Recensione

Baten Kaitos

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a cura di Fabfab

Rieccomi qui a parlare di Baten Kaitos pochi mesi dopo la sua uscita americana! Decisamente tempi buoni per i possessori di cubetto amanti dei giochi di ruolo: sono usciti o stanno per uscire prodotti molto validi e il bello è che ormai ci pensa direttamente Nintendo a importare e localizzare ottimamente i prodotti, così da farli godere in maniera ottimale anche a chi non mastichi bene l’inglese.

Un mondo di ali e carteBaten Kaitos è un riuscito ibrido tra un gioco di ruolo giapponese ed un card-game: del primo genere di giochi prende il gameplay generale, arricchito da qualche interessante trovata, del secondo un sistema di combattimento basato sull’utilizzo delle carte.Il gioco è ambientato in un fantastico mondo fluttuante in cui gli uomini hanno abbandonato da tempo la terraferma in favore di meravigliose isole galleggianti su un mare di nuvole; in questo magico ambiente le persone hanno sviluppato le cosiddette “ali del cuore”, che permettono loro di volare da un posto all’altro. Non tutti sono tuttavia riusciti ad averle, ed allora si utilizzano surrogati meccanici. Tra questi si annovera il protagonista, Kalas, in grado di evocare un’unica ala e quindi costretto ad utilizzarne una seconda meccanica, appositamente creata per lui dal nonno.Kalas viaggia per il mondo in cerca di vendetta per l’assassinio del nonno e del suo fratellino, accompagnato da uno spirito invisibile, voi! A differenza che nei gdr tradizionali, infatti, al giocatore spetta un doppio ruolo, quello di assumere il controllo dell’eroe nel corso suo peregrinare e quello di impersonare il suo spirito guida, invisibile ed immateriale, al quale Kalas parla rivolgendo lo sguardo direttamente verso il teleschermo. Non preoccupatevi, comunque, in termini di giocabilità cambia pochissimo!Durante il suo peregrinare Kalas incontra Xelha, una ragazza di buon cuore e nobili sentimenti che nasconde un grosso segreto. I due decideranno di viaggiare assieme e poco a poco si uniranno a loro altri personaggi, cui il destino ha assegnato un ruolo di primaria importanza per le sorti del mondo.In verità la storia non è per nulla originale (c’è pure il solito Impero malvagio) e si sviluppa anche con ritmi fin troppo lenti, almeno durante le prime ore di gioco: tuttavia una serie di clamorosi colpi di scena riaccende l’interesse del giocatore giusto in tempo e la trama riesce a risultare se non altro interessante sino alla fine.

Carte ed essenzeLa particolarità del titolo risiede tutta nel sistema delle carte che – attenzione – non si limita solo ai combattimenti. In pratica le carte fungono da veri e propri contenitori nei quali è possibile rinchiudere l’essenza dei vari oggetti e non solo; quando una carta racchiude una qualche essenza si trasforma in un Magnus e può essere utilizzata dal personaggio.Quando parlo di carte come contenitori prendetemi alla lettera: rinchiudere un’essenza in una carta è come porre un oggetto in una scatola. Ponete una spada nel contenitore e dopo un mese la ritroverete tale e quale, metteteci un casco di banane e dopo un mese troverete poltiglia marcia. Per i Magnus vale lo stesso principio: gli oggetti non degradabili rimangono tali, gli altri subiscono dei cambiamenti: delle banane acerbe possono essere inizialmente utilizzate come arma (ehm), ma appena maturano diventano invece un oggetto curativo e lo stesso vale per ogni altro oggetto. Dunque una prima cosa da tenere in considerazione è questa mutevolezza di certi Magnus.Sempre riconducendo il discorso al fatto che gli elementi nelle carte non sono sempre statici, combinando tra loro carte diverse è possibile ottenere effetti diversi: unite una Magnus con un bel tonno fresco ad una con un fuoco ardente ed otterrete del saporito tonno alla griglia! Le combinazioni possibili sono numerose e non sempre così palesi, quindi una delle cose più divertenti del gioco è proprio la possibilità di sperimentare.Esistono quattro tipi di Magnus: Offensivi, Difensivi, Magie ed Oggetti. Durante le battagli possono essere utilizzati a piacimento, ma nelle fasi di esplorazione il loro utilizzo determina la perdita del Magnus.

Battaglie di carteNaturalmente l’utilizzo primario delle carte rimane quello nei combattimenti: vediamo brevemente il metodo studiato dai Monolith.Innanzitutto è stato intelligentemente ideato un modo per velocizzare i combattimenti che, generalmente, nei card-game risultano piuttosto lenti: per tale ragione è stato introdotto un tempo limite per giocare ogni carta che, paradossalmente decresce ogni volta che si avanza di livello. Così sei durante i primi scontri il giocatore, ancora poco pratico del metodo di combattimento, avrà tutto il tempo per studiare la propria mossa, in seguito, con l’aumentare delle carte in gioco avrà poco tempo per decidere la propria strategia. I combattimenti si svolgono a turni, ma senza momenti morti: quando tocca ai propri personaggi il giocatore deve decidere quali attacchi effettuare o quali oggetti utilizzare (ad esempio per curarsi o per guarire da un avvelenamento), quando è il turno degli avversari il giocatore deve decidere quali carte giocare per difendersi.Le regole sono semplici: prima dei combattimenti il giocatore ha la possibilità di modificare come desidera i mazzi di ogni personaggio (diversi tra perchè le capacità di ognuno di loro consentono l’utilizzo solo di certe Magnus) in modo da equilibrarli tra loro e, soprattutto, adattarli al nemico che si ha di fronte, secondo i soliti incroci elementali (inutile usare Magnus di fuoco contro un nemico del medesimo allineamento, molto meglio optare per l’acqua).Durante il gioco ogni personaggio ha da un lato il suo mazzo, dal quale pesca un certo numero di carte iniziali (il numero varia a seconda del livello: si comincia con tre carte) e al quale accederà ogni volta che gioca un Magnus per sostituirlo; quando tutte le carte di un mazzo sono state giocate, questo viene ricomposto e rimescolato (il giocatore o il nemico rimasti senza carte perdono un turno nell’operazione), quindi torna in gioco. L’ordine con cui le Magnus vengono estratte durante il combattimento è del tutto casuale, quindi la fortuna gioca una ruolo importante nei combattimenti ma il giocatore può aiutarla studiando con attenzione la struttura del proprio mazzo: dare vita ad un mazzo offensivo per poi trovarsi senza difese durante gli assalti nemici e senza cure per recuperare salute non è certo una buona tattica…Naturalmente non è tutto qui: esistono combo, Magnus speciali e molto altro, ma questa è una recensione e non una guida e un’idea sul sistema di combattimento credo che ormai ve la siate fatta, giusto?

Le isole fluttuantiIl resto del gioco è piuttosto convenzionale: la world map è composta da una serie di isole volanti entro le quali muoversi attraverso percorsi predefiniti, mentre tra una e l’altra ci si sposta grazie a mezzi volanti. Le cittadine rappresentano il classico luogo in cui raccogliere informazioni, rimediare missioni ed acquistare materiale, anche se la loro estensione è sempre piuttosto ridotta e non c’è mai molto da esplorare. Da notare che l’espediente delle Magnus elimina quasi del tutto la necessità di acquistare altri tipi di equipaggiamento: pertanto i personaggi hanno pochi slot disponibili, dedicati per lo più ad oggetti di supporto piuttosto che di attacco o difesa. In Baten Kaitos l’armatura o le armi non si portano sul proprio corpo, ma si evocano con le carte durante le battaglie!Dove invece Baten Kaitos si distingue nuovamente dalla concorrenza è nella progressione dei livelli e nell’accumulo di denaro. Al termine di ogni combattimento si viene infatti premiato con un certo numero di punti esperienza che però non fanno salire immediatamente il livello del giocatore: questo dovrà infatti raggiungere un certo numero di PE e, eventualmente, collezionare oggetti specifici, quindi occorrerà recarsi ad un tempio (magicamente raggiungibile teletrasportandosi da alcuni punti di salvataggio) dove, una volta parlato con il sacerdote, potremo fa salire il livello del personaggio o quello della sua classe.Per quanto riguarda i soldi, i personaggi non avranno vita facile nemmeno sotto questo aspetto: l’unico modo per guadagnarne in quantità soddisfacente è infatti quello di scattare fotografie agli avversari durante i combattimenti (mediante apposito Magnus con macchina fotografica da inserire nel mazzo). Ma non basta: per guadagnare bene è necessario scattare belle fotografie, stando attenti alla luce e quindi ricorrendo alla magia per regolare per bene la luminosità prima di scattare!

Un mondo di nuvoleL’impatto grafico del gioco è notevole. Il design del mondo di Baten Kaitos è particolarmente originale e fiabesco e quasi tutte le locazioni sono una vera e propria gioia per gli occhi. Per la loro realizzazione si è scelta la tecnica dei fondali pre-renderizzati, quindi in 2D, già vista, giusto per fare qualche significativo esempio, in Resident Evil Rebirth e Resident Evil 0, sempre su GameCube: il bello è che non si tratta mai di fondali statici, ma sono sempre arricchiti da qualche dettaglio in movimenti, si tratti di foglie, acqua o nuvole. In genere questa tecnica lascia ampio margine ai programmatori per lavorare sul dettaglio degli sprite dei personaggi, ma il particolare design barocco adottato, bellissimo a vedersi nelle sequenze statiche, è evidentemente molto difficile da rendere in movimento, cosicché i protagonisti finiscono con l’apparire un poco legnosi nei movimenti durante l’esplorazione (niente da dire invece durante i combattimenti fluttuanti). Molto particolare anche il character design, che molto i lavori di Miyazaki (Nausicaa, La città incantata). Un plauso ai programmatori anche per la notevole varietà di ritratti che accompagnano i dialoghi tra i protagonisti: abituati a volti inespressivi, qui invece per ogni personaggio sono state previste decine di espressioni diverse, di felicità , di dolore, di spavento e così via!Veramente bella la colonna sonora che sebbene non troppo varia, accompagna comunque in maniera assai efficace le varie situazioni di gioco. Peccato che il comparto audio venga rovinato dalla pessima prestazione dei doppiatori americani: i dialoghi recitati sono davvero numerosi e vederseli rovinati da una recitazione quasi atona e senza la minima partecipazione dispiace non poco.La longevità, infine, si attesta sulle ormai sempre più canoniche 40/50 ore di gioco, che agli appassionati di vecchia data potranno forse sembrare poche per un gdr: tuttavia ormai la tendenza è questa e, tutto sommato, non me la sento di criticarla, visto che io per primo ormai non ho più tutto il tempo di prima da dedicare ai videogiochi. Comunque se si vuole completare la collezione di Magnus (un migliaio in tutto) il tempo richiesto aumenta esponenzialmente.

– Buon sistema di battaglia

– Bellissime ambientazioni

– Alcune trovate originali

– Ottima localizzazione italiana

– Trama che stenta a decollare

– Troppa casualità negli scontri

– Pessimo doppiaggio

8.0

Baten Kaitos si conferma un titolo piuttosto ben fatto e con trovate interessanti ed innovative rispetto ai classici gdr giapponesi: dopo un inizio molto stentato a livello di eventi e ritmo di gioco, il titolo Namco si rivela in grado di regalare molte soddisfazioni agli appassionati del genere. Certo, l’apprezzamento dipende dall’accettazione da parte del giocatore di un sistema di battaglia (ma non solo) sì estremamente dinamico e divertente, ma derivato direttamente dalla struttura dei card-game: il che significa che se non avete voglia di costruire mazzi di carte, provare combinazioni e ricercare i pezzi più rari, difficilmente vi divertirete con Baten Kaitos.

Un bel gioco, dunque, ma molto particolare: a mio avviso vale tuttavia la pena mettere da parte i pregiudizi per godere appieno del divertimento che è in grado di regalare!

Voto Recensione di Baten Kaitos - Recensione


8