Anteprima

Battlefield 1

Avatar

a cura di Marzo

Battlefield 1 ha stupito tutti sin dal suo primissimo annuncio in quel di Londra, durante una conferenza dedicata a porte chiuse per la stampa videoludica di tutto il mondo. Un titolo forse coraggioso, intenzionato a catapultarsi più di cento anni indietro nella storia per portare la Grande Guerra sui nostri schermi: un’ambizione necessaria per ridare linfa a una saga che con gli ultimi due capitoli aveva perso smalto, forse logorata da anni di continue lotte con Call of Duty. Quest’anno però il campo da gioco è diverso, con Titanfall 2 – avversario naturale del brand di Activision – a supporto della nuova epopea prodotta da DICE; software house intenzionata a riconquistare tutti coloro rimasti scottati dalle ultime apparizioni di uno shooter che, passato di mano in mano, aveva convinto solo in parte.

Un’era di cambiamenti
Battlefield 1, pur essendo ambientato in un contesto del tutto nuovo tra gli sparatutto presenti sul mercato, è riuscito a mantenere una forte identità, facilmente riscontrabile nell’estetica e nelle meccaniche di gioco. L’eredità della serie si sposa quindi molto bene con il nuovo mondo offerto dal contesto storico, un mondo sporco, violento e ricco di contrasti; in bilico tra cavalleria, spirito patriottico, eroismo e inarrestabile progresso tecnologico. Le numerose incognite sollevate dall’utenza poco dopo l’annuncio ufficiale erano più che lecite: come e quali armamenti inserire? Come andranno a influire sulle battaglie le potenti macchine dispensatrici di morte rivestite da una corazza metallica? DICE è riuscita in un’impresa difficile che consisteva nel bilanciare le meccaniche di gioco sacrificando solamente in parte il dinamismo di Hardline, per esaltare al contempo la componente tattica e il gioco di squadra che da sempre hanno reso grande la saga di Battlefield. Lo scetticismo che è quindi aleggiato per lungo tempo intorno alla componente multigiocatore del titolo è in parte svanito con la prova sul campo di stamane, ospitati da Electronic Arts nell’accogliente booth dedicato. Davanti ai nostri occhi si è dischiuso un titolo capace di trasmettere la crudezza della Grande Guerra attraverso azioni spietate, crude e ragionate, con una forte presenza del corpo a corpo caratterizzato dalla baionetta e dalle armi bianche quali accette e coltelli, essenziali per poter avere la meglio nei molti scontri che hanno preso vita nella mappa da noi testata in modalità Conquista; in grado di offrire grandi spazi di manovra per i carri armati e nel frattempo stretti vicoli scuri in cui ogni angolo nasconde un’insidia. Il meteo dinamico non è altro che la ciliegina su di una torta estremamente gustosa: durante la partita si potrà assistere – senza soluzione di continuità – a diversi climi che domineranno il campo di battaglia, tra i quali una pioggia battente capace di ridurre notevolmente la velocità dei mezzi corazzati di terra e una fitta nebbia che impedisce ai cecchini di compiere lavori puliti da distanze estreme. I segni del passaggio della guerra sono facilmente visibili nelle conseguenze devastanti che le nostre azioni hanno sulla cittadina francese, protagonista della nostra prova; con il viraggio da una palette cromatica accesa e vibrante – durante i primi minuti della partita – fino a giungere a un brullo terreno incenerito coperto dalle macerie. I colpi sparati dai soldati spesso bucano e distruggono le pareti delle case, mentre l’inesorabile avanzata dei tank lascia al proprio passaggio una scia di morte e distruzione: l’arrivo dello Zeppelin, il grande dirigibile chiamato in soccorso dalla squadra perdente durante gli ultimi minuti di gioco, e la sua conseguente inarrestabile discesa dal cielo in una pioggia di fiamme non sono altro che un modo per esaltare la capacità del titolo di mostrare visivamente al giocatore ogni singola conseguenza delle proprie eroiche azioni. 
Spara, inserisci, spara, ricarica!
Il gameplay di Battlefield 1 è sicuramente più ragionato, lento e metodico rispetto a quello dei suoi predecessori: il setting non può che consentirlo e il roster delle armi a disposizione dei soldati al fronte non può certo dirsi vario e estremamente eterogeneo, nonostante il consistente numero anche nella demo giocata, che si aggirava intorno alla quindicina di armi disponibili considerando tutti gli operatori in campo. Principalmente le bocche da fuoco si dividono in due categorie, automatiche e semi-automatiche, con le prime che – a fronte di un rateo di fuoco ben più alto – possiedono un rinculo spesso proibitivo che porta il giocatore a dover effettuare brevi raffiche per stabilizzare la propria mira, mentre le seconde riescono a essere devastanti sulla media distanza nonostante il continuo re-inserimento del colpo in canna dopo lo sparo. All’interno della mappa si trovano anche alcune torrette fisse poste in luoghi strategici, ovviamente non trasportabili a mano dai singoli operatori e molto imprecise sulla lunga distanza, nonostante il danno elevato capaci di arrecare alle truppe nemiche. Come abbiamo accennato in precedenza, il corpo a corpo è divenuto molto importante per cavarsela in situazioni davvero scomode: alcune armi bianche, come il coltello, saranno più leggere e veloci da utilizzare nonostante il danno ridotto, mentre altre come l’accetta pesante richiederanno molto più tempo per sferrare un colpo critico. Battlefield 1 non sarebbe tale senza la presenza delle classi, pilastro fondamentale dell’esperienza multiplayer; costituite da quattro tipologie di soldato più due totalmente dedicate ai veicoli di aria e di terra, tra le quali il geniere, capace di riparare i tank con l’utilizzo di un rudimentale martello in ferro. Il ritorno della tipologia Healer farà sicuramente felici gli aficionados dei primi capitoli, ora non più legata alla classe Assalto che invece potrà disporre di bocche da fuoco migliori e della possibilità di depositare mine anti-carro sul terreno di gioco, essenziali per poter contrastare il dominio dei mezzi corazzati. Quest’ultimi sono ulteriormente divisi in due classi differenti: la prima è caratterizzata da un’armatura metallica più spessa capace di resistere a un maggior numero di colpi inferti, mentre la seconda punta molto sulla velocità a scapito della difesa, divenendo quindi fondamentale per recuperare la cattura di un punto di controllo da parte del nemico. Per quanto riguarda invece i dominatori del cielo il Behemoth diventa una carta capace di ribaltare le sorti della partita; grazie alla sua enorme potenza di fuoco e alla sua mole mastodontica che lo espone al fuoco delle mitragliatrici dei biplani. Questo nuovo veicolo potrà essere utilizzato solamente dalla squadra che versa in condizioni peggiori prima della fine della partita, divenendo anche un punto di respawn dal quale paracadutarsi verso obiettivi specifici. Se non efficacemente contrastato esso potrà infatti ribaltare le sorti dello scontro così come, alla sua dipartita, cambiare radicalmente la geografia della mappa, cadendo rovinosamente al suolo e distruggendo gran parte degli edifici nell’area dell’impatto. Il feeling generale ricorda per certi versi Battlefield Bad Company 2, titolo che da sempre ha avuto un certo ascendente sui fan di questo sparatutto: a differenza del noto trailer trasmesso durante la conferenza EA, che sembrava mantenesse il dinamismo tipico degli ultimi capitoli, Battlefield 1 dimostra quindi una tatticità e una pianificazione rigorosa appartenente invece ai primi leggendari episodi della saga.
Le due G, grafica e geografia
La direzione artistica di questo nuovo capitolo si dimostra eccellente: il team di sviluppo ha saputo tratteggiare con cura ogni singolo dettaglio proveniente dalle regioni che hanno visto e vissuto sul proprio terreno gli orrori della Grande Guerra, dalle Alpi italiane, confermate ancora una volta da un video dedicato alla stampa, ai piccoli villaggi della Francia Orientale, martoriati dagli scontri e dal gas velenoso che ha reso celebre la battaglia di Verdun. Per quanto riguarda la tecnica la demo mostrata girava su un PC high-end capace di sfoderare tutte le peculiarità di questo nuovo capitolo: la pioggia rimbalza sull’arma durante un’acquazzone, mentre in lontananza particellari di grande effetto scenico brillano e ravvivano un’ambiente martoriato dalle battaglie. La distruttibilità ambientale pare ancora più marcata rispetto ai precedenti episodi, forse aiutata dalla presenza di piccoli villaggi e non di enormi grattacieli come quelli presenti in Battlefield 4: tutto avviene con naturalezza incredibile, con i colpi dei fucili che penetrano l’armatura delle case e i colpi dei cannoni che disintegrano invece interi muri portanti con un solo colpo ben assestato. Ciò che si ha di fronte agli occhi è un impatto visivo eccezionale, capace di confermare ancora una volta la capacità del team di DICE nel tratteggiare con una cura maniacale ogni singolo dettaglio a schermo. Il frame rate è sempre rimasto stabile sui 60 frame al secondo circa per tutta la durata della prova, nonostante la grande mole di poligoni e presenze su schermo capaci di rendere ogni battaglia un vero e proprio inno all’estetica sporca e ruvida di una Guerra che ha segnato la storia del continente europeo.

– Le atmosfere della Prima Guerra Mondiale;

– Un gameplay ragionato, tattico e coinvolgente;

– Grande varietà di armi e mezzi.

Battlefield 1 ci ha piacevolmente sorpresi: la prova su strada, qui all’E3 di Los Angeles, ha confermato l’ottima qualità di questo prodotto, capace di reinventarsi e di calarsi nelle vesti di una Prima Guerra Mondiale sporca, lenta e ragionata. Questo rapido scorcio al multiplayer ha dimostrato come sia possibile divertirsi anche in un titolo ambientato in un’epoca in cui fanteria e cavalleria coesistevano con giganteschi mezzi volanti come il Behemoth e agili tank corazzati pronti a distruggere ogni singolo edificio grazie a un nuovo livello di distruttibilità. Non ci resta che attendere l’estate per l’open-beta, con la speranza che il guardare al passato possa donare un futuro roseo alla serie Battlefield.