Recensione

Big Mutha Truckers 2 : Truck Me Harder!

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a cura di Knock Out

Romanticismo e mercato non vanno d’accordo, si sa.Se un gioco vende almeno un milione di copie una legge non scritta vuole che esista un seguito, indipendentemente dalla qualità del gioco, senza scrupoli nell’obbedire ai canoni di un mondo sempre più devoto al materialismo e alla pecunia.E’ quello che è successo a Big Mutha Truckers, un gioco dalla potenzialità limitate, che ha tratto guadagni grazie soprattutto a quel pizzico di qualunquismo che contorna il mondo dei videogiochi.

American HistoryAlla base del gioco una storia già brillantemente illustrata dal buon Rasta nella sua recensione della versione PC, a cui vi rimando per ogni piccola curiosità inerente alla storyline. In breve: Ma Jackson, una donna prossima alla pensione, viene arrestata per “disattenzioni” (così direbbe lei) di ordine fiscale. Ecco quindi che la rugosa e incallita donna deroga alla prole tutte le operazioni della sua ditta di autotrasporti ed, insieme, il compito di corrompere, membro per membro, la giuria che si pronuncerà in sede di tribunale, riguardo il processo della signora Jackson.

Road to Hick StateIl gameplay è semplice retaggio della passata produzione, affidato a qualche colpo di lima e nulla più. Ci troviamo (di nuovo) di fronte ad una giocabilità dalle maglie strette, che non lascia libertà all’utente il quale per gran parte dell’esperienza ludica dovrà seguire itinerari prefissati, segnalati nel radar da una linea guida verde. L’azione scorre lenta e senza stimoli di abnegazione, condita dal disincantato gusto umoristico che descrive situazioni tipicamente americane. Mentre macineremo chilometri per la contea di Hick State potremmo venire a fastidioso contatto con presenze aliene, con pirati della strada che faranno di tutto per rubare il carico trasportato e, ovviamente, non mancherà la polizia pronta a difendere la quiete pubblica e l’ordine civile. Gli spiacevoli incontri rappresentano una variabile rilevante per la salute del nostro veicolo, a questi, aggiungete strade strette, traffico cittadino ed incidenti naturali (il segnale pericolo caduta massi non è mai stato così appropriato) e vi ritroverete nelle sezioni più lunghe con camion ridotti allo sfacelo, riparabili solo nella sosta o attraverso tamponamenti a scapito di particolari automezzi. Sistema, quello del volontario bacio metallico, utile in più di un’occasione. Al termine di ogni tragitto ci attenderà una prova parcheggio la quale, se portata a buon esito, ci permetterà di beneficiare di un bonus che, tradotto nel gergo dei camionisti, vuol dire soldi. Le varie missioni vengono alternate da alcune sequenze dialogate purtroppo minate da una localizzazione (sottotitoli) a singhiozzi. I dialoghi prendono vita in diversi luoghi, dal bar texano in pieno stile Sergio Leone al chiosco malfamato di una cosca di italo-americani. In queste locazioni, veri propri nodi gestionali del gioco, dove effettueremo la sosta, potremo spendere i nostri soldi investendo in azioni di compravendita, facendo carico di una merce a basso costo e trasportarla dove l’alta richiesta e la sua scarsa reperibilità ne fanno lievitare il valore. A tal proposito occorre prestare molta attenzione alle parole dei nostri interlocutori, che attraverso discorsi dispersivi e sconclusionati, lasceranno intendere le necessità di quella città. Potremo inoltre effettuare modifiche al nostro camion, potenziando il trattore stradale, cambiando il rimorchio, effettuando operazioni di tuning senza dimenticare la possibilità di equipaggiarsi con turbo e NOS.Il gameplay oscilla inoltre tra giochi d’azzardo, molto semplici ed intuitivi, fonte di un quasi sicuro ma poco remunerativo guadagno, e sotto-quest in cui prenderemo automobili più o meno convenzionali (si va dalla berlina alla limousine) per soddisfare alcune richieste.Il modello di guida segue un canovaccio arcade, forse non perfetto: il camion offre una buona risposta a frenate, accelerazioni e turbo; le collisioni con macchine di piccola taglia sono quasi irrelevanti mentre le strade strette a volte rendono le manovre impossibili, specie quando si sbaglia ad imboccare una strada ed occorre lavorare di retromarcia. Piccoli problemi che sommati al debito di originalità rendono l’esperienza poco stimolante.L’analisi non offre altri spunti di riflessione, per un gioco che procede senza ulteriori soluzioni nell’estemporanea rincorsa alla corruzione e alla concussione.

Uno sguardo alla realizzazione tecnicaLo stile grafico è quello già apprezzato (o meno) nel primo episodio.Il gioco non brilla sotto questo frangente: frame per frame il prodotto si presenta poco definito, latitano virtuosismi poligonali ed anche l’applicazione e la scelta delle texture rientra in questo processo di cosmesi molto approssimativo. Il motore non è certo di quelli granitici, ma stupisce come possa arrancare anche in situazioni lontane dal congestionamento.Accanto all’oggettiva disamina sulla questione prettamente tecnica, è bene dedicare due righe all’ottimo esercizio di stile che gli sviluppatori hanno esibito. I personaggi sono grottesche e parodiche rappresentazioni di stereotipi cuciti nell’immaginario comune. In questo mosaico di cliché troviamo donnine succinte e prosperose, omoni nerboruti in cannottiera sporca di sugo, il boss italo-americano con vestito nero gessato, il tonto ragazzo genio della meccanica con berretto e bretelle, il barista che sembra uscito da un saloon Western e tanti altri.Le città colpiscono per la loro totale incongruenza urbanistica-temporale, sicchè all’uscita di una galleria potremo trovare edifici enormi, luci ipnotiche e frastuoni da metropoli mentre a pochi metri si estende un quartiere ancora non raggiunto dallo sviluppo, coperto dalla neve che vive il suo personale inverno. I camion offrono qualche lodevole effetto di distorsione dell’immagine, soprattutto i rimorchi a cisterna.Il sonoro si mantiene coerente con lo stile generale e riproponene con forza alcune strimpellate country, mentre la radio emette vibrazioni rockeggianti ed una voce fuoricampo accompagna in maniera fragorosa il conseguimento di bonus e sfide vinte.

– Humor americano

– Character Design più che buono

– Localizzazione italiana a singhiozzi

– Poco meglio di quanto avevamo apprezzato nel primo dimenticabile capitolo

5.5

Il gioco rappresenta un’incessante e tutto sommata ben riuscita rielaborazione di archetipi, dalle metodologie di gioco alla caratterizzazione dei personaggi, dalla vena umoristica agli accompagnamenti sonori.

La realizzazione tecnica è lontana un fondo di bottiglia dalla sufficienza: la pochezza di particolari, gli ambienti riciclati e personaggi smunti vengono salvati da un giudizio più amaro, grazie a scelte di design abbastanza convincenti. Il gioco, inoltre, offre motivo di disappunto anche nel modello di guida, l’essenza ludica del prodotto, lenta, poco varia e, a volte, particolarmente fastidiosa.

Non sempre (per alcuni mai) si sente la necessità di ricercare un’empatia con il gioco, a volte giochi alla BMT vanno più che bene, ed è bello provarli in attesa di prodotti ben più prestanti, d’altronde, si sa, (concedetemi la metafora) non conosceremmo la gioia della pace se prima non patissimo le atrocità della guerra…

Voto Recensione di Big Mutha Truckers 2 : Truck Me Harder! - Recensione


5.5