Recensione

Borderlands Legends

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a cura di Naares

Certamente uno dei franchise migliori della corrente generazione, Borderlands ha saputo di recente imporsi sulla scena videoludica grazie al bellissimo secondo capitolo della serie. Incrociando con sapienza un cuore da FPS, delle meccaniche da RPG ed uno stile grafico che trasuda stile, il franchise è inevitabilmente diventato una sorta di gallina dalle uova d’oro. E quando i publisher si rendono conto di avere tra le mani una macchina sforna-dollari, con puntualità fanno ciò che sanno fare meglio. Spremono.

Da FPS a RTS
Borderlands Legends è una  reinterpretazione del celebre franchise in una veste pensata per il mercato mobile. Il gioco arriva quindi sia su iOS che Android, ma non nella forma che tutti potremmo aspettarci. Per quanto infatti il genere FPS stia evolvendo a gran velocità su questo tipo di piattaforme, gli sviluppatori hanno ritenuto opportuno variare il tipo di offerta, e trasformare il prodotto in uno strategico in tempo reale misto ad elementi più tipicamente action. Poco male considerata la qualità dei titoli di questo tipo già presenti sul mercato, nonché coraggiosa l’idea di cambiare genere.
La trama sarà solamente abbozzata, niente di particolarmente sofisticato, ma giusto un incipit per giustificare (nemmeno troppo) l’azione di gioco. Attraverso una visuale isometrica avremo il controllo simultaneo di quattro personaggi fuori dal comune, ovvero i quattro vault hunters apparsi nel primo capitolo della serie: Lilith, Roland, Mordecai e Brick. Ciascuno di essi disporrà di tre abilità speciali, siano esse offensive, difensive o curative. Tali abilità potranno essere selezionate tramite i comandi posti in alto sullo schermo, e dopo ciascun utilizzo avrà luogo un cooldown in puro stile MMORPG che scandirà i tempi di ricarica di ciascuna abilità. Potremo guidare i movimenti dei nostri soldati semplicemente selezionandoli con un tocco e disegnando un tratto che li conduca a destinazione. Se un controllo di questo tipo può apparire semplice e decisamente intuitivo, una sbilanciatissima sensibilità porterà anche il più semplice dei movimenti a stressare il giocatore in maniera non indifferente. Quando i nostri personaggi saranno infatti vicini l’un l’altro diventerà estremamente difficile riuscire a selezionare quello corretto, ancora di più se cercheremo di farlo molto velocemente, magari a causa del fuoco nemico. Pessima situazione anche con l’intelligenza artificiale delle nostre truppe, a volte del tutto incapaci di aggirare oggetti o strutture ambientali per raggiungere la posizione ordinata, costringendoci a seguire le singole unità tratto per tratto abbandonando il resto della truppa. E del resto raggiungere delle posizioni strategicamente intelligenti sarà l’unico modo per sconfiggere indenni le numerose ondate di nemici che ci assaliranno da ogni lato. 
Le missioni di gioco infatti consistono esattamente in questo. All’interno di una serie di mappe dalle dimensioni non esattamente entusiasmanti i nostri quattro personaggi dovranno semplicemente sopravvivere a successive ondate di attacchi nemici. Nessuna variante o espediente per vivacizzare l’esperienza del gameplay, solo un banale uccidi, prendi il bottino, ripeti. Un sistema che ben presto verrà noia anche negli storici appassionati della serie, e che di certo non viene aiutato da controlli imprecisi, che spesso e volentieri ignoreranno del tutto le nostre pressioni comportando delle perdite di tempo non indifferenti, nonché letali. 
Ogni volta che uccideremo un nemico i nostri personaggi guadagneranno dei punti esperienza che aggiungeranno un pizzico di elemento ruolistico nell’economia di gioco. Salendo di livello avremo la possibilità di potenziare i nostri personaggi attraverso dei canonici skill tree da cui apprendere nuove abilità. Una piacevole aggiunta, ma anche qui c’è un ma di troppo. La fase di level up permetterà infatti di ottenere un numero di punti spropositato, che ci porterà a cappare agevolmente tutte le abilità possibili. Nelle fasi finali del gioco avremo quindi numerosi punti extra accumulati che non avremo modo di spendere in alcun modo, a sottolineare la mancanza di un buon bilanciamento, evidente anche in molti altri aspetti del prodotto. 
Coraggiosa ma anche positiva la gestione dei loot e dei potenziamenti. Gli oggetti non verranno droppati direttamente sul campo di battaglia, ma scelti dal giocatore tra una missione e l’altra. I nemici rilasceranno infatti del denaro, che poi potremo raccogliere e utilizzare per acquistare armi, oggetti e potenziamenti che ci aiuteranno nelle nostre missioni. Tale sistema permette una scelta razionale degli acquisti, e tutto sommato funziona piuttosto bene.
Poche idee ben implementate vengono però vanificate da un bilanciamento delle difficoltà assolutamente errato, con una curva troppo ripida all’inizio dell’avventura, un livello di sfida tendente allo zero nelle fasi intermedie ed un nuovo, improvviso (e francamente eccessivo) incremento nella parte finale del gioco.
Si rimarrà insomma spiazzati da una qualità generale che impone mediocrità ad un marchio conosciuto per la sua eccellenza, con tanto, tantissimo amaro in bocca fin dalle prime battute di gioco. Se il gioco non si fosse chiamato Borderlands sarebbe stato semplicemente bollato come prodotto mediocre e condannato ad un rapido oblio come centinaia di altri giochi prima di lui. Ma leggere il nome di questo brand e saggiare la qualità del prodotto in esame fa male, uno schiaffo morale a chi ha apprezzato i due precedenti capitoli.
La tecnica c’è
Il motore grafico che spinge il gioco è senza dubbio l’elemento più riuscito della produzione. Non necessariamente per i meriti dell’engine ma piuttosto per la mediocrità degli altri comparti. La visuale è di tipo isometrico, con un’ottima realizzazione tecnica dei terreni e delle superfici. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda le texture e l’utilizzo di shader che donano all’ambiente una buona solidità e un discreto effetto di tridimensionalità.
I modelli dei personaggi presenti a schermo raggiunge la sufficienza, ma non ha il coraggio di andare molto oltre. Lo stile è chiaramente ripreso da quello degli episodi principali della serie, con l’applicazione di un caratteristico cell shading molto marcato, penalizzato però dalle piccole dimensioni dei modelli stessi.  
Senza infamia e senza lode il comparto sonoro del gioco, con una soundtrack d’accompagnamento che si lascia ascoltare senza però restare impressa nella memoria, e degli effetti sonori invece piuttosto adeguati. 

– Comparto visivo di buona qualità tecnica e stilistica

– Livello di difficoltà totalmente sbilanciato

– Troppi glitch e imprecisioni nel sistema di gioco

– Costoso in proporzione all’offerta

– Poco vario

– Snervante

5.0

Considerando Borderlands Legends per ciò che è – lo spin off mobile di una serie eccellente – l’amarezza potrebbe portare ad essere col gioco più punitivi di quanto forse si dovrebbe essere. Non parliamo qui di un completo disastro, ma indubbiamente questo prodotto non può essere un acquisto consigliato, vogliamo sia chiaro. Ciò è particolarmente vero per gli amanti della serie, che si ritroverebbero per mano un lavoro frettoloso e poco rifinito, che a parte uno stile grafico accattivante non ha davvero nulla in comune col nome che porta. Il bilanciamento della difficoltà e il gran numero di imprecisioni nei controlli e nella AI rendono questa produzione poco fruibile da qualsiasi tipo di utente, e di certo non aiuta il prezzo piuttosto elevato. Da evitare.

Voto Recensione di Borderlands Legends - Recensione


5