Recensione

Brink

Avatar

a cura di samarcanda

Non è buffo che talvolta realtà e mondo videoludico abbiano somiglianze talmente grandi che non ce ne rendiamo conto? In questo nuovo titolo i ragazzi di Splash Damage sembrano mettere insieme l’esperienza, la tecnologia ed un affiatato spirito di gruppo guadagnati sin dal lontano 2002 con l’uscita di una mappa per Return to Castle Wolfenstein, ed affinati successivamente attraverso creazioni e collaborazioni di grande impatto quali Doom 3, Enemy Territory e Quake Wars, per mettere nelle nostre mani un prodotto che trasporta in ambito video ludico alcuni dei capisaldi su cui è plasmato l’operato di questo team di sviluppo. Collaborare in forte simbiosi con chi ci circonda diviene quindi l’elemento fondamentale fuori e dentro il prodotto videoludico per ottenere il successo. Brink, infatti, che da QUAKE Wars riprende motore grafico id Tech 4, è uno shooter in prima persona che vede il vostro personaggio crescere, migliorare, potenziarsi, accumulare esperienza e personalizzarsi attraverso una serie di missioni ed ostacoli sempre crescenti in un mondo totalmente incentrato sulla cooperazione multiplayer per il raggiungimento di obiettivi prestabiliti. Ognuno, all’interno del gruppo, mette in campo le proprie peculiari abilità, divenendo la tessera di un puzzle che porta a scrivere la parola vittoria o sconfitta a seconda di quanto ciascuno saprà incastrarsi più o meno bene con gli altri. Se nell’esperienza reale i ragazzi di Splash Damage operano fra Inghilterra ed America, in Brink i nostri avatar avranno come parco giochi la città di The Ark.

Ma anche Noè ebbe tutti questi problemi?Corre l’anno 2045 e L’Arca, città futuristica, proprio come gli analogismi suggeriscono, è l’ultima speranza per la razza umana; al posto degli animali troviamo agenti e reietti, a far le veci di Noè, rispettivamente per ciascuna delle due fazioni, l’inossidabile capitano Mokoena, convinto che ordine ed organizzazione civile possano risolvere le cose, ed il malinconico Chen, capo della resistenza, che vuol guidare i suoi a fuggire da Ark per trovare nuovi lidi ed una vita migliore. La situazione infatti è in crisi: nata inizialmente come un’enorme città galleggiante ancorata nell’oceano pacifico, grazie all’utilizzo del nuovo rivoluzionario materiale, l’arkoral, the Ark si trova ora, a causa del riscaldamento globale e la sommersione del resto del mondo, un rifugio per profughi, dove lo spazio e le risorse non sono più sufficienti per tutti a causa dei continui e massivi flussi migratori. Un filmato introduttivo spiega più nel dettaglio tutti questi elementi che fungono da miccia per lo scoppio degli scontri. Caos e controllo, false utopie ed astratti ideali: starà a voi scegliere se schierarvi fra le file della Sicurezza oppure fra i reietti della Resistenza per porre una soluzione a questo malcontento sempre crescente e non più tollerabile. Una trama che, se ben sviluppata ed intrecciata, avrebbe sicuramente aumentato lo spessore del gioco e contribuito a fare da collante fra i vari livelli, mentre in realtà si riduce ad una mera giustificazione per il background dove ci muoviamo, poiché non incontreremo npc con cui interagire, così come è assente un protagonista in cui immedesimarsi attraverso il quale costruire una trama profonda e ben intrecciata. Sembra, quindi, di trovarsi su uno sfondo di cartongesso dove le pedine vengono messe in campo per massacrarsi a vicenda con i paraocchi .

Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più customizzato del reame?Dopo il breve filmato iniziale ci troveremo nella schermata di personalizzazione del nostro personaggio; il dettaglio è molto alto, così come tutti gli elementi offerti che si sbloccheranno nel corso dell’avventura attraverso l’esperienza guadagnata. Non manca sicuramente la fantasia nell’applicare le centinaia di combinazioni fra tessuti, colori, dettagli che possono rendere il vostro avatar totalmente differente da qualsiasi altro presente in game. Non da meno è la personalizzazione delle armi utilizzate, che possono essere implementate e potenziate attraverso differenti elementi quali mirini, calci, silenziatori ecc… Se i vestiti assolvono ad un puro compito estetico, la scelta di una delle tre differenti corporature, così come delle armi e delle skill per tipologia di classe, avranno impatti notevolmente maggiori nel corso delle sfide, portando degli incrementi o delle limitazioni alle azioni che potremo compiere. Non avremo limitazioni fra le due fazioni, potendo utilizzare il nostro alter ego virtuale ora schierandolo nell’alleanza, ora fra i reietti, al fine di osservare i fatti da entrambi i punti di vista. Non perderemo i punti esperienza e le skill guadagnate passando da una fazione all’altra, così come rimarranno inalterati i tratti genetici del nostro personaggio. Anche le classi in cui potremo immedesimarci (medico, tecnico, soldato ed agente) sono identiche per entrambe le fazioni. La crescita del proprio personaggio risulta piuttosto libera, poiché potremo decidere se specializzarci totalmente come medici, oppure affiancarvi un po’ di conoscenza del soldato esperto o del tecnico cervellone…sta a noi decidere come, dove e quando. Anche la classe non è vincolante; possiamo impostare una professione preferita che sarà quella con cui partiremo all’inizio di ogni missione, potendo tuttavia cambiarla liberamente nel corso della sfida attraverso un semplice accesso ai terminali sparsi nella mappa. Scordatevi quindi di dover giocare un personaggio definito all’inizio del gioco che vi accompagnerà inalterato sino alla fine; i “change in work” sono all’ordine del giorno in Brink.

Mission ImpossibleUna volta deciso se affrontare la sfida in modalità Campagna (in cui i differenti stage si susseguiranno alternati da brevi filmati di spiegazione degli obiettivi) o per singola sfida, dovremo cooperare con i nostri compagni di reparto per il raggiungimento degli obiettivi primari che, malgrado possano sembrare piuttosto vari inizialmente, tenderanno a portare un certo senso di monotonia sul lungo andare, in quanto ci troveremo davanti a piccole sfumature del classico “proteggi la postazione, difendi il determinato oggetto o npc, scorta o ripara l’elemento A o B o poco di più”. Obiettivi secondari, da portare a termine a vostro piacimento, arricchiscono un po’ questa routine che tuttavia rimane orientata al 99% intorno alle sparatorie e gli scontri diretti, portando in definitiva le missioni ad essere molto semplici e di facile compimento. Fondamentale è la cooperazione e la distribuzione di classi all’interno del gruppo: un party senza medici difficilmente riuscirà a portare a compimento un assalto vincente, così come la totale assenza di soldati permetterà ai tecnici nemici di far man bassa di terminali e postazioni. Accanto alle skill primarie di classe, infatti, ogni tipologia di personaggio potrà mettere in campo numerose abilità secondarie; ad esempio i medici, oltre a curare i propri compagni, potranno potenziarli, salendo di livello ed esperienza, con buff sempre maggiori che influenzeranno ora l’adrenalina, ora il metabolismo o altre statistiche. Alla ricchezza di tali abilità si affianca una gestione e controllo delle stesse molto semplice e ben strutturata in quanto è sufficiente la pressione sul tasto X per vedere applicata la skill selezionata; questa semplicità di utilizzo sicuramente influenza positivamente la velocità di gioco e l’esecuzione di più azioni in successione. Ogni professione è importante al pari delle altre e non sarà possibile ottenere un risultato senza collaborazione: scordatevi il concetto di “eroe solitario”; in Brink non c’è nessun Rambo e senza i vostri compagni voi non siete nulla.

Chi trova un amico trova un tesoroSe da un lato questo “group operandi” innalza al massimo l’aspetto multiplayer tanto caro ai ragazzi del team di sviluppo, dall’altro sottolinea uno dei limiti maggiori dell’esperienza offerta, ovvero una I.A. spesso e volentieri non all’altezza della situazione. Ci troveremo fin troppo spesso circondati da BOT che metteranno in campo azioni poco consone alla situazione, attendendo immancabilmente dei vostri movimenti per agire di conseguenza o lasciandovi isolati nella ricerca dell’obiettivo primario, mentre attaccano briga in angoli dello stage privi di reale interesse. A volte vedremo porzioni di schermo pullulare di spari, bombe e corpi, affiancati da zone totalmente deserte ed abbandonate (questo elemento cade subito all’occhio nella difesa di certe postazioni dove i BOT, spesso e volentieri, si comportano come bersagli mobili, percorrendo imperterriti stretti percorsi a collo di bottiglia che li rendono totalmente vulnerabili e facile preda del fuoco nemico). Il numero esiguo di 10 missioni non fa che rendere il tutto più monotono e privo di reali emozioni dopo le prime ore di gioco. Tutto questo può essere risolto nel momento in cui preferiremo essere affiancati da veri giocatori nella modalità multiplayer; più una squadra saprà essere affiatata, più il divertimento sarà grande e gli scontri porteranno emozioni. Era forse lecito aspettarsi una tale porzione di divertimento anche nella modalità single player, mentre, invece, il cuore del gioco pulsa a mille solamente quando preferiamo le sfide online.

Testa o croce O complessità e semplicità. Se da un lato il sistema di movimento SMART “Smooth Movement Across Random Terrain”risulta ben strutturato e particolarmente utile, soprattutto nelle situazioni di maggiore concentrazione degli scontri in scenari ricchi di cunicoli ed ostacoli (tenendo premuto un semplice tasto non rischierete più di rimanere incastrati o bloccati da ostacoli di varia natura perché la vostra corsa si adatterà a quanto si presenterà sotto i vostri piedi, potendo così concentrarvi maggiormente su sparatorie ed affini), semplificando di molto gli spostamenti e la cattura di postazioni, dall’altro la stessa semplificazione applicata ad elementi del combattimento (abbiamo a disposizione centinaia di armi e personalizzazioni delle stesse che, tuttavia, una volta scesi in campo, si ricondurranno ad effetti di fuoco molto simili fra loro) così come la troppo flebile differenza di risultato nel colpire un nemico ora su una coscia, o in piena fronte per via di Hitbox davvero approssimative (che fine hanno fatto i devastanti HEADSHOT?!) vanno a minare notevolmente il realismo che ci si aspetterebbe da un titolo del genere.

Internet per tuttiAbbiamo ampiamente sottolineato che la grandezza del titolo pone le sue fondamenta sulle partite online con altri giocatori; negli stage possono scendere un totale di 16 fortunati (8 per parte), che si sostituiscono ai bot per rendere la sfida spesso mozzafiato. Potete, quindi, iniziare un match in solitaria, vedendo poco a poco la sostituzione delle intelligenze artificiali con player reali, in un equilibrio gestito totalmente dal server che si preoccuperà di far fronteggiare un numero sempre paritario di sfidanti da ambedue le parti. Maggiore sarà il numero di persone connesse, più facilmente vedremo la sostituzione dell’ I.A. con quella reale di amici e sfidanti. Il netcode è piuttosto solido e svolge adeguatamente il suo compito ed i fenomeni di lag, nella versione Personal Computer, sono minimi e decisamente inferiori a quelli che possiamo solitamente riscontrare in gran parte dei giochi online.

Se Ark è futuristica……lo stesso purtroppo non si può dire del comparto tecnico del gioco che, benché sia buono, non è così all’avanguardia per essere preso come punto di riferimento per successi futuri. Il motore grafico è l’id Tech 4, rivisto e migliorato rispetto a titoli quali Quake 3 e CoD 2; la sua potenza si può notare soprattutto nella modellazione dei personaggi, a differenza di una carenza in certi frangenti per quanto riguarda la testurizzazione dell’ambiente che a volte trasmette un senso di piatta bidimensionalità. Un dettaglio, quindi, davvero notevole che tuttavia poteva essere espresso in modo più curato. Peculiare e decisamente interessante risulta essere l’aspetto caricaturale dei personaggi (peccato che le fattezze del vostro rappresentante virtuale, dopo tutta la fantasia applicata per scegliere le combinazioni migliori nell’editor, siano visibili solo dagli altri causa la costante modalità in prima persona). I colori che caratterizzano gli avatar e l’ambiente in cui si muovono rendono il tutto spesso fumettoso e gradevole; gli effetti di luce ed ombra presentati sono convincenti. Il comparto audio è buono, con suoni e doppiaggi adeguati al contesto. La longevità del titolo, per un gioco totalmente incentrato sul multiplayer, dipenderà esclusivamente da quanto i giocatori saranno portati a confrontarsi fra loro e certamente non dalla sterile avventura fine a se stessa ; implementazioni future di mappe e nuovi contenuti decideranno se, fra qualche mese, parleremo ancora di Brink al presente oppure come lontano passato.

HARDWARE

Configurazione minimaProcessore: Intel Core 2 Duo a 2,4GHz o equivalenteMemoria: 2 GB di RAMGrafica: NVIDIA 8800GS/AMD Radeon HD 2900 Pro o equivalenteSistema operativo: Windows XP (SP3)/Vista/Windows 7Disco: 8 GB di spazio libero

Configurazione consigliataProcessore: Intel Quad Core i5Memoria: 3 GB di RAMGrafica: NVIDIA GeForce GTX 460/AMD Radeon™ HD 5850Sistema operativo: Windows XP (SP3)/Vista/Windows 7Disco: 8 GB di spazio libero

– Ottima caratterizzazione del personaggio e degli equipaggiamenti

– Azione multiplayer online molto divertente

– Stile unico

– Single player a breve monotono

– I.A. non sempre all’altezza della situazione

– Poche modalità di gioco

7.8

Brink risulta essere sicuramente un titolo ricco di contrasti. L’ottima caratterizzazione dei personaggi e l’equilibrio delle classi nel gioco, da sfruttare in un contesto multiplayer online, permettono di spezzare più di una lancia a favore dei ragazzi di Splash Damage. Al contrario, scordatevi di giocarci da soli, perché in questo caso, concluse in poche ore le missioni offerte, difficilmente tornerete a prendere in mano il titolo in modalità single player. Fra alti e bassi, l’accusa più grande che possiamo muovere al team di sviluppo è di non essere riusciti a portare nel single player tutto il divertimento e l’adrenalina che troveremo ogni qualvolta avremo al nostro fianco altri giocatori in carne ed ossa. Inutile girarci intorno: Brink è per gli appassionati di sparatutto cooperativi che necessitano di un ambiente ed una struttura equilibrata e fluida per portare alle stelle le proprie abilità e desiderio di sfida. Se non rientrate in questa categoria beh…l’Arca non è terreno di caccia per lupi solitari.

Voto Recensione di Brink - Recensione


7.8