori dello show sono semplicemente odiose e insopportabili sin dalle prime battute.
Da segnalare che il titolo fatica spesso a catapultare rapidamente in partita il giocatore nel caso in cui si ricorra alla funzione quick join; per fortuna è disponibile il server browser con cui scegliere in prima persona partite ostate su server europei dal ping più che accettabile. Immancabili pure le features sociali ormai imprescindibili come lista amici e capacità di inviare messaggi.

HARDWARE

SO: Windows XP, Vista, 7Processore: Intel Core 2 Duo / AMD Athlon 3400RAM: 1GB di memoriaScheda Video: NVidia GeForce 6800/ ATI X1900Bullet Run installa il software anti-cheat Punkbuster

– Provarlo non costa nulla

– Gameplay piatto

– Tecnicamente arretrato

– Contenuti limitati

– Soddisfazioni solo pagando e giocando molto

5.0

Tirando le somme Bullet Run è uno sparatutto multiplayer online gratuito complessivamente anonimo e sub-standard dal modello di business discutibile. Impallidisce di fronte alla concorrenza di qualità decisamente superiore e in alcune casi pure originale oltre che meno ingiusta nei confronti dei videogiocatori.

In parole povere nel caso in cui non fosse ancora chiaro è bene evitare di perdere tempo anche solo a provarlo.

Voto Recensione di Bullet Run - Recensione


5