Recensione

Brain Training

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a cura di Alex64

Dall’inizio dei tempi, un aspetto dei videogames è sempre stato dato per scontato, tanto dai denigratori quanto dai sostenitori del fenomeno videoludico, ovvero la capacità di quest’ultimo di rappresentare, nel bene e nel male, una forma di stimolo per il cervello, e comunque un’opportunità per migliorare da una parte i propri riflessi, dall’altra la propria abilità cognitiva. Tant’è vera questa affermazione, che nel linguaggio mediatico attuale si fa sempre più strada l’espressione “imparare giocando”, concetto che propone, come normale evoluzione del videogioco, l’interpretazione dello stesso in qualità di “tramite” o “catalizzatore” del sapere. Il videogioco educativo insomma, un modo per ridare credito, da parte dei “benpensanti”, alle diavolerie elettroniche che tanto ci piacciono. La mia posizione a riguardo è sempre stata di accentuato distacco, dato che, al videogioco, ho sempre guardato come ad una forma d’arte moderna, riconoscendogli pienezza di dignità ed importanza a prescindere dai contenuti demagogici. Il videogioco è bello perché è tale, che poi abbia una profondità elevata o una chiave di lettura educativa ben venga, ed infatti accade spessissimo, ma non dimentichiamoci che il primo obiettivo è – e deve restare – il divertimento. Chiudendo il cappello introduttivo che si è protratto anche troppo a lungo (e di questo mi scuso con i lettori), passiamo a parlare di Brain Training… cosa posso dire su questo titolo edito da Nintendo dopo una intro del genere?

What the?!?Acclamato in Giappone ed America da pubblico e critica, million seller nelle vendite, Brain Training, un concept rivoluzionario che – mi dicono dalla regia – può cambiare il mondo. Prima di tutto, mettiamo in chiaro che il titolo in questione non può essere catalogato come videogioco, spiacente ma non rientra in questa categoria, a mio modo di vedere almeno. Se si volesse compiere il tentativo di dare una denominazione corretta a questo titolo, si spazierebbe da “attrezzo elettronico di ringiovanimento mentale” a “palestra cerebrale elettronica”, in ogni caso, le definizioni si sprecano, ma comunque ci troviamo davanti ad un “non gioco”, e quindi occhio a cosa comprate.

Un uomo tutto d’un pezzo!Si va dagli esercizi di memoria più semplici, che magari dipendono dal ricordarsi o meno il passaggio di una tabellina o contare le sillabe di una parola, a vere e proprie applicazioni mentali avanzate basate sul completare una frase in modo che abbia senso compiuto, oppure una sequenza di numeri a prima vista casuali, o ancora un’associazione di immagini e parole, o la lettura di un testo letterario (Charles Dickens magari) e, perfino, il completamento di un sudoku. Il tutto, in pieno stile “strizzacervelli”. Ed infatti, il Dr. Ryuta Kawashima sarà il nostro paffuto orientaleggiante strizzacervelli poligonale, sicché anche voi possiate dire, fieri e spavaldi, di essere in analisi presso un esimio luminare che ha i natali all’interno della vostra tasca. Eh sì, perché non stiamo parlando dell’ultimo arrivato, magari in occidente non sarà molto conosciuto, ma in oriente e a casa sua, in Giappone, il Dr. Kawashima è uno dei maggiori neurologi su piazza, e al suo attivo vanta numerosi libri e studi tesi a dimostrare che il cervello ha bisogno di allenamento quotidiano, tanto quanto il fisico di un atleta, per non invecchiare. A Ryuta dunque, non dovrete certo raccontare la storia della vostra vita o le esperienze imbarazzanti vissute in gioventù, non è quel tipo di analista; semplicemente, il dottorino sarà il nostro personal cerebral trainer, vocabolo appena coniato (e di cui rivendico seduta stante i diritti) ma che, tuttavia, rende l’idea piuttosto bene. Egli sarà in grado infatti, di scannerizzare spettroscopicamente la sempre più sottostimata materia grigia, rivelandone i centri nevralgici di attività, con tanto di scomposizione dei lobi in zone periferiche di “pertinenza” (la memoria visiva è locata all’opposto di quella adibita ai calcoli matematici, per esempio). Alla fine della sessione, in base alla prontezza con cui avrete dato le risposte corrette, al vostro cervello verrà assegnata una determinata “età”, peraltro indicativa del grado di “sveltezza mentale” dimostrato durante la risoluzione dei quiz logico/matematici. La cosa che mi lascia abbastanza perplesso, è che questa supposta “età cerebrale”, cala effettivamente man mano che ci si esercita durante l’arco della giornata e della settimana, ma non per la reiterazione di sfide già proposte di cui già si conoscono, di conseguenza, anche le soluzioni; semplicemente, misurandovi con Brain Training, eserciterete zone del cervello rimaste sopite e costrette al silenzio dalla monotona quotidianità della vita di tutti i giorni. Da questo punto di vista, BT è veramente in grado di cambiare il mondo. Non spaventatevi se all’inizio vi verrà assegnata una età superiore alle aspettative, la prima volta che ho giocato con lui, il buon Ryuta mi dava 60 anni sul groppone, adesso sono sceso a 31; la perseveranza è la madre di tutte le virtù, e quindi vedrò di scendere a 20 anni, il traguardo – se si può definire tale – di Brain Age.

Multiplayer!L’opzione multi di Brain Training è da provare, ma non essenziale; per quanto sia divertente misurarsi nelle varie sfide proposte con la variante dell’amico, il clou del gioco resta in single player. Ad avvalorare quanto detto, la sempre più radicata convinzione che si tratti di un’aggiunta postuma, dell’ultim’ora, rispetto al “fine lavori”. Merita comunque una menzione d’onore il fatto che si possa giocare fino a 16 gamers contemporaneamente (in wireless locale, non tramite WiFi) alla Calculation Battle: vince il primo che risolve 30 problemi di fila.

Nutre il tuo cervello… ma non era Discovery Channel?Praticamente inutile un commento tecnico su un gioco del genere… proprio perché, fondamentalmente, un gioco non è. L’impostazione visiva è funzionale a quello che sarete chiamati a fare, ogni altra parabola tecnica va rivolta al sistema di controllo e all’utilizzo di microfono e touch screen. Dall’impugnatura “a libro” della Console (praticamente si tiene in verticale), all’uso del pennino per scrivere, disegnare e quant’altro, il sistema di controllo di Brain Training rispecchia la pura essenza del portatile Nintendo. Tutto efficace e tutto perfetto, una storia di ordinaria follia. Il microfono ci tornerà utile quando dovremo rispondere a voce, con il simpatico faccetto di Ryuta che ci inviterà a parlare “forte e chiaro” (loud and clear) e in zone magari poco rumorose. Unico appunto, proprio come succede sui palmari, a volte la calligrafia tradisce, nel senso che ognuno ha il suo modo di scrivere e qualche volta sono incorso in risposte errate ma incolpevoli, causa un non perfettissimo riconoscimento da parte della Console di ciò che avevo scritto (fatto dovuto anche alla fretta). Paradossalmente, anche questo aspetto giova alla ratio del titolo, in quanto ci aiuta a controllare i nervi in condizioni di elevato stress mentale.

– Funziona davvero!

– Sfruttamento caratteristiche DS

– Longevità virtualmente infinita…

– … ma dipende dal giocatore

8.0

Il gioco si presenta in forma molto semplice e adatto alle più disparate fasce d’età, senza particolari pretese, esclusa quella di far affluire la maggior quantità possibile di sangue alle nostre ormai aride tempie. Brain Training ha rappresentato una sorta di “terremoto” in Giappone ed America, alla vigilia, nessuno avrebbe scommesso anche solo un centesimo su un concept del genere, decisamente atipico e distante da quello che la massa chiedeva; eppure, i fatti hanno smentito l’originale corrente di scetticismo.

Voto Recensione di Brain Training - Recensione


8