Recensione

Batman: Arkham Origins

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a cura di Pregianza

Batman. Un nome che nel fantastico mondo DC rappresenta il terrore dei malfattori, la paura del buio personificata, il cavaliere oscuro a difesa di Gotham. Un nome che negli anni è cresciuto e si è espanso in modo inarrestabile, passando con naturalezza da un vecchio e goffo telefilm degli anni 60 a una serie di storie incredibilmente dark e mature, capaci di catapultarlo in cima alla lista dei personaggi più tormentati, profondi e apprezzati della storia del fumetto. Un nome che, specialmente negli ultimi anni, ha sempre fatto brillare gli occhi del reparto marketing di Warner Bros, e che è riuscito sempre a supportare il peso di tutto ciò in cui è stato coinvolto, ripagando gli investitori con guadagni stratosferici.
Persino nei videogiochi l’uomo pipistrello rappresenta un’eccezione. Andando contro alle leggi non scritte che vogliono gli spin off tratti dal mondo dei fumetti come prodotti affrettati e qualitativamente pessimi, gli ultimi titoli dedicati a Bruce Wayne e al suo universo si sono rivelati delle gemme indimenticabili, capaci di allargare ulteriormente la fama del loro protagonista e di conquistare milioni di videogiocatori.
Ripartire da quanto fatto dai Rocksteady non era certo facile, ma, con lo studio impegnato in un qualche misterioso progetto alternativo, Warner non poteva abbandonare uno dei suoi marchi più apprezzati e redditizi, dunque ha pensato bene di mettere in sviluppo un terzo capitolo dopo Asylum e City: Batman Arkham Origins.  
La missione è stata affidata ai ragazzi di Warner Bros Games Montreal. Una mossa furba, trattandosi degli sviluppatori dell’Armored Edition per WiiU di Arkham City e quindi di una software house già sul pezzo da tempo. Non basta però un port ben riuscito per creare un prodotto all’altezza di quelli che sono quasi all’unanimità considerati i migliori giochi dedicati a un supereroe mai creati, e la situazione si fa ancor più stressante con gli occhi di milioni di fan addosso. I WB Montreal avranno conquistato Gotham, o il crimine stavolta ha avuto la meglio? Vediamo di scoprirlo come farebbe il miglior detective del mondo. 
I pipistrelli non festeggiano il natale
Arkham Origins è un prequel che cronologicamente va a posizionarsi prima di Asylum. Normalmente questo status è visto negativamente dai videogiocatori, che tendono a percepirlo come una forzatura incapace di avanzare la storia della loro saga preferita. Non è questo però il caso con Batman. Chiunque sia fan dell’uomo pipistrello sa che dalle origini del personaggio vengono alcune delle più grandi storie ad esso dedicate, e che pertanto tale periodo storico dona possibilità pressoché illimitate a qualunque sceneggiatore che si rispetti. 
Sbagliereste però a credere di trovarvi davanti a una origin story vera e propria. In questo titolo il cavaliere oscuro è giovane, impulsivo e meno esperto di quanto visto nei predecessori, ma è comunque già noto tra i delinquenti di Gotham, che ormai vedono la notte come un nemico grazie alle sue efficaci azioni da vigilante. 
La campagna vi vedrà impegnati a combattere criminali durante la vigilia di Natale, con una poderosa taglia sulla testa da 50 milioni di dollari messa in palio da Roman Sionis, alias Maschera Nera. Il potente signore del crimine assolda alcuni tra i più pericolosi assassini al mondo per ottenere il cadavere del pipistrello su un vassoio d’argento, e così facendo sguinzaglia per la città otto individui incredibilmente pericolosi, che scatenano il caos in un nonnulla.
Può sembrare una premessa piuttosto semplice, ma la trama è più elaborata di quanto sembra. Non vogliamo svelarvi nulla per non rovinarvi alcune belle sorprese, sappiate solo che gli scrittori di Warner Montreal sono indubbiamente fan dei fumetti più noti della DC, e che si sono rifatti a mostri sacri quali Moore e Miller per arricchire la narrativa. Molti degli elementi della trama di Arkham Origins forse risulteranno prevedibili per chi segue le disavventure di Bruce Wayne da anni, ma l’avventura non sarà mai insoddisfacente, grazie a più di un momento dal grande impatto. Siamo di fronte a un gioco che punta parecchio sul fanservice (alcune scene probabilmente saranno chiare solo ai fan), ma si parla di fanservice fatto come si deve, e questo è un grosso punto a favore. 
Quando combattere diventa un’abitudine
Se i fan si troveranno subito a casa, lo stesso potranno dire anche i giocatori che hanno completato Arkham City. Fondamentalmente Arkham Origins mantiene una struttura pressoché identica a quella del predecessore, trattandosi ancora di uno stealth game con forti elementi action, inserito in una mappa estesa facilmente navigabile ma con blocchi temporanei all’esplorazione che ne limitano molto l’elemento open world. La campagna tende a svolgersi in modo lineare, ma oltre alle missioni principali contiene numerosi compiti alternativi, e tutta una serie di sub quest che, oltre ad ampliare la trama, aggiungono varietà e contenuti al gioco.
I fondamentali sono molto semplici. Batman è un incredibile lottatore, ma non è un superuomo, pertanto combatte con arguzia e tende a muoversi nell’ombra quando possibile. I titoli Rocksteady permettevano di vivere appieno l’esperienza offrendo un sistema stealth molto ben strutturato, che permetteva di utilizzare numerosi gadget, eliminare silenziosamente i nemici da più posizioni e visualizzare con chiarezza la posizione degli avversari tramite un’utilissima “Modalità Detective”.
Ecco, Origins fondamentalmente è identico. I Warner si sono attenuti totalmente al copione inserendo principalmente una pletora di nuovi curiosi gadget e qualche interessante manovra extra, ma nulla più. Batman ora potrà usufruire di chicche quali un rampino remoto, fantastico per liberarsi rapidamente dei nemici in vicinanza di un estintore o di una decorazione da parete a cui attaccarli come salami, granate appiccicose o stordenti, una scivolata in corsa, e dei guanti elettrici che si avvicinano molto alla “carica” dell’armatura vista nell’Armored Edition di Arkham City, capaci di danneggiare ogni tipo di nemico. 
Parlando di carica, è il caso di passare all’elemento più action di Arkham Origins, i combattimenti. Il sistema è sempre il Free Flow System, un brillante insieme di meccaniche tanto intuitivo quanto efficace. Per chi non ha provato i primi giochi della serie, o i tanti titoli action che hanno tentato di copiarli, si tratta di un sistema basato su attacchi rapidi, schivate, contrattacchi e sull’uso veloce dei gadget, che permette al protagonista di eseguire spettacolari combinazioni di colpi con la pressione di un singolo tasto e di difendersi da ogni genere di assalto. Anche qui di novità pochine, ma gli sviluppatori hanno continuato sulla via tracciata da Rocksteady in City, aumentando sensibilmente la varietà dei nemici. Oltre ai soliti mariuoli armati di mazze, scudi e coltelli (questi ultimi richiedono una schivata specifica), troverete bestioni potenziati dal Venom, sicari corazzati, maestri d’arti marziali su cui sarà necessario usare counter multipli, e persino “disturbatori” capaci di bloccare la Modalità Detective, tutti in numero sensibilmente maggiore rispetto al passato. Tale scelta ha portato la difficoltà di Origins a superare quella vista in City e Asylum, una soluzione apprezzabile che aggiunge pepe ai combattimenti.
Una tuta pesante da indossare
Nell’insieme queste meccaniche sono perfettamente integrate e si fondono a meraviglia con il personaggio di Batman. I Rocksteady inoltre avevano usato vari espedienti per dimostrare all’utenza di aver creato un prodotto evoluto rispetto al passato, e per offrire numerose alternative a un’infinita serie di combattimenti corpo a corpo e fasi stealth. I ragazzi di Warner Bros Montreal hanno fatto lo stesso, nulla da recriminare, peccato che abbiano fatto proprio “lo stesso”, e che moltissime delle trovate migliori di Arkham Origins sappiano di già visto. Avevate apprezzato la possibilità di affrontare boss fight facoltative seguendo le quest secondarie? Troverete missioni simili anche qui. Le prove dell’enigmista, che inserivano puzzle nella mappa per gli amanti dei rompicapo? Presenti sotto forma di torri da sbloccare e di cluster di dati da recuperare. Crimini randomici da sventare? Check. Prove d’abilità? Presenti. In pratica, tutto ciò che di buono è stato fatto da Rocksteady qui è stato ripreso, con pochi miglioramenti alla formula originaria. 
Persino le boss fight, numerose in questo capitolo vista la premessa narrativa, sembrano in certi casi riprese di forza dalle migliori battaglie viste in City. Lo sforzo creativo di Warner si vede davvero in poche situazioni, ed è un peccato, perché nei casi in cui gli sviluppatori hanno cercato di uscire un po’ dalla strada tracciata da Rocksteady e di metterci del proprio sono anche riusciti a creare delle sezioni apprezzabili. E’ quasi paradossale pensare che le innovazioni principali nel sistema siano lo spostamento rapido, limitato dalle torri di Enigma citate poco fa, e l’uso facilitato della Batcaverna come Hub, da cui è possibile accedere a numerosi test di abilità che permettono di guadagnare esperienza con cui ottenere nuove tecniche, o rigiocare certe mappe a una difficoltà maggiore e con una serie di malus selezionabili.
Ok, a pensarci bene una novità significativa ci sarebbe. Parliamo della Modalità Detective, che, seppur rimasta invariata se usata normalmente, ora permette di indagare più nel dettaglio sugli omicidi, di riavvolgere l’accaduto e di analizzare a fondo le prove. Il fatto è che si tratta bene o male di sezioni facili da completare, che hanno il solo merito di dimostrare con maggior chiarezza le incredibili abilità di investigatore di Bruce Wayne. 
Vogliamo precisarlo in modo cristallino: le critiche alla mancanza di innovazione non significano minimamente che Warner Bros Montreal abbia fatto un brutto lavoro con Arkham Origins, tutt’altro. La campagna è, come detto, ben strutturata, ci sono momenti esaltanti a bizzeffe, non mancano gli enigmi ingegnosi e l’avventura è tanto longeva quanto apprezzabile, a tratti persino più di quella dei predecessori. Le nostre critiche derivano dal fatto che, a parte un aumento della complessità delle mappe, della difficoltà generale e della varietà dei gadget, Arkham Origins non riesce realmente a innovare la serie, e non ha la carica evolutiva che si era vista in City dopo aver completato Asylum. Considerando che questi ragazzi hanno dimostrato di poter gestire un sistema di questa complessità con grazia e maestria, e sono riusciti a creare una campagna degna dell’uomo pipistrello, siamo convinti che, con un po’ di coraggio e libertà in più in fase di game design, avrebbero potuto fare faville. 
I’m Bane, and I’m going to break you
Warner Bros Montreal non è stato l’unico studio a lavorare al gioco. Per non togliere tempo alla campagna single player, gli sviluppatori hanno sfruttato l’espediente della divisione dei compiti, inserendo nel titolo una modalità multiplayer affidata a un team esterno, Splash Damage. Avevamo già testato la modalità durante un evento, ed è rimasta praticamente invariata: si tratta di una curiosa sfida di nome Predatore Invisibile, che sembra inizialmente essere una semplice variante della modalità conquista vista nei comuni fps, con respawn limitati e zone da controllare, ma in realtà inserisce nel mix la chance di vestire i panni di una terza fazione rappresentata da Batman e Robin, o di controllare temporaneamente un super cattivo tra Bane e Joker. Se si gioca nei panni di una gang, vince la partita la squadra che porta a zero i rinforzi degli avversari per prima, mentre nei panni di Batman e Robin la vittoria si conquista aumentando un indicatore dell’intimidazione a forza di ko silenziosi. Gli eroi sono vulnerabili, ma dispongono di numerosi gadget, della Visuale Detective e possono spostarsi per la mappa in modo simile a quello visto nella campagna. E’ una modalità alquanto originale, che riesce ad essere ricca di tensione e molto divertente quando tutto gira nel modo giusto. Ha però anche delle sensibili mancanze. In primo luogo, il bilanciamento non è esattamente affinatissimo, e se una delle due squadre riesce a prendere il controllo di un super cattivo di solito è game over (Bane e Joker sono delle super potenze inarrestabili anche se non rigenerano punti vita, per fortuna le condizioni per ottenerli sono abbastanza ardue da raggiungere). Non bastasser, Origins è un gioco principalmente single player, che difficilmente vedrà formarsi una grande community attorno all’online. Ci aspettiamo come al solito di vedere un boom di partite nel primo periodo, per poi vedere un calo mostruoso nella popolazione dei server con il calare della freschezza dell’esperienza. Il fatto che gli Splash Damage abbiano tentato di tirar fuori dal cilindro un’opzione capace di distinguersi dalla massa, comunque, è sicuramente apprezzabile. 
Se possiamo dirci soddisfatti dall’online e stupiti dalla bellezza della campagna, nonostante la poca innovazione, non possiamo invece esultare per il comparto tecnico. Graficamente il motore è sempre l’Unreal Engine e funziona ancora bene su console, con modelli piuttosto dettagliati, ottime ambientazioni, effetti di lodevole fattura e buone animazioni. Il problema con Arkham Origins sono le limature, poiché il gioco singhiozza parecchio quando si va ad analizzare il comparto tecnico nel dettaglio. Forse è dovuto all’inesperienza dei nuovi sviluppatori con il motore grafico se paragonati a Rocksteady, o a uno sviluppo più affrettato che non ha visto una fase di bug check sufficientemente approfondita, fatto sta che i cali di frame rate nel gioco sono parecchi, specie quando il titolo salva automaticamente (e lo fa spesso) e si svolazza per la città di Gotham planando e usando il rampino. Abbiamo notato anche qualche sbalzo durante le cutscene, un bel po’ di interpolazione poligonale, e il gioco si è freezato un paio di volte, mentre in un’occasione abbiamo incontrato una quest bloccata che ci ha costretto a riavviare. Non basta a sminuire il titolo, ma di certo l’ottimizzazione non perfetta e i bug infastidiscono, non essendo giustificati da netti miglioramenti visivi.
Anche il sonoro presenta qualche sbalzo, ma quello è ormai la norma quando si parla di localizzazione in italiano, e ci abbiamo fatto il callo. I doppiaggi, per lo meno, sono di alta qualità, con ottime interpretazioni e doppiatori noti impegnati a dar vita al cast principale del gioco con grande professionalità. 
Nessuna critica alla longevità. La campagna è massiccia, e si attesta sulla ventina di ore ignorando le sottoquest. Chiaramente, prima di completare tutto passerà molto più tempo, specie se si valuta la presenza del New Game +, di tantissime sfide extra, e di una ulteriore modalità chiamata “Io Sono la Notte” affrontabile solo dopo aver completato anche la seconda run. 

– La campagna è longeva, ben strutturata, e ricca di contenuti facoltativi

– Il gameplay resta solidissimo e molto divertente

– Narrativa notevole, ricca di strizzate d’occhio ai fan di Batman

– Il multiplayer è discretamente originale

– Numerosi singhiozzi grafici e bug

– Pochissima innovazione rispetto al predecessore e molte situazioni che sanno di già visto per chi lo ha completato

8.5

Batman Arkham Origins è un gran gioco, rispettoso dei leggendari personaggi DC coinvolti nell’avventura, divertente, ricco di contenuti, ben strutturato, e persino dotato di un multiplayer discretamente originale. Eppure manca della scintilla creativa che avevano i suoi predecessori, perché gli sviluppatori hanno voluto continuare sulla strada tracciata da Rocksteady senza tentare minimamente di percorrere vie alternative. La quasi totale mancanza d’innovazione reale alla formula non infastidirà chi ha amato i precedenti capitoli, e la presenza di molteplici tocchi di classe esalterà i fan dell’uomo pipistrello, quindi non esitiamo a consigliarvi l’acquisto se fate parte di queste categorie. Tuttavia, se vi aspettate una grande passo avanti nella saga, rimarrete delusi.

Guarda la replica del nostro live dedicato a Arkham Origins dalla Games Week 2013.

Voto Recensione di Batman: Arkham Origins - Recensione


8.5