Anteprima

Battleborn

Avatar

a cura di LoreSka

Il genere MOBA ha creato una vera e propria tendenza. Tutti gli sviluppatori, anche quelli più insospettabili, stanno cercando di entrare in questo universo, nel quale i soldi circolano in maniera sempre più vistosa e i giocatori superano spesso le decine di milioni di unità. Il fatto che tutti, o quasi, stiano cercando di ritagliarsi una nicchia in questo genere ha fatto storcere il naso a molti: i cloni più o meno riusciti di Dota e League of Legends spuntano come funghi, e spesso i giocatori si trovano circondati da titoli con poche idee, poca ispirazione e gravi problemi di bilanciamento. Così, mentre LoL e Dota 2 incassano successi (e soldi), gli altri arrancano e finiscono nel dimenticatoio. Una sorte che, in molti casi, è meritata.
Quando Gearbox ha annunciato Battleborn, è accaduto esattamente lo stesso: tutti hanno impugnato il forcone reagendo alla notizia in maniera piuttosto scomposta o, al più, con una buona dose di “chissenefrega”. Non possiamo certo biasimarli: l’ennesimo MOBA, anche se prodotto dai creatori di Borderlands, è comunque l’ennesimo MOBA. Ma, a quanto pare, le cose sono piuttosto diverse dall’apparenza. Gearbox stessa, poco dopo l’annuncio, ha voluto chiarire questo aspetto, affermando senza troppi giri di parole che Batleborn non sarà un MOBA. Le dichiarazioni, tuttavia, non sempre si traducono in fatti; per questa ragione, siamo volati a Londra con una grossa dose di curiosità, intenzionati a scoprire in anteprima mondiale il gameplay di questo discusso gioco e per verificare quanto il titolo sia effettivamente innovativo e lontano dal genere tanto amato e odiato.
Hero Shooter
Gearbox ama definire Battleborn un “hero shooter”, parafrasando quanto dichiarato su Borderlands, che al suo annuncio venne definito un “looter shooter”. In effetti, le caratteristiche fondamentali del gioco lo distanziano in maniera piuttosto vistosa dalla nostra idea di Multiplayer Online Battle Arena. Anzitutto, Battleborn è uno sparatutto in prima persona: l’esperienza dello studio di sviluppo con Borderlands è stata letteralmente riversata all’interno del gioco, che offre uno shooting all’apparenza molto simile a quello del celebre titolo Gearbox, tra piogge di proiettili e utilizzo di poteri class-based. Allo stesso modo, il gioco include una consistente parte PvE con una trama semplice (un universo collassato in cui varie fazioni sono in lotta per la conquista dell’ultima stella) e una struttura cooperativa, anch’essa capace di fare eco al celebre classico. Infine, l’ambientazione fantascientifica e lo stile grafico del gioco – qualificabile come un cel shading poco marcato – richiamano inevitabilmente agli scorci di Pandora. 
A questo dobbiamo aggiungere quello che potremmo definire il marchio di fabbrica di Gearbox, che si riscontra nella loro capacità (e intenzione) di fondere fra loro diversi generi videoludici, nel tentativo di creare un prodotto variegato ma fruibile in maniera omogenea. Così, in Battleborn, oltre ai già citati elementi di shooting cooperativo, troviamo alcuni originali inserti RPG e, come prevedibile, alcune situazioni che richiamano inevitabilmente il mondo dei MOBA, tra cui la presenza di minion, l’evoluzione del personaggio all’interno della singola partita e la struttura simmetrica delle mappe in PvP. In merito a quest’ultimo aspetto, però, gli sviluppatori affermano di essere al lavoro su alcune mappe asimmetriche, che siamo davvero curiosi di vedere data l’enorme difficoltà nel bilanciamento delle partite in caso di livelli non simmetrici.
PvP e PvE sembrano equamente distribuiti, e offrono due esperienze distinte. Ciononostante, abbiamo trovato curiosa la scelta di Gearbox di mostrarci esclusivamente il gameplay della componente PvE del gioco all’evento londinese, una scelta strategica che ci ha permesso di apprezzare alcuni aspetti del gioco che ne rivelano la natura differente da quella dei MOBA. In PvE, il gioco si struttura come uno shooter cooperativo per cinque giocatori, strutturato su di una campagna basata su livelli lineari ma dotati di grandi spazi, in cui il giocatore deve giungere da un lato all’altro della mappa affrontando i nemici lungo il percorso. Viene fornito un obiettivo, e i giocatori devono farsi strada fra centinaia di minion, in quello che – a tratti – ci ha ricordato una versione sotto steroidi di un musou giapponese. In questa prima demo abbiamo potuto notare una certa espansione verticale dei livelli, con la possibilità di guadagnare delle posizioni soprelevate che consentivano ai giocatori con classi basate sulla distanza di mettere a frutto le loro abilità da cecchino. Benché i minion possano essere messi ko con una semplice raffica di colpi, il loro numero molto elevato ha richiesto al gruppo una certa strategia, e nel complesso la battaglia ci è sembrata sufficientemente diversificata, con giocatori intenti a ricoprire il ruolo del tank, affiancati da altre classi da assalto e aiutati dalle classi di supporto, nelle retrovie.
La battaglia, infine, si è conclusa con una boss fight contro un ragno meccanico gigante chiamato Black Wolf, capace di spawnare minion, razzi e di spostarsi con un semplice balzo da un lato a l’altro di una gigantesca arena. Il boss è andato al tappeto con il semplice uso di forza bruta, e francamente siamo rimasti un po’ delusi dall’assenza di una vera strategia da parte dei giocatori, che sono rimasti in silenzio per tutta la durata della demo senza mai darsi delle indicazioni a vicenda. Questo aspetto ci lascia qualche perplessità, ma è davvero troppo presto per poter giungere a una conclusione considerando lo stato di pre-alpha della versione mostrata.
Eroi, classi e abilità
Battleborn è basato sulla oculata scelta dell’eroe, il quale rappresenta una sorta di classe a se stante. Al momento gli sviluppatori hanno rivelato nove diversi eroi, ma ve ne saranno tanti altri in arrivo nei prossimi mesi e, presumibilmente, dopo il rilascio del gioco. I vari personaggi presentano un elevato grado di eterogeneità, a partire dalle armi fino alle abilità e ai perk passivi. A questo si aggiunge la tipologia del personaggio che, come accennato, si divide tra personaggi d’assalto e personaggi di supporto. In altre parole, si ha la netta sensazione che Gearbox abbia lavorato bene per evitare una serie di personaggi-clone, fornendo ai giocatori un feedback completamente diverso a seconda dell’eroe scelto.
Ogni personaggio è dotato di un’arma con proiettili infiniti, e di un massimo di tre abilità attive che possono essere utilizzate con il solo limite di un tempo di cooldown dopo ogni utilizzo. Vi sono sia personaggi con armi da fuoco che personaggi dotati di armi da mischia, tra cui un curioso eroe-vampiro dotato di doppia spada. Le abilità passive, infine, si sbloccano attraverso i perk, acquisiti dopo il passaggio di livello. L’albero della scelta dei perk è diviso in due colonne – dette domini – e permette ad ogni level up di selezionare fra due diverse abilità, con caratteristiche spesso diametralmente opposte tra loro. Ad esempio, un personaggio può scegliere se perfezionare le sue abilità dalla distanza o quelle ravvicinate, se intensificare i danni o il raggio d’azione, e così via. Se la coordinazione di squadra non ci è sembrata incisiva nelle fasi di combattimento, la scelta di una giusta combinazione di abilità passive richiederà dialogo fra i giocatori.

– Ottima commistione di diversi generi

– Shooting di buona qualità

– Stile originale

– Consistente componente PvE

Questo primo incontro con Battleborn ci ha lasciato qualche dubbio e qualche buona sensazione. Anche se molti elementi del gioco rimandano al mondo dei MOBA, è evidente l’intenzione da parte di Gearbox di creare qualcosa di diverso, a partire dalla totale assenza di microtransazioni, confermata dal direttore Randy Pitchford in persona. Molto dipenderà dal bilanciamento della componente PvP del gioco, oltre che dalle tattiche di combattimento che in questa prima fase ci sono sembrate abbastanza monotematiche. A contempo, lo shooting di Gearbox è una garanzia, e lo stile artistico nel complesso è risultato variegato e pieno di buone idee. Con il giusto roster di personaggi e una buona community, Battleborn potrebbe davvero lasciare il segno e contribuire alla nascita di una nuovo ibrido videoludico di successo, sulla falsariga di quanto avvenuto con Borderlands.