Recensione

Black & Bruised

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a cura di Zaku

Chi ha vissuto in prima persona la storia dei videogiochi ricorderà senza alcun dubbio un titolo che fece impazzire i fortunati proprietari di una delle console più famose di sempre: sto parlando della coppia Nes / Punch Out! I più “anziani” ricorderanno quanto quel titolo riuscì ad incollare allo schermo una gran moltitudine di videogiocatori prima in sala, poi sulla mitica console di casa Nintendo. La grafica “cartoonesca”, l’immediatezza di gioco e la forte impronta comica dei personaggi lo resero un vero must. Ora sono passati gli anni, le console si sono evolute, ma sembra che quel geniale concept abbia fatto gola a qualcuno… La dura vita del pugileLe modalità di gioco disponibili permettono di cimentarsi in partite a 1 o 2 giocatori, partecipare al classico torneo, gareggiare cercando di sopravvivere il più a lungo possibile, allenarsi per imparare le varie combo nonché impersonare uno dei lottatori a disposizione nella modalità “vita da pugile” nella quale ogni incontro sarà preceduto da una sequenza video che ci introdurrà nella prova da superare. Se le prime elencate non necessitano di particolari spiegazioni, quest’ultima rappresenta un interessante variante ai classici match, poiché ci ritroveremo di volta in volta a dover combattere con particolari handicap o limiti di tempo, nonché a dover sopravvivere a due o più avversari consecutivamente, costringendoci ad adottare la tattica di attacco o di difesa più indicata. Cel shading a go goGià dalla presentazione ci rendiamo conto dell’ottimo lavoro svolto sul motore grafico in cel shading, veramente riuscito, con una prova di estrema abilità nella modellazione e nella realizzazione delle texture. L’aspetto generale è praticamente identico ad un cartoon e i personaggi sono fortemente caratterizzati e “caricaturati” grazie alla notevole espressività dei volti e dei movimenti. Nonostante i repentini cambi di inquadratura e il discreto numero di poligoni presenti sullo schermo non assistiamo al benché minimo rallentamento e le animazioni sono sempre estremamente fluide. Notiamo dopo un’attenta analisi che questo spettacolo per gli occhi deriva da qualche artificio nella programmazione e il trucco è presto svelato se ci soffermiamo ad osservare attentamente i fondali che notiamo essere, seppur stilisticamente molto coerenti con il contesto, palesemente artificiosi e per la maggior parte ottenuti gestendo furbescamente animazioni bidimensionali spalmate sullo sfondo e qualche elemento tridimensionale nelle vicinanze del ring, in maniera da dare l’illusione della profondità. Anche se questo stratagemma viene ben presto smascherato e prestando attenzione denota alcune pecche e una qualità altalenante da locazione a locazione, esso è una scelta facilmente condivisibile vista la cura riservata ai protagonisti in primo piano. In definitiva comunque un lavoro di qualità, ma come sempre per dare un giudizio dobbiamo utilizzare come parametri il lavoro di chi, a parità di hardware, ha saputo fare di meglio e in questo senso abbiamo già avuto parecchie piacevoli dimostrazioni di come si può veramente spremere a fondo il nostro caro Emotion Engine… Anima arcadeEsiste una profonda differenza tra un titolo prettamente arcade e una simulazione e se volete avere un esempio lampante vi basterà fare qualche incontro con questo gioco. Nonostante i controlli siano meno intuitivi di quello che ci si potrebbe aspettare, basterà cimentarsi in qualche incontro per sapersi destreggiare in veloci e potenti combinazioni di ganci, diretti e montanti. Ogni personaggio ha le proprie peculiarità, date dai parametri “forza”, “allungo”, “velocità” e “movimento”: inutile dire che esse andranno ad influire pesantemente sullo stile di combattimento da adottare, in funzione dei nostri punti deboli piuttosto che delle nostre carte vincenti, obbligandoci ad allenamenti maggiormente concentrati per esempio per ottimizzare l’uso dei personaggi più lenti, decisamente più difficili da gestire. Se tutto fosse esattamente come fin qui descritto ci troveremmo di fronte ad una profonda e appagante meccanica di gioco, peccato invece che molte volte ci accorgeremo che funziona la “tattica” dei pulsanti a casaccio, abbassando drasticamente la componente strategica durante l’incontro. Probabilmente proprio per sopperire a questa lacuna i programmatori hanno pensato di inserire il meccanismo dei potenziamenti: nella parte bassa dello schermo verrà visualizzato un simbolo raffigurante un particolare “power up” ottenibile dopo una serie di colpi andati a segno. Questo simbolo viene aggiornato periodicamente e quindi il meccanismo di assegnazione é pressoché casuale. Ognuno di questi potenziamenti darà per un breve periodo di tempo la possibilità di sferrare particolari attacchi o disporre di barriere di difesa dai colpi dell’avversario. La cosa interessante é che per ogni potenziamento ci sono tre differenti livelli ottenibili a suon di cazzotti, quindi starà a noi decidere se sfruttarli subito o pazientare e parare per poi sfoderare una letale arma di distruzione; peccato che anche se tutto questo all’inizio può sembrare motivo di varietà nel match si rivela già dopo qualche ora insufficiente allo scopo di mantenere vivo l’interesse. Country vs LatinUn numeroso campionario di frasi e battute, nonché una voce fuori campo che ci accompagna in ogni sequenza, sono cose sempre gradite e sopperiscono ad una colonna sonora non proprio entusiasmante, così come gli effetti sonori, un po anonimi. Il minimo indispensabile quindi per il comparto audio che fa il suo dovere senza spiccare per originalità, anche se il doppiaggio é ben realizzato e contribuisce nel conferire carattere e connotazione agli esilaranti personaggi. Longevità Devo ammettere che dato il notevole colpo d’occhio e la forte personalità dei numerosi pugili a disposizione, nonché la pratica necessaria ad apprendere la dinamica dei potenziamenti, nelle prime ore di gioco Black & Bruised riesce a coinvolgere notevomente, ma la curva di apprendimento é molto rapida e il sistema di gioco rivela presto le proprie lacune e tutto risulta inevitabilmente ripetitivo e poco impegnativo. Come sempre l’unica ancora di salvezza é il multiplayer e resta giusto questo a lasciare la possibilità di un certo interesse nel tempo, per fare una partita di tanto in tanto con gli amici, soprattutto con quelli che potremmo definire “videogiocatori occasionali”. Nel single player non mancano comunque le prove da superare e dato il fondamentale presupposto che il sistema di gioco non vi annoi, ci sono tutti gli elementi per una longevità nella media.

– Cel shading di ottima fattura

– Personaggi ottimamente caratterizzati

– Meccanica di gioco spiccatamente Arcade: molto divertente nell’immediato

– Meccanica di gioco spiccatamente Arcade: ben presto estremamente ripetitivo

– Giocabilità migliorabile

– La qualità dei fondali lascia a desiderare

6.3

Un arcade in piena regola: spettacolare e divertente, ma solo nell’immediato: vivamente consigliato quindi ai giocatori occasionali, alle prime armi o semplicemente amanti dei titoli decisamente poco impegnativi, adatti giusto a fare quattro risate con gli amici. Alla schiera dei fanatici della simulazione e della longevità, che attirati dal pregevole comparto grafico si sono interessati a questo titolo, consiglio invece di evitarlo: la grafica, infatti, purtroppo non riesce da sola a sorreggere un gioco che riuscirà, nonostante le sfide non manchino, a rapire il vostro interesse per poche ore, a causa della ripetitività e della semplicità del gameplay.

Voto Recensione di Black & Bruised - Recensione


6.3