Recensione

Boulder Dash XL

Avatar

a cura di Naares

L’originale Boulder Dash venne rilasciato nel 1983 su Commodore 64, durante quella che fu a tutti gli effetti la vera alba dei videogame. Aiutato dalle meccaniche piuttosto immediate tipiche di quel periodo il gioco ebbe un ottimo seguito da parte dei videogiocatori, e venne di lì a breve riproposto su quelle che furono le macchine più celebri del periodo, tra cui l’Atari, l’Amiga, i PC MS-DOS, lo Spectrum, e più avanti addirittura il Nintendo Entertainment System, altrimenti conosciuto come NES. A distanza di quasi trent’anni il gioco viene quindi riproposto in un remake denominato Boulder Dash XL, che cerca di non tradire il fascino proprio dell’originale aggiornando però la componente tecnica senza snaturare il caratteristico stile grafico. 

Scavando si impara
La modalità principale di questo remake XL ci metterà nei panni del nostro robot umanoide, collocandoci all’interno di numerose miniere dove dovremo farci largo attraverso terra e roccia. Il gioco non conta su una trama nel senso odierno del termine, e in tutta franchezza non si sente l’esigenza di averne una. Il gioco eserciterà infatti nei giocatori di vecchia data un fascino d’altri tempi, con la giocabilità ad occupare imperiosamente tutta la scena. La struttura del prodotto è a livelli, ciascuno dei quali consisterà di uno scenario sotterraneo più o meno esteso. Nostro compito sarà quello di collezionare un certo numero di diamanti e raggiungere l’uscita del livello prima dello scadere del tempo. Per ottenere le pietre necessarie alla vittoria dovremo allora aprirci sinuosi passaggi nella terra, scavando percorsi e stando attenti ad evitare le insidie piazzate dagli sviluppatori sul nostro cammino. Durante i nostri scavi ci imbatteremo certamente in un gran numero di massi, innocui se lasciati nella loro posizione, ma capaci di crollarci addosso se non presteremo sufficiente attenzione o se saremo troppo imprudenti nelle nostre reazioni a catena. Va da sé che il crollo di un macigno sulla nostra testa significherebbe game over immediato. Il sottosuolo pare comunque essere abitato anche di un certo numero di creature non esattamente amichevoli, che saranno purtroppo del tutto prive di intelligenza artificiale, e si limiteranno a muoversi seguendo dei percorsi prestabiliti. Per liberarci di tali avversari potremo sfruttare a cui accennavamo, scavandogli la via per farli finire addosso alle creature sotterranee. Parecchie volte ciò non sarà comunque necessario, e spesso sarà preferibile semplicemente evitare gli scontri per non perdere tempo prezioso. 
Purtroppo l’elemento che ci ha lasciato maggiormente interdetti sono stati i controlli, decisamente non all’altezza di quelli originali, che erano più fluidi, senza dubbio più precisi e meno legnosi. I movimenti sono adesso molto più macchinosi, sembra quasi di muoversi a scatti, come fossimo pedine da spostare tra le caselle di un tabellone. Il gioco offre la possibilità di personalizzare i controlli, usando il classico d-pad tramite touch screen o provando uno stick analogico virtuale. In nessuno dei casi la reattività si è dimostrata paragonabile a quanto fatto originariamente dagli sviluppatori, costringendoci ad una mancanza di fluidità piuttosto fastidiosa. Non che questo renda il prodotto ingiocabile, ma la velocità di manovra ne risente in maniera considerevole, impedendoci di giocare d’agilità mentre cerchiamo di evitare dei massi in caduta libera. Considerata la rilevanza di questo elemento e la natura a tempo del prodotto, è giusto segnalare che i nostalgici resteranno con ogni probabilità delusi da questo remake. Nemmeno la modalità che ripropone il gioco originale potrà infatti venire in aiuto, risultando questo allo stesso modo poco fluido e castrato da un sistema di controllo non particolarmente affinato. Si perde tempo inutilmente, e l’idea di poter ripetere i livelli già completati al fine di migliorare tempi e punteggi allontana rapidamente il proprio appeal, e molti giocatori preferiranno piuttosto volare attraverso la modalità principale limitandosi a completare i quadri un’unica volta.
Ed è un peccato, perché dal punto di vista puramente quantitativo il materiale non manca. Ci sono un gran numero di livelli e di modalità, c’è la riproposizione della versione originale del gioco, una chicca chiaramente pensata per i giocatori di vecchia data. I comandi touch hanno spesso dimostrato una sostanziale inadeguatezza nel raffronto con periferiche pensate al gioco. In questo caso particolare l’originale Boulder Dash poteva venire controllato attraverso l’uso di un joystick, ovviamente una soluzione più performante di un pad virtuale disegnato su uno schermo nel caso si stesse usando un dispositivo iOS. Ma è anche vero che negli ultimi tempi un numero sempre crescente di prodotti ha saputo fornire un ottimo feeling anche tramite touch screen, motivo per cui permane la sensazione che si sarebbe potuto fare di più. 
Tecnica buona, senza miracoli
Il gioco appare inoltre tecnicamente adeguato, con il reparto estetico che fa bene il suo lavoro. Lo stile presenta uno slancio verso il futuristico decisamente più marcato rispetto al capitolo originale, ma si tratta di una scelta di design chiaramente voluta e che a nostro avviso non stona né dispiace. In tal senso desideriamo segnalare come il fuoco originale (che come abbiamo detto è disponibile tra le modalità offerte dal prodotto) non sia forse invecchiato bene come vorremmo, quindi un restyle sul fronte artistico è cosa decisamente gradita. 
La grafica è pulita, colorata ma senza esagerazioni, garantisce un buon colpo d’occhio ed una certa chiarezza. Molto utile inoltre la possibilità di mettere in pausa il gioco e muovere la telecamera in giro per il livello, con l’ovvia finalità di trovare la strada migliore per massimizzare il punteggio in relazione al tempo rimasto. Il codice deve essere stato ottimizzato per bene, ed anche negli scenari più movimentati non abbiamo notato alcun tipo di rallentamento, nemmeno con un device vecchio di due generazioni. In generale non è una veste grafica che fa gridare al miracolo, ma è indubbiamente funzionale e chiara. Meno positivo il discorso per quanto concerne il reparto sonoro, molto più sottotono e anonimo, incapace di farsi notare. Ciò significa scadere nella mediocrità, ma considerata la generale qualità del prodotto probabilmente non vi si presterà particolare attenzione.

– Remake graficamente riuscito

– Tanti livelli e modalità

– Presenza del titolo originale

– Controlli nettamente inferiori rispetto a quelli del titolo originale

7.0

Boulder Dash XL paga il prezzo di un touch screen impietoso, poco ottimizzato per i ritmi nervosi e i movimenti rapidi di chi vorrebbe migliorare il proprio punteggio. Il rifacimento estetico è buono, adeguato ai nostri tempi, e il livello di sfida è ben calibrato. Volendo sintetizzare possiamo dire che la carne al fuoco è molta, il problema è avere abbastanza fame.

Voto Recensione di Boulder Dash XL - Recensione


7