Recensione

Baby Blues

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a cura di Francesco Ursino

Qualche tempo fa, su queste pagine, vi abbiamo parlato di Among the Sleep, un interessante titolo ancora in sviluppo presso Krillbite Studio che ci vedrà indossare i piccoli panni di un bambino di due anni alle prese con le ombre distorte e le cupe atmosfere che solo una casa buia di notte può restituire.Se il titolo in questione deve ancora mostrare tutte le sue potenzialità (per approfondire, in ogni caso, è possibile leggere la nostra anteprima), il gioco gratuito di cui ci accingiamo a parlare, Baby Blues (presente su diverse piattaforme di digital distribution, tra cui Desura), propone invece un’esperienza tutto sommato simile a quella appena descritta, ma con alcune piccole varianti che potrebbero interessare i più.

”…lo daremo all’uomo nero che lo tiene un anno intero…”Cominciamo con il contestualizzare il progetto Baby Blues: si tratta di un survival horror sviluppato da Kumi, autodefinitosi un ”solo Indie Game maker ” e già autore del titolo [REC] Shutter, che ci permetterà di impersonare un bambino di cinque anni alla ricerca dei suoi nove orsacchiotti.Detta così, in verità, la faccenda sembra poco paurosa; l’inizio del gioco, però, farà cambiare subito idea al giocatore: la partita infatti inizierà con uno sfondo nero che viene accompagnato da una nenia dal suono decisamente sinistro. Dopo qualche istante apparirà la nostra stanzetta, piena di giochi innocenti e scherzosi, ma ci si accorgerà subito di come l’atmosfera non sia proprio delle più allegre. Ci troveremo, infatti, soli e disarmati in una grande casa dove le poche luci presenti non riescono ad illuminare tutti gli anfratti nascosti e, anzi, contribuiscono a creare ombre minacciose e dall’aspetto poco rassicurante. Una volta aperta la porta della cameretta, inoltre, il gioco comincerà subito col cercare di spaventare il giocatore in ogni modo: rumori sinistri, oggetti che si muovono da soli, visioni disturbanti e, soprattutto, la sensazione strisciante di non essere da soli.Abbiamo detto, ad ogni modo, che il nostro piccolo personaggio ha uno scopo preciso: cercare di recuperare nove orsacchiotti sparsi per la casa. Una volta fatto questo, infatti, si potrà tornare al proprio lettino soddisfatti e contenti, e il gioco finirà. Questo, in ogni caso, non sarà l’unico finale disponibile (e, vista la brevità del titolo, preferiamo non dilungarci troppo su questo aspetto).E’ possibile dire, dunque, che il gioco riesce nel suo obiettivo: per i venti minuti circa di durata, infatti, la tensione si attesterà sempre su livelli più che buoni, e i salti sulla sedia non mancheranno; è bene dire, però, che nella maggioranza dei casi saranno l’aspettativa e l’attesa a tenere il giocatore ben saldo sulla propria sedia. Saranno pochi, infatti, i momenti in cui si potrà chiaramente dire quale sia la reale minaccia che circonda il piccolo protagonista del gioco; nonostante ciò, come già detto, una volta cominciato il titolo la voglia di portarlo a termine e di completare il proprio viaggio nell’oscura casa sarà se non altro presente.

Orsacchiotti demoniaciL’analisi del gameplay di Baby Blues non riserva particolari sorprese: le attività principali del titolo, dalla visuale in prima persona, consistono sostanzialmente nell’esplorazione della casa e nell’individuazione degli oggetti richiesti. Un tocco “classico” è dato poi dalla ricerca, oltre che dei nove orsacchiotti, di alcune chiavi che si renderanno necessarie all’apertura di alcuni ambienti altrimenti inaccessibili.Per il resto, gli altri spunti di riflessione sembrano pochi visto che, coerentemente con il proprio stato di infante, il piccolo protagonista non potrà compiere particolari azioni se non camminare più o meno velocemente e interagire, esclusivamente tramite tastiera, con porte e orsacchiotti. La “sopravvivenza” del giocatore, ancora una volta, è basata su un semplice paradigma: trovare il più velocemente gli orsacchiotti e le chiavi, e tornare al proprio lettino al sicuro. Spostandoci sul lato più tecnico, invece, è possibile dire che il gioco si basa sul motore FPS Creator, che garantisce una realizzazione tridimensionale degli ambienti tutto sommato spartana. Sembra superfluo dire che, data la natura gratuita dal titolo, il risultato sembra comunque essere sufficiente o quantomeno funzionale alla causa. Lo scarso dettaglio grafico, oltre che la realizzazione mediocre di luci e ombre, influiscono però sulla longevità complessiva: abbiamo detto infatti che il titolo dura circa venti minuti, ma per alcuni giocatori l’esperienza potrebbe anche essere più corta; i più fortunati, infatti, a volte troveranno orsacchiotti e chiavi senza neanche accorgersene, visto che spesso questi elementi saranno nascosti in anfratti bui, e che una volta vicini a un hot spot di nostro interesse sarà il titolo stesso, tramite un’apposita linea di testo, a informarci della presenza dell’oggetto, chiedendoci se intendiamo raccoglierlo.Nel caso opposto, evidentemente, si potrà quindi perdere anche molto tempo cercando orsacchiotti in giro per la casa, per poi scoprire che questi erano nascosti magari in luoghi talmente oscuri da risultare spesso totalmente invisibili a una prima occhiata.Il lato audio, invece, svolge bene il suo lavoro, rivelandosi come l’aspetto che meglio riesce a trasmettere la tensione necessaria senza la quale l’intero titolo avrebbe ben poco senso di esistere: già la sola ninna nanna iniziale, tanto per intenderci, costituisce un buon esempio di quanto detto.Parliamo, infine, di alcune problematiche tecniche, peraltro riconosciute e evidenziate dallo stesso sviluppatore; tra gli intoppi più fastidiosi si segnala il fatto che, sebbene il titolo contempli la possibilità di salvare la propria partita, il caricamento di un qualsiasi salvataggio farà perdere i propri orsacchiotti già raccolti, rendendo difatti il gioco inutilizzabile e costringendo a ricominciare tutto dall’inizio.La conseguenza di questa mancanza tecnica è che Baby Blues, dunque, andrà giocato tutto d’un fiato; sebbene sia una scelta quasi forzata, la potenziale scarsa longevità e il carattere del titolo paradossalmente ben si sposano con questa particolare caratteristica.

HARDWARE

Cosi come molti titoli indie gratuiti, anche questo Baby Blues non dispone di requisiti hardware, diciamo cosi, particolarmente esosi. La maggioranza delle configurazioni Windows dovrebbe poter far girare il titolo, dunque, senza alcun problema.

– Gratuito

– Ottima suspance e tensione durante tutta l’esperienza di gioco

– Idea concettualmente interessante

– Qualche difficoltà di natura tecnica

7.0

Arrivati alla fine di questa sintetica recensione ci si potrebbe chiedere: qual è il senso di questo Baby Blues? E’ possibile rispondere, senza particolari timori di essere smentiti, che il titolo riesce a garantire una ottima dose di tensione per tutta la durata dell’esperienza, riuscendo a regalare buoni momenti di suspance e più di qualche salto sulla sedia.

Se si è consapevoli dell’impossibilità di salvare la propria partita, se non si è troppo schizzinosi rispetto alla grafica, e soprattutto se si hanno venti minuti liberi, il consiglio è senza dubbio quello di provare il piccolo titolo gratuito proposto da Kumi, trovare i dannati orsacchiotti e tornare a sognare nel proprio lettino.

Voto Recensione di Baby Blues - Recensione


7