Recensione

Beatbuddy: Tale of the Guardians

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a cura di Nitro

Il mondo degli sviluppatori indipendenti continua a stupirci in maniera più che positiva. Mai come in quest’ultimo periodo abbiamo assistito all’arrivo di titoli di qualsiasi genere, capaci di strappare numerosi consensi alla critica videoludica mondiale e di divertire l’utenza in maniera smisurata, sbancando sulle piattaforme di digital delivery grazie anche a dei prezzi competitivi e in linea con i contenuti offerti. Sulle nostre pagine questo tipo di prodotti sono ben accolti, in primis perché siamo convinti che sviluppatori talentuosi abbiano il diritto di farsi conoscere nell’industria videoludica, e in secondo luogo perché spesso portano una ventata d’aria fresca in determinati generi già rodati a sufficienza nel corso degli anni. Tra i titoli che ultimamente hanno ottenuto la nostra attenzione c’è sicuramente Beatbuddy: Tale of the Guardians, un prodotto che mischia sapientemente le meccaniche tipiche degli action adventure, dei puzzle game e, per ultimi ma non certo d’importanza, dei rhythm game. Nato come semplice progetto universitario circa quattro anni fa, il gioco si è gradualmente trasformato nel corso del tempo grazie alle risorse impiegate al team di sviluppo tedesco Threaks, composto inizialmente da tre designer ed espansosi nel tempo. È proprio grazie a loro che abbiamo avuto modo di accedere al titolo con qualche giorno di anticipo, e di seguito vi proponiamo tutte le nostre impressioni.
We got the Beat
Symphonia è un fantastico regno subacqueo dominato dalla melodia, dall’armonia e dal ritmo. Questi elementi costituiscono la linfa vitale dell’intero ecosistema e ne governano ogni minimo dettaglio, dalla più insignificante delle piante fino alle più violente correnti d’acqua sottomarine. Molti credono che tutto questo possa durare in eterno ma, da quanto ci viene detto nel filmato introduttivo, si sbagliano alla grande: la musica esiste infatti grazie a tre creature eteree chiamate Amici che, nel loro sonno, sognano le note che poi si riflettono in questo magico mondo. Un individuo spregevole che corrisponde al Principe Maestro ha tuttavia deciso di prendere il controllo del tempio di queste tre entità, con l’obiettivo di impadronirsi della musica. Risvegliatosi immediatamente a causa di questa impellente minaccia, Beat, avrà il compito, insieme alle sorelle Harmony e Melody, di fermarlo e di riportare la pace su Symphonia.
La prima cosa che notiamo una volta iniziato il gioco è, ovviamente, la colonna sonora. Così come avevamo già visto con Sound Shapes, in Beatbuddy: Tale of the Guardians l’intera ambientazione è perfettamente sincronizzata con la musica di sottofondo, e prestandole attenzione riusciremo a procedere e a superare con facilità alcuni ostacoli che ci si pareranno davanti. All’inizio le capacità di Beat saranno abbastanza limitate, poiché potremo semplicemente muoverlo per l’intera area di gioco e nulla di più, ma procedendo nell’avventura il nostro piccolo eroe otterrà numerosi potenziamenti che gli consentiranno, per esempio, di fare uno sprint – sempre a ritmo di musica – o di sferrare pugni per liberarsi di alcuni nemici. Lungo i livelli proposti saremo inoltre chiamati a risolvere alcuni puzzle, che consisteranno principalmente nel reperimento di alcune rune da piazzare in determinate piattaforme, o nel regolare dei pannelli in modo da distruggere e superare alcune barriere.
Dobbiamo ammettere che a un primo sguardo questo approccio ci sembrava fin troppo semplicistico, forse incapace di divertire e, magari, di portare anche un po’ di noia e frustrazione in caso di fallimento, ma è bastata una manciata di minuti per farci ricredere. Tutti gli enigmi sono studiati in maniera perfetta, tanto che a volte ci siamo chiesti come i game designer siano riusciti a svolgere un lavoro così valido, e spingono l’utente ad agire in maniera ragionata senza mai lasciare nulla al caso: ogni cosa può tornare utile, dai bassdrum mascherati da animali marini, passando a parassiti capaci di trasportarci da una parte all’altra della mappa, fino alle sfere contenenti linfa vitale. 
Tuttavia, Beat non dovrà affrontare l’impresa da solo. Ad accompagnarlo e a fargli da guida ci sarà Clef, uno scansafatiche di primo livello che cercherà sempre di scaricargli i lavori più duri. Grazie ad esso, però, avremo la possibilità di prendere il controllo della Buggybolla, una sorta di sottomarino equipaggiato di una mitragliatrice a direzionamento fisso. Inizialmente quest’ultimo dettaglio ci sembrava fin troppo limitante in termini di gameplay, poiché procedendo a ritroso ci era impossibile sparare agli elementi presenti alle nostre spalle o anche solo a quelli sopra e sotto di noi, ma arrivando nei livelli più avanzati abbiamo scoperto come questa scelta stata presa di proposito, poiché sparsi per il mondo di gioco troveremo dei modificatori in grado di ruotare la telecamera con scatti di 90 gradi, elementi che ci spingeranno a cercare la giusta prospettiva per poter raggiungere il nostro obiettivo.
Feel the rhythm
Portare a termine gli scenari di gioco, in totale sei, non sarà un’impresa particolarmente lunga o complicata. Durante le nostre prove abbiamo completato il titolo in circa cinque ore senza prestare particolare attenzione nel raccogliere i punti ritmo sparsi per la mappa oppure nell’ottenere particolari reliquie per incrementare il nostro punteggio, ma riprendendo in mano Beatbuddy per qualche ora aggiuntiva siamo riusciti a sbloccare solo una parte dei tanti extra messi a disposizione dagli sviluppatori. In questa sezione, accessibile dal menu di gioco, i ragazzi di Threaks hanno deciso di proporre all’utente la loro piccola storia durata quattro anni, partendo dai successi ottenuti grazie alla realizzazione delle prime demo fino ad arrivare all’espansione del proprio organico e agli accordi con Reverb, publisher del gioco. Un’aggiunta davvero piacevole e curiosa, che a nostro parere merita appieno tutti gli sforzi che dovremo fare per riuscire a sbloccarla integralmente.
Sy-sy-symphonia
Passando alla realizzazione tecnica, è davvero difficile riuscire a trovare dei grandi difetti in Beatbuddy: Tale of the Guardians. Come già detto, la componente sonora riesce a catturare per l’intero playthrough grazie all’ottima sincronia con lo scenario di gioco, e tra le tracce presenti ne troviamo alcune ad opera di Austin Wintory (sicuramente noto a molti per il lavoro svolto per Journey su PS3), Parov Stelar e Sabrepulse (Chime, sempre PS3). A fianco di queste firme note, per la componente narrativa troviamo nientemeno che Rhianna Pratchett, writer di titoli di grande successo come Tomb Raider, Heavenly Sword, i due Overlord e Mirror’s Edge. In Beatbuddy: Tale of the Guardians la Pratchett è riuscita a svolgere un lavoro più che buono, anche se non abbiamo particolarmente apprezzato il finale, forse un po’ troppo affrettato. 
Ottimo anche il comparto grafico. La mancanza di impostazioni oltre alle consuete relative al dettaglio generale e alla risoluzione non si fa particolarmente sentire, e in generale il livello di ottimizzazione è molto valido. Durante tutte le nostre sessioni non abbiamo riscontrato particolari problemi a livello di frame rate, ma lo stesso non possiamo dire per alcuni bug, verificatisi ad esempio durante il dialogo iniziale, comparso più volte dopo aver messo in pausa il titolo, e verso la fine del gioco in cui, a causa di una compenetrazione poligonale, siamo arrivati al game over e siamo stati costretti a ricominciare dal checkpoint precedente. Nulla di grave, sia chiaro, e crediamo che il team di sviluppo riuscirà a risolvere il tutto con qualche piccola patch.
Segnaliamo in ultima istanza la possibilità di controllare Beat con tastiera, gamepad e mouse. Dopo aver provato per qualche livello il primo approccio abbiamo optato per il controller di Xbox 360, riconosciuto al volo dal titolo senza che fosse bisogno di riavviare il gioco o reimpostare il mapping dei tasti. La tastiera rimane comunque una valida alleata e decisamente migliore rispetto al mouse, che sebbene offra un puntatore con il quale muovere il protagonista non riesce, per ovvi motivi, a garantire una certa velocità e reattività nei movimenti, specie negli improvvisi cambi di direzione. Essendo un gioco basato principalmente sul ritmo, muoversi con estrema precisione è più importante che mai.

– Stile grafico

– Colonna sonora eccezionale, adatta a tutti i gusti

– Puzzle ben studiati

– Interessanti contenuti extra da sbloccare

– Finale forse un po’ troppo affrettato

– Qualche piccolo bug

8.5

Il lavoro di Threaks è un successo sotto quasi ogni punto di vista. Il team tedesco ha creato un titolo valido, originale, in grado di divertire e di stupire grazie all’ottimo mix di generi diversi e alla perfetta armonia tra soundtrack e scenari di gioco. Non ci hanno convinto del tutto il finale, che forse poteva essere sviluppato in maniera migliore, e la presenza di qualche piccolo bug che ci ha obbligato a riprendere dal checkpoint precedente. Se siete amanti del genere o anche solo curiosi di provare il gioco, il nostro consiglio è quello di dargli una possibilità.

Voto Recensione di Beatbuddy: Tale of the Guardians - Recensione


8.5