Recensione

Battletech - Carta, penna, dadi e tastiera

Avatar

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

La trilogia di Shadowrun, con cui i ragazzi di Harebrained Schemes si sono guadagnati le luci della ribalta nella scena tattico/ruolistica su PC, è ancora oggi, a oltre cinque anni dall’esordio, uno dei punti di riferimento per chi vuole sviluppare uno strategico a turni dotandolo di un’ambientazione affascinante e di una narrativa che non annoi dopo una manciata di ore.
Per questo motivo, oltre che per la sempiterna passione verso i mech, aspettavamo con ansia Battletech, ultimo sforzo del team statunitense, finanziato tramite Kickstarter e sbarcato sui PC di tutto il mondo solo da qualche giorno: dopo lunghe ore di sanguinose prove, ecco cosa ne pensiamo.
Mercenari allo sbaraglio
Ambientata nel 3025, nel bel mezzo delle guerre di successione che stanno stravolgendo l’universo, la storia che fa da collante alle missioni principali di Battletech ha come sfondo una sorta di paradosso temporale, visto che, nonostante l’enorme avanzamento tecnologico, la società sembra essere tornata ad una struttura feudale, in cui mercenari prestano i propri servigi a signorotti locali il cui unico interesse è espandere i loro possedimenti.
Dopo secoli di guerra, tanto il numero di piloti capaci di muovere agilmente i mech quanto questi ultimi scarseggiano, rendendo assai preziosa la loro conoscenza: il giocatore sarà chiamato ad impersonare proprio uno di questi guerrieri prezzolati, chiamato a raccolta dall’ex monarca di uno dei regni esterni, detronizzato qualche anno prima in seguito ad un colpo di stato.
La profonda amicizia che legava, sin dall’infanzia, l’ex regnante ed il nostro avatar e la linea di condotta degli usurpatori sembrano suggerire che, per una volta, il nostro squadrone di mercenari non stia lottando solamente per il vil denaro ma anche per l’onore, essendosi schierato dalla parte giusta della barricata.
Ma sarà davvero così? Il bianco ed il nero saranno così netti o i loro contorni, come spesso accade, si intersecano fino a sfumarsi?
Partendo da queste premesse, Harebrained Schemes, appoggiandosi allo sconfinato lore del gioco da tavolo, costruisce un plot ricco di colpi di scena e di personaggi di spessore che, giocoforza, risulta meno libero ed ispirato rispetto a quello della trilogia di Shadowrun ma che, nondimeno, si rivela assai efficace nell’offrire un contesto alle azioni del giocatore e nell’arricchire le missioni principali di risvolti narrativi che ne aumentano il peso delle scelte strategiche.
Più che nei dialoghi tra i personaggi e nei colpi di scena, che pure non mancheranno, la grandezza del lavoro svolto si riflette in decine di pagine di storia da poter consultare a piacimenti, con riferimenti precisi alla metanarrativa del franchise e alla particolare struttura medievale della società dipinta nel gioco, con tanto di glossario per i neologismi ed i termini meno chiari.
Condurre un’azienda in battaglia
Il gameplay dell’ultima fatica degli Harebrained Schemes è bipartito, ed unisce lunghe ed esaustive fasi gestionali a combattimenti a turni che possono essere altrettanto duraturi e complessi.
Da parte nostra, abbiamo trovato leggermente più godibile tutta la pianificazione strategica che anticipa e segue le battaglie piuttosto che le schermaglie stesse, essenzialmente a causa di un’intelligenza artificiale nemica prevedibile e mal programmata, a fronte di decine e decine di possibilità di personalizzazione dei mech e di gestione economica delle truppe.
Ma andiamo con ordine: nella fase di acquisizione di piloti e mech, nonché dell’allestimento di questi ultimi, che possono essere personalizzati con centinaia (letteralmente!) di pezzi differenti, Battletech sembra dare il meglio di sé per diversi motivi.
Uno di questi risiede sicuramente nell’abilità del team di sviluppo di sfruttare a pieno la licenza, consegnando al giocatore un arsenale vastissimo e una libertà di scelta con pochi precedenti nel campo: ogni singola parte dei mech può essere sostituita e, come spesso accade nei titoli che cercano una parvenza di realismo, difficilmente troveremo pezzi che aumentano le statistiche di una parte in tutto.
Favorire la velocità e il raggio d’azione significa sacrificare la potenza di fuoco, ampliare i magazzini per le munizioni pesanti significa limitare fortemente il raggio d’azione dei mezzi, così come corazzare le parti del mech più sensibili favorisce il surriscaldamento e innalza i costi: nessuna decisione può essere presa a cuor leggero, e, a tal proposito, le decine di missioni secondarie disponibili, (che, va detto, scadono presto nella ripetitività) si rivelano fondamentali non solo per raggranellare qualche spicciolo extra, ma anche per testare accuratamente le varie combinazioni, così da trovare il proprio equilibrio.
Peccato, allora, che non sia possibile salvare il proprio load out preferito: ad ogni riparazione, ci si dovrà ricordare quale pezzo era attaccato a quale mech, con una scelta di design incomprensibile che speriamo presto di veder sanata.
La grande gamma di armamenti a disposizione permette di comporre squadre assai variegate, complici anche i quattro mech per squadra: due ricognitori e due corazzati (cioè il “4-4-2” dei giochi di strategia a turni) o un ricognitore, un cecchino e due mezzi pesanti?
La gestione economica, dal canto suo, è quella che ci ha creato maggiori problemi durante le ore di prova, ma in senso positivo: anche le vittorie più schiaccianti portano in dote una certa quantità di danni ai mezzi, con i conseguenti costi di riparazione che vanno ad intaccare il bottino incassato, tenendo anche presente che, in caso di ingloriosa (ma talvolta necessaria) ritirata, si perderà tutta la ricompensa oltre alla reputazione faticosamente guadagnata.
Tra vittorie di Pirro, in cui i danni incassati superano o eguagliano i soldi ricevuti, e costi di manutenzione per i mech, far quadrare il bilancio non sarà affatto semplice, soprattutto per quanti preferiranno non perdersi in troppi incarichi secondari: siete avvisati.
Una volta scesi in campo, invece, Battletech alterna ottime cose a scivoloni inaspettati: l’idea di eliminare la consueta griglia di movimento, ad esempio, risulta vincente, e consente uno sfruttamento a 360 gradi dei terreni di scontro, con eventuali alture, corsi d’acqua che aiutano il raffreddamento dei mezzi e fitta vegetazione che abbassa le percentuali di successo per i colpi nemici.
D’altro canto, l’inefficacia dei tutorial, sbrigativi e poco chiari, e l’esasperante lentezza delle animazioni nemiche appesantiscono gli scontri, che, già di loro, tendono a protrarsi per diversi turni a causa degli ottimi valori di resistenza dei mech e della discreta vastità delle mappe.
Le truppe si muovono in base ai loro valori di agilità, e l’IA della CPU sembra gestire maluccio questa routine, se è vero che spesso, nel tentativo di scovare il nostro party quanto prima, gli avversari mandano letteralmente al macello le loro unità più rapide.
Dopo una prima fase affatto semplice, in cui la curva di apprendimento si fa ripida e le battaglie risultano spesso impegnative, denuncia la pochezza delle sue routine di IA nemica, premiando un atteggiamento eccessivamente attendista da parte del giocatore, a cui basta tendere imboscate ai mezzi nemici per uscire vincitore dal grosso delle missioni della campagna principale, che pure sa riservare tre o quattro missioni nelle quali, invece, è necessario prendersi dei rischi.
Tutto il lavoro gestionale e la fase decisionale, nelle ore (e non esageriamo) passate negli hangar a lavorare di mecha design, vengono allora parzialmente vanificati da nemici che si affidano quasi esclusivamente al fattore sorpresa e alla soverchiante superiorità numerica per impensierire il giocatore.
Problemi assortiti ma anche un buon supporto
Se avessimo dovuto parlare dell’aspetto tecnico della produzione appena ricevuto il codice per la recensione, saremmo stati caustici nella nostra analisi: prima di una serie di patch mirate a risolverne i problemi più gravi, Battletech era un continuo di crash al desktop, rallentamenti inspiegabili e piccoli ma fastidiosi glitch qua è là, perfino nei menu.
Le ultime due generazioni di console ci hanno in qualche modo abituato a situazioni simili in prossimità del day one, complice la fretta che viene portata ai team di sviluppo, ma il lato positivo è che Harebrained Schemes (come fece anche con la trilogia di Shadowrun) si sta dimostrando rapida ed efficiente nei fix, con numerose patch di piccole dimensioni che sono andate a sistemare tutte le problematiche più frequenti.
Cionondimeno, il comparto tecnico del prodotto vive di alti e bassi: per una direzione artistica meritevole, con scene d’intermezzo in due dimensioni dal tratto ispirato e pienamente in linea con la lore e la narrativa del prodotto, ci sono scenari tremendamente spogli, tanto nelle missioni secondarie, dove il problema è più accentuato, quanto in alcune di quelle principali, che pure, mediamente, si difendono meglio.
L’ottimizzazione del prodotto, in generale, appare ancora bisognosa di qualche fix, se è vero che alcuni rallentamenti randomici si verificano ancora e che non è così improbabile assistere a fenomeni di compenetrazione poligonale dei mech con gli scenari.
D’altro canto, la realizzazione delle macchine da guerra bipedi è inattaccabile, con una cura per i dettagli maniacale, e la colonna sonora, altro marchio distintivo dei precedenti lavori del team statunitense, si conferma essere di ottimo livello, come già si evinceva dai numerosi trailer rilasciati durante la fase di sviluppo.
Allo stato attuale delle cose, insomma, la situazione, che pure è enormemente migliorata rispetto al day one, rimane buona ma non eccezionale: è comunque confortante l’impegno che gli sviluppatori stanno mettendo nel supporto post lancio, grazie al quale speriamo che la situazione migliori ancora di più nelle prossime settimane, sebbene sia doveroso segnalare che al momento non ci siano bug o glitch che impediscano di godere del gioco o di progredire lungo la main quest.

Grande varietà di scelte tattiche

Altissimi livelli di personalizzazione

Campagna longeva ed impegnativa

Musiche di ottima fattura

Intelligenza artificiale da rivedere

Ritmi di gioco estremamente lenti

Interfaccia inutilmente macchinosa

7.5

Battletech è un prodotto ciclopico per aspirazioni, mole di lavoro svolto, quantità di contenuti: da ogni schermata traspare l’amore del team di sviluppo per il materiale originale, la passione infusa nello sviluppo, il desiderio di offrire ai fan del franchise un’esperienza quanto più fedele possibile a quella del gioco da tavolo.

Nel contempo, sono evidenti anche degli errori evitabili, che di certo non ci saremmo aspettati da un team di sviluppo talentuoso ed esperto come Harebrained Schemes: l’interfaccia è macchinosa e non aiuta ad orientarsi tra i mille menu, i ritmi di gioco sono eccessivamente lenti e, soprattutto, l’intelligenza artificiale che guida le truppe nemiche abbisognerebbe di più di un aggiustamento.

L’ottimo supporto post lancio fin qui lascia ben sperare per il futuro, ma per adesso il prodotto Paradox rimane un buon titolo strategico a forti tinte gestionali e nulla più, comunque consigliato agli appassionati del genere e, manco a dirlo, a chi mangia mech a colazione al mattino.

Voto Recensione di Battletech - Carta, penna, dadi e tastiera - Recensione


7.5