Recensione

Bladestorm: Nightmare

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a cura di Forla

Ormai ogni dubbio è stato fugato: questa è la generazione delle remastered. Queste furbe e discretamente infami mosse commerciali, volte a rimpinguare le casse delle case di produzione minimizzando il lavoro da parte degli sviluppatori, spuntano come funghi (troppo spesso velenosi). Un paio di nuove texture qui, un modello ripulito là ed ecco sfornato un titolo dal nome altisonante che promette un impatto visivo “next gen”, ma la maggior parte delle volte non rende giustizia al prodotto originale. Sono pochi i ivdeogame che, una volta rimasterizzati, possono vantare un comparto grafico da caduta della mascella e ancor meno quelli che hanno qualcosa di veramente nuovo da aggiungere al pacchetto, tanto da renderlo appetibile anche per coloro che ne hanno già fruito. Ad allungare questa già troppo affollata lista ecco che arriva Bladestorm: Nightmare, musou con componente strategica che, circa sette anni or sono, diede modo agli utenti PS3 e Xbox360 di partecipare alla Guerra dei Cent’anni. Il titolo ritorna forte di un comparto tecnico blandamente aggiornato e una nuova modalità che trasforma i campi di battaglia della Francia medievale nel teatro di una lotta contro forze sovrannaturali.
Lame sotto contratto
In Bladestorm: Nightmare vestiamo i panni di un mercenario e ci viene data la possibilità di mettere la nostra spada al servizio del miglior offerente, scegliendo tra l’esercito francese e quello inglese. Dopo aver modellato le fattezze del nostro alter ego attraverso un editor piuttosto profondo, facciamo il nostro ingresso in locanda, HUB centrale del gioco dal quale è possibile organizzarsi prima di scendere in battaglia. Qui abbiamo modo di ascoltare i pettegolezzi degli avventori, fare il punto della storia, acquistare equipaggiamento dal mercante e potenziare le varie classi delle nostre truppe. Il miglioramento delle unità avviene attraverso la spesa di alcuni punti, guadagnati durante le battaglie, su dei tomi specifici dedicati. I vari reggimenti possono essere potenziati sotto diversi aspetti: incrementando l’attacco, la difesa, il numero di elementi che li compongono o affinando l’efficacia delle skills a loro disposizione. In locanda inoltre si può accedere ai contratti e sottoscriverli per avere modo di unirsi ad una delle due fazioni coinvolte nel conflitto. Una volta scelto con quale delle due parti vogliamo schierarci verremo catapultati sul campo di battaglia e si inizierà finalmente a menare le mani. 
Bladestorm: Nightmare funziona essenzialmente come la maggior parte dei musou con l’aggiunta di una componente strategica che, ve lo diciamo subito, non riesce in alcun modo ad arginare le problematiche legate al genere. Qui invece che un eroe inarrestabile che tende ad asfaltare senza pietà tutto quello che gli si para davanti, possiamo prendere il controllo di svariati tipi di truppe semplicemente avvicinandoci al plotone prescelto e premendo X. Queste seguiranno pedissequamente il nostro alter ego, combattendo al nostro fianco e conferendoci le loro fattezze. 
Le meccaniche permettono di ingaggiare i nemici con un attacco standard o di utilizzare un set di tre abilità dedicate soggette a cooldown, che variano sensibilmente in base alla tipologia di soldati da noi prescelti. I combattimenti tra i vari drappelli sono regolati da un sistema tipo morra cinese, per cui, tanto per fare un esempio, i fanti falciano brutalmente gli arcieri, che a loro volta possono infliggere gravi danni alla cavalleria che per contro può caricare i soldati a piedi con effetti devastanti. Per facilitare il tutto un segnalino luminoso apparirà sopra il drappello che intendiamo ingaggiare, indicandoci se i soldati che stiamo utilizzando siano appropriati o meno. Le tipologie di unità sono parecchie e le combinazioni molteplici, ma questo sistema è fiaccato da un livello di difficoltà veramente troppo basso. Dopo aver migliorato il nostro tipo di truppa preferito tramite i punti spendibili in locanda, infatti, la nostra leadership sul campo diverrà praticamente assoluta, permettendoci di avere la meglio su qualunque nemico, indipendentemente dalla predisposizione dei nostri sottoposti ad affrontarlo. Complice anche un’intelligenza artificiale più che deficitaria, dominare incontrastati diverrà presto più noioso che gratificante, riducendo l’intero gameplay ad un mero raggiungi il castello, spazza via tutto, vai al prossimo castello e ripeti all’infinito.
Il musou che ti aspetti
Come detto sopra il gioco, seppur tenti di rinnovare un po’ la formula del musou con elementi strategici, fallisce miseramente nel suo intento. Le peregrinazioni in giro per lo scenario a cui siamo costretti, in cerca del tipo di unità desiderato per affrontare un determinato plotone, sono spesso snervanti quanto inutili. Sarebbe bastato alzare il livello di difficoltà per rendere più efficace il sistema, costringendo il giocatore ad adattarsi invece che lasciarlo libero di spadroneggiare. La fattura fortemente giapponese della produzione inoltre fa fatica a sposarsi con il contesto storico trattato e vedere capigliature che sfidano la forza di gravità e personaggi con armature più adatte ad un cavaliere dello zodiaco che ad un nobile del XII secolo non è che ci abbia fatto fare i salti di gioia. La trama inoltre, romanzata e punteggiata da  svariate licenze narrative, non pretende di dare lezioni di storia, ma poteva essere assolutamente più coinvolgente. Per quanto riguarda il versante “remastered” i modelli dei personaggi sono stati aggiornati e ora garantiscono un impatto visivo migliorato rispetto alla vecchia versione, pur rimanendo comunque inadeguati a fronte delle potenzialità delle console current gen. Gli scenari, in grado comunque in alcuni casi di offrire qualche scorcio piacevole, presentano modelli delle fortezze con poca personalità che non fanno nulla per distinguersi l’uno dall’altro e non vi rimarranno certo impressi. La presenza a schermo di parecchie unità contemporaneamente inoltre ha fatto vacillare il frame rate in più di un’occasione, cosa assolutamente inammissibile e sintomo di un’ottimizzazione pessima.
La modalità con il nome azzeccato
Passiamo ora a discutere della modalità Nightmare, vero fulcro di questa riedizione che cerca di dare un po’ di lustro al titolo. Il merito, questo va detto, è che aggiunge praticamente tutta una nuova campagna a quella già presente. Qui però le cose virano verso il fantasy (se non altro le armature da cavaliere dello zodiaco ora sembrano quasi giustificate) e gli eserciti di Francia e Inghilterra si vedono costretti ad unire le forze per far fronte alla nuova minaccia. Sul campo infatti fanno la loro comparsa gli eserciti delle forze del male, capeggiati da una Giovanna d’Arco in versione demoniaca. A formare le file delle creature del male ci sono scheletri, classici goblin, spiriti maligni, troll, draghi e tanti altri stereotipi del genere. Alcuni di questi nuovi avversari possono avvalersi di attacchi magici, spesso ad area, diversificandosi almeno un po’ dai nemici già affrontati nella campagna principale. Ciò che se ne guadagna in termini di modelli dei nemici e tipologia di attacchi però lo si perde nella sostanza. Anche questa modalità Nightmare infatti soffre dei medesimi problemi sopra citati, difficoltà bassina (anche se regolabile a inizio campagna), sistema della morra cinese al limite dell’ignorabile, un’IA indegna dell’appellativo “intelligenza” e un gameplay ripetitivo fino al disfacimento totale dei polpastrelli. 
Per chiudere si segnala che il titolo è interamente sottotitolato e parlato in inglese, ma vi è anche la possibilità di scegliere il doppiaggio in giapponese.

– Editor pesonaggio profondo

– La modalità nightmare è un’aggiunta corposa

– Ripetitivo fino allo sfinimento

– Livello di sfida inesistente

– La componente strategica non libera il genere musou dai propri difetti

5.5

Bladestorm: Nightmare è la riedizione di un gioco che, già sette anni fa, non è che avesse fatto faville. La componente strategica, che avrebbe dovuto portare una ventata di freschezza, non è abbastanza incisiva da liberare il titolo dai limiti imposti dal genere a cui appartiene, arrivando ad essere praticamente ignorabile. Le migliorie tecniche ci sono, ma il gioco è comunque flagellato da un’ottimizzazione scarsa e da una realizzazione generale approssimativa. L’aggiunta della modalità Nightmare, infine, è cosa gradita in termini di longevità ma rimane un more of the same che non aggiunge nulla di nuovo se non qualche modello e qualche attacco magico. In definitiva consideratelo solo se amate alla follia i musou, e vi incuriosisce una loro pallida variante.

Voto Recensione di Bladestorm: Nightmare - Recensione


5.5