Recensione

Avatar: The Last Airbender - Into the Inferno

Avatar

a cura di Dr. Frank N Furter

Giunge al terzo appuntamento su Nintendo DS la saga di Avatar The Last Airbender. Il nuovo capitolo, denominato Into the Inferno, cambia radicalmente il gameplay visto nei precedenti episodi. Scoprite con noi cosa offre la versione portatile di questa ennesima trasposizione da cartone a videogioco.

Un po’ di storia…Il gioco segue le vicende narrate nella terza stagione della serie televisiva. Il protagonista è il giovane Aang, un ragazzo di dodici anni che rappresenta l’incarnazione dell’Avatar. Questo ultimo è lo spirito della Terra il quale si manifesta attraverso un corpo mortale (per l’appunto Aang). La forza di questa entità sta nel poter utilizzare i quattro elementi naturali a suo piacimento per stabilire l’ordine nelle quattro nazioni della Terra.Grazie ai suoi amici, Aang ha già imparato ad usare gli elementiAcqua, Vento e Terra. Rimane quindi solo il Fuoco da apprendere. Da questo punto in poi prenderete il controllo del giovane eroe e i suoi amici, i quali sono in viaggio verso la pericolosa Nazione del Fuoco. Lo scopo di tale viaggio è porre fine alla rovinosa guerra che sta devastando il mondo. La trama, come detto in precedenza, segue quella rappresentata nel cartone animato anche se, nel gioco, non viene spiegato benissimo tutto il percorso che dovrà fare Aang e, soprattutto, la motivazioni che lo spingeranno a quest’impresa. Chi conosce lo show televisivo non avrà alcun tipo di problema, gli altri, invece, potrebbero trovarsi un po’ spiazzati di fronte ad una certa carenza di informazioni.

Into the DungeonLa struttura del gameplay è presa “in prestito” da The Legend of Zelda: Phantom Hourglass. In sostanza tutto è controllato con il pennino: la direzione, l’interazione con gli oggetti, il combattimento e così via. L’unica cosa resa in automatico è il salto, una scelta giusta che rende più veloce ed intuitivo il sistema di controllo. In ogni livello controllerete due personaggi alla volta; sfruttando i loro poteri dovrete arrivare alla fine del livello. Ci sono ben cinque eroi da impersonare, ognuno dotato di abilità differenti. Premendo i tasti dorsali entrerete nel cosiddetto “focus mode”. Grazie ad esso potrete usare i poteri speciali dei protagonisti, ad esempio la creazione di ghiaccio o acqua per spegnere gli incendi, piccoli tifoni per sorvolare il vuoto o colpi infuocati contro i nemici. Il problema risiede proprio qui. Ogni abilità ha un solo uso che si ripeterà all’infinito. Nel caso in cui giocaste come Aang e Toph, i quali usano rispettivamente Vento e Terra, ogni puzzle del livello avrà a che fare con il muovere blocchi di pietra e usare i tifoni per attraversare i burroni. Il fatto che i livelli possano durare più di venti minuti l’uno e potremo essere costretti a rifare ogni volta la stessa azione perché l’ostacolo è sempre lo stesso, è davvero frustrante e noioso. In più non ci sono oggetti speciali da raccogliere o porte da sbloccare, è un continuo andare avanti, superare il blocco, e quindi di nuovo avanti.

Combattere con il pennino…Altra nota dolente di questo Avatar: Into the Inferno è il semplicistico sistema di combattimento. Innanzitutto ci sono solo due tipologie di nemici: una che cercherà di colpirvi con armi da corpo a corpo e un’altra con una funzione da “cecchino”. In entrambi i casi basteranno pochissimi colpi con lo stilo per porre fine alla loro triste esistenza, uno in più per quelli a fine gioco visto che indosseranno anche gli scudi. Un’altra tattica per liberarsi degli avversari è quella di utilizzare i poteri dell’acqua o del fuoco per annegarli o bruciarli. Comunque sia il livello dei combattimenti è davvero basso, durante tutta la durata dell’avventura non ci è mai capitato di morire per mano dei nemici. Le battaglie con i boss seguono lo stesso filone di quelle standard: qualche giro intorno, una serie di colpi e avanti così fino a quando l’avversario non cade a terra.

Comparto tecnico, varie ed eventuali…I modelli 3D dei personaggi sono di discreta fattura, non il meglio visto su DS, ma raggiungono la sufficienza se comparati con altre produzioni dello stesso tenore. Le espressioni facciali e i dialoghi buffi e scanzonati vi strapperanno qualche sorriso in più di una occasione. Per la versione portatile è stato adottato uno stile “super deformed”, ovvero testa enorme e corpo piccolissimo. Questa scelta stilistica non influenza in maniera negativa il titolo, anzi, lo rende più simpatico e godibile. E’stato implementato anche un piccolo minigioco per il multiplayer wireless in locale. Si tratta di una versione rimpicciolita della pallavolo. Anche qui i controlli sono al limite della semplicità: tenendo il DS come un quaderno dovrete usare il pennino per muovere il personaggio verso la palla. Durante lo story mode potrete collezionare delle monete speciali che userete come valuta per comprare altri personaggi e vestiti da utilizzare nel minigioco.

– Sistema di controllo preciso

– Comparto grafico discreto

– Combattimenti ridicoli

– Livello di difficoltà davvero basso

– Gameplay ripetitivo fino alla noia

5.5

Avatar: The Last Airbender – Into the Inferno è un titolo sotto la sufficienza. Il livello di difficoltà bassissimo, un gameplay ripetitivo e un sistema di combattimento piuttosto superficiale rendono l’esperienza di gioco frustrante e noiosa. Gli unici aspetti positivi sono rintracciabili in un comparto grafico accettabile ed un sistema di controllo ben implementato. Peccato che il resto affossi senza pietà l’intero gioco. Consigliato solo ai fan dello show televisivo.

Voto Recensione di Avatar: The Last Airbender - Into the Inferno - Recensione


5.5