Recensione

Bio Miracle Bokutte Upa

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a cura di Mauro.Cat

Il Canale della Virtual Console ci ha regalato alcune indubbie rarità, non sempre fa rima con qualità, che potrebbero risultare poco note anche ai veri cultori del mercato videoludico di nicchia. In questo caso, in concomitanza con il solito Hanabi Festival, giunge su mercato PAL un platform che ha goduto di un destino relativamente sfortunato. Prima di addentrarci nei dettagli curiosi e giocosi diamo un’occhiata a costi e requisiti richiesti. Il titolo è disponibile al costo di 600 Wii Points (il sovrapprezzo di un euro francamente non appare così giustificato) ed è giocabile grazie al telecomando Wii posto orizzontalmente ad imitare un joypad per NES. Il titolo è in tutto e per tutto identico alla seconda versione pubblicata nel Sol Levante.Bio Miracle Bokutte Upa è un platform game sviluppato nel 1988 per Famicom Computer Disk System da Konami. Il titolo, pubblicato originariamente nel solo Giappone, è ritornato nel 1993 su cartuccia per Family Computer (il corrispettivo nipponico del nostro Nintendo Entertainment System).Questo discreto prodotto, secondo voci non del tutto confermate, ha vissuto un’esistenza travagliata a causa dell’opposizione di Howard Lincoln, figura di spicco per Nintendo USA in quegli anni, che non vedeva un grande futuro per un titolo così poco adatto al mercato statunitense. Bio Miracle Bokutte Upa è infatti un platform game molto canonico nel quale il giocatore guida un audace bebè all’interno di mondi più o meno zuccherosi.

Il Principe UpaUpa è un principe ed il suo regno è in pericolo a causa del malvagio demone Zai che è stato liberato accidentalmente dalla sua prigione all’interno di un vaso. Da qui comincia questa improbabile avventura a base di colpi di sonaglio magico. Il titolo si sforza costantemente di essere originale, ma in tutto questo non riesce quasi mai a stupire il giocatore. I livelli si susseguono con una meccanica anche piuttosto originale, basti pensare ad alcune citazioni a classici come Dig Dug, e cercano di offrire un sistema di combattimento interessante, ma complessivamente poco convincente.Con il suo sonaglio Upa colpisce i nemici che poi può utilizzare come una sorta di piattaforma o come veri e propri proiettili (che a volte però rischiano di procurare un fastidioso effetto boomerang). Alla fine di ogni livello si assiste ad uno scontro con una sorta di boss finale che va eliminato grazie ad un sapiente sfruttamento delle sue stesse armi.La barra di energia è mostrata grazie ad una serie di cuori che si svuotano parzialmente ogni volta che si viene colpiti da un nemico. Già da quanto descritto è possibile comprendere quanto l’intera struttura ludica risulti limitata e semplicistica in termini di idee e varietà.

I tempi del FamicomTecnicamente siamo di fronte ad un prodotto che, per essere nato originariamente nel 1988, riesce ad apparire globalmente soddisfacente. Ovviamente siamo lontani dai veri capolavori del genere, ma nel complesso possiamo ritenerci soddisfatti. Le ambientazioni di gioco, per quanto cromaticamente un po’ scialbe e caratteristiche dei prodotti di seconda fascia per NES, riescono a ricreare in maniera convincente ambienti anche piuttosto vari.Il sonoro è realmente ai minimi storici e specialmente, situazione comune ai prodotti Konami di quegli anni, tende troppo spesso a riciclare effetti già utilizzati in altri titoli. In alcune occasioni si ha la sensazione di risentire tipici suoni pescati ad esempio dal primo Castlevania che ben poco ha da spartire con l’ambientazione di Upa.La longevità è senza dubbio discreta grazie ai due livelli di difficoltà disponibili e ad un buon numero di mondi da percorrere come nel più classico platform. In genere si può osservare una curva di difficoltà non propriamente calibrata su ambientazioni così chiaramente rivolte ad un pubblico molto giovane.La giocabilità è invece discreta e segue in maniera fedele i classici del genere platform.In definitiva questo impronunciabile titolo rischia di perdersi nel marasma videoludico presente su Virtual Console e risulta pertanto interessante solo per gli incalliti appassionati alla ricerca di quei prodotti realmente di nicchia che meritano (forse) di godere di una seconda chance.

– Un titolo realmente poco conosciuto

– Meccaniche platform collaudate

– Tecnicamente non accattivante

– Tecnicamente su NES c’è di meglio

– Ambientazione non propriamente accattivante

– Rapporto qualità/prezzo non ottimale

6.0

Bio Miracle Bokutte Upa è probabilmente uno dei prodotti meno noti tra quelli presenti sul catalogo della Virtual Console e proprio per questo abbiamo deciso di provarlo e valutarlo in maniera più attenta. In realtà il titolo Konami si smarrisce quasi subito all’interno di un livello di difficoltà non propriamente abbordabile e a causa di un’ambientazione non del tutto azzeccata. L’idea di un bebè che lotta a colpi di sonaglio è certamente originale, ma forse poco stimolante per i giocatori moderni. Tra l’altro il titolo non può contare sul fattore ricordo dei giocatori meno giovani, essendo quasi sconosciuto da noi, e per questo soffre ancora di più il giudizio imparziale di chi lo prova per la prima volta a distanza di due decenni.

Il discreto platform che sta dietro all’ambientazione finisce per questo un po’ in secondo piano, quasi sminuito, e per questo risulta adatto soltanto ai retrogamer incalliti.

Upa è un prodotto che va poco oltre la sufficienza più per ragioni di contorno (ambientazioni poco interessante, mancanza dell’effetto nostalgia, comparto tecnico scialbo) che per reali motivi qualitativi. Certo su Virtual Console sono presenti platform di ben altra levatura.

Voto Recensione di Bio Miracle Bokutte Upa - Recensione


6