Recensione

Axiom Verge

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

One Man Show – definizione di matrice anglosassone che descrive una performance particolarmente brillante da parte di un singolo individuo, che sia in ambito sportivo, lavorativo o creativo.Axiom Verge è esattamente questo: uno splendido metroidvania (molto più Metroid che Castlevania) frutto del genio, della passione e della perseveranza di un solo programmatore, Tom Happ, americano, cresciuto, come molti di noi, a pane e videogiochi.Eccovi la recensione di una delle più belle sorprese di questo 2015.

Un uomo solo al comandoTom Happ incarna perfettamente la favola americana dell’uomo che crede in se stesso e nel suo progetto, che ci lavora alla sera e durante i weekend mentre di giorno porta avanti il suo lavoro come programmatore per terzi, e, dopo cinque anni di duro lavoro (rigorosamente eseguito in garage, come da egli stesso riportato durante una recente intervista), consegna ai posteri un titolo semplice, che batte strade ben note ma che, nonostante questo, si rivela uno dei migliori esponenti del suo sottogenere di appartenenza.Axiom Verge racconta le vicissitudini di Trace, tenace scienziato che, per un errore di calcolo durante uno dei suoi esperimenti in laboratorio, salta in aria in compagnia di un collega, ma, invece di passare a miglior vita, si risveglia in un mondo rossastro, vivo, in cui non meglio identificata materia organica e macchinari tecnologici convivono, con una voce femminile che lo implora affinché la aiuti.Spaesato, come lo saremmo tutti in una tale situazione, il protagonista non esita comunque un istante, segue le indicazioni della voce e trova un’arma, imbracciata la quale si dirige sempre più a fondo nel labirinto che si dischiude dinanzi a lui.Se queste semplici premesse narrative vi ricordano qualcosa a cui avete già giocato, è perché, nonostante qualche dialogo azzeccato e un paio di colpi di scena, non è la narrativa il focus principale della produzione, che punta forte sul senso di coinvolgimento del giocatore e sulla soffocante solitudine che lo accompagnerà lungo tutto il suo viaggio.Happ riprende tutti gli stilemi dei primi episodi della saga di Metroid, ma il suo citazionismo continuo non sfocia mai nel plagio, e per tutta la sua durata (che si attesta tra le dieci e le dodici ore) la sua creatura mantiene un’identità sua, riconoscibile.

AloneI pilastri del gameplay di Axiom Verge sono gli stessi che hanno retto per anni (e spero vivamente continuino a farlo…) il sottogenere dei metroidvania, termine quasi cacofonico ma efficace nel fotografare determinate caratteristiche che tutti questi titoli hanno in comune, a partire da una enorme mappa interconnessa e passando per parecchia azione bidimensionale, nella forma di sezioni platform ma soprattutto di eliminazione dei nemici di cui le varie stanze sono piene.L’ultima fatica di Tom Happ ricalca, per ambientazioni, armi e potenziamenti molto di più la serie Nintendo rispetto a quella Konami, offrendo al giocatore un ampio ventaglio di scelta di gingilli tecnologici che restituiscono grande soddisfazione, tra i quali merita sicuramente una menzione speciale il fucile che distorce i glitch di sistema.Durante le prime ore dell’avventura, il giocatore trova durante i suoi peregrinaggi (a differenza di altre armi e potenziamenti, è impossibile tralasciarlo) un ammennicolo che non infligge danni ai nemici, ma si rivelerà fondamentale per l’avanzamento quando tutte le strade sembrano bloccate: puntandolo contro determinate sezioni della mappa, appariranno passaggi dove non c’erano, scalini dal nulla e perfino porte celate.Non bisogna far altro che puntarlo contro le zone visibilmente soggette a glitch, che chi ha giocato con i giochi a 8 bit troverà molto familiari. Se invece lo si punta contro i nemici, gli effetti sono imprevedibili: alcuni smettono di essere ostili verso il giocatore, altri mutano in forme decisamente più aggressive, altri ancora si pietrificano e consentono l’accesso a zone della mappa altrimenti irraggiungibili.Mi sono sorpreso a sperimentare gli effetti dell’aggeggio su quasi tutti i nemici incontrati, quasi fosse un minigioco dentro il gioco, e questo la dice lunga sulla bontà dell’idea e dell’equipaggiamento che potremo rinvenire durante l’avventura.Mentre raramente il gioco impegna il giocatore durante le fasi platform, abbastanza basilari, sa sfidarlo adeguatamente in determinate stanze, dove una massiccia e variegata presenza nemica si accompagna a rompicapo semplici nella soluzione ma un po’ meno nell’attuazione della stessa: Axiom Verge è tutt’altro che un gioco difficile, se non durante le ultime boss fight, ma è nondimeno lontano dall’imbarazzante livello di sfida cui le ultime due generazioni di videogiochi (questa e la scorsa) ci hanno abituato.A proposito dei boss, questi si segnalano per accuratezza nel design e nei pattern d’attacco, distanziando di diverse lunghezze i nemici comuni, fino a rappresentare il punto più alto della produzione: un po’ come nei vari capitoli di Zelda, la vera sfida consiste nell’individuarne punti deboli e schemi di attacco, piuttosto che assorbirne proiettili e fendenti.Un avvertimento va fatto a chi non sopporta il backtracking: pur non abusandone, Axiom Verge non si vergogna di farne un uso abbondante, come canone impone per questo tipo di produzioni.Eppure il bello del prodotto è anche qui: tornare indietro per la quarta volta e scoprire un passaggio finora rimasto celato, che conduce magari ad una stanza con un potenziamento per le dimensioni dei proiettili di tutte le proprie armi.

Master System eraPrima di parlare dell’estetica retro del titolo, un consiglio (quasi un obbligo, in verità): recuperate immediatamente la colonna sonora del gioco.Parliamo di un guazzabuglio di suoni elettronici, ambient, un paio di momenti metallici e comunque, nel complesso, di una delle più belle soundtrack che ho ascoltato negli ultimi mesi, videoludicamente parlando.Ciò detto, il comparto tecnico non ha, in sé, molto da dire, non nel senso negativo dell’espressione ma piuttosto nel senso che, a parte un’estetica curata ma rigorosamente pixellosa, Axiom Verge non presenta picchi di rilievo, con la parziale eccezione dei già citati boss sparsi per la mappa di gioco.Il fatto che lo si giochi su PS4, quindi, verosimilmente, su un televisore di dimensioni ampie, non valorizza il buon lavoro svolto, e aspetto piuttosto la versione PSVita (peraltro compresa nel prezzo grazie al cross buy) per godere meglio di ogni minimo particolare.

– Ambientazione opprimente

– Colonna sonora di primissima qualità

– Quantità di contenuti più che adeguata

– Tanti gingilli ispirati da scovare

– Backtracking sostenuto

– Ci si può perdere in un paio di frangenti

8.0

Indipendentemente dalla retorica e l’entusiasmo generati dal fatto che sia opera di un singolo individuo, Axiom Verge è un titolo molto valido, un omaggio (e non un plagio) ai primi, indimenticabili episodi della saga di Metroid, che Nintendo sembra stia lasciando a marcire nel limbo.

Se possedete una PS4 e amate questo sottogenere di giochi, praticamente un acquisto obbligato, da fare rigorosamente in tandem con la colonna sonora, a mio parere l’aspetto più riuscito dell’intera produzione.

Voto Recensione di Axiom Verge - Recensione


8