Recensione

Beneath a Steel Sky Remastered

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Gioco Testato con Iphone 3GS.

Più la storia dei videogiochi va avanti, più molti si voltano indietro. Sembra un paradosso, ma la valanga di titoli recentemente rieditati su App Store è la concreta testimonianza di come si stia vivendo un’epoca d’oro per i remake di grandi classici del passato, purtroppo non sempre riproposti in maniera adeguata sul device della casa di Cupertino.Così dopo Monkey Island, Golvellius e Earthworm Jim, stavolta è il turno di uno dei titoli più amati dall’utenza Amiga e PC (i gloriosi 486), Beneath a Steel Sky che, per l’occasione, si guadagna il suffisso Remastered, per via di nuova tavole di intermezzo sparse per il gioco e un’interfaccia pensata appositamente per il touch screen di iPhone.

Potere dell’ambientazioneNonostante i 16 anni intercorsi dalla prima apparizione del gioco, il punto di forza principale (a parere di chi scrive ma non solo) è rimasto invariato: l’ambientazione. La storia di Beneath a Steel Sky ci vedrà nei panni di Robert Foster, Mowgli postmoderno, cresciuto in una baraccopoli alla periferia di una città industrializzata e inquinata da un gruppo di reietti che lo raccolse all’indomani di uno spaventoso incidente aereo nel quale perse entrambi i genitori. Fin qui nulla di particolarmente sconvolgente, ma il mondo ricreato dai ragazzi di Revolution è il vero protagonista: un futuro cyberpunk dai toni cupissimi, a metà tra le atmosfere fumose di Blade Runner e le serie più oscure di Batman, alla cui Gotham City la città del gioco è strettamente imparentata.La trama, della quale vi sveliamo volutamente il meno possibile (vi basti sapere che, a inizio avventura, sarete tradotti a forza in prigioni fredde e inospitali senza un apparente motivo) vi avvilupperà per lasciarvi andare solo una volta che sarete arrivati fino in fondo, e la bontà del mondo ricreato è anche maggiore se pensiamo che nulla, a parte qualche scena statica che aumenta il coinvolgimento ma nulla di più, è stato aggiunto al plot originale, che rimane avvincente e attuale nonostante i passi da gigante che l’industria videoludica ha fatto nel frattempo.

Sei proprio un vermeQuando si parla di avventure punta e clicca, genere tra i più amati ma sempre meno in voga, l’ago della bilancia è fatalmente rappresentato dall’interfaccia adottata dai programmatori per permettere all’utente di districarsi tra gli enigmi proposti: in questo remake le cose funzionano discretamente bene, permettendo di godersi l’avventura pur con qualche sbavatura.Oltre a tre icone fisse a schermo che, pur essendo indispensabili (una per caricare e uscire dal gioco, una per il menù e una per accedere agli aiuti) limitano la visuale del giocatore, il gioco propone un efficace sistema di icone contestuali, identico peraltro a quello originale, in cui, toccando uno degli hot spot, apparirà l’icona corrispondente (un occhio per guardare, una chiave per aprire una porta, ecc.) che, al secondo tocco, permetterà al giocatore di eseguire l’azione.Il compromesso è più che accettabile, e ci consente di districarci più che bene, in punta di indice, in gran parte delle situazioni: i primi (e unici, in realtà) problemi arrivano quando ci troveremo in stanze di piccole dimensioni, o comunque particolarmente piene di hot spot. Qui, la precisione richiesta è forse eccessiva, soprattutto per chi non ha dita particolarmente sottili e la vicinanza di due punti sensibili dà spesso luogo a errori e fallimenti, non imputabili al giocatore che però ne subisce le conseguenze.Non stiamo parlando di nulla che pregiudichi l’esperienza di gioco, ma in più di un’occasione è giusto dire che si perderà del tempo a ripetere lo stesso comando prima che venga eseguito correttamente, anche a causa del sistema “drag & drop” dell’inventario, che consente il trascinamento di un oggetto su un dato punto sensibile per avere degli effetti e che, se snellisce il tutto quando le cose girano per il verso giusto, va in tilt nelle situazioni sopra citate.Insomma, un’interfaccia fedele all’originale, buona, ma migliorabile.

Back in 1994Sebbene l’aspetto visivo del gioco sia datato, non possiamo che perderci in sperticate lodi, soprattutto per lo stile e i magnifici art work (esclusivi per la versione iPhone) di Dave Gibbons, già apprezzato in Watchmen: immagini che, grazie a colori vividi e espressioni credibili, travalicano la loro staticità, immergendoci ancora più nell’atmosfera pessimista e post atomica che ha da sempre contraddistinto questo titolo.La grafica in – game non di discosta molto, se escludiamo degli sprite maggiormente definiti e dettagli più evidenziati, da quella originaria, e questa non sembrerebbe una buona notizia dato che il gioco ha tre lustri sul groppone. Beneath a Steel Sky Remastered guadagna in classe il doppio di ciò che perde in termini di spettacolarità.Il fatto che anche l’audio, nonostante le capacità di iPhone, non si discosti molto dall’originale ci ha invece fatto storcere un po’ il naso, e indotti a pensare che il gioco sia stato pensato esclusivamente per i nostalgici che si cimentarono con l’originale: risulta allora un controsenso l’inserimento degli aiuti, che variano dal criptico all’invasivo (con una tendenza più verso il secondo, purtroppo) e che annacquano il livello di difficoltà, tendendo una mano ai casual gamer che non avevano mai sentito nominare questo titolo prima di questa uscita, e togliendo qualche punto alla longevità, per cui, a dirla tutta, anche l’originale Beneath a Steel Sky non brillava.

– Fascino immutato rispetto all’originale

– Tavole di Dave Gibbons

– Discreta interfaccia …

– Sonoro da rivedere

– … ma migliorabile

– Aiuti davvero invadenti

7.7

A metà tra una magnifica opera di nicchia e un maldestro tentativo di divulgare tra i meno scafati il verbo di Robert Foster, questo Beneath a Steel Sky Remastered risulta comunque un titolo più che consigliato a tutti gli amanti delle avventure punta e clicca, ma finisce con il divenire indigesto a coloro i quali possiedono oggi un iPhone e sedici anni fa un’Amiga. Il gioco, in larga parte uguale all’originale, ne conserva tutti i pregi (dall’ambientazione ad alcuni enigmi davvero brillantemente congeniati) ma aggiunge anche un paio di difetti, come un comparto sonoro che non è invecchiato bene quanto quello grafico e un livello di difficoltà bruscamente abbassato dalla possibilità di (letteralmente) chiedere al gioco come proseguire.

In tre parole, bello con riserva, e comunque ampiamente sopra la media dei titoli su App Store, visto anche il prezzo, a dir poco popolare.

Voto Recensione di Beneath a Steel Sky Remastered - Recensione


7.7