Recensione

Betrayer

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a cura di Specialized

Dopo l’ormai consueta gavetta su Steam Greenlight nonostante il team di Blackpowder Games sia formato da gente che ha lavorato su F.E.A.R. e No One Lives Forever, Betrayer è finalmente disponibile in versione completa a 19,99 euro e proprio pochi giorni fa è arrivato un corposo aggiornamento. La patch 1.1 ha infatti portato tantissime migliorie e ha risolto alcuni dei bug più frustranti (crash, glitch grafici, bilanciamento nei combattimenti, ritrovamento degli oggetti), introducendo anche la modalità Deadlier Enemies che aumenta ulteriormente un livello di difficoltà già piuttosto elevato. Se infatti cercate uno sparatutto in prima persona hardcore simile per certi versi alla concezione di Dark Souls, Betrayer potrebbe fare proprio al caso vostro, anche se a differenza dell’action-GdR di From Software in questo caso possiamo scegliere altri due livelli di difficoltà.
Colore o non colore?
Andiamo però con ordine. Betrayer ci porta in una colonia americana del XVII secolo nei panni di un avventuriero naufragato sulle coste della Virginia. Basta poco per accorgersi che quel luogo fatto di colline, praterie, boschi e radi insediamenti umani sotto forma di piccoli fortini nasconde qualcosa di oscuro. Strani totem, una donna vestita di rosso che appare e scompare, statue umane solidificate, nessun segno dei coloni, una campana che fa entrare in un’oscura dimensione parallela abitata da scheletri e fantasmi in cerca di redenzione. Betrayer è un po’ tutto questo e l’atmosfera fatta di silenzio (i dialoghi non sono doppiati e non c’è quasi musica), vento, desolazione e grandi spazi aperti è certamente azzeccata, grazie anche al particolare accostamento cromatico tra il bianco e nero generale e il rosso dei nemici e degli oggetti con cui interagire. Volendo si può comunque agire sul controllo della saturazione e portare il colore nel mondo di gioco, ma così facendo si viene a perdere un po’ del fascino originario del gioco, che però in effetti non potrebbe piacere a tutti a lungo andare.
Una mappa da rivedere
Tornando sulla questione della difficoltà, Betrayer risulta fin da subito molto impegnativo sia per la debolezza del nostro alter ego (3-4 colpi dei nemici e si muore sicuramente), sia per una mappa di gioco che segna solo gli insediamenti e nient’altro. Contando che il mondo di gioco è molto simile tra le diverse zone, diventa davvero difficile orientarsi e ritrovare altri luoghi o elementi di interesse sulla mappa. Quando si muore ad esempio, si torna all’ultimo checkpoint senza più soldi, che vanno recuperati nel punto esatto in cui siamo morti; peccato che la mappa non lo segni e così ci tocca andare a memoria perdendo spesso molto tempo inutilmente. In Betrayer capita infatti spesso di doversi sorbire diversi tempi morti proprio per gli spostamenti a piedi; esiste un sistema di viaggio istantaneo tra i vari insediamenti, ma per il resto, se non vogliamo girare a vuoto per chilometri, dobbiamo fare affidamento su buone gambe e su un forte senso dell’orientamento. I combattimenti non riservano grandi sorprese e si svolgono quasi sempre a distanza con arco e frecce, un’ascia da lancio e diverse armi da fuoco da trovare in giro o da acquistare (ma che prezzi!) nei punti sparsi nei fortini. Anche in questo caso bisogna stare attenti alla velocità e alla costanza dei nemici (che ci inseguono anche per centinaia di metri), al danno minimo delle frecce (ve ne serviranno molte) e alla lentezza nella ricarica delle armi, anche se questo elemento aggiunge parecchio realismo all’esperienza di gioco.
A caccia di fantasmi
Ci sono poi documenti da trovare per indagare sulla scomparsa dei coloni, oggetti da dissotterrare, forzieri da aprire e spiriti con cui parlare e da cui farsi affidare le classiche missioni. Le cose da fare insomma non mancano nonostante la mappa piuttosto vuota, ma dopo un paio d’ore Betrayal inizia a mostrare una certa ripetitività nell’andamento di gioco, adagiandosi un po’ sempre sui soliti binari e faticando a trovare sulla lunga distanza elementi tali da tenere alta l’attenzione. Anche lo stile grafico dopo un po’ inizia a venire a noia (soprattutto se tenete tutto in bianco e nero) e la quasi totale assenza di audio a parte gli effetti del vento, delle armi e poco altro si fa sentire. Certo, tutto gioca a favore dell’atmosfera e del senso di isolamento che si respira a ogni passo, ma non tutti gradiranno questo andazzo dall’inizio alla fine. Se però si opta per il livello di difficoltà più elevato, Betrayer saprà regalare qualche soddisfazione in più, più che altro per la maggior attenzione nei combattimenti, per l’approccio ai nemici e per un gameplay che diventa quasi survival. La trama inoltre è intrigante e visto che non capita tutti i giorni di immergersi in un simile contesto storico, la sfida di Blackpowder Games sul versante narrativo può dirsi riuscita. Peccato che non tutto il resto del gioco sia agli stessi livelli, ma a un simile prezzo pensateci seriamente se volete provare qualcosa di diverso dal solito.      

– Atmosfera intrigante

– Bella ambientazione

– Stile grafico originale

– Impegnativo…

– … ma a tratti quasi frustrante

– Gameplay un po’ ripetitivo

– Molti tempi morti

7.0

Betrayer è un titolo certamente atipico sia nello stile visivo e nel contesto ambientale, sia per un gameplay che mischia esplorazione, combattimenti e ricerca di indizi in modo particolare. Se però la trama, il contesto e il mistero di fondo affascinano, il gameplay mostra segni di ripetitività già dopo un paio d’ore e la difficoltà elevata (spesso inutilmente), unita a diversi tempi morti, stancherà quasi sicuramente i giocatori meno pazienti.

Voto Recensione di Betrayer - Recensione


7