Blade Runner 2049, ritorno a Los Angeles

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Sin dal primo trailer, Blade Runner 2049 è stato subito circondato da un alone di riverenza e rispetto quasi religioso. Dopotutto, parliamo del sequel di un film che non solo è un capolavoro immortale della fantascienza, ma è anche una pellicola in grado di ridefinire il concetto di futuro distopico, come solo pochi lungometraggi più o meno riusciti sono stati in grado di fare nel corso degli anni a venire. Ora, pochi giorni ci separano dall’uscita nei cinema dell’atteso sequel diretto da Denis Villeneuve – con la benedizione di Ridley Scott, producer della pellicola e regista del primo film datato 1982 – tanto che le prime recensioni oltreoceano da parte della stampa specializzata parlano di “capolavoro assoluto”, senza margini di errore. Al netto di tutto ciò, possiamo fidarci? 

Un mondo al collasso
Partiamo da ciò che conosciamo: Los Angeles è ora solo l’ombra di ciò che fu, nascosta dietro a un enorme muro e abitata solo da reietti e scarti della società, impossibilitati a emigrare sulle varie colonie spaziali sparse attorno al pianeta. Anche il sistema sociale è sull’orlo della catastrofe: un attentato terrorista avvenuto nel 2023, messo in atto da un gruppo di replicanti sovversivi, ha fatto sì che ogni zona diventasse una “terra di nessuno”, in cui solo i più scaltri sopravvivono. Tra questi troviamo Niander Wallace, l’unico magnate in grado di acquistare l’ormai perduta Tyrell Corporation, al fine di produrre una generazione di replicanti ancora più rifinita e “umana” della precedente, nonché maggiormente sottomessa, ossia i Nexus 9. La squadra speciale dei “Blade Runner” opera ancora tra le strade della città: l’agente K finisce con l’indagare su di un caso seriamente più grande di lui, da cui può uscirne solo grazie all’aiuto dell’ex “runner” Rick Deckard, ritiratosi dopo gli avvenimenti che lo videro suo malgrado protagonista trent’anni prima.
Di Blade Runner 2049 sappiamo quindi solo le basi: le uniche certezze sono la presenza di Ryan Gosling nel ruolo di K, ed Harrison Ford, che riprende i panni di quel Rick Deckard prima scomparso e ora destinato a chiudere la sua storia, una volta per tutte. A fare da contraltare, un cast versatile e dai mille volti: Robin Wright, Dave Bautista, Sylvia Hoeks, Ana de Armas e Jared Leto, i nuovi abitanti di questa Los Angeles di un futuro che non vorremmo mai vivere, una città oscura e ancora una volta illuminata solo dalle luci al neon. L’unica cosa certa, è che questa volta le domande troveranno una risposta: non più capire chi è un replicante e chi no (ormai, i dubbi dietro al personaggio di Deckard sembrano essere stati risolti una volta per tutte), bensì svelare chi tira i fili e perché: la Tyrell Corporation come la conoscevamo una volta è davvero stata smantellata? Cosa spinge la nuova generazione di Nexus 9 a frapporsi tra K e l’indagine dietro a questa nuova invasione di replicanti? E, soprattutto, l’ambiguo Niander Wallace è davvero il grande burattinaio, o qualcuno sta forse creando dei nuovi origami a nostra insaputa, da lasciare fuori la nostra porta d’ingresso? Tutte questioni, queste, che troveranno risposta solamente quando Blade Runner 2049 arriverà al cinema e verso cui Villeneuve ha riposto grande riserbo e segretezza.
Manca ancora una pagina
Ed è proprio Denis Villeneuve, uno dei registi più quotati degli ultimi anni (suo è infatti il bellissimo e inquietante Arrival) ad ereditare ciò che Ridley Scott ha solamente iniziato, nell’ormai lontanissimo 1982. Ben 35 anni, quindi, per dare un seguito ideale alle vicende dell’agente Deckard, ora esiliato a favore della “recluta” su cui gravano profonde e inaspettate responsabilità. Nel corso dei mesi, Denis non ha mai nascosto le sue preoccupazioni, sentendosi spesso “timorato” nei confronti di un’opera come Blade Runner, temendo di non essere all’altezza della situazione e dell’impegno richiesto. Come dargli torto: la responsabilità di dare un “episodio successivo” a un capolavoro della fantascienza come il primo Blade Runner non è una cosa che capita tutti i giorni. Se il regista di Prisoners riuscirà a conservare lo spirito dell’originale – anche e soprattutto nella sua estetica a metà strada tra un noir e la fantascienza cupa e tenebrosa – lo scopriremo a breve. In ogni caso, dopo aver avuto modo di ammirare i primi tre cortometraggi dedicati al film (l’ultimo dei quali realizzato in chiave anime dal grande Shinichiro Watanabe, lo stesso di Cowboy Bebop e Samurai Champloo) potremo dire di esserci del tutto tranquillizzati, o quasi: il primo corto, intitolato Nexus: 2036, è diretto da Luke Scott e ci permette di fare la conoscenza di Wallace, creatore dei nuovi replicanti Nexus 9 e portato sul grande schermo da un bravissimo Jared Leto. Il secondo, dal titolo 2048: Nowhere to Run, pone invece l’accento sul personaggio interpretato da Dave Bautista, ancora una volta diretto da Scott.Il terzo, come citato poche righe più in alto, è invece un cortometraggio realizzato in stile anime e chiamato Black Out 2022: questi è sicuramente il più importante fra i tre, prendendosi l’onere di mostrare al pubblico un particolare evento che fungerà da fattore scatenante per le vicende di Blade Runner 2049, scritto da Hampton Fancher (co-sceneggiatore della pellicola originale dell’82) e Michael Green, con il supporto di Ridley Scott. Ed è proprio quest’ultimo ad aver desiderato a tutti i costi il film, dopo mille progetti mai nati e decine di ripensamenti: forse, il successo del recente Alien: Covenant deve aver convinto il regista de Il Gladiatore a dare una seconda chance ai suoi franchise più celebri, dimenticati nel tempo e nello spazio ma ancora in grado di affascinare e coinvolgere una generazione di spettatori (perché no, anche i più giovani), ora attraverso il nero livore e le luci accecanti della Los Angeles del 2049. Ciò di cui siamo perfettamente coscienti, però, è che l’eredità dei “Blade Runner” non deve in alcun modo essere tradita. 

Il nuovo viaggio nella Los Angeles del 2049 si prospetta intenso, unico, spettacolare. Forse, è ancora troppo presto per poter dire con assoluta certezza che il ritorno sul grande schermo di Rick Deckard sia davvero memorabile come nel leggendario capolavoro di Ridley Scott datato 1982, ma è altresì vero che la passione e la cura del dettaglio di un regista come Denis Villeneuve, pongono il nuovo Blade Runner 2049 sotto una cupola di ferro (e aspettative) ben difficile da scalfire. La verità dietro ai replicanti la scopriremo quindi il prossimo 5 ottobre, data di uscita del film nelle sale. Solo allora potremo dire di aver “visto cose che voi umani”, per un’ultima volta.