Recensione

Broken Sword: Shadow of the Templars

Avatar

a cura di Imperatore

Era il lontano 1996, la playstation si preparava, ormai dopo due anni di vita, a diventare una realtà concreta e tangibile. Era sempre il lontano 1996, su PC vide luce il primo capitolo di Broken Sword. A dirla tutta i due avvenimenti hanno ben poco in comune in quanto a importanza, ma era giusto per citare la cara macchina grigia Sony, ormai passata a miglior vita per lasciare il campo alla sorella maggiore, un esternazione di nostalgia e rammarico. Broken Sword: Shadow of the Templars, sviluppato dalla Revolution Software riuscì a ritagliarsi una cospicua fetta di utenti, in un panorama dominato dalle avventure del “temibile” pirata Guybrush Treepwood, ed è questo il gioco che ora tratteremo. Broken Sword (da adesso BS), per i profani o i meno accorti, era un punta e clicca, genere al tempo molto in voga che vedeva la Lucas Arts e la Sierra contendersi quel monopolio di avventure che richiedevano un minimo di materia grigia, e questo Shadow of the Templars non è altro che la conversione per la piccola console di casa Nintendo del primo capitolo della seria, con i tagli e i cambiamenti del caso dovuti alle limitazioni tecniche. Il protagonista del gioco è George Stobbart, un americano a Parigi (ricorda il titolo di un film). Un bar, una cameriera da sedurre, un clown e una bomba. Ecco i tasselli che compongono il mosaico iniziale della trama di Broken Sword, trama che eviteremo di svelarvi. Sappiate solo che il caro protagonista, l’ossigenato George, avrà in questa sua prima avventura a che fare con un manoscritto del 14esimo secolo e con una giornalista che lo aiuterà a risolvere la vicenda. Trattiamo per primo il comparto grafico, per vedere se effettivamente possa girare una simile tipologia di gioco sul gba. Qualcosa di buono ce lo dovevamo aspettare, se Charles Cecil, direttore manageriale della Revolution Software, abbia affermato con enfasi che i risultati ottenuti dalla conversione sono andati meglio delle più rosee aspettative. Il gioco infatti si presenta bene: la grafica, ricca di colori ben definiti, alterna a dei fondali visivamente d’impatto, una realizzazione dei personaggi su schermi meno definita ma pur sempre apprezzabile. Gli sprite infatti si muovo bene, senza il minimo rallentamento di sorta. Il comparto grafico, che si avvicina veramente tanto a un cartone animato, propone anche delle sequenze di intermezzo e delle schermate fisse che hanno preso posto ai dialoghi e ai filmati presenti nella versione originale, ma che non sminuiscono il lavoro svolto dai programmatori, dato che di più sarebbe stato impossibile fare.Il sonoro invece non raggiunge la qualità intrinseca nella grafica, e fa sfoggio giusto di qualche motivetto carino (composto da Barrington Pherloung), con assenza di parlato ed effetti sonori degni di nota. I dialoghi invece, ovviamente solo scritti, sono molto accattivanti e simpatici, in perfetta armonia con lo stile del gioco.. un esempio? “Non parlarmi degli italiani! Il mio didietro non è mai stato pizzicato tanto quanto a Roma. Il prossimo anno ci ritorno.” o “Un tempo, per far confessare un sospetto, avrei potuto farlo strangolare con le sue stesse mani. Adesso, devo portargli caffè e biscotti…”… veramente d’effetto.Per quanto riguarda il gameplay va detto che non ci troviamo di fronte al solito punta e clicca, anzi è stata abbandonata questa concezione per arrivare a risultati ottenuti in produzioni relativamente più recenti quali Monkey Island 4. Il protagonista, si sposterà nelle locazioni proprio come avviene nelle ultime produzioni di tal genere: infatti l’assenza del mouse ha costretto i programmatori a porre il comando diretto del protagonista e a farlo muovere nelle locazioni. Purtroppo le limitazioni non finiscono qua: questa modificazione ha portato a un’eccessiva facilizzazione del gioco. La disposizione dei tasti è buona e vede il tasto A con funzione di interagire, B per chiedere informazioni su ciò che si vede, L per l’inventario ed R per vedere ciò con cui possiamo interagire. Proprio la presenza di quest’ultima possibilità, rende il gioco molto lineare e facile, e riduce tutta la parte esplorativa o se non tale ricercativa che non dovrebbe mai mancare in un titolo simile. Viene in aiuto giusto il fatto che la combinazione degli oggetti non sia aiutata, ma il prodotto si attesta su un livello di difficoltà veramente basso.A parte questo, il fascino del titolo della Revolution Software presenta tutte le caratteristiche che hanno reso celebre questa serie, ovvero un personaggio carismatico e un background veramente avvincente. Il divertimento non manca, e lo giocherete assiduamente fino al termine dell’avventura. Perché? Forse perché è coinvolgente, forse per via dello storyline, o forse solo perché ripropone la qualità che contraddistingue un gioco che ha fatto storia. La longevità (pur essendo un titolo “facile” ) garantisce 15 ore di gioco, per un totale di 70 locazioni e 60 personaggi con cui interagire, se poi contate che questo genere di giochi scarseggia sul piccolo nato di casa Nintendo, fate due più due e correte a comprarlo.

Realizzazione tecnica di buon livello

Trama e coinvolgimento alle stelle

Per certi versi troppo facile

Motivetti carini ma per certi versi anonimi…

7.5

Tirando le conclusioni, il gioco è bello, e il lavoro svolto dai programmatori è lodevole. Purtroppo come si sa, il porting di questo genere di giochi non è mai facile, e soprattutto nel caso delle avventure grafiche è altalenante: a delle cocenti sconfitte si possono contrapporre dei fiaschi poderosi. E’ la stessa cosa direte voi, si è vero. Perché è veramente difficile fare la conversione di un simile titolo per una console portatile, che non potrà mai essere munita di mouse. Questo stravolgimento più che del reparto grafico, che si presenta veramente bene, del gameplay, ha portato alla realizzazione di un prodotto finale veramente facile da portare a termine, ma pur sempre piacevole e divertente da giocare e mai frustrante. Tenetelo in considerazione, non ve ne pentirete.

Voto Recensione di Broken Sword: Shadow of the Templars - Recensione


7.5